La tecnologia di memorizzazione dei dati sta evolvendo in direzioni piuttosto diverse dalle strategie tradizionali, come visto ad esempio nel caso dei dati memorizzati nel DNA (progetto di Microsoft). E se in quel caso la capienza riusciva ad aumentare nello spazio e nella quantità di dati in modo incredibile – le sequenze di DNA potrebbero contenere molti più dati di qualsiasi hard disk attuale, garantendone la conservazione integra per millenni – nel caso della memorizzazione studiata e sperimentata dalla IBM si tratta di salvare i dati su un singolo atomo.
La IBM Research ha infatti annunciato di essere riusciti a far funzionare un piccolissimo magnete su cui memorizzare un singolo bit di informazione; un enorme passo avanti, se si considera che per un solo bit attuale sono necessari circa 100 mila atomi. Inoltre i ricercatori hanno dimostrato che due atomi potrebbero essere utilizzati in lettura e scrittura alla distanza minima di un solo nanometro (10-9 m).
L’immagine che potrebbe rendere l’idea, in questo caso, è quella di un hard disk di ridottissime dimensioni in grado di memorizzare qualcosa come 35 milioni di MP3. Per quanto si tratti di una tecnologia ancora sperimentale, la IBM sembra credere molto in questo genere di sperimentazione, e c’è da scommettere che continuerà ad investirci tempo e risorse.
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