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Web-tax in arrivo, potrebbe generare un gettito interessante

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L’abbiamo aspettata tanto, ma finalmente eccola qua! Che cosa? La web-tax. In realtà , occorrerà  aspettare fino a gennaio. Si calcola che possa fruttare 600.000.000 all’anno.

Ma che cos’è questa web-tax?

Come si può evincere dal nome si tratta di una tassa concernente la Rete. No, non temete, non si dovrà  pagare un’imposta per navigare: la web-tax riguarda i colossi del digitale, saranno loro a dover versare soldi nell’erario dello Stato.

Che cosa prevede?

Ancora non si sa di preciso, in quanto si attende un decreto attuativo.

In realtà , in Italia una web-tax esiste già , ma non è mai entrata in vigore a causa, proprio, della mancanza di un decreto attuativo. Quella nuova si baserà  su quella “fantasma” e prevede un pagamento del 3% sui ricavi ottenuti da attività  come la pubblicità  on-line e la vendita di servizi attraverso piattaforme digitali. E colpirà  aziende con ricavi pari o superiori ai 750.00.000 e con ricavi ottenuti con servizi digitali di almeno cinque milioni e mezzo.

Il principio è che un’azienda deve pagare le tasse dove produce il proprio profitto e in tutti i posti in cui lo fa, anche se fisicamente non ha sede là¬. L’Italia seguirà  il modello francese – l’alternativa era quello austriaco.

Le aziende pagheranno in base alla dichiarazione iva, in autoliquidazione. Molto più semplice rispetto alla norma varata nel 2018 e facente parte della vecchia legge di bilancio. I 150 milioni che sarebbero dovuti arrivare non lo hanno fatto e non torneranno più. I primi risultati si vedranno solo nel 2021.

Recentemente, l’Ocse ha rilanciato l’idea della web-tax annunciando una che ha al G20 i ministri delle finanze farà  una proposta apposita. Questa riunione si terrà  a Washington il 17 e il 18 ottobre. L’obiettivo è quello di evitare che le multinazionali eludano il fisco.

Qual è la differenza tra la web-tax francese quella austriaca?

Fondamentalmente, Vienna vuole il 5% dei ricavi pubblicitari generati dalle piattaforme on-line.

La Francia ha detto che se la web-tax proposta dall’Ocse risulterà  meno esosa della sua darà  indietro la differenza. Ad agosto, ha trovato l’accordo con gli Stati Uniti e con  quelle americane ha mantenuto la parola.

Stop ai paradisi fiscali

Il nostro governo ha l’intenzione di chiedere un’aliquota minima per le imprese a livello continentale, per evitare i cosiddetti paradisi fiscali e ridurre il fenomeno di aperture di sedi legali in Paesi come il Lussemburgo da parte di aziende non lussemburghesi (per esempio).

PS

Intanto, Trump minaccia “rappresaglie” contro la web-tax italiana.

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