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Dynamic Spectrum Sharing (DSS): cos’è e a cosa serve

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La cosiddetta Dynamic Spectrum Sharing è una delle caratteristiche fondanti della tecnologia 5G, che sta crescendo anche in Italia con circa 400 comuni che già  la mettono a disposizione per i vari operatori telefonici. Il DSS (così come viene spesso riferito, mediante sigla o iniziali) è una tecnologia di trasmissione che abilita sia LTE che 5G nella medesima banda, calcolando internamente la banda che è necessario mettere a disposizione, utilizzando una singola antenna che fa switch, a seconda dei casi e della disponibilità  sul territorio, sul 4G o sul 5G.

Senza entrare in dettagli troppo tecnici, cercheremo di spiegare come funziona e quali sono i vantaggi dell’uso del DSS.

Che cos’è il 5G?

Da tempo oggetto di una campagna fuorviante e poco scientifica sul tema, alla quale si adducevano rischi per la salute legati all’uso della stessa, il 5G rappresenta (come suggerito dal nome stesso) le connessioni sul cellulare di quinta generazione. Esso è stato progettato per aumentare la velocità  di download e upload dei dati stessi, riducendo eventuali latenze o attese e garantendo servizi di connettività  wireless sempre più efficenti.

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A differenza della quarta generazione, detta tecnicamente 4G LTE, le connettività  di quinta generazione lavorano strategicamente più sulla velocità  che sulla garanzia di connettività , venendo incontro all’esigenza di sfruttare più banda imposta generalmente dal cloud. In parte, le prestazioni del 5G sono collegate strettamente con quelle del Wi-Fi 6.

Velocità  di picco del 5G

Il 5G è in grado di raggiungere, teoricamente, ben 20 Gbps (Gigabit per secondo), cosa che possiamo quantificare facilmente rispetto alla precedente generazione, la 4G, che raggiungeva invece soltanto 4Gbps.

Grazie al 5G è sostanzialmente possibile connettersi ad internet in modo smart sfruttando le tecnologie per le videoconferenze, guardando film e serie TV in streaming con qualità  HD, e così via.

Come funziona il DSS

L’uso e la diffusione del 5G era anche precedente all’introduzione del DSS, ma in questo caso c’è qualcosa in più in ballo: la condivisione dinamica dello spettro (Dynamic Spectrum Sharing) è un risultato tecnologico molto innovativo, ed è stato sfruttato – ad esempio – in Italia da Wind Tre per diffondere il 5G nei principali capoluoghi italiani, con circa il 75% di copertura dell’intera popolazione.

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Nell’immagine seguente viene spiegata l’evoluzione attraverso un semplice grafico: se nelle connessioni 4G tradizionali, infatti, era possibile connettersi al 4G con singola antenna, e mediante la cosiddetta Dual Connectivity era possibile affiancare due diversi tipi di antenna per connettersi in 4G/5G NSA (Non Stand Alone, ovvero che non può esistere senza una “base” 4G), grazie al DSS sarà  possibile farlo sfruttando antenne “ibride” 4G+5G, che produrranno cosଠl’effetto di fornire una connessione 5G SA (Stand Alone, questa volta, quindi eliminando la “dipendenza” della tecnologia precedente a cui si sarebbe dovuta appoggiare).

Immagine tratta da https://techblog.comsoc.org/2020/02/04/vodafone-tests-5g-dynamic-spectrum-sharing-dss-in-its-dusseldorf-lab/

In definitiva, grazie al DSS gli operatori telefonici avranno la possibilità  di fornire 4G e 5G nella stessa ampiezza di banda, economizzando i costi ed offrendo un servizio potenzialmente più efficente.

Foto di Saveliy Morozov da Pixabay

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