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  • Una guida pratica alla psicologia sociale

    Una guida pratica alla psicologia sociale

    La psicologia sociale è il campo della psicologia che studia come i pensieri, i sentimenti e i comportamenti delle persone sono influenzati dall’ambiente sociale in cui vivono, compresi gli altri individui, i gruppi, le istituzioni e la cultura. Si occupa di una vasta gamma di temi, tra cui l’interazione sociale, la percezione degli altri, la conformità, l’influenza sociale, la persuasione, il pregiudizio, la discriminazione, la leadership, la cooperazione, la comunicazione e molti altri aspetti della vita sociale umana.

    Cos’è la psicologia sociale

    La psicologia sociale si concentra sulle cause immediate dei comportamenti e delle interazioni sociali, piuttosto che sulle cause biologiche o genetiche più profonde, per diversi motivi:

    1. Fenomeni sociali osservabili: La psicologia sociale si concentra su fenomeni sociali osservabili e misurabili, come l’influenza sociale, la conformità, il pregiudizio, che possono essere studiati empiricamente attraverso l’osservazione, l’esperimento e altre metodologie di ricerca psicologica.
    2. Contesto sociale: Poiché la psicologia sociale si occupa degli aspetti sociali del comportamento umano, è naturale che le sue teorie e i suoi approcci si concentrino sulle influenze sociali immediate che determinano il comportamento e le interazioni delle persone in contesti sociali specifici.
    3. Applicabilità pratica: Concentrandosi sulle cause immediate dei comportamenti sociali, la psicologia sociale fornisce informazioni pratiche e utili per comprendere e affrontare problemi sociali e interpersonali reali, come il conformismo, il pregiudizio e il conflitto intergruppo.
    4. Rilevanza per l’intervento sociale: L’obiettivo della psicologia sociale è spesso quello di identificare le influenze sociali che possono essere manipolate o modificate per promuovere il cambiamento sociale positivo e migliorare le relazioni interpersonali.

    Lo studio dell’influenza del mondo esterno, degli altri in quanto tali, nel contesto delle attività che si svolgono nella quotidianità è al centro del dibattito di ogni ordine e grado, non certo da oggi. Nel lontano 1897 Norman Triplett dell’università dell’Indiana avviò il primo esperimento di psicologia sociale della storia, incentrato sulla cosiddetta facilitazione sociale (in breve: un ciclista ottiene tempi peggiori allenandosi in solitaria, rispetto a quanto non riesca a fare in co-presenza con altri ciclisti, allo stesso modo in cui dei bambini performano meglio a compiere attività ricreative in coppia di quanto non facciano individualmente). Questa conclusione sembra già all’epoca biased, in effetti, ed era in realtà solo una parte della storia: come evidenziato dagli studi di Ringelmann sul tiro alla fune (1913), l’efficienza dei singoli tendeva a diminuire all’aumentare della numerosità della squadra. In altri termini la facilitazione è effettiva solo se il contributo dei singoli è riconoscibile, e se tende a diluirsi nella massa tende a produrre l’effetto “chi me lo fa fare” e a renderli inconsciamente meno produttivi.

    Nascita della psicologia sociale

    I primi studi di psicologia sociale – una via di mezzo, a conti fatti e considerando le inevitabili eccezioni, tra psicologia e sociologia – sono opera di McDougall (che si focalizza sulla parte psicologica o individuale) e di Ross (che invece lavora sull’aspetto sociologico), e coinvolgono nelle proprie riflessioni (le quali confluirono in due dei più famosi manuali introduttivi alla materia) aspetti legati alla “mente di gruppo”, ai processi intraindividuali e ai processi mentali che coinvolgono il comportamento dell’essere umano. Del resto gli esperimenti sociali più celebri dovevano ancora arrivare: come ad esempio quello di Philip Zimbardo, che con l’esperimento di Stanford evidenziò (sia pure con metodi non impeccabili: non era previsto alcun gruppo di controllo, e lo psicologo stesso partecipoò all’esperimento quanto avrebbe dovuto rimanere “osservatore neutro”) il funzionamento della mente umano in una inversione di ruolo tra carcerati e guardie (sul tema c’è ad esempio un film di Hirschbiegel). Non sempre, insomma, l’approccio mostrava ogni lato della realtà, ma rimane un qualcosa su cui vale la pena porre delle riflessioni.

    Psicoanalisi e psicologia sociale

    Sulla base della Psicologia delle folle di Gustave Le Bon (saggio criticatissimo che, a quanto pare, venne letto e apprezzato egualmente da studiosi e dittatori) Sigmund Freud pone le basi della psicoanalisi tra il 1892 e il 1897, partendo dall’idea che le libere associazioni di idee di un paziente possano, alla lunga, far emergere traumi e confessioni inaccettabili, allo scopo di liberare l’energia psichica. Prendono piede idee destinate a permanere, essere rielaborate variamente e confluire (almeno in parte) nelle moderne neuroscienze: il principio di realtà, il principio del piacere, i lapsus, le nevrosi, l’Es selvaggio e irrazionale, l’Io mediatore, il SuperIo crudele e irreprensibile come l’educazione genitoriale, non ultimo lo studio dei sogni (L’interpretazione dei sogni fu significativamente pubblicato nel 1899, all’alba del nuovo secolo).

    La psicologia sociale riconosce già agli inizi il peso della psicoanalisi, ma non si ferma a considerare l’aspetto interiore: come sarà formalizzato negli anni Settanta da Deleuze e Guattari (che sposano l’antipsichiatria dell’AntiEdipo), ci sono aspetti intrapersonali da affiancare a quelli interpersonali, i quali è necessario considerare per evitare di pensare all’uomo come ad un semplice automa a stati finiti indipendente dai flussi e dagli stimoli esterni.

    Rinforzi e comportamentismo

    Fu G. H. Mead a valorizzare l’importanza dei simboli e dalla loro attribuzione a ciò che facciamo: ciò che spesso viene banalizzato da certa sociologia spicciola, per intenderci, che attribuisce un peso simbolico ai “capelloni”, agli orecchini al naso e via dicendo (il più delle volte senza specificarlo troppo). Dal canto suo, la psicologia sociale risente degli echi di Wundt e degli studi di Voelkerpsychologie (psicologia dei popoli), di inizio del Novecento, a sottolineare l’importanza del contesto storico e culturale nella valutazione dell’individuo e del suo comportamento. Émile Durkheim (padre fondatore della sociologia) va leggermente in controtendenza, in questa fase, distinguendo tra rappresentazioni collettive (che lo interessarono per tutta la vita) e rappresentazioni individuali. Seguiranno gli studi comportamentisti di Watson e Skinner, che finiranno per studiare le catene causali di stimoli e risposte, secondo il modello Stimolo-Risposta come unica possibilità di analizzare dati osservabili. Con due scuole di pensiero alla base: quella della teoria della contiguità rappresentata da Watson (associazioni tra due stimoli e una risposta) e quella della teoria del rinforzo sostenuta da Skinner, Miller e Torndicke.

    Il meccanismo del rinforzo viene invocato da Skinner per spiegare i processi di apprendimento all’interno del paradigma del condizionamento operante: viene notato su alcuni animali che un rinforzo positivo (procurare cibo, ad esempio) coadiuva un certo tipo di comportamento, così come un comportamento negativo tende a farlo estinguere. In quest’ottica si colloca ciò che aveva scoperto il fisiologo russo Pavlov con il celebre esperimento sui cani: a uno stimolo neutro segue una risposta condizionata, che in precedenza era stata felicitata da uno stimolo incondizionato. Detta in maniera meno tecnica si tratta della salivazione indotta ad un cane che è stato abituato a mangiare al suono di una campanella, e che saliva lo stesso anche solo in presenza della campanella stessa (in assenza di cibo). Il quadro veniva completato dalla Skinner box: una scatola nella quale veniva posto un piccione che riusciva mediante una leva a procurarsi casualmente del cibo, e che imparava a farlo per soddisfare le proprie necessità di mangiare.

    Modellamento

    Il comportamentismo, da solo, non basta più: a molti viene sospetto che il modello stimolo risposta debba essere integrato con qualche altra cosa. Se da un lato è chiaro che non esiste una psicologia dei gruppi che non sia essenzialmente interamente una psicologia degli individui (come sostenuto da Allport, ad esempio), inizia a farsi strada la considerazione che non tutti gli aspetti siano misurabili, e che debbano comunque essere presi in considerazione. Il modello Stimolo Risposta diventa Stimolo Organismo Risposta, mentre studiosi come Bandura richiamano l’attenzione su come l’apprendimento non avvenga mediante condizionamento classico o condizionamento operante ma anche mediante imitazione, formulando così il concetto di modellamento o modelling che tanto sarebbe stato utilizzato nella pedagogia moderna (soprattutto in forma di modellamento astratto, ovvero un allievo che imita il metodo del maestro). In tale ottica il rinforzo diventa vicariante: vedendo qualcuno che riceve una ricompensa per un certo comportamento, gli individui sono incoraggiati a imitarlo, mentre l’osservare una punizione inflitta a qualcuno per un determinato comportamento spinge gli spettatori a evitare di compiere lo stesso.

    Gestalt (psicologia della forma)

    La Gestalt è una teoria psicologica che si concentra sull’organizzazione percettiva e sulla percezione dei pattern e delle forme. Il termine “gestalt” deriva dal tedesco e significa “forma” o “configurazione”. Questa teoria è stata sviluppata nei primi anni del XX secolo da psicologi come Max Wertheimer, Kurt Koffka e Wolfgang Köhler.

    Uno dei concetti fondamentali della Gestalt è che la percezione non è semplicemente la somma delle sue parti, ma è influenzata dalla configurazione globale o dalla struttura dell’oggetto o dell’esperienza percettiva. Questo principio è espresso nel famoso principio della “totalità” o “insight”, secondo il quale la mente umana tende a organizzare gli elementi sensoriali in figure significative piuttosto che in singoli stimoli isolati. Ad esempio, vediamo una serie di punti disposti in modo specifico come un volto anziché come una semplice disposizione di punti. Altri principi importanti della Gestalt includono la “prossimità”, che indica che gli oggetti vicini tra loro tendono a essere percepiti come appartenenti a un gruppo, la “similarità”, che indica che gli oggetti simili tendono ad essere raggruppati insieme, e la “chiusura”, che si riferisce alla tendenza a percepire figure incomplete come oggetti completi. La teoria della Gestalt ha avuto un impatto significativo su diverse aree della psicologia, tra cui la percezione visiva, la psicologia cognitiva e la psicologia della forma. È stata applicata anche in campi come il design, l’arte e la terapia psicologica, offrendo un quadro utile per comprendere come le persone organizzano e interpretano le loro esperienze percettive.

    In ambito psicologico sociale, la Gestalt ha contribuito a comprendere come le persone percepiscono e interpretano le interazioni sociali e la dinamica dei gruppi. Uno dei concetti principali che ha trovato applicazione nella psicologia sociale è quello della “gestalt sociale“, che si riferisce alla percezione e all’interpretazione delle persone in base alla loro configurazione globale o al loro ruolo sociale, piuttosto che alle loro singole caratteristiche. Ad esempio, quando vediamo una persona in una determinata posizione sociale o con un certo ruolo, tendiamo a interpretarla in base a quell’identità sociale piuttosto che solo alle sue caratteristiche individuali. In quest’ottica si arriva al concetto per cui la percezione è determinata da un’interazione tra organi organizzazione anatomica e fisiologica e stimolazione esterna, ovvero una sorta di ricostruzione della realtà che può essere meramente soggettiva. Il cervello come simulatore compare qui, forse per la prima volta, nella storia della scienza, sia pure in forma primordiale e incompleta.

    Prendono piede altri due concetti chiave in questa fase: da un lato il concetto della rigidità mentale innata in ognuno di noi, che ci porta a vedere forme ambigue sempre in uno stesso modo non nonostante prove evidenti della possibilità del contrario o di varie possibilità. Dall’altro esce fuori da alcune esperimenti svolti all’inizio del novecento e il concetto di Insight, ovvero il fatto che alcuni animali tra cui anche l’uomo possano rilevare l’importanza di un oggetto fino ad allora visto solo come strumento neutro una funzione diversa da quella originaria. Se ad esempio uno scimpanzé non riesce a raggiungere una banana, prima o poi arriverà un momento in cui sfrutterà un bastone per raccoglierla, a patto che lo stesso sia presente nel suo campo visivo.

    Ricerca-Azione

    Kurt Lewin crea così, sulla falsariga della Gestalt, il concetto di campo: da intendersi come spazio fisico e sociale, come spazio vitale, come spazio di confine o, se preferite, la totalità dei fatti coesistenti nella loro interdipendenza in un dato momento storico. Gli esperimenti dello studioso operano nel senso della ricerca intervento, quella che poi sarebbe diventata ricerca e azione, ovvero esperimenti guidati in cui un ricercatore dà una guida per poter cambiare le cose e operare attivamente per migliorarle. I suoi studi sulla leadership hanno fatto scuola: si è visto che una leadership democratica tende a valorizzare ad esempio in una classe il comportamento virtuoso dei singoli, mentre una autoritaria e/o lassista tende a far degenerare la situazione situazione e a creare situazioni di frustrazione o sofferenza. fu anche celebre un esperimento sociale in cui si vide che le persone si facevano più facilmente convincere a mangiare determinate cose in seguito ad una discussione in gruppi, piuttosto che assistendo a lezioni frontali da parte di esperti.

    Cognitivismo

    Per quello che riguarda il concetto di action research (ricerca-azione) sviluppato da Lewin dal 1935 in poi si pone l’accento sulla capacità non soltanto di disporre di un modello interpretativo adeguato, ma anche di poter intervenire attivamente sulla realtà per poterla migliorare. dopo un periodo periodo in cui vengono sviluppate diverse teorie ibride o comunque non troppo sviluppate in termini di ricerca, si arriva al punto di considerare l’individuo come un computer: un vero e proprio elaboratore che acquisisce gli stimoli dall’interno e si comporta di conseguenza.

    La psicolinguistica di Chomsky del 1959 irrompe all’interno della comunità scientifica con l’assunto che il linguaggio non sia frutto del comportamentismo puro come si era ritenuto fino a quel momento, bensì esista un dispositivo mentale innato (LAD, Language Acquisition Disposal) che introduca una serie di regole di trasformazione e di grammatica generativa. L’assunto dello studioso è rivoluzionario: il linguaggio è innato, non è appreso o imposto dall’esterno.

    Chomsky sostiene che il linguaggio sia innato perché osserva la rapidità e l’efficienza con cui i bambini imparano il linguaggio, la capacità umana di creare nuove frasi, la presenza di principi universali nella grammatica e le carenze delle spiegazioni basate sull’apprendimento ambientale. La prospettiva di Chomsky sul linguaggio come un’abilità innata è basata sulla sua teoria della grammatica universale: tutti gli esseri umani sono dotati di una sorta di “modulo del linguaggio” innato, una predisposizione biologica che li rende capaci di apprendere e utilizzare il linguaggio.

    Chomsky ha ad esempio osservato che i bambini imparano il linguaggio molto rapidamente e con una quantità relativamente limitata di esposizione linguistica. Questo suggerisce che devono avere qualche tipo di predisposizione innata per comprendere e produrre il linguaggio in modo così efficiente.

    Del resto gli esseri umani sono capaci di generare e comprendere un numero infinito di frasi uniche: questa capacità di creare nuove frasi non può essere spiegata semplicemente in base all’imitazione o all’apprendimento attraverso l’esperienza, ma richiede una conoscenza innata dei principi fondamentali della grammatica. Chomsky ha identificato alcune caratteristiche comuni a tutte le lingue del mondo e ha proposto l’esistenza di una grammatica universale, cioè un insieme di principi e regole condivisi da tutte le lingue, suddivise storicamente nelle grammatiche di tipo 0, 1, 2 e 3. Chomsky ha così criticato le teorie comportamentiste che attribuivano l’apprendimento del linguaggio esclusivamente all’ambiente e all’esperienza: secondo Chomsky, tali spiegazioni non riescono a rendere conto della complessità e della creatività del linguaggio umano.

    Il linguaggio assume qui un’importanza basilare perché il metodo attraverso il quale ogni bambino impara a scoprire e ricostruire la realtà attorno a lui.

    Scuola cibernetica

    Sulla scia di una sorta di romanzo di fantascienza alla Gibson si sviluppa il modello basato sulla cibernetica come ad esempio Test Operate Test Exit (TOTE). Si tratta di un concetto teorico sviluppato nella psicologia cognitiva da George A. Miller, Eugene Galanter e Karl H. Pribram nel 1960. Per quanto sia una teoria surclassata da più recenti scoperte in questo ambito, si tratta di un modello interessante perché fondamentalmente algoritmico, che porrà le basi per il successivo passaggio al mondo del cognitivismo (uomo considerato come computer). Il modello TOTE descrive un ciclo di azione che può essere utilizzato per raggiungere un obiettivo o risolvere un problema, in termini di:

    1. Test (testa): In questa fase, viene eseguito un test per verificare se il sistema ha raggiunto l’obiettivo desiderato. Viene in sostanza valutata la discrepanza tra lo stato attuale e lo stato desiderato.
    2. Operate (opera): Se il test rivela che l’obiettivo non è ancora stato raggiunto, vengono eseguite delle operazioni o delle azioni per avvicinarsi al risultato desiderato. Queste azioni possono includere l’uso di strategie, l’elaborazione di informazioni o la manipolazione dell’ambiente.
    3. Test (testa): Dopo aver eseguito le operazioni, viene nuovamente eseguito un test per verificare se la situazione è cambiata e se si è più vicini al raggiungimento dell’obiettivo. Questo test serve a valutare se le azioni intraprese sono state efficaci nel produrre il cambiamento desiderato.
    4. Exit (Uscita): Se il test nella fase precedente indica che l’obiettivo è stato raggiunto, il ciclo si conclude e l’azione si interrompe. Se invece l’obiettivo non è ancora stato raggiunto, il ciclo ritorna alla fase di “Operate“, e il processo continua finché l’obiettivo non è soddisfatto o fino a quando non si decide di interrompere il processo.

    In sostanza, il ciclo “Test Operate Test Exit” descrive un approccio iterativo e adattivo per affrontare problemi o raggiungere obiettivi, in cui vengono eseguiti test per valutare lo stato attuale, seguiti da azioni volte a modificare tale stato, e il ciclo si ripete finché l’obiettivo desiderato non è raggiunto.

    Costruttivismo

    Se il modello Stimolo Risposta (S-R) sembra limitato come archetipo di riferimento per la psicologia sociale moderna, lo stesso sembra potersi dire per quello Stimolo Organismo Risposta (SOR): parlare semplicemente di organismo non basta perché ci sono delle zone d’ombra in merito all’organismo stesso che devono essere necessariamente approfondite. Nel 1967 Ulrich Neisser pubblica un saggio che introduce la teoria dello Human information processing (HIP): si pongono le basi per lo studio della memoria ovvero le modalità con cui avviene l’immagazzinamento delle informazioni e la loro organizzazione e trasformazione nel tempo. Secondo Nasser “la cognizione e l’attività del conoscere l’acquisizione l’organizzazione e l’utilizzo della conoscenza” di cui disponiamo.

    Si riprende qualcosa che avevamo già visto all’interno della teoria teoria della Gestalt, ovvero che gli individui non memorizzano tutto in maniera incondizionata bensì usano numerose strategie di semplificazione e riconoscimento della forma, tendono a semplificare la realtà, mentre si intravedono già in questa fase quelli che poi sarebbero diventati noti come bias cognitivi (ad esempio il cherry picking: il selezionare dalla realtà soltanto gli aspetti che più ci aggravano ed escludere arbitrariamente tutti gli altri). i dati non vengono semplicemente immagazzinati del resto ma subiscono un trattamento e un adattamento rispetto alle conoscenze già acquisite in passato.

    Epistemologia genetica (Piaget)

    Jean Piaget con la pubblicazione nel 1936 de la nascita dell’intelligenza nel bambino, la costruzione del reale nel bambino, la formazione del simbolo nel bambino, costituisce il la per una nuova fase della ricerca ricerca e dello studio sull’intelligenza. Si ipotizza in questa sede che nei primi due anni di vita ad esempio si si faccia uso esclusivamente di riflessi sempre più elaborati, fino a iniziare elaborare il cosiddetto pensiero simbolico a partire dai 18 mesi di vita. si parla in questo caso di epistemologia genetica per via della base biologica e concettuale che lo studioso formula in questa sede.

    L’epistemologia genetica di Piaget si concentra sul modo in cui gli individui costruiscono la conoscenza attraverso lo sviluppo di schemi mentali. Secondo Piaget, i bambini non sono semplicemente lavagne vuote che assorbono passivamente informazioni dall’ambiente, ma sono attivamente coinvolti nel processo di costruzione della conoscenza. In questa sede gli schemi sono strutture cognitive o modelli mentali che gli individui usano per organizzare e interpretare le informazioni provenienti dall’ambiente. Gli schemi si sviluppano e si modificano nel tempo attraverso l’esperienza e l’interazione con l’ambiente.

    Piaget ha descritto i processi fondamentali attraverso i quali gli individui adattano i loro schemi mentali, schemi che non sono rigidi ma tendono ad accomodarsi sulle informazioni in ingresso. L’assimilazione in particolare si verifica quando nuove informazioni o esperienze sono integrate in schemi mentali esistenti, mentre l’accomodamento si verifica quando gli individui modificano i loro schemi mentali per adattarsi a nuove informazioni o esperienze. Piaget ha identificato una serie di stadi dello sviluppo cognitivo attraverso i quali gli individui passano durante la loro crescita. Questi stadi includono il sensomotorio (dalla nascita a circa 2 anni), il preoperatorio (dai 2 ai 7 anni), il concreto-operativo (dai 7 agli 11 anni) e il formale-operativo (dai 12 anni in poi).

    Piaget ha introdotto il concetto di equilibrazione come il processo attraverso il quale gli individui cercano di bilanciare o risolvere le discrepanze tra i loro schemi mentali esistenti e le nuove informazioni o esperienze. L’equilibrazione è un processo dinamico che porta alla crescita cognitiva e allo sviluppo della conoscenza.

    Psicologia sociale (Bruner)

    In questa sede emerge per la prima volta il concetto pionieristico dell’influenza della cultura sullo sviluppo mentale, con l’enfasi sulle categorie mentali che vengono affrontate nel libro Uno studio del pensiero del 1956. Per Bruner assumono grande importanza due aspetti: da un lato i format, che formano un contesto e una struttura finalizzata all’azione. Dall’altro i cosiddetti script, i copioni inconsapevoli che ognuno di noi recita nel contesto sociale in cui si trova. In sintesi, mentre il “format” si riferisce a strutture cognitive più generali utilizzate per organizzare e interpretare le informazioni, gli “script” sono specifici modelli mentali di sequenze di azioni o eventi che guidano il comportamento in situazioni specifiche.

    1. Format (o formato): Il concetto di “format” si riferisce a strutture cognitive o modelli mentali che gli individui utilizzano per organizzare e interpretare le informazioni. Questi formati possono assumere diverse forme, come schemi, rappresentazioni concettuali o modelli mentali, e sono essenziali per l’elaborazione e l’interpretazione delle esperienze e delle informazioni. Bruner sosteneva che il formato influisce su come gli individui percepiscono, memorizzano e elaborano le informazioni, e che il formato può variare a seconda del contesto e dell’esperienza individuale.
    2. Script: Il concetto di “script” si riferisce a sequenze di azioni o eventi organizzati in modo coerente e memorizzati nella memoria a lungo termine. I “script” sono modelli mentali di routine o procedure che aiutano gli individui a comprendere e navigare in situazioni familiari o ricorrenti. Ad esempio, un individuo potrebbe avere uno “script” per mangiare al ristorante, che include una serie di passaggi come sedersi, leggere il menu, ordinare il cibo, mangiare e pagare il conto. Gli script semplificano il processo decisionale e l’esecuzione di compiti complessi, consentendo agli individui di risparmiare tempo e sforzi cognitivi.

    Scuola storico-culturale (Vygotskij)

    L’Istituto di psicologia di Mosca nel 1924 è particolarmente attivo nel fare ricerca sui nessi tra psicologia e marxismo e sul rapporto tra fattori sociali e biologici nelle funzioni psichiche, con studiosi come Leont´ev, L. S. Vygotskij e A. R. Lurija. appare qui una prima distinzione tra processi psichici superiori e inferiori:

    • I processi psichici inferiori sono legati essenzialmente alla percezione, sensazione, memoria sensoriale, riconoscimento di modelli;
    • I processi psichici superiori sono invece legati alle forme di memoria: memoria di lavoro, attenzione selettiva, pensiero astratto e ragionamento.

    Vygotskij in particolare sottolinea come processi psichici superiori abbiano una natura sociale: per lo psicologo e pedagogista russo i processi cognitivi più avanzati, come il linguaggio, il pensiero astratto e il ragionamento, non si sviluppano in isolamento, ma sono sempre e comunque influenzati dall’interazione sociale e culturale.

    Ecco alcuni dei principali concetti della teoria di Vygotskij che sottolineano la natura sociale dei processi psichici superiori:

    1. Zona di sviluppo prossimale (ZSP): Vygotskij ha introdotto il concetto di “zona di sviluppo prossimale”, che si riferisce alla distanza tra ciò che un bambino può fare da solo e ciò che può fare con l’aiuto di un adulto o di un coetaneo più competente. L’interazione sociale e la collaborazione sono fondamentali per facilitare l’apprendimento all’interno della ZSP, consentendo ai bambini di acquisire abilità e conoscenze più avanzate attraverso la guida degli altri.
    2. Apprendimento sociale: Vygotskij ha sottolineato l’importanza dell’apprendimento sociale, cioè l’apprendimento che avviene attraverso l’interazione con gli altri membri della società. Attraverso l’osservazione, l’imitazione e la partecipazione attiva alle attività sociali e culturali, i bambini acquisiscono le abilità e le conoscenze necessarie per sviluppare i processi psichici superiori.
    3. Strumenti culturali: Vygotskij ha enfatizzato il ruolo degli “strumenti culturali”, come il linguaggio, i simboli e gli strumenti tecnologici, nel plasmare il pensiero e il comportamento umano. Questi strumenti sono trasmessi attraverso l’interazione sociale e fungono da mediatori tra l’individuo e l’ambiente, facilitando lo sviluppo dei processi cognitivi avanzati.
    4. Zone di sviluppo culturale: Vygotskij ha proposto l’idea di “zone di sviluppo culturale”, che si riferiscono alle capacità cognitive che sono tipiche di una particolare cultura o gruppo sociale e che vengono apprese attraverso l’interazione con gli altri membri della società. Queste zone rappresentano il potenziale di sviluppo cognitivo che può essere raggiunto con il supporto sociale e culturale appropriato.

    In sintesi, Vygotskij ha sottolineato come i processi psichici superiori si sviluppino attraverso l’interazione sociale e culturale, e come l’apprendimento sia profondamente radicato nelle dinamiche sociali e nelle pratiche culturali. La sua teoria ha avuto un impatto significativo sull’educazione e sulla psicologia dell’apprendimento, sottolineando l’importanza di contesti sociali ricchi e interattivi per favorire lo sviluppo cognitivo dei bambini.

    Foto di Mohamed Hassan da Pixabay

  • Uso dei sistemi esperti nella sanità: come e perchè

    Uso dei sistemi esperti nella sanità: come e perchè

    I sistemi esperti rappresentano un’importante evoluzione nell’assistenza sanitaria, offrendo un supporto avanzato per la diagnosi, il trattamento e la gestione dei pazienti. Utilizzando regole di inferenza e dati sanitari strutturati, questi sistemi sono in grado di fornire raccomandazioni personalizzate e di alta qualità, contribuendo a migliorare l’efficienza e l’efficacia dell’assistenza medica.

    Sistemi Esperti nella Sanità: Rivoluzione nell’Assistenza Medica

    Nell’ambito della sanità, l’introduzione dei sistemi esperti ha rivoluzionato il modo in cui vengono fatti diagnosi, prescritti trattamenti e supportate le decisioni cliniche. I sistemi esperti sono applicazioni di intelligenza artificiale progettate per emulare il ragionamento umano in determinati settori, come la medicina. Essi sono in grado di analizzare dati complessi, fare inferenze e fornire raccomandazioni basate su regole e conoscenze esperte.

    Cosa sono i “fatti” sanitari?

    Per comprendere come i sistemi esperti vengono impiegati nella sanità, è importante capire cosa sono i “fatti” sanitari e come vengono utilizzati per fare deduzioni. I “fatti” sanitari sono informazioni rilevanti relative allo stato di salute di un paziente, che includono sintomi, segni clinici, risultati di test di laboratorio, storia clinica e altro ancora. Questi fatti vengono rappresentati come dati strutturati e possono essere utilizzati come base per fare deduzioni tramite regole di inferenza.

    Come funzionano le deduzioni sui “fatti” sanitari?

    Utilizzando un esempio, supponiamo che un paziente si presenti con febbre, mal di gola e affaticamento. Questi sintomi rappresentano i “fatti” sanitari che un sistema esperto utilizzerà per formulare una diagnosi. I “fatti” sanitari (fatti nel senso Prolog) sono rappresentati in forma strutturata, ad esempio:

    sintomo(paziente, febbre).
    sintomo(paziente, mal_di_gola).
    sintomo(paziente, affaticamento).

    Successivamente, il sistema esperto applica regole di inferenza basate su conoscenze mediche per arrivare a conclusioni. Per cui una diagnosi potrebbe essere:

    diagnosi(paziente, influenza)
    :-
    sintomo(paziente, febbre),
    sintomo(paziente, mal_di_gola),
    sintomo(paziente, affaticamento).

    Questa regola indica che, se un paziente presenta febbre, mal di gola e affaticamento, allora la diagnosi potrebbe essere influenza.

    Applicazioni dei sistemi esperti nella sanità

    I sistemi esperti vengono utilizzati in una varietà di contesti nella sanità, tra cui:

    1. Diagnosi assistita: I sistemi esperti analizzano i sintomi e altri dati clinici per formulare diagnosi preliminari o suggerire possibili patologie.
    2. Supporto decisionale: Forniscono raccomandazioni basate su linee guida cliniche e evidenze scientifiche per aiutare i professionisti medici nella scelta delle terapie e dei trattamenti più appropriati.
    3. Gestione dei pazienti: Aiutano a monitorare e gestire i pazienti, ad esempio fornendo promemoria per esami di follow-up o adattando i piani di trattamento in base ai cambiamenti nello stato di salute.
  • Che cos’è lo scaffolding in psicologia?

    Che cos’è lo scaffolding in psicologia?

    Lo scaffolding è una teoria e una pratica educativa sviluppata principalmente da Jerome Bruner e dai suoi colleghi nel 1976. Questo concetto si basa sull’idea che un esperto fornisca supporto graduale e guidato a un apprendista durante il processo di apprendimento, analogamente al sostegno che le impalcature forniscono agli operai durante i lavori edilizi.

    Principali punti dello scaffolding:

    1. Supporto graduale: L’esperto fornisce assistenza e guida progressivamente crescenti all’apprendista, adattandosi alle esigenze e al livello di competenza dell’apprendista.
    2. Aiuto personalizzato: Lo scaffolding è mirato alle esigenze specifiche dell’apprendista, aiutandolo a superare le sfide e a sviluppare competenze in modo più efficace.
    3. Apprendimento attivo: Lo scaffolding favorisce l’apprendimento attivo, incoraggiando l’apprendista a partecipare attivamente al processo di apprendimento e a risolvere problemi in modo autonomo.
    4. Zone di sviluppo prossimale: Il concetto di scaffolding è spesso collegato alla “zona di sviluppo prossimale” (ZSP), che rappresenta la differenza tra ciò che un individuo può fare da solo e ciò che può fare con l’assistenza di un esperto. Lo scaffolding mira a guidare l’apprendista attraverso la ZSP verso un livello di competenza superiore.
    5. Verifica costante: Lo scaffolding richiede una continua valutazione delle esigenze e dei progressi dell’apprendista per adattare il supporto in modo appropriato.

    Questo approccio è ampiamente utilizzato in ambito educativo per migliorare l’apprendimento e favorire lo sviluppo delle competenze.

  • Cosa fa un programmatore

    Cosa fa un programmatore

    Un programmatore, noto anche come sviluppatore software o developer, è un professionista che scrive codice informatico per creare applicazioni, software, siti web e altri prodotti digitali. Il lavoro di un programmatore è al cuore dello sviluppo tecnologico e gioca un ruolo fondamentale nella creazione di soluzioni software che rispondono alle esigenze degli utenti e alle sfide aziendali. Le responsabilità di un programmatore possono variare in base al tipo di progetto, alla tecnologia utilizzata e all’azienda in cui lavorano, ma in genere includono:

    1. Sviluppo di Codice: La responsabilità principale di un programmatore è scrivere codice informatico utilizzando diversi linguaggi di programmazione, come Python, Java, C++, JavaScript, Ruby, e molti altri. Questo codice costituirà la base del software o dell’applicazione che stanno sviluppando.
    2. Progettazione del Software: I programmatori partecipano alla progettazione dell’architettura del software o dell’applicazione. Questo include la definizione di struttura, componenti, interfacce e flussi di dati.
    3. Risoluzione dei Problemi: I programmatori risolvono problemi tecnici e sfide che emergono durante lo sviluppo. Questo può includere la correzione di bug, l’ottimizzazione delle prestazioni e la risoluzione di errori di codifica.
    4. Collaborazione con il Team: I programmatori lavorano spesso in team di sviluppo, collaborando con progettisti, analisti, tester e altri professionisti per creare una soluzione software completa e funzionante.
    5. Creazione di Interfacce Utente: Se il progetto coinvolge interfacce utente, i programmatori lavorano alla creazione di layout, elementi visivi e funzionalità interattive che gli utenti vedranno e useranno.
    6. Test e Debugging: I programmatori eseguono test sul software per individuare errori, bug e comportamenti inaspettati. Quindi, correggono questi problemi per garantire che il software funzioni correttamente.
    7. Documentazione del Codice: Documentano il codice che scrivono in modo che altri membri del team possano capire e collaborare efficacemente con esso. Questa documentazione può includere spiegazioni di funzioni, procedure e altre parti del codice.
    8. Aggiornamenti e Manutenzione: Dopo l’implementazione, i programmatori possono continuare a lavorare su un progetto per implementare nuove funzionalità, aggiornamenti e miglioramenti, oltre a fornire manutenzione e supporto.
    9. Seguire le Best Practices: I programmatori devono seguire le migliori pratiche di sviluppo software, inclusa la scrittura di codice pulito, l’adozione di stili di programmazione coerenti e l’attenzione alla sicurezza.
    10. Apprendimento Continuo: Date le continue evoluzioni nel campo dell’informatica, i programmatori devono rimanere aggiornati sulle ultime tecnologie, linguaggi e tendenze per rimanere competitivi e produttivi.

    In sintesi, un programmatore è un esperto nello sviluppo di codice informatico e svolge un ruolo cruciale nello sviluppo di applicazioni e software che alimentano il mondo digitale di oggi.

  • Operativizzazione: cosa significa e dove nasce

    Operativizzazione: cosa significa e dove nasce

    L’operativizzazione è un concetto utilizzato nella ricerca e nella pedagogia per descrivere il processo di traduzione di concetti astratti o teorici in misurabili, osservabili e quantificabili. Questo processo consente di rendere possibile la valutazione empirica di variabili o concetti che altrimenti sarebbero difficili da misurare direttamente. Nella pedagogia, l’operativizzazione è spesso utilizzata per definire chiaramente come misurare e valutare concetti educativi complessi.

    Ecco come funziona l’operativizzazione nella pedagogia:

    1. Definizione di concetti educativi: Prima di poter misurare qualsiasi cosa, è necessario definire chiaramente i concetti o le variabili educative di interesse. Questi concetti possono riguardare aspetti dell’apprendimento, delle prestazioni degli studenti, delle strategie didattiche o di altri aspetti dell’educazione.
    2. Identificazione di indicatori o misure: Una volta definiti i concetti, è necessario identificare gli indicatori o le misure che rappresentano efficacemente quei concetti. Ad esempio, se si sta cercando di misurare il “successo accademico,” gli indicatori potrebbero includere voti, risultati degli esami standardizzati, tassi di frequenza scolastica, ecc.
    3. Sviluppo di strumenti di misurazione: Successivamente, vengono sviluppati strumenti di misurazione specifici che consentono di raccogliere dati sugli indicatori identificati. Questi strumenti possono essere questionari, test, interviste, registrazioni, osservazioni dirette, o una combinazione di queste tecniche.
    4. Validazione: Gli strumenti di misurazione devono essere validati per assicurarsi che misurino in modo accurato ciò che si intendeva misurare. Questo può comportare la conduzione di studi pilota, l’analisi di affidabilità e validità degli strumenti e la raccolta di dati di confronto per verificare la validità delle misurazioni.
    5. Raccolta dati: Una volta che gli strumenti di misurazione sono pronti, i dati vengono raccolti dagli studenti, dagli insegnanti o da altri soggetti di interesse. Questi dati vengono quindi analizzati per ottenere risultati quantificabili.
    6. Analisi e interpretazione dei dati: Gli analisti utilizzano i dati raccolti per valutare i concetti educativi di interesse. Questo può includere la valutazione delle relazioni tra variabili, l’identificazione di tendenze o modelli, e la formulazione di conclusioni basate sui dati.
    7. Utilizzo dei risultati: I risultati dell’operativizzazione possono essere utilizzati per prendere decisioni informate sull’educazione, sviluppare interventi didattici, valutare programmi educativi o condurre ricerche pedagogiche.

    In sintesi, l’operativizzazione è un processo cruciale nella pedagogia che consente di tradurre concetti educativi astratti in misurazioni concrete e oggettive, consentendo così la ricerca empirica e l’analisi critica dei fenomeni educativi. Questo processo aiuta a rendere la pedagogia una disciplina basata su dati concreti e verificabili.

  • NoiPa: manutenzione programmata dal 5 all’8 luglio

    NoiPa: manutenzione programmata dal 5 all’8 luglio

    Come riportato sul sito ufficiale, il Portale NoiPA sarà temporaneamente chiuso dalle ore 18:00 di venerdì 5 luglio alle ore 08:00 di lunedì 8 luglio per consentire interventi di aggiornamento del sistema. Non abbiamo altre news ufficiali a disposizione, ma è prevedibile che non funzioneranno neanche le app adibite all’accesso ai NoiPA, in quei giorni.

    Il comunicato del sito ufficiale uscito stamattina afferma che:

    A partire dalle ore 18:00 di venerdì 5 luglio fino alle ore 08:00 di lunedì 8 luglio, è prevista la chiusura temporanea del Portale NoiPA per consentire interventi di aggiornamento del sistema.

    A livello pratico che cosa significa? Per i dipendenti pubblici pubblici ciò comporta che se c’è necessità di consultare i cedolini di questo mese, ad esempio, è consigliabile farlo entro giovedì 4 luglio oppure a partire da lunedì prossimo (8 luglio).

    Cosa significa in pratica?

    • Nessun accesso al Portale NoiPA: Durante il periodo di chiusura, non sarà possibile accedere al Portale NoiPA per nessun motivo. Ciò significa che i dipendenti pubblici non potranno:

      • Consultare il cedolino dello stipendio di luglio
      • Visualizzare o modificare i dati personali
      • Presentare domande o istanze
      • Effettuare altre operazioni sul proprio conto

    • Cedolini di luglio: Per questo motivo, è consigliabile a tutti i dipendenti pubblici di consultare il cedolino dello stipendio di luglio entro giovedì 4 luglio. In alternativa, potranno farlo a partire da lunedì 8 luglio.


    Cosa fare se hai bisogno di assistenza?

    Per qualsiasi necessità o urgenza durante il periodo di chiusura, i dipendenti pubblici possono contattare il Contact Center NoiPA al numero 06 45589999.

    In breve:

    • Il Portale NoiPA sarà chiuso da venerdì 5 a lunedì 8 luglio.
    • Non sarà possibile accedere al portale durante questo periodo.
    • Si consiglia di consultare il cedolino di luglio entro giovedì 4 luglio.
    • Per assistenza, contattare il Contact Center NoiPA al numero 06 45589999.

    Informazioni aggiuntive:

    Nota: questo è un sito di informazione tecnologica che non è legato a NoiPa.

  • Freelance: che significa, cosa fa, spiegazione

    Freelance: che significa, cosa fa, spiegazione

    Un freelance è un professionista indipendente che offre i propri servizi a diverse aziende o clienti senza un contratto fisso o a tempo pieno. Lavorano per conto proprio, guadagnando flessibilità e autonomia, ma spesso devono gestire la ricerca di clienti e la gestione amministrativa. Sono presenti in varie professioni come scrittura, design, programmazione, fotografia e altro ancora.

    Significato freelance

    Il termine “freelance” è un prestito linguistico dall’inglese, composto da due parole: “free” (libero) e “lance” (lancia). L’origine di questa parola risale al Medioevo, quando i mercenari che erano disposti a combattere per chiunque offrisse un pagamento venivano chiamati “free lances”, ovvero “lance libere”. Nel corso del tempo, il termine si è evoluto per riferirsi a persone che offrono i propri servizi in vari settori senza essere legate a un unico datore di lavoro o impresa.

    Cosa fa un freelance

    Un freelance è un professionista indipendente che offre i propri servizi a diverse aziende, clienti o progetti, senza un legame contrattuale fisso o a tempo pieno con un datore di lavoro specifico. I freelance lavorano per conto proprio, gestendo la propria attività e clientela. Questa modalità di lavoro offre flessibilità e autonomia, ma richiede anche una buona organizzazione e capacità di trovare costantemente nuove opportunità lavorative.

    Esempi di freelance famosi in varie professioni:

    1. Scrittura e Giornalismo:
      • J.K. Rowling, autrice della serie “Harry Potter”, iniziò come freelance prima di diventare una scrittrice di successo.
      • Hunter S. Thompson, celebre giornalista e scrittore, lavorò come freelance per diverse testate giornalistiche.
    2. Design Grafico e Illustrazione:
      • Jessica Hische, illustratrice e designer, è nota per il suo lavoro freelance e le sue opere artistiche.
      • Stefan Sagmeister, designer grafico e artista, ha realizzato progetti sia per aziende che come freelance.
    3. Fotografia:
      • Annie Leibovitz, celebre fotografa di ritratti, ha iniziato la sua carriera come freelance per riviste e giornali.
      • Steve McCurry, fotografo famoso per il suo scatto “Ragazza afgana”, ha lavorato come freelance per varie testate.
    4. Programmazione e Sviluppo Web:
      • Linus Torvalds, creatore del kernel di Linux, ha contribuito al progetto inizialmente come freelance.
      • Matt Mullenweg, fondatore di WordPress, ha iniziato come freelance nella creazione di siti web.
    5. Musica e Produzione Audio:
      • Hans Zimmer, compositore di colonne sonore di successo, iniziò come freelance nella scena musicale.
      • Quincy Jones, produttore musicale rinomato, ha lavorato come freelance prima di diventare un’icona dell’industria.
    6. Marketing Digitale:
      • Neil Patel, esperto di marketing e consulente, è conosciuto per il suo lavoro freelance nel campo del digital marketing.
      • Rand Fishkin, fondatore di Moz, è stato un noto freelance nel settore dell’ottimizzazione dei motori di ricerca (SEO).

    Questi sono solo alcuni esempi di professionisti freelance famosi in diverse discipline. Il lavoro freelance offre la possibilità di creare una carriera su misura, ma richiede una forte dedizione e una buona capacità di networking per stabilire connessioni e trovare opportunità lavorative.

    Foto: un freelance re-immaginato dall’intelligenza artificiale di Midjourney

  • Le richieste di backlink via email non sono un modo di fare SEO efficace

    Le richieste di backlink via email non sono un modo di fare SEO efficace

    Questo articolo è dedicato, fuori dai denti, a chi “sa di cosa parlo“: mi riferisco alle decine, centinaia, forse migliaia di individui che affollano la mia casella di posta di richieste come quella di cui parlo in questo articolo, spesso forwandando la stessa email più volte chiedendosi “se abbia letto” o meno.

    Al netto di quanto questo atteggiamento sia snervante per chiunque non sia abituato all’idea, le richieste di essere linkati via email possono funzionare entro certi limiti, ma sono ormai viziate dalla nostra stessa intersoggettività : in altri termini, smettono di essere efficaci perchè chiunque fa richieste di essere linkato da siti più grossi, spesso e volentieri come sotterfugio per avere un servizio gratuito e con sforzo minimo.

    Fuori da ogni ipocrisia, le richieste di link via email (link building via email, mi riferisco) restano tra le più comuni, semplici e diffuse sul web per chiunque abbia un sito di un qualche interesse: molti webmaster si accordano privatamente sotto questo punto di vista, e Google fa da sempre molta fatica a tracciare correttamente i link naturali da quelli “forzati”. Se la pratica sarebbe teoricamente efficace da un punto di vista prettamente SEO, configurandosi come una specie di win-to-win (come va di moda scrivere in questi casi), da altri punti di vista sono una forma di goffo “baratto” che ormai è stata portata all’estremo dalla pratica.

    In altri termini, le orde di link builder in erba che scrivono a chiunque elemosinando un linkettino hanno definitivamente stufato, proprio perchè abusano del tempo, della pazienza e della capacità  di comprensione della realtà  di ognuno di noi, piccoli editori del web.

    In media mi arrivano circa sei o sette richieste del genere a settimana, un numero spaventoso – a ben valutarlo – che affianca da un lato chi semplicemente ce prova, senza mezzi termini, e chi subdolamente “sonda” il terreno per capire se possa scroccare qualcosa. Del resto scrivere una mail costa zero, senza contare che crearsi account fake (per provare più volte a farlo) costa ancora meno.

    Il più delle volte le richieste di link via email sono da me lette – felice di sbagliarmi in caso contrario – come una specie di favori, di piacere personali che, non si sa bene per quale motivo, avrei dovuto concedere ad un certo sito. Specie quando leggo formule stantìe e abusate, malamente adattate dai blog SEO americani, in cui la gente mi scrive che dovrei linkare questo sito di erboristeria perchè “i miei lettori ne gioverebbero”, come se l’operazione non avvantaggiasse il sito destinazione bensì, per qualche arcano motivo, i miei “poveri” lettori. Che il web sia un luogo in cui avvengono pratiche predatorie o manipolatorie resta purtroppo un dato di fatto, del resto, quindi nessuno vuole fare moralismo in merito, non è questo il punto: quello che mi chiedo è come si possa davvero investire tutto questo tempo nel fare attività  del genere, con una tecnica che ricorda più la “pesca a strascico” tipica del phishing che attività  SEO o di link building vere e proprie.

    Un qualcosa che ricorda molto da vicino chi, ancora oggi, chiede di lavorare per la “visibilità “ senza darci nulla in cambio di concreto in termini monetari, confermando la tendenza più arcaico capitalista di sempre: gli altri devono lavorare gratis, io devo solo guadagnare. Senza addentrarci in un discorso che sarebbe più orientato sul mondo del lavoro freelance che altro, mi limito a concludere che chi manda quelle email ingannevoli dovrebbe, forse, ragionare un po’ di più su quello che sta facendo, specie se lo sta facendo per la “visibilità ” e senza una paga anche solo simbolica.

    Il punto, in pratica, non è nemmeno quello di discutere l’etica delle richieste via email che, per quanto mi riguarda, non sono più scandalose di altre pratiche SEO: quello che mi ha seriamente stufato è l’approssimazione che si ostenta nel farlo, lo script subdolo con cui queste richieste cercano (in modo addirittura risibile, in certi casi) di ingannare la buona fede altrui, di chi passa nottate a lavorare sui propri blog per renderli più decenti che mai e che si sente, oggi, come nel 2016 (anno in cui ho pubblicato questo articolo per la prima volta, ndr), sempre più preso in giro.

    L’arte di chiedere link via email per fare link building è viva e vegeta, intendiamoci: non voglio stare qui a dire che non funziona e che non vada fatta, anzi, dico solo che non serve a granchè se la affidate a Monella_85 o a turboMario_69. Guardiamoci in faccia: capisco la necessità  di privacy, di cui sono e rimango un difensore instancabile, ma non giochiamo a nascondino con queste cose, solo questo. Anche perchè, da che io ricordi, sono sempre “uscito” col mio nome e cognome, per cui non vedo perchè debba esserci uno sbilanciamento del genere e perchè, soprattutto, non debba considerare l’uso di nomi inventati (o addirittura di aziende inventate, in alcuni casi) un motivo più che valido per non prendere in considerazione la vostra richiesta.

    Quand’è allora che chiedere backlink via email non funziona, in questo senso prettamente “di mercato”? Ho individuato alcuni casi “tipici”:

    1. Molte mail di questo tipo sembrano scritte da programmi automatici (e molte di queste lo erano), con scarsa voglia e poco interesse, della serie “spariamo nel mucchio e vediamo cosa succede“. Se sono parte di un esperimento modello cavia da laboratorio, quindi, vi pregherei quantomeno di farmelo presente, soprattutto quando mi capita di leggere spam scritto dall’ennesimo passa-carte sottopagato.
    2. In molti casi ho l’impressione che la richiesta, detta in modo un po’ brutale, non abbia alcun senso: voglio dire, è una cosa molto utile che mi segnali una risorsa che potrebbe interessare il mio sito – vedi le classiche liste di software che ho stilato, con pazienza e fatica, in questi anni – quindi: hai fatto un software utile, e vuoi che te lo linki. Ci potrebbe stare, ed è una cosa un po’ diversa chiedere un link restando sul generico, penso.
    3. La pretesa: la validità  della proposta ovviamente non significa che uno debba pretendere, perchè ci sono momenti in cui non ho tempo, voglia e modo di rispondere alle vostre richieste (tanto per farvi capire, non sono esattamente il tipo che passa le giornate sui social network, figuriamoci se ho voglia di farlo stando attaccato alle email), quindi fate pace con questo concetto e, se concesso dalle politiche aziendale delle realtà  per cui operate, abbiate magari un po’ di rispetto.
    4. La logica dei “cumpari – Secondo moltissimi, io – per dire chiunque abbia un sito – dovrei linkarti perchè siamo colleghi, siamo tutti sulla stessa barca e signora mia, si stava meglio quando si stava peggio. Tutto questo perchè il mio sito è simile al tuo, ah vabbè, vado un attimo a farmi linkare da Amico Fritz, e figuriamoci se il caro compare se mi dirà  di no. Anche qui, vedi il punto 3.
    5. Sfacciataggine. Riservatevi atteggiamenti predatori o sfacciati per Tinder, al limite, non per le richieste che inviate: ricevo massimamente ancora oggi, su un campione di 6 anni di osservazioni, richieste di link della serie (mi ha detto mio cugggino) “un caro amico mi ha detto che ti fai pagare in altri link“, “saresti disposto a scrivere una recensione del mio prodotto, no figurati, non te lo mando nemmeno, c’è la crisi, pero’ parlane bene, link nofollow, ok?“, (casualista) “mi chiedevo se, passando di qui per caso, mi linkeresti, così, se ti capita e non ti costa troppo, tanto tu sei bravo e ci metti 5 minuti“. Alla fantasia non c’è limite, come si suol dire, ma alla dignità  forse uno c’è, da qualche parte.

    Forse, e dico forse, sarebbe meglio dedicarsi ad approcci un po’ più costruttivi alla questione, invece di massacrare quel poco di creatività  che rimane in questo lavoro.

    Ehi, cumpari…

  • Jacques Lacan spiegato da una IA

    Jacques Lacan spiegato da una IA

    AI, spiega Lacan in modo semplice.

    Jacques Lacan era uno psicoanalista francese che sviluppò un approccio unico alla psicoanalisi che enfatizza il ruolo del linguaggio (e delle relazioni sociali) nel plasmare la psiche. Le sue teorie sono molto influenti in campi come la letteratura, gli studi culturali e la teoria critica, ma possono essere difficili da comprendere a causa della loro complessità e della dipendenza dalla terminologia tecnica.

    La fase dello specchio

    Al centro dell’approccio di Lacan c’è il concetto di “fase dello specchio”, che si verifica nei primi mesi di vita di un bambino. Durante questa fase, il bambino inizia a riconoscere il proprio riflesso in uno specchio e diventa consapevole di se stesso come essere separato e distinto. Tuttavia, questo riconoscimento è incompleto e frammentato e il senso di sé del bambino è modellato dal modo in cui si vede riflesso negli occhi degli altri.

    Lacan ha sostenuto che il soggetto umano è fondamentalmente diviso, con la mente cosciente (l ‘”ego”) che cerca costantemente di conciliare le esigenze contrastanti della mente inconscia (l’”id”) e la realtà esterna (il “superego”). L’ego cerca sempre di raggiungere un senso di unità e completezza, ma questo è un compito impossibile perché l’inconscio tira costantemente in direzioni diverse e le nostre relazioni sociali cambiano costantemente.

    Reale, immaginario e simbolico

    Nella sua teoria, Lacan distingue tre ordini della realtà, ovvero il reale, il simbolico e l’immaginario.

    1. Il reale: il reale è l’ordine della realtà che non può essere rappresentato nella coscienza e che rimane sempre al di fuori delle nostre categorie di pensiero. Il reale è l’inconscio, il desiderio e le pulsioni irrazionali che influiscono sul nostro comportamento.
    2. Il simbolico: il simbolico è l’ordine della realtà rappresentato dai simboli e dalle parole che utilizziamo per nominare le cose. La lingua è la chiave per accedere all’ordine simbolico e per comprendere il mondo.
    3. L’immaginario: l’immaginario è l’ordine della realtà rappresentato dalle immagini e dalle rappresentazioni mentali che noi costruiamo del mondo. L’immaginario è il modo in cui noi ci rappresentiamo noi stessi e gli altri e il modo in cui costruiamo le nostre relazioni con gli altri.

    Prendiamo ad esempio il film “Inception” di Christopher Nolan:

    1. Il reale: Nel film, il reale può essere rappresentato dalla realtà fisica in cui vivono i personaggi, inclusi gli elementi dell’azione, dell’ambientazione e delle conseguenze concrete delle loro azioni. Ad esempio, le città, gli edifici e gli oggetti rappresentano il reale.
    2. L’immaginario: L’immaginario è rappresentato dalle proiezioni mentali create dai personaggi all’interno dei loro sogni o della mente stessa. In “Inception”, le immagini e gli eventi che i personaggi sperimentano nei loro sogni costituiscono l’immaginario. Le relazioni personali e le esperienze emotive all’interno dei sogni possono essere considerate aspetti dell’immaginario.
    3. Il simbolico: Il simbolico può essere rappresentato dalla struttura e dalle regole che governano il mondo dei sogni nel film, così come dalle regole e dalle convenzioni che i personaggi devono seguire per raggiungere i loro obiettivi. Il concetto centrale dell’”inception”, ovvero l’inserimento di un’idea nella mente di qualcuno senza che questa ne sia consapevole, rappresenta un aspetto simbolico del film. Inoltre, il totem che ciascun personaggio utilizza per distinguere la realtà dai sogni può essere considerato un simbolo importante nel contesto della trama.

    Attraverso questi tre registri, “Inception” esplora i confini tra realtà e sogno, esamina le percezioni soggettive della realtà e offre una riflessione sul potere del simbolismo e della mente umana.

    Lacan ha anche sottolineato l’importanza del linguaggio nel modellare il nostro senso di sé e il nostro rapporto con il mondo. Ha sostenuto che usiamo il linguaggio per comunicare i nostri pensieri e sentimenti, ma anche per oscurare e ingannare noi stessi e gli altri. Il linguaggio è uno strumento cruciale per la costruzione del significato, ma impone anche limiti alla nostra comprensione e crea fraintendimenti.

    In sintesi, l’approccio di Lacan alla psicoanalisi sottolinea il ruolo del linguaggio e delle relazioni sociali nel plasmare la psiche, e le divisioni ei conflitti inerenti all’interno del soggetto umano. Sebbene le sue teorie possano essere difficili da comprendere, hanno avuto un’influenza significativa nel campo della psicoanalisi e continuano a essere dibattute e discusse da studiosi e professionisti oggi.

    Il sinthomo

    (i neologismi di Lacan sono numerosi e rendono affascinante la sua scrittura perchè, di fatto, fanno riferimento a principi base: sinthomo, ad esempio, oppure lalingua per riferire il principio universale di qualsiasi lingua) il concetto di “sinthomo” si riferisce a una sorta di nodo o punto di convergenza tra i tre registri fondamentali della psiche umana: il reale, l’immaginario e il simbolico.

    Questi tre registri sono concetti chiave nella teoria lacaniana, come abbiamo visto:

    1. Il “reale” rappresenta ciò che esiste al di là della simbolizzazione e dell’immaginazione, è l’irriducibile e inafferrabile nucleo dell’esperienza umana, caratterizzato da una mancanza di completezza e da una resistenza alla simbolizzazione.
    2. L’”immaginario” si riferisce al registro delle immagini, delle rappresentazioni mentali, delle identificazioni e delle relazioni interpersonali. È il livello della percezione e dell’immaginazione che contribuisce alla formazione dell’identità e delle relazioni sociali.
    3. Il “simbolico” è il registro del linguaggio, della cultura, delle norme sociali e delle convenzioni che organizzano e regolano l’esperienza umana attraverso il simbolo e il significato condiviso.

    Il “sinthomo”, introdotto da Lacan nella sua ultima fase, rappresenta un elemento singolare che tiene insieme questi tre registri senza risolvere le tensioni o le contraddizioni tra di essi. È una sorta di nodo che incarna l’irriducibile complessità e l’ambivalenza dell’esperienza umana. Il sinthomo può essere visto come una forma di soluzione creativa o di compromesso che emerge dalle dinamiche psichiche individuali, senza essere completamente riducibile a nessuno dei registri predefiniti di Lacan.

    Quindi, quando Lacan afferma che il sinthomo tiene uniti il reale, l’immaginario e il simbolico, si riferisce al fatto che questo concetto rappresenta una sorta di punto di intersezione e tensione tra i diversi aspetti della psiche umana, senza che nessuno dei tre registri prenda il sopravvento o si risolva completamente negli altri.

    Il nodo borromeo

    Il nodo Borromeo è il modo di Lacan per rappresentare formalmente la struttura della soggettività umana, il “supporto del soggetto”, per usare le parole del Seminario XXIII Il Sinthomo. In matematica un nodo è una branca della topologia che studia le curve chiuse, dalla formulazione complessa e con vari problemi aperti ancora oggi: uno di quelli più interessanti è determinare, ad esempio, un criterio per cui i diagrammi rappresentati di due nodi (le loro proiezioni in due dimensioni) se il nodo è banale o no, ovvero se si scoglie.

    Il nodo Borromeo rappresenta l’essere parlante ed è composto dai tre ordini: Immaginario, Simbolico, Reale.

    L’ordine Immaginario riguarda principalmente le immagini (sia immaginative che percettive — l’immagine speculare o immagine allo specchio viene percepita), gli io e gli alter-ego, forme, figure, identificazione e disidentificazione, completezza, io ideale, fantasie e sogni diurni qua immagini, lotta per il riconoscimento, rivalità, aggressività, sovraprossimità, narcisismo, ecc.  L’ordine Immaginario è anche dualistico in quanto riguarda due coscienze egoiche che si confrontano senza l’intermediazione del terzo (l’ordine Simbolico, il grande Altro). La dimensione Immaginaria è in altri termini la nostra esperienza diretta della realtà, ma anche dei nostri sogni e degli incubi — è il dominio dell’apparire, di come le cose ci appaiono. La dimensione Simbolica è ciò che Lacan chiama spesso il “grande Altro”, l’ordine invisibile che struttura la nostra esperienza della realtà, la complessa rete di regole e significati che ci fa vedere ciò che vediamo nel modo in cui lo vediamo (e, viceversa, ciò che non vediamo nel modo in cui non lo vediamo).

    Il Simbolico è invece l’ordine dei significanti, della Legge, della proibizione, delle regole, del linguaggio, delle istituzioni sociali, ecc. L’Immaginario e il Simbolico costituiscono ciò che pensiamo come la nostra realtà sociale.

    Il Reale comprende tutte quelle cose che devono essere represse affinché la nostra realtà Immaginario-Simbolica funzioni. Il Reale è l’ordine del godimento (jouissance), dell’inconscio, della pulsione di morte, del trauma, della contingenza radicale, delle incongruenze e delle lacune.

    Il Reale, pertanto, non è semplicemente la realtà esterna, ma è letteramnente impossibile, perchè non può essere né direttamente esperito o simbolizzato. Come tale, il Reale può essere solo conoscibile nei suoi indizi, effetti o scosse, per quanto parziali o soggettivi possano essere.

    La realtà è qualcosa di diverso dal Reale, ed è più vicina ad un intreccio tra simbolico e immaginario di cui sopra.

    ChatGPT – Versione del 6 febbraio 2024.

  • Quiz grammatica

    Quiz grammatica

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    Benvenuti nell’affascinante mondo della grammatica italiana! Se siete alla ricerca di risposte alle vostre domande linguistiche, desiderate testare le vostre conoscenze o semplicemente volete esplorare il corretto utilizzo di espressioni come ‘davvero’ o ‘d’avvero’, siete nel posto giusto. Il nostro sito offre una vasta gamma di quiz e test di grammatica italiana, progettati per aiutarvi a migliorare le vostre abilità linguistiche in modo divertente e informativo. Non importa se siete principianti o esperti, c’è qualcosa qui per tutti. Esplorate le nostre risorse linguistiche, imparate in modo interattivo e godetevi il viaggio nell’apprendimento della grammatica italiana

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