Il termine bonding (relativo a schede di rete) o teaming (interfacce di rete, dette a volte NIC, Network Interface Cards) in informatica indica un tipo di configurazione di rete in cui due interfacce o schede di rete vengono unite, in modo che siano considerabili una singola entità hardware. Questo può essere utile per scopi pratici molto concreti: aumentare la banda a disposizione, primariamente, ma anche garantire una maggiore stabilità alla connessione ed una minima dose di “bilanciamento” del segnale.
A livello Linux, ad esempio, ciò si traduce in una cosiddetta interfaccia virtuale, che permette un maggiore spettro di possibili configurazioni aggregate (ad esempio aggregazione round-robin, active-backup, ecc.). Alcune di queste sono la mode=0 o balance-rr consiste nel collegare due interfacce e fare in modo che, ad esempio, se una cade l’altra consenta comunque al dispositivo di funzionare; abbastanza simile alla mode=1 in cui si attiva il cosiddeto active-backup, in modo da garantire massima continuità e fault tolerance. Usando Debian, ad esempio, si possono effettuare collegamenti tra schede di rete in maniera molto diverse tra loro, e sfruttando ulteriori policy di gestione.
In altri ambiti, del resto, il bonding può fare riferimento ad una combinazione di interfacce di rete, in cui redundance (ridonanza) assume un fattore basilare: permette infatti di ridurre i down del servizio, dovuti a guasti imprevedibili a livello fisico. In questo il sistema Oracle VM, ad esempio, offre varie modalità di collegamento di rete: attivo-passivo (far funzionare una NIC alla volta in alternanza), Link Aggregation (NIC aggregate in grado di aumentare il throughput della rete) e load balanced (con bilanciamento del flusso di dati).
Esistono insomma diversi modi per fare channel bonding tra dispositivi di rete, ed è fondamentale che il kernel disponga del supporto sulle periferiche desiderate. Dispositivi come il firewall della Mikrotik HUNSN RM02 potrebbero fungere allo scopo, se si è in grado di realizzare l’architettura in questione in autonomia: il problema è che il costo non è indifferente, per cui può andare bene come soluzione domestica e se uno desidera farlo per scopi privati o non aziendali. L’incremento della banda internet a disposizione, del resto, è un’esigenza concreta di molte aziende che non possono ricorrere, in molti casi per svantaggi logistici, a connessioni in fibra classiche: per cui il bonding potrebbe fare al caso loro, in queste situazioni. Ci sono aziende italiane, del resto, che si occupano professionalmente di aggregatori di banda, effettuando l’operazione con il supporto di professionisti.
Foto di Gerd Altmann da Pixabay
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