L’ultima versione del browser Google Chrome risolve una falla informatica, classificata come CVE-2019-5786 (e sulla quale sono in corso analisi ed approfondimenti) che usata in combinazione con una versione di Windows 10 non aggiornata potrebbe spalancare le porte del dispositivo a nuovi tipi di malware. Nello specifico la falla risiede nel file win32k.sys, un driver del kernel, e sarebbe in grado di creare una sandbox sfruttabile dai virus per eseguire codice in modo arbitrario e senza limitazioni: utilizzata in combinazione con il problema di Chrome riportato (che interessa il componente FileReader), porterebbe in sè un puntatore a NULL che potrebbe essere sfruttato da codice malevolo.
A quanto parte i sistemi a rischio sono sia le versioni di Windows 10 vecchie che quelle di Windows 7, e su quest’ultimo (nelle varianti a 32 bit del processore) si sono visti i rischi più concreti. La politica di rivelazione di questi problemi segue il principio del full disclosure, cioè la massima trasparenza nell’indicare le zone critiche del sistema operativo e del codice del browser in modo da aiutare la comunità open source a rivelare i problemi e a risolverli più rapidamente possibile. Se Chrome venisse aggiornato utilizzando comunque una versione di Windows vecchia, il vettore di attacco rimarrebbe attivo ed esporrebbe comunque il PC o lo smartphone dell’utente a rischi considerevoli. Microsoft, da parte sua, ha – coerentemente alle proprie politiche aziendali non favorevoli al full disclosure – declinato qualsiasi commento specifico, mettendosi segretamente al lavoro per risolvere l’emergenza.
La raccomandazione di fondo rimane quella di sempre: aggiornare sia Chrome che Windows 10 all’ultima versione disponibile per evitare rischi.
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