La Posta Elettronica Certificata (PEC) in circa un decennio di vita, nonostante lo scetticismo iniziale, è diventato uno strumento indispensabile per professionisti, imprese e per chiunque abbia a che fare con la Pubblica Amministrazione. Il basso costo e gli innegabili vantaggi hanno favorito la sua capillare diffusione tanto che, da tecnologia concepita e sviluppata in Italia per l’utilizzo interno, da oggi verrà esportata in tutta Europa dopo che la Comunità Europea ne ha riconosciuto i vantaggi e adottato lo standard.Â
La PEC diventa uno strumento Europeo.
Oggi è terminata la fase di osservazione del meccanismo di Posta Elettronica Certificata da parte delle autorità Europee che hanno deciso di studiare l’architettura informatica dello strumento di comunicazione, implementata nel quadro normativo nazionale e continentale in cui il rispetto per la privacy e il rispetto per l’ambiente sono da sempre due punti cardine dai quali partire.
Terminata quindi con successo questa fase di analisi tecnica la PEC è stata promossa a pieni voti e da oggi tutti gli stati membri dovranno conformarsi ai suoi standard per avere un sistema di posta elettronica certificata europeo in cui mittente e destinatario abbiano la certezza di conoscere l’identita dell’interlocutore a cui stanno scrivendo o da cui stanno ricevendo email e, soprattutto, garantendo una comunicazione più veloce e sicura tra cittadini/aziende e Pubbliche Amministrazioni.
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Un po’ di storia.
Forse sembrerà strano a dirsi, ma la tecnologia della PEC nasce proprio da noi, in Italia, uno dei paesi europei che storicamente è sempre stato più riottoso all’utilizzo delle tecnologie informatiche a causa di una scarsa preparazione di base (soprattutto all’interno della Pubblica Amministrazione) e dello scetticismo verso il mondo dei computer spesso montato ad arte da certa stampa e forze politiche poco interessate ad una veloce digitalizzazione del paese (ma di questo parleremo magari un’altra volta).
Nel primo decennio del nuovo millennio, dietro le pressanti richieste della Comunità Europea, anche l’Italia inizia a dotarsi di strumenti normativi atti ad un rapido superamento dell’utilizzo del mezzo cartaceo per le comunicazioni tra utenti e Pubbliche Amministrazioni, punto programmatico cui l’UE ha sempre riposto particolare attenzione sia per disincentivare l’uso della carta (con il conseguente guadagno dal punto di vista ambientale) sia per velocizzare le pratiche che, non dovendo più viaggiare fisicamente di mano in mano, con una email possono raggiungere ogni punto del mondo in un batter d’occhi.
L’UE ha puntato l’attenzione soprattutto sull’introduzione della fattura elettronica, sull’identità digitale e sul fascicolo elettronico. Ma in Italia abbiamo intuito che si sarebbe potuto fare qualcosa di più e per aggirare i limiti della posta elettronica standard, si è sviluppato la tecnologia della Posta Elettronica Certificata. Di PEC si inizia a parlare dal 2003, ma sarà solo con il Decreto Legge n°185 del 2008 che questa innovazione viene introdotta ufficialmente nel nostro ordinamento come strumento di cui devono obbligatoriamente dotarsi tutte le imprese, i liberi professionisti e le Pubbliche Amministrazioni. Da qui in poi l’uso della PEC diventerà sempre più massiccio e di riflesso le caselle di posta aperte: si è passati da appena duecentomila indirizzi di PEC attivi nel 2008 agli oltre 12 milioni odierni, numeri sempre in crescita come è in crescita il numero di mail scambiate con questo strumento che ormai hanno raggiunto la cifra di oltre duecentomila inviate al mese.
Perchè la PEC: necessità burocratica e vantaggi per gli utenti.
La PEC venne introdotta per la necessità della macchina burocratica di bypassare le frodi attuabili con un normale indirizzo di posta elettronica non certificato. Essendo in procinto di diventare (teoricamente) obbligatoria la comunicazione tra utenti e PA solo tramite mezzo informatico, per aggirare le manovre fraudolente – di cui la nostra nazione, purtroppo, è leader indiscusso nel mondo -, si è dovuto pensare ad un metodo che garantisca allo stesso tempo:
- tracciabilità del mittente;
- univocità del destinario;
- certezza e certificazione ministeriale del gestore del servizio (colui che assegna l’indirizzo email e gestisce la casella di posta elettronica);
- rispetto delle norme sulla privacy;
- indicazione di data di invio e di ricezione della posta;
- integrare tutte le informazioni di cui sopra in un sistema pratico, veloce, legalmente certificato e relativamente economico.
Nonostante i punti imprescindibili da soddisfare fossero numerosi e non tutti di semplice risoluzione, i tecnici messi all’opera sono stati in grado di creare quella che oggi conosciamo tutti come “PEC”, rilasciata da più enti certificatori accreditati con pochi ma precisi e sicuri passaggi burocratici ad un prezzo irrisorio (dai 5 ai 20 euro circa in base alla capienza della casella di posta elettronica di cui necessitiamo).
Sebbene, come consuetudine, gli italiani si siano avvicinati al fenomeno PEC con scetticismo e, a tratti, fastidio, dopo oltre un decennio dalla sua introduzione è difficile trovare qualcuno che si lamenti di tale strumento poichè chiunque ha potuto constatare come, a fronte di un abbonamento annuo dal prezzo irrisorio, abbiamo la possibilità praticamente illimitata di inviare gratis email con il valore legale della Raccomandata Con Ricevuta di Ritorno, di poter scrivere ad altri indirizzi PEC messaggi che potranno essere utilizzati anche a scopi legali – poichè, appunto avremo certificazione di invio, ricezione e certezza di chi siano mittente e destinatario – ed essere facilmente rintracciabili dalla Pubblica Amministrazione per comunicazioni varie (anche se forse questo ultimo punto a qualcuno non fa cosଠtanto piacere).
Ma c’è di più: ai numerosi vantaggi prettamente burocratici che devono essere ascritti alla PEC c’è anche un invidiabile successo ambientale che va sottolineato. Secondo uno studio commissionato dall’Istituto IDC, dall’introduzione della PEC al 2019 (anno dello studio), in Italia, oltre agli innumerevoli alberi salvati dalla distruzione per essere convertiti in carta che sarebbero stati necessari per scrivere i documenti e le lettere nel modo “classico”, devono aggiungersi i 253 milioni di chilometri in automobile percorsi in meno dagli utenti che, senza la PEC, avrebbero dovuto consegnare a mano, all’ufficio destiantario o alla posta, i documenti inviabili invece in formato digitale comodamente da casa o dal proprio ufficio, quantificabili in oltre 78 mila di tonnellate di CO2 che, si stima, diventeranno 400 milioni di chilometri e 120 mila tonnellate di CO2 nel 2022.
I prossimi passi.
Appurata la validità del sistema di leggi e tecnologie che soggiaciono alla PEC italiana, l’UE ha approvato la sua introduzione in tutti gli stati membri, in maniera tale che ogni cittadino europeo possa rivolgersi con questo mezzo a qualsiasi autorità , azienda o professionista dell’Unione, in modo tale da avere garantito il riconoscimento legale della comunicazone che ha inoltrato. Nei prossimi mesi verrano rese note direttive, tempistiche e regolamenti che armonizzerano la sua diffusione ma, mentre tutti gli altri stati – non avendo ancora adottati meccanismi simili – dovranno partire da zero, l’Italia, in quanto nazione che ha lanciato questa tecnologia, è già pronto a questo balzo nel futuro che per noi è già realtà consolidata ed apprezzata da almeno un decennio.
L’unico aspetto su cui i tecnici dell’UE hanno chiesto un’ulteriore miglioria che non è ancora presente nel sistema italiano, è quella di permettere l’accesso alla PEC solo tramite uno dei vari tipi di identità digitale. Quindi, è probabile che a breve (le imminenti direttive europee detteranno i tempi) non si potrà più accedere alla casella di posta PEC con il normale sistema di username e password ma bisognerà farlo con SPID o Carta Elettronica Digitale: poco male poichè anche con queste tecnologie, fortunatamente, in Italia siamo “stranamente” ben attrezzati.
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