Tag: Mondo lavoro 💼

  • Calcolo delle ferie: quante ne maturiamo ogni mese?

    Calcolo delle ferie: quante ne maturiamo ogni mese?

    In Italia, il diritto alle ferie è regolato dal Decreto Legislativo 66/2003 e dai contratti collettivi di lavoro (CCNL). Generalmente, il numero di giorni di ferie maturati ogni anno è di almeno 26 giorni lavorativi, equivalenti a circa 2,17 giorni al mese. Dipende comunque dal contratto che abbiamo sottoscritto e dal tipo di lavoro, ovviamente.

    Il Decreto Legislativo 66/2003, noto come “Attuazione delle direttive 93/104/CE e 2000/34/CE concernenti taluni aspetti dell’organizzazione dell’orario di lavoro“, disciplina vari aspetti legati all’orario di lavoro, compresi i diritti dei lavoratori riguardo alle ferie annuali. Ecco alcuni punti salienti del Decreto Legislativo 66/2003 riguardanti le ferie:

    1. Diritto alle ferie: Ogni lavoratore ha diritto a un periodo annuale di ferie retribuite non inferiore a quattro settimane. Questo diritto non può essere sostituito da un’indennità per ferie non godute, salvo in caso di cessazione del rapporto di lavoro.
    2. Frazionamento delle ferie: Le ferie possono essere godute anche in maniera frazionata, purché almeno due settimane siano fruite nel corso dell’anno di maturazione e, se richiesto dal lavoratore, consecutivamente. Le restanti due settimane devono essere godute entro 18 mesi dal termine dell’anno di maturazione.
    3. Non monetizzabilità delle ferie: Le ferie non possono essere sostituite da un’indennità per ferie non godute, tranne nel caso di risoluzione del rapporto di lavoro.
    4. Pianificazione delle ferie: La programmazione delle ferie deve tenere conto sia delle esigenze aziendali che degli interessi dei lavoratori.

    Ecco un esempio di calcolo:

    1. Calcolo delle ferie annuali: 26 giorni
    2. Calcolo delle ferie mensili: 26 giorni / 12 mesi = circa 2,17 giorni al mese

    Tuttavia, questo numero può variare a seconda del contratto collettivo di lavoro applicabile e di eventuali accordi individuali con il datore di lavoro. Ad esempio, alcuni contratti collettivi potrebbero prevedere un numero maggiore di giorni di ferie annuali.

    Ecco una sintesi e rielaborazione delle disposizioni riguardanti l’orario di lavoro, il lavoro straordinario, i riposi e le ferie:

    Orario Normale di Lavoro

    1. L’orario normale di lavoro è di 40 ore settimanali.
    2. I contratti collettivi possono prevedere una durata inferiore e basarsi su una media annuale.

    Durata Massima dell’Orario di Lavoro

    1. I contratti collettivi stabiliscono la durata massima settimanale dell’orario di lavoro.
    2. La durata media settimanale non può superare le 48 ore, comprese le ore straordinarie, calcolata su un periodo non superiore a quattro mesi.
    3. I contratti collettivi possono estendere questo periodo fino a sei o dodici mesi per motivi specifici.
    4. Se si supera il limite di 48 ore settimanali, i datori di lavoro con più di dieci dipendenti devono informare la Direzione provinciale del lavoro al termine del periodo di riferimento.

    Lavoro Straordinario

    1. Il lavoro straordinario deve essere limitato.
    2. I contratti collettivi regolano le modalità di esecuzione del lavoro straordinario.
    3. In assenza di accordi collettivi, il lavoro straordinario è possibile solo con l’accordo tra datore di lavoro e lavoratore e non può superare le 250 ore annuali.
    4. Il lavoro straordinario è ammesso in casi eccezionali, di forza maggiore, o per eventi particolari.
    5. Le ore di lavoro straordinario devono essere compensate con maggiorazioni o, se previsto, con riposi compensativi.

    Criteri di Computo

    1. Le ferie annuali e i periodi di malattia non sono considerati nel calcolo della media dell’orario di lavoro.
    2. Se il lavoro straordinario è compensato con riposi, le ore di straordinario non sono incluse nella media settimanale.

    Pause, Riposi e Ferie

    1. Riposo Giornaliero: Ogni lavoratore ha diritto a undici ore di riposo consecutivo ogni ventiquattro ore.
    2. Pause: Per orari giornalieri superiori a sei ore, è prevista una pausa per il recupero psico-fisico, regolata dai contratti collettivi. In assenza di tali regolamenti, è prevista una pausa di almeno dieci minuti.
    3. Riposi Settimanali: Ogni settimana è previsto un periodo di riposo di almeno ventiquattro ore consecutive, di solito la domenica, che può variare in casi particolari come attività a turni o di pubblica utilità.
    4. Ferie Annuali: Il lavoratore ha diritto a un minimo di quattro settimane di ferie retribuite all’anno. Questa durata minima non può essere sostituita con un’indennità, salvo la cessazione del rapporto di lavoro. I contratti collettivi possono prevedere condizioni più favorevoli.

    Questa rielaborazione sintetizza le principali norme riguardanti l’orario di lavoro, le modalità di lavoro straordinario, e i diritti ai riposi e alle ferie, come regolati dalla legge e dai contratti collettivi.

    Per una risposta più precisa, è fondamentale fare riferimento al proprio contratto di lavoro o al contratto collettivo nazionale di categoria di appartenenza. Foto di Ophelia Cherry da Pixabay

  • Come richiedere lo SPID

    Come richiedere lo SPID

    Lo SPID, ovvero il Sistema Pubblico di Identità  Digitale, è un progetto, nato nel 2014 e attivo dal 2016, che permette ai cittadini di utilizzare un unico sistema di accesso tramite identificazione, per usufruire sia dei i servizi online della Pubblica Amministrazione, sia dei privati che hanno aderito.

    Nasce come strumento per facilitare la vita ai cittadini e alle imprese diffondendo l’utilizzo dei sistemi online, che verrebbero così sostituiti ai canali tradizionali, come sportelli e uffici fisici, con la loro lunga e, a volte estenuante, gestione delle pratiche burocratiche.

    Cos’è lo SPID?

    Lo SPID in pratica è un’identità  digitale costituita da credenziali personali, nome utente e una password, che vengono rilasciate a un cittadino e che lo identifica in modo univoco. L’utente può utilizzare lo SPID per connettersi ai siti dei servizi della Pubblica Amministrazione, senza dover creare account diversi, risparmiando così notevolmente tempo.

    I cittadini che si registrano possono utilizzare in modo semplice, veloce e sicuro i servizi erogati online dalla PA connettendosi da computer, tablet e smartphone.

    Dall’inizio della pandemia si è potuto osservare un via e più crescente numero di identità  attivate, tanto che nel 2021 lo SPID ha superato i 17 milioni di utenti.

    Nell’ era Covid lo SPID ha permesso l’accesso ad alcune misure di sostegno, come ad esempio, il reddito di emergenza e le indennità  INPS.

    SPID da casa: ecco i principali provider

    Di seguito elenchiamo i più importanti provider che offrono un servizio di SPID. I prezzi delle offerte potrebbero variare in base al periodo, ma resta la considerazione di base che lo SPID NON è un servizio a canone annuale: se paghi per l’attivazione la prima volta, poi non dovrai spendere per il mantenimento del servizio in seguito (“Una volta ottenuto, nessun costo o canone ti verrà  richiesto“, fonte).

    Aruba

    Aruba

    Infocert

    InfoCert

    Intesa

    Intesa

    Lepida

    Lepida

    Namirial

    Namirial

    Poste

    PosteID

    Register / Spiditalia

    Spiditalia / Register

    Sielte

    Sielte

    TIM

    TIM

    Esempi di uso dello SPID

    Lo SPID permette di utilizzare molti servizi di fondamentale importanza per il cittadino, tra oltre 5.300 amministrazioni locali e centrali, enti pubblici (anche europei) e agenzie.

    Qualche esempio:

    • Accesso a tutte le pratiche e servizi INPS e INAIL
    • Agenzie delle Entrate per pagamento tasse
    • Registrare un contratto di locazione
    • Prenotare una visita in ospedale
    • Visualizzare la propria posizione nel cassetto fiscale
    • Usufruire dei servizi dell’Anagrafe
    • Utilizzare la fatturazione elettronica
    • Consultare programmi e bandi per i finanziamenti

    Sono solo alcuni dei servizi cui i cittadini possono accedere grazie allo SPID, venendo agevolati nelle consultazioni e per lo svolgimento di numerose pratiche. Potete leggere la lista completa sul sito dell’Agenzia per l’Italia Digitale.

    Principali provider di firma digitale: come si ottiene lo SPID

    Utenti singoli e aziende, possono scegliere liberamente il loro gestore dello SPID tra i vari provider accreditati al rilascio della firma digitale e che gestiscono l’autenticazione di chi si registra.

    Per ottenere lo SPID è sufficiente:

    • Essere maggiorenni
    • Essere in possesso di un documento di riconoscimento italiano
    • Possedere la tessera sanitaria con codice fiscale
    • Avere un indirizzo e-mail attivo
    • Avere un numero di telefono

    Per le imprese lo SPID può essere richiesto dal rappresentante legale. Questo potrà  poi operare per conto dell’azienda sui siti della Pubblica Amministrazione dedicati alle imprese.

    Basta scegliere il sito di uno degli otto gestori di identità  digitale, tra Aruba, Infocert, Poste, Sielte, Tim, Register.it, Namirial, Intesa; seguire tutte le procedure per la registrazione e l’identificazione, scegliendo infine la modalità  di riconoscimento che si preferisce, ovvero in presenza o a distanza. In presenza si può fare fissando un appuntamento presso il domicilio del richiedente. A distanza, può avvenire tramite webcam, firma digitale, smart card o documenti digitali di identità .

    Il livello di sicurezza adottato per lo SPID è quello dell’autenticazione a due fattori, con password e PIN dinamico, ovvero che cambia sempre a ogni accesso.

    Per la tutela della privacy, è vietata la tracciatura delle attività  di un cittadino che utilizza lo SPID.

  • Lavoro a cottimo: cosa significa, esempi, etimologia, uso

    Lavoro a cottimo: cosa significa, esempi, etimologia, uso

    Lavoro a cottimo: cosa si intende?

    Il termine “lavoro a cottimo” si riferisce a una modalità di retribuzione dei lavoratori basata sulle prestazioni individuali e sulla quantità di lavoro svolto. In un sistema di lavoro a cottimo, il dipendente viene pagato in base alla quantità di prodotto o di servizio prodotto o completato.

    In altre parole, il lavoratore riceve una paga in base alla sua produttività, ovvero alla quantità di lavoro o di unità prodotte. Più produttivo è il lavoratore, maggiore sarà il suo guadagno. Questo sistema di retribuzione può essere utilizzato in diversi settori di lavoro, come produzione, manifattura, agricoltura o servizi.

    Mentre il lavoro a cottimo può fornire incentivi ai lavoratori per essere più produttivi, può anche generare alcune criticità o preoccupazioni. Ad esempio:

    1. Qualità del lavoro: Il focus sulla quantità potrebbe portare a una diminuzione della qualità del prodotto o del servizio, poiché i lavoratori potrebbero essere spinti a lavorare in modo frettoloso per raggiungere gli obiettivi.
    2. Stress e pressione: I lavoratori potrebbero sentirsi sotto pressione per aumentare la produttività al fine di aumentare il loro stipendio, il che può portare a stress eccessivo e burnout.
    3. Disuguaglianze: Il lavoro a cottimo può portare a disuguaglianze tra i lavoratori, poiché alcuni possono essere più produttivi di altri e guadagnare di conseguenza di più.
    4. Esclusione di certi lavoratori: Alcuni lavoratori potrebbero non essere in grado di raggiungere i livelli di produttività richiesti per guadagnare abbastanza, creando potenzialmente problemi di esclusione o discriminazione.

    Per queste ragioni, il lavoro a cottimo è spesso oggetto di dibattito e potrebbe non essere adatto a tutte le situazioni o settori di lavoro. È importante che un sistema di retribuzione a cottimo venga implementato con attenzione, tenendo conto delle esigenze dei lavoratori e delle implicazioni sulla qualità e l’equità del lavoro.

    Cottimo cosa vuol dire

    “cottimo” è un termine con un’origine latina e un passato giuridico e commerciale, che indica una qualità eccellente o un alto valore. Tuttavia, il suo utilizzo è oggi meno frequente, e spesso vengono preferiti sinonimi più comuni e moderni per esprimere lo stesso concetto. L’etimologia del termine “cottimo” deriva dal latino medievale “cotimus”, che a sua volta deriva dal latino classico “cotumus”. Quest’ultimo termine aveva il significato di “cotta”, un’unità di misura utilizzata nell’antica Roma per quantificare il lavoro svolto nei campi agricoli o in altre attività.

    La “cotta” rappresentava la quantità di terra coltivabile che un contadino poteva arare con un paio di buoi in una giornata di lavoro. Era quindi un’unità di misura della produttività del lavoro agricolo. Nel tempo, il termine “cotumus” si è evoluto nel latino medievale “cotimus” e successivamente nell’italiano “cottimo”, mantenendo il significato originale di “misura di lavoro” o “prodotto di un’unità di lavoro”.

    Con il passare dei secoli, il termine “cottimo” ha assunto il significato di “retribuzione in base alla produttività” o “paga basata sul lavoro svolto”. Oggi, il concetto di “lavoro a cottimo” si riferisce alla modalità di retribuzione dei lavoratori basata sulla quantità di prodotto o servizio prodotto o completato.

    Il termine “cottimo” è oggi poco comune e spesso considerato un linguaggio un po’ antiquato o formale. Nell’uso contemporaneo, si preferiscono spesso sinonimi più comuni e semplici per esprimere la qualità eccellente di un prodotto o di un oggetto, come “eccellente”, “prezioso” o “di alto valore”. Inoltre, il termine “cottimo” può essere utilizzato in contesti specifici come quello giuridico o commerciale, ma potrebbe risultare meno chiaro o familiare per il grande pubblico.

  • Miti e leggende sulla “prima impressione” nel mondo del lavoro

    Miti e leggende sulla “prima impressione” nel mondo del lavoro

    La prima impressione è sempre quella giusta! Ancora meglio: la prima impressione è quella che conta. Quante volte ci è capitato di sentire frasi del genere nella vita di ogni giorno? Avete notato come queste frasi vivano di assoluti, del tipo: sempre quella giusta, mai che si sbagli! La prima impressione conta, ha importanza, sembra quasi di vederla con il suo sguardo inquisitorio mentre ci dice “tu conti 10, tu invece conti 1“. La nostra mente è solita ingannarci e naturalmente, in questo caso, non si fa eccezione.

    Chiunque abbia fatto un colloquio di lavoro avrà  sentito dire che, per il candidato modello, “la prima impressione è quella che conta“; come a dire, ti presenti ben vestito, ben pettinato, dai l’idea di uno ordinato, preciso, a posto. Poi poco conta che tu magari sia depresso o abbia un esaurimento nervoso: il posto è suo, sembra quasi di vedere il capo che ti da’ il “benvenuto a bordo” e chi si è visto, si è visto. Lo stereotipo della prima impressione è talmente comune che merita di essere discusso se non, almeno in parte, smentito.

    Eppure un diffusissimo modo di dire, in voga anche tra persone estremamente pacate e razionali (non per forza che credano agli oroscopi, insomma) stabilisce che è la prima impressione, quella importante. Si pensa che sia anche alla base del cosiddetto “colpo di fulmine“, per fare un esempio romanticheggiante, e molte persone tendono a dare a questo “sentire” forse più importanza di quella che abbia. Ma allora come stanno le cose?

    Ci sono autorevoli studi nell’ambito della psicologia sociale che, contrariamente a quello che si potrebbe pensare di primo achitto, stabiliscono piuttosto il contrario. Tutto sta nel capire, dal punto di vista di questa disciplina s’intende, se la prima impressione non sia condizionante in negativo, e possa portare ad errori di valutazione o bias ovvero distorsioni cognitive.

    Ragionando scientificamente, infatti, è abbastanza facile accorgersi di come la prima impressione su una persona possa essere corretta in alcuni casi e fuorviante in altri.

    Che cos’è davvero la prima impressione?

    La prima impressione, a ben vedere, rientra in un qualcosa di ben noto nell’ambito psicologico: riguarda infatti almeno una distorsione cognitiva parecchio condizionante, nostro malgrado, in ambito lavorativo. Si giudica dalla prima impressione e si pensa addirittura che sia “l’unica cosa che conta“, in assoluto, perchè ad esempio non abbiamo tempo per fare altre valutazioni, ci serve dare freneticamente un responso al candidato (in una logica binaria del tipo assunto/non assunto forse anche abbastanza opprimente), in molti casi siamo totalmente convinti che la prima impressione sia talmente determinante. In realtà  potrebbe essere un giudizio parziale viziato da una valutazione di solo una piccola parte delle cose, qualche che sia il motivo, ignorando ad esempio che un candidato ad un posto di lavoro che sia timido durante il colloquio potrebbe essere giudicato male quando, in realtà , potrebbe rivelarsi estremamente brillante in ciò per cui si propone.

    In psicologia cognitiva la tendenza a giudicare sulla base della prima cosa che ci viene in mente è un bias noto come errore di disponibilità : in genere tende a colpire qualsiasi tipo di ragionamento facciamo, ed è alla base di molte valutazioni irrazionali o “di pancia”, che spesso facciamo senza nemmeno badarci.

    Pensiamo ad un’auto nuova, ad esempio: abbiamo intenzione di cambiarla, non abbiamo idea di quale prendere e ne parliamo con un conoscente che l’ha da pochissimo cambiata. Ce ne parla in modo entusiastico ed acritico, sottolineandone i pregi e ignorandone i difetti (anche questo è potenzialmente un bias), e alla lunga noi ci compriamo esattamente lo stesso modello: alla prova dei fatti, in molti casi, l’auto non ci soddisfa. Ma allora perchè abbiamo agito in questo modo?

    L’immediatezza e l’intensità  (in questo senso intendiamo la parola “disponibilità “) di quella descrizione, tanto più se fatta da una persona amica (bias di autorità ) hanno fuorviato il nostro ragionamento e ci hanno fatto deliberatamente ignorare dati che, se ragionati in modo freddo (le recensioni su riviste specializzate, parlare con più concessionarie ecc.), sarebbero stati d’aiuto per un acquisto più oculato. Sarebbe bastato pensare, a monte, che è improbabile che due auto abbiano e forniscano prestazioni identiche, senza contare che il vostro amico potrebbe aver avuto un banale colpo di fortuna. Esistono in letteratura scientifica, del resto, miriadi di esperimenti che evidenziano varie anomalie di ragionamento causate dal succitato errore di disponibilità .

    Tornando a noi, a questo punto: si dice spesso che la prima impressione è quella che conta. A ragionarci un attimo ciò sembrerebbe in contrasto con l’errore di disponibilità , che stabilisce il fatto che molti diano valore senza motivo a ciò che è più facile da capire, da raggiungere, da ottenere o da rielaborare. Ci sono molte spiegazioni possibili a questo apparente paradosso, senza dimenticare che tendiamo anche ad attribuire qualità  a persone sulla base della prima impressione: motivo per cui se una donna o un uomo è molto bello, per fare un esempio abusato, saremo propensi a credere che sia anche intelligente e creativa/o per coerenza con la prima impressione. L’errore di disponibilità  è condizionante sul presente, senza dubbio, ma anche sulle valutazioni future che si effettuano, perchè il cervello umano ragiona sul principio di coerenza (a prescindere da come stanno le cose): ma in queste situazioni potrebbe facilmente farsi fuorviare o ingannare (molto marketing spicciolo si basa, in effetti, su un’interpretazione maliziosa di questi principi).

    Morale: sarebbe il caso di imparare a sospendere il giudizio, in alcuni casi, e di riappropriarsi di questa capacità  un po’ per volta, se doveste averla smarrita. I giudizi non vanno mai effettuati nè sui casi singoli nè tantomeno sulla combinazione arbitraria degli stessi; il giudizio stesso andrebbe scomposto in pezzi, senza lasciare che un’unica qualità  positiva o negativa, per quanto saliente, influenzi la vostra opinione.

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  • Che vuol dire universo in statistica

    Che vuol dire universo in statistica

    In statistica, l’universo si riferisce alla totalità della popolazione o del gruppo da cui sono stati estratti i dati per condurre un’analisi statistica. L’universo rappresenta l’insieme completo di tutte le unità o gli elementi che soddisfano i criteri di inclusione per uno studio o un’indagine specifica.

    Ecco alcune informazioni chiave sull’universo in statistica:

    1. Popolazione o gruppo di riferimento: L’universo è spesso definito come la popolazione o il gruppo di riferimento di interesse per una determinata indagine o studio statistico. Ad esempio, se uno studio si concentra sul reddito delle famiglie negli Stati Uniti, l’universo sarebbe costituito da tutte le famiglie negli Stati Uniti.
    2. Campione: Poiché può essere impraticabile o costoso raccogliere dati da ogni singola unità nell’universo, spesso si seleziona un campione rappresentativo dall’universo. Il campione è un sottoinsieme dell’universo che viene studiato o da cui vengono raccolti i dati. La validità di uno studio statistico dipende dalla corretta rappresentatività del campione rispetto all’universo di riferimento.
    3. Inferenza statistica: L’obiettivo principale dell’analisi statistica è fare inferenze o generalizzazioni sull’intero universo basandosi sui dati raccolti dal campione. Queste inferenze sono fatte utilizzando metodi statistici e consentono di trarre conclusioni sull’universo senza doverlo esaminare nella sua totalità.
    4. Parametri e statistiche: In statistica, si studiano due tipi di caratteristiche: i parametri e le statistiche. I parametri sono le misure che descrivono l’universo completo, mentre le statistiche sono le misure corrispondenti basate sui dati campionari. L’obiettivo è stimare i parametri dell’universo utilizzando le statistiche calcolate dal campione.
    5. Dimensioni dell’universo: L’universo può variare notevolmente in termini di dimensioni. Può essere piccolo, come la popolazione degli studenti di una classe, o molto grande, come la popolazione di un paese o addirittura del mondo intero.
    6. Criteri di inclusione: È importante definire chiaramente i criteri di inclusione per l’universo, ossia quali unità o elementi rientrano nell’ambito dello studio e quali no. Questa definizione deve essere chiara e coerente per garantire la validità dei risultati.

    In sintesi, l’universo in statistica rappresenta l’insieme completo delle unità o degli elementi da cui sono stati estratti i dati per condurre un’analisi. Il campione è un sottoinsieme di questa popolazione da cui vengono raccolti dati, e l’inferenza statistica viene utilizzata per fare generalizzazioni sull’intero universo basandosi sul campione.

  • Modello C2 Storico: cos’è e come richiederlo

    Modello C2 Storico: cos’è e come richiederlo

    Cos’è il Modello C2 storico / Percorso lavoratore

    Il Modello C2 storico / Percorso lavoratore, è un documento che elenca tutti i rapporti di lavoro cumulati da una persona in un determinato periodo. Questo documento fornisce informazioni che possono essere utilizzate ad esempio al fine di valutare lo stato di disoccupazione al fine di ottenere benefici e sussidi. Il documento digitale in questione in genere contiene la lista delle esperienze lavorative maturate, i titoli di studio conseguiti, la dichiarazione di disponibilità al lavoro, la data di iscrizione al Centro per l’impiego (CPI), la disoccupazione e le mansioni eventualmente svolte in passato.

    Il percorso lavoratore, noto anche come Modello C2 storico, contiene pertanto le informazioni relative alle esperienze di lavoro che sono registrate nel Sistema Informativo dei Centri per l’Impiego di una specifica regione italiana. Di conseguenza, è teoricamente possibile che alcune esperienze lavorative non vengano incluse nel certificato richiesto se non sono state comunicate ai Centri per l’Impiego.

    A cosa serve il C2

    Le imprese e i datori di lavoro chiedono il Modello C2 qualora possano prendere in considerazione di assumere qualcuno in modo agevolato. Questo documento fornisce una verifica delle esperienze lavorative accumulate dal candidato e fornisce dettagli rilevanti per accedere a vantaggi fiscali, nello specifico per coloro che assumono individui che sono stati disoccupati a lungo.

    Come richiedere il modello C2 – Elenco siti regionali Lavoro per te

    A quanto pare i può richiedere con il proprio SPID, rivolgendosi al portale Lavoro per te della regione in cui ci si trova o dove si risiede. In genere si può accedere con SPID, almeno in teoria, per richiedere il proprio C2, direttamente cliccando su uno dei link seguenti per la propria regione di interesse.

    Ovviamente sarebbe stato impossibile per noi testare tutti i servizi uno per uno, anche per semplici motivi tecnici, per cui ci limitiamo a riportare le informazioni di cui siamo a conoscenza, dando come unica indicazione che si debba accedere (o provare a farlo) cliccando nella sezione annessa al modello C2 storico riportata all’interno del sito. Se non è possibile farlo da qui (alcuni portali davano errore interno, nella nostra esperienza, mentre si provava ad andare avanti), è consigliabile chiedere al Centro per l’Impiego più vicino come alternativa

    1. Abruzzo
    2. Basilicata
    3. Calabria
    4. Campania
    5. Emilia-Romagna
    6. Friuli-Venezia Giulia
    7. Lazio
    8. Liguria
    9. Lombardia
    10. Marche
    11. Molise
    12. Piemonte
    13. Puglia
    14. Sardegna
    15. Sicilia
    16. Toscana
    17. Trentino-Alto Adige/Südtirol
    18. Umbria
    19. Valle d’Aosta
    20. Veneto

    Foto di Anna Shvets (dettaglio): https://www.pexels.com/it-it/foto/luce-uomo-arte-creativo-5641839/

  • Studenti NAI a scuola: chi sono e che diritti hanno

    Studenti NAI a scuola: chi sono e che diritti hanno

    Gli studenti NAI (Nuovi Arrivati Immigrati) sono studenti che sono recentemente immigrati in un paese e che frequentano le scuole locali. Questi studenti possono provenire da diversi contesti e culture e possono avere diverse esperienze di vita e di istruzione prima di trasferirsi nel nuovo paese.

    I diritti degli studenti NAI variano da paese a paese, ma in genere sono garantiti dalla legislazione nazionale e internazionale sui diritti umani e sui diritti dei bambini. Alcuni dei diritti comuni che gli studenti NAI possono avere includono:

    1. Diritto all’istruzione: Gli studenti NAI hanno il diritto di accedere all’istruzione pubblica nel paese in cui risiedono. Questo include l’accesso alle scuole primarie, secondarie e, a seconda del sistema educativo del paese, anche all’istruzione superiore.
    2. Diritto alla non discriminazione: Gli studenti NAI hanno il diritto di non essere discriminati sulla base della loro origine nazionale, etnica o religiosa. Le scuole devono fornire un ambiente inclusivo e accogliente che rispetti la diversità culturale degli studenti.
    3. Diritto all’assistenza linguistica: Gli studenti NAI che non parlano la lingua del paese in cui studiano hanno il diritto di ricevere assistenza linguistica per facilitare il loro apprendimento e il loro inserimento nella comunità scolastica.
    4. Diritto a un’istruzione di qualità: Gli studenti NAI hanno il diritto di ricevere un’istruzione di qualità che soddisfi le loro esigenze educative e promuova il loro sviluppo personale e accademico.
    5. Diritto all’inclusione sociale: Gli studenti NAI hanno il diritto di essere inclusi nella vita sociale della scuola e di partecipare a tutte le attività extracurriculari e di svago offerte dalla scuola.
    6. Diritto alla protezione e alla sicurezza: Gli studenti NAI hanno il diritto di essere protetti da ogni forma di violenza, abuso o sfruttamento all’interno o all’esterno dell’ambiente scolastico.
    7. Diritto all’orientamento e al supporto: Gli studenti NAI hanno il diritto di ricevere orientamento e supporto per affrontare le sfide specifiche legate alla loro integrazione nel nuovo contesto scolastico e sociale.

    Questi sono solo alcuni dei diritti che gli studenti NAI possono avere, ma è importante notare che la realizzazione effettiva di questi diritti dipende spesso dall’attuazione efficace delle politiche educative e dall’impegno delle istituzioni scolastiche e delle comunità locali nel promuovere l’inclusione e il rispetto della diversità.

  • 5 addon molto utili per Blender

    5 addon molto utili per Blender

    Che cos’è Blender

    Blender è il notissimo programma free e open source di grafica tridimensionale, arrivato alla versione 2.75a (download per Windows, Mac e Linux) e che permette di modellare, animare ed importare / esportare oggetti tridimensionali in vari formati. Le funzionalità  native sono già  tantissime di loro, ma esistono comunque dei plugin dedicati che sono stati sviluppati, e che vengono periodicamente pubblicati quasi sempre come software free e open source, e sono script in Python che estendono le funzionalità  di Blender.

    Si tratta, nella mia esperienza, di uno dei software liberi più utili, avanzati e flessibili, oltre che in continua crescita, che mi sia mai capitato di vedere quindi un occhio, anche a tempo perso, vi suggerisco di darglielo. Ma non perdiamoci in altre chiacchiere, e passiamo ai 5 plugin per Blender che ho sperimentato in questi mesi.

    ArchiMesh

    ArchiMesh – La prossima volta che vi diranno che non esistono software CAD free ed open source non credeteci: ArchiMesh è uno dei progetti open più adatti allo scopo e più attivi di Blender, e permette di modellare interni di case, appartamenti, sezioni, dettagli e via dicendo con una facilità  enorme. Dal link è necessario scaricare la versione più recente del pacchetto zip (ad esempio archimesh_1_1_0.zip) e poi da Blender installare direttamente tutto il file ZIP come plugin. Anche qui, allego un bel video dimostrativo che rende particolarmente l’idea.

    Video

    Aggiornamento: ArchiMesh è incluso di default nelle nuove versioni di Blender, e deve solo essere abilitato.

    Import Images as Planes

    Import Images as Planes – Permette di importare immagini come piani all’interno di Blender, ed è molto comodo per lavorare rapidamente con molti file JPG /PNG e via dicendo. Di seguito, è stato sfruttato per simulare un morphing in Blender tra due fotografie.

    Video

    Floor Generator

    Floor Generator – Ideale per creare pavimenti su cui si posizioneranno o muoveranno ad es. i personaggi di un videogame, ma anche gli oggetti del nostro modello di appartamento. Semplice e veloce, utile per tutti.

    Video

    OpenStreetMap

    Import OpenStreetMap – Un plugin free per importare direttamente mappe in Blender da OpenStreetMap; da migliorare per certi aspetti, molto dipende da come “ritagliate” la mappa dal programma.

    Video

    Teeth Human

    Teeth Human – Permette di modellare fuori denti umani semplicemente cliccando sul numero desiderato, lo script genera questi particolarissimi oggetti e può essere utile sia per chi opera nel settore che per chi, ad esempio, deve realizzare dettagli di personaggi. Di seguito riporto un breve time-lapse dimostrativo dell’uso che si può fare del plugin.

    Video

    Blender possiede una “curva di apprendimento” ripida, non ha l’interfaccia più intuitiva ed user-friendly ed è comune, almeno all’inizio, perdersi completamente in esso senza riuscire a modellare neanche un cubo. Io stesso, per imparare ad utilizzarlo, ho seguito un corso base con l’amico Alessandro Passariello, e solo da qualche tempo riesco a muovermi agevolmente in esso. Dopo aver fatto soprattutto un po’ di pratica, ed aver appreso i fondamentali per modellare in 3 dimensioni, sono passato a sperimentare i diversi plugin che si trovano in rete: la vastità  di ciò che è disponibile rende l’idea di come sia veloce, semplice e produttivo lavorare con questo ambiente.

  • LinkedIn: cos’è e come funziona?

    LinkedIn: cos’è e come funziona?

    LinkedIn è un social network dedicato alla crescita professionale e alla ricerca di un lavoro oppure di un dipendente.

    Si tratta di una risorsa importante per chiunque desideri un nuovo impiego e voglia fornire ai potenziali datori di lavoro una visione d’insieme delle proprie esperienze lavorative (in modo sicuramente più dinamico rispetto al classico curriculum).

    Alcuni utenti scelgono addirittura di comprare like LinkedIn per dare un aspetto più autorevole al proprio profilo (ed eventualmente spiccare nelle selezioni).

    Cos’è LinkedIn e a chi può servire

    LinkedIn è la piattaforma perfetta per chiunque voglia mettere in mostra il proprio lavoro. In particolare, il sito è dedicato:

    • a studenti e disoccupati in cerca di un primo impiego;
    • a liberi professionisti che desiderano cambiare lavoro o vogliono sponsorizzare la propria attività;
    • alle aziende di ogni dimensione in cerca di nuove risorse;
    • ai lavoratori che vogliono connettersi con colleghi e datori di lavoro (attuali e passati);
    • a chi vuole tenersi aggiornato sul mondo del lavoro, sulle nuove offerte e sulle tendenze del momento.

    Come funziona LinkedIn

    L’iscrizione a LinkedIn prevede di creare un account dedicato alle proprie esperienze accademiche e/o lavorative, così da attirare l’attenzione di un eventuale recruiter.

    La piattaforma, infatti, consente di usare la dicitura #opentowork sulla propria immagine profilo per comunicare la propria apertura a un nuovo lavoro. Nella parte più alta del profilo, è inoltre importante segnalare la posizione lavorativa a cui si aspira e la città/paese in cui si abita e si intende lavorare.

    All’interno del profilo, conviene postare:

    • un contenuto in primo piano (per esempio il portfolio);
    • una breve presentazione;
    • le proprie esperienze lavorative in ordine cronologico inverso (avendo cura di taggare i precedenti datori di lavoro);
    • i titoli di studio;
    • i progetti più importanti a cui si è preso parte;
    • le competenze (che possono essere confermate tramite i precedenti impieghi oppure dagli altri utenti della piattaforma);
    • eventuali pubblicazioni, riconoscimenti e premi;
    • eventuali sezioni extra basate sulle proprie esperienze personali (lingue, certificazioni, ecc.).

    Una volta creato un profilo, è possibile seguire gli account di aziende e privati, ricevendo aggiornamenti sulle loro attività e sulle eventuali posizioni aperte. Il social consente anche di impiegare il servizio di messaggistica istantanea interno, utile per chattare con eventuali colleghi o recruiter senza condividere troppe informazioni personali.

    Inoltre, è possibile frequentare i corsi di LinkedIn Learning, per ottenere nuove competenze e certificazioni, oppure acquistare un abbonamento premium.

    LinkedIn Premium Career consente di vedere come le proprie candidature si posizionano rispetto a quelle degli altri candidati ed è possibile visualizzare i profili di tutti gli utenti che hanno visitato il proprio account.

    Come candidarsi per una posizione lavorativa

    Lo scopo principale di LinkedIn è consentire a lavoratori e recruiter di incontrarsi; per tale motivo, chi usa il social per trovare lavoro può selezionare il tipo di posizione desiderata, specificando:

    • i tipi di località richiesti (in sede, ibrido, da remoto);
    • la località in cui abita e il raggio in cui è disposto a lavorare;
    • la data di inizio dell’eventuale lavoro (immediatamente o nel prossimo futuro);
    • il tipo di impiego richiesto (a tempo pieno, part time, a contratto, stage, temporaneo).

    Dalla sezione Lavoro del social, è possibile visualizzare le offerte di lavoro più in linea con il proprio profilo. Per ottenere più offerte di lavoro possibili, è consigliabile iscriversi alla newsletter di LinkedIn per ottenere una selezione più ampia.

    Quando si trova una posizione di proprio gradimento, è possibile candidarsi in due modi:

    • inviando il curriculum vitae come allegato, direttamente tramite LinkedIn;
    • seguendo la procedura consigliata dall’azienda (talvolta facendo riferimento a siti esterni).

    Il curriculum che viene allegato tramite LinkedIn deve essere fornito dall’utente ed è sempre consigliabile che sia aggiornato e di buona qualità.

    In seguito alla candidatura, sarà possibile ricevere una notifica quando questa verrà visualizzata.

    Perchè postare contenuti su LinkedIn

    LinkedIn consente di postare link, video e foto come un qualunque altro social network (ma non tutti gli utenti scelgono di usufruire di questa modalità, detta “modalità creazione di contenuti”. Tuttavia, si tratta di un ottimo metodo per farsi notare e per mettere in maggiore evidenza i propri progetti e traguardi personali in maniera professionale.

    Di ciascun post, è possibile verificare le visualizzazioni, le impressioni e le comparse nel motore di ricerca.

  • Che significa follow up?

    Che significa follow up?

    “Follow-up” è un termine inglese che significa “seguimento” o “monitoraggio” ed è comunemente utilizzato in contesti professionali e nella comunicazione per indicare l’azione di monitorare o continuare un processo, un progetto o un’interazione dopo che è stato avviato. Un “follow-up” può essere un’azione di verifica, un aggiornamento o una comunicazione successiva a un evento o a una precedente conversazione.

    Ecco un esempio di come il termine “follow-up” può essere utilizzato:

    Immagina di aver partecipato a un colloquio di lavoro. Dopo il colloquio, il datore di lavoro potrebbe dirti: “Grazie per essere venuto oggi. Faremo un follow-up con te la prossima settimana per comunicarti la nostra decisione.”

    In questo caso, “follow-up” significa che l’azienda controllerà e valuterà i candidati e ti informerà della loro decisione in un secondo momento, dopo il colloquio iniziale.

    Il termine “follow-up” è ampiamente utilizzato anche in situazioni come le vendite, la gestione dei clienti, la ricerca di mercato e altri contesti in cui è importante mantenere una comunicazione o un monitoraggio continuo per assicurarsi che le cose procedano secondo i piani o per prendere azioni correttive se necessario.