Quali sono i reali vantaggi dall’avere un indirizzo IP dedicato per le nostre app e siti web? Per capire al meglio i vantaggi di un IP dedicato, dobbiamo partire dall’inizio.
Cos’è un indirizzo IP?
Prima di tutto, dobbiamo sapere cosa sia un indirizzo IP: nell’ambito internet, è identificativo di una macchina fisica sul web, in questo caso (parliamo di reti WAN, quindi ad esempio internet), un indirizzo IP è come l’indirizzo di casa, cioè permette di identificare un “luogo” o un “oggetto” che potrebbe essere un sito, un insieme di siti o un servizio generale. Il fatto che si tratti di uno o più siti, nel contesto specifico, tende a far capire la differenza di fondo: gli hosting condivisi, ad esempio, tendono ad ospitare più di un servizio dallo stesso IP utilizzando una tecnica nota come virtual server per mapparli. Un IP dedicato, invece, rende tutto univoco: a quell’IP corrisponde solo un hostname, quindi ad esempio su un IP dedicato troveremo solo e soltanto un sito web specifico, e nessun altro.
Un esempio di IP potrebbe essere 123.456.789.123, ad esempio, quindi un gruppo di 4 numeri di tre cifre (almeno nella versione IPv4). Nella nuova versione IPv6, invece, abbiamo degli esadecimali a rappresentare gli IP mappabili, ovvero ad esempio cccc.
IPv4 vs IPv6
Il confronto deve avvenire in termini di spazio di indirizzamento, cioè di IP univoci effettivamente disponibili. Il motivo per cui è stato introdotto IPv6 è legato al fatto che gli indirizzi IP classici sono limitati: ce ne sono infatti soltanto
- 3,4 à— 1038
mentre nella versione 6 ce ne sono molti di più disponibili:
- 232 (circa 4,3 x 109)
A cosa serve un IP dedicato?
La risposta è legata a vari aspetti, prima di tutto quello legato alle prestazioni: con un IP condiviso, in sostanza, il rischio è che se qualcuno dei siti su quell’IP combina qualcosa di strano, ad esempio tenta di usare tutte le risorse disponibili, gli altri soffriranno inevitabilmente di downtime. C’è da dire che solitamente le politiche di gestione delle risorse sono ben definite su tutti i server di hosting, anche su quelli più scalcinati o economici: per cui il rischio magari è mitigato, ma in effetti c’è sempre.
Se invece un IP è dedicato, il servizio non deve dividere risorse come RAM o hard disk con nessun altro, per cui diventa possibile sfruttare al massimo la potenza di calcolo di quella macchina – con il risultato di avere macchine più veloci, più performanti e prive di problemi di spam o “cattivo vicinato”.
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IP dedicato e SEO
Gli IP dedicati sono considerati raccomandabili lato SEO: i siti di qualità o comunque più famosi tendono a stare su IP dedicati, ma questa in effetti è più una correlazione e non deve farci fare considerazioni sbagliate. Non è che, insomma, per stare in prima pagina sia davvero necessario ricorrere ad un IP dedicato: certo, pero’, cosଠcome HTTPS, è un fattore di competizione o di ranking ed andrebbe tenuto in conto, almeno in parte.
Del resto PBN (Private Blog Network, in breve network di siti che si scambiano segretamente link, facendosi “favori” a vicenda lato link building e a volte pagando una fee mensile, per rimanere nel network) si basano sull’esasperazione degli IP dedicati per quello che riguarda la provenienza dei backlink: se ogni backlink al nostro sito web proviene da un IP distinto dagli altri, in sostanza, l’idea è che non ci sia il problema del cattivo vicinato e che qui, per forza di cose o quasi, i backlink finiscano per essere di maggiore qualità .
In realtà non ci sono certezze in merito: certo per gestire la propria PBN, ad esempio, o per fare una buona link building, l’idea di farsi una PBN con IP dedicati è dispendiosa, certo, ma potrebbe portare qualche piccola soddisfazione in termini di posizionamento, soprattutto nel medio-lungo periodo. Il tutto, pero’, a patto che esista una strategia SEO degna di questo nome e che si riesca a popolare adeguatamente con buoni contenuti editoriali i vari siti del network.
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