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  • Cos’è la scuola paritaria?

    Cos’è la scuola paritaria?

    Scuola Paritaria: Un’alternativa all’istruzione pubblica in Italia

    Nel panorama scolastico italiano, le scuole paritarie rappresentano una realtà sempre più diffusa e interessante, offrendo un’alternativa valida all’istruzione pubblica. Ma cosa sono esattamente le scuole paritarie e come funzionano? In questo articolo cercheremo di fare chiarezza su questi aspetti, evidenziandone i vantaggi e le criticità.

    Cosa sono le scuole paritarie? (significato)

    Le scuole paritarie sono istituti scolastici non statali che, pur operando in autonomia, sono riconosciute e parificate dal sistema nazionale di istruzione. Questo significa che rilasciano diplomi e titoli di studio aventi lo stesso valore legale di quelli rilasciati dalle scuole pubbliche. Le scuole paritarie possono essere di ogni ordine e grado, dalla scuola dell’infanzia ai licei, e si caratterizzano per un progetto educativo ben definito, spesso con un orientamento religioso, culturale o pedagogico specifico.

    Come funzionano le scuole paritarie?

    Le scuole paritarie sono gestite da enti privati, come associazioni, enti religiosi o cooperative. Per ottenere la parità, devono rispettare alcuni requisiti fondamentali:

    • Criteri di ammissione: gli studenti possono essere ammessi sulla base di prove di selezione o criteri di priorità, oltre ai requisiti previsti per la scuola pubblica.
    • Piano di studi: il piano di studi deve essere conforme agli indirizzi ministeriali, con la possibilità di integrare materie e attività specifiche del progetto educativo della scuola.
    • Personale docente: i docenti devono essere in possesso delle qualifiche necessarie per l’insegnamento nella scuola pubblica.
    • Strutture: le strutture scolastiche devono essere adeguate e a norma di legge.

    Vantaggi delle scuole paritarie

    Le scuole paritarie offrono alcuni vantaggi rispetto alle scuole pubbliche:

    • Maggiore flessibilità: spesso offrono un’offerta formativa più flessibile, con orari e programmi diversificati.
    • Progetto educativo personalizzato: possono proporre un progetto educativo più personalizzato, in linea con la loro specifica identità.
    • Maggiore attenzione all’alunno: in genere, le classi sono meno numerose, consentendo una maggiore attenzione al singolo alunno.
    • Ambiente più familiare: l’ambiente scolastico è spesso più familiare e accogliente.

    Criticità delle scuole paritarie

    Le scuole paritarie presentano anche alcune criticità:

    • Costi: le rette di iscrizione possono essere elevate, non accessibili a tutte le famiglie.
    • Mancanza di fondi pubblici: ricevono finanziamenti pubblici inferiori rispetto alle scuole pubbliche, potendo quindi avere risorse limitate.
    • Mancanza di seggi: in alcune zone, il numero di posti disponibili nelle scuole paritarie potrebbe essere insufficiente a soddisfare la domanda.

    Le scuole paritarie rappresentano una valida alternativa all’istruzione pubblica in Italia, offrendo un’offerta formativa diversificata e un ambiente di apprendimento più personalizzato. Tuttavia, è importante considerare attentamente i costi e la disponibilità di posti prima di optare per questa scelta.

    Per approfondire:

  • VoIP (Voice over IP): cos’è e come funziona

    VoIP (Voice over IP): cos’è e come funziona

    VoIP: telefonate digitali per aziende e privati

    La tecnologia VoIP (Voice over IP) è probabilmente uno degli aspetti di cui siamo meno consapevoli nelle nostre attività  quotidiane: spesso, infatti, potremmo averne fatto uso senza saperlo, ad esempio durante una normale telefonata dall’ufficio (e in alcuni casi da casa). La cosa singolare di questa tecnologia è che viene usata per la telefonia (sia audio che video), cosa che (quantomeno in forma audio) sarebbe possibile anche mediante rete telefonica.

    Perchè usare il VoIP

    In tempi di smartworking massivo come quelli che viviamo/abbiamo vissuto nostro malgrado (anche se qualcuno suggerisce che sarebbe più corretto parlare di working from home), il VoIP continua senza dubbio a prendere piede, imponendo un passaggio infrastrutturale profondo: dalle linee telefoniche tradizionali a quelle basate internamente su internet, il tutto (come accenavamo poco fa, del resto) senza che il cliente percepisca alcuna differenza.

    Perchè, alla fine? Se c’era già la rete a commutazione di circuito che permetteva di fare uso di telefonia, creando un circuito dedicato tra chiamante e chiamato, perchè mai sfruttare quella a pacchetto per farlo? Ci sono almeno due considerazioni che hanno favorito la diffusione del VoIP: la prima riguarda l’abbattimento dei costi, che è da sempre l’ossessione di chiunque voglia diffondere l’uso delle nuove tecnologie a livello di massa. La seconda riguarda la possibilità di fare delle chiamate anche video, non solo audio, e di aggiungere servizi ulteriori alla chiamata – come, a titolo di esempi non esaustivi, la possibilità di mettere in pausa la chiamata, di effettuare il passaggio ad un altro operatore, di inserire una musica di attesa su richiesta e così via (MoIP o Multimedia over IP, in questi casi).

    E c’è anche un ulteriore vantaggio di mezzo, che consiste nella possibilità di fare la portabilità del numero in modo semplice e veloce, via software, visto che il numero VoIP è legato al software (l’app che installiamo per usarlo) e non più alla linea come avveniva nella commutazione a circuito, con ulteriore abbattimento dei costi annesso.

    Che cos’è il VoIP

    Il VoIP è una tecnologia per telefonare da qualsiasi apparecchio, basata su indirizzi IP e in tempo reale (applicazione real time, perchè la telefonata tipicamente avviene in diretta) che permettono di abrogare le classiche differenze (e complicazioni) legate alle linee tradizionali a commutazione di circuito. Se infatti i telefoni classici funzionano in modalità  analogica, il VoIP permette di costruire ed installare centralini telefonici totalmente in digitale. Nonostante tutti i lati positivi che abbiamo elencato, rimane il problema dell’uso di una tecnologia a commutazione di pacchetto, dove i pacchetti (così come avviene per HTTP) non è detto che vengano recapitati, così come è possibile che siano introdotte latenze o ritardi nella comunicazione: questo naturalmente è un problema da affrontare nel suo insieme, sfruttando due tra i protocolli più diffusi per il VoIP: H.323 e SIP.

    Protocollo H.323 per il VoIP

    L’architettura VoIP basata sul protocollo H.323 è un insieme di standard che definiscono la trasmissione di audio, video e dati attraverso reti IP, come Internet o intranet. Questo protocollo è stato sviluppato dall’ITU (International Telecommunication Union) per supportare la comunicazione in tempo reale su reti a pacchetto e rappresenta una delle prime soluzioni standardizzate per il VoIP (Voice over IP).

    Componenti Principali dell’Architettura H.323:

    1. Terminali (Endpoints):
      • Sono dispositivi che generano e ricevono traffico audio/video. Possono essere telefoni IP, softphone, gateway o altri dispositivi in grado di gestire comunicazioni VoIP. Ogni terminale H.323 deve supportare almeno audio, con video e dati opzionali.
    2. Gateway:
      • Un gateway è un dispositivo che connette una rete H.323 con un’altra rete, come la rete telefonica tradizionale (PSTN). Si occupa della conversione dei protocolli, formati dei dati e altre funzioni necessarie per garantire la comunicazione tra sistemi diversi.
    3. Gatekeeper:
      • Il gatekeeper è un’entità facoltativa ma cruciale in un’architettura H.323. Funziona come il gestore di chiamate, fornendo servizi come la traduzione degli indirizzi (indirizzi IP a numeri di telefono), controllo dell’accesso e gestione della larghezza di banda. Può anche controllare le connessioni tra i terminali e instradare le chiamate.
    4. MCU (Multipoint Control Unit):
      • L’MCU è responsabile delle conferenze a più punti, cioè quando più di due terminali partecipano a una chiamata. Gestisce la segnalazione e il mixing delle comunicazioni audio/video tra i partecipanti alla conferenza.

    Funzionamento del Protocollo H.323:

    H.323 è un protocollo complesso che include diversi sottoprotocolli per gestire le diverse funzioni:

    • H.225:
      • Si occupa della segnalazione e dell’instradamento delle chiamate. Utilizza il protocollo Q.931 per stabilire, mantenere e chiudere le sessioni di chiamata.
    • H.245:
      • Gestisce il controllo delle connessioni, incluso lo scambio di capacità (quali codec audio/video supporta il terminale), la negoziazione del canale e il controllo della larghezza di banda.
    • RTP (Real-time Transport Protocol):
      • Utilizzato per la trasmissione in tempo reale di dati audio e video.
    • RTCP (RTP Control Protocol):
      • Lavora in parallelo con RTP per fornire informazioni di controllo e statistiche sulla qualità della trasmissione.
    • RAS (Registration, Admission, and Status):
      • Un protocollo usato tra i terminali e il gatekeeper per la registrazione, il controllo degli accessi e la gestione delle risorse.

    Vantaggi e Limiti di H.323:

    Vantaggi:

    • Standardizzazione: Essendo un protocollo standardizzato, garantisce interoperabilità tra dispositivi di diversi produttori.
    • Completo: Copre tutti gli aspetti della comunicazione multimediale su IP, inclusa la segnalazione, il controllo, e la gestione delle chiamate.

    Limiti:

    • Complessità: La complessità del protocollo e la sua implementazione possono rendere più difficile la configurazione e la manutenzione rispetto a protocolli più recenti come SIP (Session Initiation Protocol).
    • Adattabilità: H.323 è meno flessibile e meno scalabile rispetto a SIP, che è oggi il protocollo VoIP più diffuso.

    In sintesi, l’architettura VoIP basata su H.323 è una soluzione robusta e standardizzata per la comunicazione su reti IP, anche se oggi è spesso sostituita da tecnologie più moderne come SIP.

    Che cos’è il SIP (Session Initiation Protocol) per il VoIP

    Alla base del funzionamento del VoIP nelle sue varie declinazioni vi è il SIP, acronimo per Session Initiation Protocol, che è un protocollo specifico per il caso ed atto a stabilire una sessione di comunicazione generica tra almeno due “attori” coinvolti. Il fatto che SIP (iniziali curiosamente uguali a quelle della Società  Italiana per l’Esercizio Telefonico S.p.A., che poi negli anni 90 sarebbe diventata Telecom Italia) sia uno standard open (cioè aperto, i cui dettagli di funzionamento sono noti pubblicamente) ha alimentato il mercato della telefonia in maniera vertiginosa, facendo crescere il settore fino ad oggi.

    Semplificando un po’ i termini del discorso, un server SIP si interpone tra due telefoni, consentendo sia le telefonate in entrata che quelle in uscita in modo bi-direzionale, mediante varie fasi di comunicazione che partono da un “invito” (letteralmente invite, una sorta di richiesta di comunicazione che parte nel momento in cui componiamo un numero). L’invito viene inoltrato al destinatario dal server, che poi si occupa di far suonare il telefono e rimane in attesa di risposta: a quel punto, se l’interlocutore risponde, può avere inizio la chiamata. Si noti come, per far funzionare il VoIP, non serva necessariamente una connettività  ad internet: in locale, ad esempio nello stesso edificio o ufficio, il VoIP può funzionare anche solo su rete LAN.

    Lo standard SIP è stato dettagliato nel documento ufficiale RFC 3261.

    Centralini PBX: il cuore del funzionamento del VoIP

    La rete telefonica che consente l’uso del VoIP è detta usualmente IP-PBX (Private Branch eXchange), che rappresenta un server centralizzato detto IP PBX che, anzitutto, è connesso ad un router. Grazie al router (e ad un algoritmo di conversione del segnale analogico in digitale, e viceversa) è possibile comunicare con un provider VoIP, che inoltra le chiamate ai possibili destinatari in rubrica, i quali possono far parte del PSTN (Public Switched Telephone Network), una rete telefonica a copertura mondiale a cui è possibile appellarsi ed accedere, tipicamente a pagamento. Dal canto suo, chi usa il VoIP accede ad un dispositivo telefonico che può essere sia uno smartphone dotato di apposite app per il VoIP che, ad esempio, un telefono connesso alla rete internet mediante computer (via USB, in alcuni casi). Questo chiarisce un aspetto fondamentale della tecnologia VoIP, ovvero il fatto che permette di funzionare come un telefono analogico classico, spesso usando dispositivi analoghi a quelli presenti nelle nostre case, e spesso senza che l’utente si accorga della differenza.

    Questo fa parte della cosiddetta virtualizzazione dei centralini telefonici (passiamo dai centralini hardware ai centralini virtuali, in sostanza), che si traduce nella migrazione da una macchina dedicata alla telefonia ad una piattaforma VoIP che spesso, di fatto, può funzionare in cloud (il che automatizza e rende più semplice l’approccio) offrendo tutte le funzioni della telefonia tradizionale più qualche extra (multi-chiamate, videochiamate e così via). Questo si traduce in semplici interfacce web per l’utente per poterlo configurare, ed una generale maggiore facilità  di installazione del sistema.

    Modalità  di routing: unicast e multicast

    VoIP peraltro consente una comunicazione non solo audio ma anche video, su rete a pacchetto e in real-time, sia unicast che multicast. Tale modalità  di routing garantisce la comunicazione solo con un host destinatario specifico (unicast) che distribuendo la comunicazione su più canali (multicast).

    Che cos’è Asterisk?

    La diffusione capillare delle tecnologie VoIP è potuta avvenire, nella pratica di ogni giorno, anche grazie a realtà  come Asterisk, un software open source scritto in linguaggio di programmazione C e sostanziale implementazione di un sistema software PBX. Varie aziende di informatica di fatto vendono soluzioni VoIP che si basano su personalizzazioni a base Asterisk, a volte facendo uso di modalità  di comunicazione come il SIP Trunking.

    La ISO di asterisk si scarica gratuitamente dal sito ufficiale.

    Vari software di messaggistica istantanea e chiamate video e vocali come Skype, ad esempio, permettono l’estensione delle possibili chiamate non solo agli utenti di Skype ma anche (pagando) agli utenti telefonici tradizionali (Skype Connect).

  • Firma digitale di un documento: come si fa (SPID)

    Firma digitale di un documento: come si fa (SPID)

    Se desideri apporre una firma digitale su un documento, hai bisogno di ricorrere ad un servizio di firma digitale a pagamento. Ce ne sono di vari tipi, in Italia, e sono sostanzialmente tutti equivalenti: quello che cambia sono le modalità  di erogazione del servizio, che possono cambiare in base alle tue necessità . Prima pero’ faremo un rapido excursus sulla firma digitale, su come funziona davvero e poi capiremo più facilmente come funziona e come si fa a farne una a proprio nome.

    Che cos’è la firma digitale

    Anzitutto chiariamo una serie di punti fondamentali: tanto per comunciare, non bisogna farsi confondere dal fatto che la firma sia “digitale“, perchè questo non ha nulla a che vedere con fotografie o scanner digitali. Alcuni pensano – e alcuni risultati sui motori di ricerca, diciamo, un po’ alimentano questo equivoco – che la firma digitale sia la scansione di una firma apposta a penna (o magari col mouse) ed inserita all’interno di un documento. Attenzione, non facciamo confusione, non si tratta di questo!

    Strumenti come Adobe, ad esempio permettono di fare questo all’interno di un file PDF, cioè di apporre una scansione digitale della firma, ma la vera firma digitale è una cosa diversa anche se, purtroppo, alcuni la chiamano allo stesso modo, e questo confonde molte persone.

    Immaginiamo di avere un file in PDF, e desideriamo sapere come fare la firma digitale: quello che dobbiamo fare è usare un software di firma adeguato, dargli “in pasto” il file e lui ci restituità  un file firmato digitalmente equivalente, che possiamo riconoscere per il fatto di avere (il più delle volte) estensione .p7m. La firma digitale appone un certificato crittografico inequivocabile che, di fatto, serve ad attribuire la proprietà  o la firma apposta da un utente attraverso delle tecnologie di crittografia avanzate. Le due più diffuse si basano o su un token fisico, cioè su un dispositivo che genera un codice che è simile ai token che forniscono alcune banche, oppure su un sistema di autenticazione e firma dell’utente da remoto che, il più delle volte, richiede uno SPID (in modo da poter attribuire univocamente l’identità  dell’utente su internet, cosa che diversamente non sarebbe sicura).

    Che cos’è un identity provider?

    Il discorso sarebbe monco – e poco comprensibile per il lettore – a questo punto, se non fosse introdotto tra gli “attori” che operano in questa direzione quello dell’identity provider (ente certificatore): per intenderci, sappiamo tutti cos’è un provider, che è un “fornitore” in sostanza di servizi digitali come hosting, certificati SSL, invio di SMS o anche solo posta elettronica. Bene: un identity provider è un “fornitore di identità “, ovvero un ente che certifica in modo univoco l’identità  digitale dei cittadini. Il Governo ha stipulato una convenzione con vari identity provider certificati, che sono i soli a poter “certificare” (e quindi firmare digitalmente!) che un cittadino possegga un’identità  digitale.

    Il loro ruolo è pertanto quello di “intermediari” e certificatori al fine di evitare falsificazioni e frodi in ambito di identità  digitali in genere.

    Esempi software per la firma digitale

    Alcuni dei più diffusi software di firma digitale sono, ad esempio, i seguenti (nota: nel nome è incluso il nome dell’identity provider di riferimento, in genere ognuno ha il proprio software proprietario incluso ed offerto nel servizio di firma digitale):

    1. FirmaCerta (Namirial)
    2. Dike GoSign (Infocert)
    3. Aruba Sign   (Aruba)

    Come si firma digitalmente un documento?

    Per farlo ci sono due modalità , che richiedono un identity provider autorizzato (Namirial, Aruba, ecc.) ed un token univoco (che può essere acquistato a parte, oppure potrebbe essere anche il vostro cellulare). Entrambi gli “ingredienti” sono indispensabili per firmare digitalmente il documento desiderato, in modo da ottenerne una copia – che avrà  estensione .p7m, in genere – che si possa attribuire al firmatario in modo sicuro.

    La firma digitale avviene, pertanto, caricando il file in un software di firma, procedendo alla firma digitale mediante identity provider (login con username e password) e validando la firma con token: all’atto pratico non vedremo nulla e non dovremo firmare alcunchè, quindi nè col mouse nè scansionando alcuna firma “visibile”. La firma digitale sarà  infatti impressa in alcuni campi del file, e sarà  visibile solo con appositi programmi come Duke.

    Cosa cambia tra firma digitale locale e firma digitale remota?

    Sono entrambe firme digitali e sono formalmente equivalenti, cioè hanno lo stesso valore.

    La prima è pero’ effettuata localmente, quindi mediante un hardware apposito come un token fisico (firma digitale locale), la firma digitale remota avviene mediante un software di firma ed una connessione sicura, dove il token è virtuale ed è generato ad esempio dal telefono cellulare associato alla nostra utenza firmataria. La validazione, in questo secondo caso, non dovrebbe mediante token SMS perchè sono falsificabili, ma dovrebbe avvenire interamente tramite internet.

    Firma digitale spiegata passo-passo

    Se abbiamo un file PDF:

    FILE.PDF

    ad esempio, una versione del PDF firmato digitalmente avrà  estensione P7m e sarà  del tipo:

    FILE.PDF.P7M

    Questo file sarà  generato ovviamente da un software apposito di firma digitale. La “penna”, per così dire, per poter firmare digitalmente il documento, in questo caso, sarà  rappresentata da tre elementi fondamentali:

    • un software di firma del file;
    • un identity provider autorizzato ed associabile alla nostra persona (ad esempio mediante SPID, che potrà  essere Namirial, Aruba, Poste Italiane e così via);
    • un software per la OTP (One Time Password), ovvero un dispositivo sicuro al fine di generare un codice che garantisca l’univocità  dell’operazione ed il fatto che siate davvero voi ad effettuarla oppure, in alternativa, un dispositivo hardware (cioè fisico) per la firma digitale.

    Esempio di firma digitale nella pratica

    Ammettiamo di avere un file PDF da dover firmare digitalmente: per farlo, dobbiamo procurarci il software adeguato alla circostanza. Scaricare un programma per la firma digitale ci servirà , perchè dovremo:

    1. registrarci presso un identity provider, la prima volta (di seguito riporteremo l’esempio di Namirial, per cui continuate a leggere)
    2. aprire l’app scelta (alcuni esempi di questi software: FirmaCerta, Dike GoSign)
    3. caricare il file da firmare digitalmente dentro l’app (upload del file PDF, ad esempio)
    4. decidere il tipo di firma (opzionale, ad esempio PAdES oppure CAdES, di solito va bene quest’ultimo, che poi corrisponde a e, di fatto, salva il file con estensione .pdf.p7m)
    5. inserire i parametri per firmare digitalmente da remoto, quindi USERNAME, OTP (generato sul momento) e PIN (che viene comunicato la prima volta, in modo riservato, dall’identity provider che avete scelto al punto 1)

    Questa ad esempio è la schermata iniziale di FirmaCerta su Mac (su Windows è sostanzialmente identica, come procedura, quindi potete seguire tranquillamente quella che vi sto indicando), ed è qui che parte la procedura di firma digitale. Come vedrete, non è nulla di troppo complicato.

    Come primo passo clicchiamo sul bottone FIRMA in alto a sinistra,e   si aprirà  una schermata per scegliere il file da firmar digitalmente. In questo esempio, stiamo per firmare digitalmente il file CGS.pdf.; andiamo a selezionarlo, clicchiamo su Seleziona. Ci chiederà  conferma della firma che vogliamo usare (in genere è preferibile utilizzare la p7m):

    Clicchiamo su OK. Fatto questo, ci chiederà  conferma di quello che stiamo facendo:

    Ancora una volta clicchiamo su OK:ci verrà  chiesta conferma di dove vogliamo salvare il file, che avrà  estensione diversa (.p7m), essendo un file firmato digitalmente (che ancora dobbiamo creare, ovviamente).

    Ora, per finire, dobbiamo inserire i parametri che (in questo caso Namirial) ci ha fornito collegati al nostro servizio di Firma Digitale (che, lo ricordo, dobbiamo aver acquistato a parte o aver collegato al nostro SPID). I dati richiesti sono una username personale, una password OTP generata mediante l’app di autenticazione ed un PIN personalizzato che avrete ricevuto in fase di registrazione.

    Cliccate su OK in basso a destra e, se tutto è stato inserito correttamente, avrete effettuato con successo la firma digitale sul documento.

    Frma digitale su un file PDF (file con estensione .p7m)

    Per chi non avesse ancora le idee troppo chiare, dobbiamo pensare ad una firma digitale come ad un normale file (ad esempio .DOC o .PDF) sul quale è stata apposta una firma “invisibile”, il più delle volte, ad occhio nudo, ma che appositi software sono in grado di riconoscerne l’autenticità . Questo avviene mediante un complesso sistema di certificati ed enti certificatori che sono in grado di funzionare attraverso appositi software per la firma digitale, come quelli che abbiamo visto poco fa. Ad esempio, un atto ufficiale può essere firmato da un’autorità  mediante firma digitale, per intenderci, per garantire di essere davvero chi dice di essere (e non, per esempio, una truffa o uno scherzo)

    Per capire bene di che cosa parliamo, facciamo un esempio: qualche tempo fa, ho acquistato il servizio Seguimi di Poste Italiane, che mi ha permesso di ricevere la posta cartacea ad un domicilio differente da quello originario.

    Una volta attivato il servizio, Poste Italiane mi ha inviato due file:

    • un file .PDF con la fattura;
    • un file .p7m che contiene gli stessi dati del PDF, e che rappresenta la copia della fattura firmata digitalmente, e quindi con valore legale.

    Ecco una screenshot con i due file in questione, all’interno di un singolo file ZIP che ho scompattato per far vedere il contenuto.

    Come è fatta una firma digitale

    Utilizzano il software Dike – che è uno dei più utilizzati per aprire file firmati digitalmente, e che trovate nel sito ufficiale per Windows, Ubuntu e Mac – è anche possibile aprire il file p7m, cosa che usualmente si fa al fine di verificare la firma digitale.

    Come è fatta una firma digitale è subito detto: sono un insieme di record con diversi campi, ognuno dei quali è valorizzato in modo inequivocabile e che mostrano, in questo caso, che è stata effettivamente Poste Italiane S.p.A. ad inviarmi quel file.

    È insomma una specie di tabellina in cui sono presenti vari valori, come ad esempio organizzazione, digest certificato, data, ora e identificatori interni vari (alcuni dati, tra cui un nome e cognome, sono stati oscurati per privacy). La presenza di questi meta-dati garantisce che chi mi ha inviato il file sia davvero Poste Italiane Spa, e questo lo garantisce per entrambi un ente certificatore che ha consentito la firma stessa. Ecco, in breve, a che cosa serviva!

    La firma digitale di cui parliamo è un caso particolare della firma elettronica, ovvero è un software in grado di autenticare la firma di una persona o di un’azienda sfruttando la crittografia a chiave pubblica e chiave privata.

    Tutto questo avviene, di fatto, utilizzando un certificato qualificato da parte di un ente certificatore accreditato (come ad esempio le stesse Poste Italiane, Aruba o Namirial) ed un sistema di due chiavi, che in pratica sono come due password molto complesse e correlate tra di loro (chiave pubblica e chiave privata), in grado di rendere manifesta (e quindi valida legalmente):

    • l’integrità  di un documento;
    • la firma del proprietario;
    • la data ed ora della firma;
    • la sua provenienza.

    È chiaro, a questo punto, che questi dati siano stati inseriti mediante un software di firma elettronica qualificata, ed è interessante capire come si possa fare a firmare digitalmente un documento. Per farlo, ci sono due modalità , che si basano sulla presenza di un dispositivo hardware apposito oppure, come sta avvenendo secondo una nuova tendenza, mediante una app ufficiale di token via OTP (One Time Password).

    Firma digitale remota: come funziona

    Personalmente per questo genere di servizi da tempo ho optato Namirial il quale, nello shop ufficiale, mette a disposizione due soluzioni per firmare digitalmente un documento:

    1. vi fate lo SPID (potete farlo anche da loro a 19,90€, con identificazione via webcam con un operatore) e poi acquistate una firma digitale remota con abbonamento triennale (30€+IVA); lo SPID in realtà  sarebbe anche gratuito, ma la procedura di autenticazione (anche considerando i tempi che viviamo) tende a suggerire che sia molto più sbrigativo ricorrere al riconoscimento via webcam, anche pagando qualcosina ma poi sbloccando una serie di servizi di conseguenza. Per lo SPID dovrete trovare un identity provider tra quelli elencati nel sito ufficiale del ministero, ed avrete varie opportunità  per poterlo richiedere. Il mio suggerimento rimane quello di ricorrere al video-riconoscimento, che quasi tutti i provider offrono, ad oggi.
    2. sempre con lo SPID (che dovrete avere da prima, anche qui, verificato e tutto), potete comprare una firma digitale “usa e getta” della durata di 60 minuti a 2,99€

    La firma digitale da remoto ha il vantaggio di essere molto facile da configurare, non richiede altro se non un PC ed uno smartphone (che dovrà  contenere l’app per firmare il documento), e non richiede dispositivi hardware specifici. Serve ovviamente una connessione ad internet, per poter firmare digitalmente, ed un minimo di configurazione iniziale.

    A mio avviso la soluzione con SPID + firma remota è una delle soluzioni più semplici e pratiche per la firma digitale di documenti, a fronte di una spesa molto contenuta.

    Firma digitale mediante dispositivo hardware, cosa cambia?

    Consideriamo ancora una volta Namirial come esempio di erogatore di servizi online di questo genere: tra le tante cose che vengono offerte nello shop ufficiale, troviamo anche la firma digitale. In questo caso prenderemo in considerazione la firma digitale mediante dispositivo hardware, in questo caso si chiama Token SIm Card CNS (Carta Nazionale dei Servizi, ovvero il Codice Fiscale) ed è un dispositivo portatile da connettere al PC e che potete usare per accedere ai vari servizi della Pubblica Amministrazione (PA, quindi ad esempio sito dell’INPS, Agenzia delle Entrate, Fascicolo Sanitario Elettronico, …).

    Grazie all’attivazione del servizio per tre anni avrete la possibilità , tra l’altro, di apporre firma digitale ai vostri documenti: al primo utilizzo lo collegate al PC, installate i driver necessari a farlo funzionare, poi scaricate il software ufficiale Firmacerta. L’utilizzo è vincolato ad uno specifico computer e può essere realizzato in seguito anche su computer diversi da quello origianel.

    La firma digitale via hardware ha lo svantaggio di non essere sempre troppo facile da configurare, su alcuni computer i driver non funzi0nano e la procedura, in questi termini, rischia di diventare un po’ troppo macchinosa. Serve anche qui una connessione ad internet, per poter firmare digitalmente, ed un minimo di configurazione iniziale. Questo piano costa un po’ di più ma è abbastanza flessibile, è molto comodo, potete salvare i documenti criptati direttamente nel dispositivo e ci sarà  un software integrato per la gestione della firma.

  • Antivibranti: riducendo l’impatto delle vibrazioni per un ambiente di lavoro sicuro e produttivo

    Antivibranti: riducendo l’impatto delle vibrazioni per un ambiente di lavoro sicuro e produttivo

    Le vibrazioni industriali possono avere un impatto significativo sulla salute e sulla produttività dei lavoratori, nonché sull’integrità delle apparecchiature industriali. Per affrontare questo problema, sempre più aziende stanno adottando soluzioni innovative come gli antivibranti industriali. In questo articolo, esploreremo l’importanza degli antivibranti industriali nel ridurre l’impatto delle vibrazioni, creando così un ambiente di lavoro sicuro e produttivo.

    I danni causati dalle vibrazioni

    Le vibrazioni generate da macchinari industriali possono causare danni fisici ai lavoratori, come problemi muscoloscheletrici e disturbi circolatori. Inoltre, queste vibrazioni possono danneggiare le attrezzature e ridurne la durata, portando a costosi guasti e interruzioni della produzione. È quindi essenziale implementare misure preventive per ridurre gli effetti dannosi delle vibrazioni sul luogo di lavoro.

    Il ruolo degli antivibranti

    Gli antivibranti industriali sono dispositivi progettati per assorbire e dissipare le vibrazioni generate da macchinari e attrezzature industriali. Questi componenti sono realizzati con materiali speciali che riducono l’impatto delle vibrazioni, proteggendo sia i lavoratori che le apparecchiature. Gli antivibranti industriali vengono utilizzati in una vasta gamma di settori industriali, tra cui produzione, costruzione, elettronica e automobilistico.

    Benefici dell’utilizzo dei resilienti

    1. Sicurezza dei Lavoratori: Riducendo l’esposizione alle vibrazioni, gli antivibranti industriali contribuiscono a prevenire lesioni muscoloscheletriche e migliorano il benessere generale dei lavoratori.
    2. Prolungamento della Durata delle Attrezzature: Assorbendo le vibrazioni, questi dispositivi aiutano a preservare l’integrità delle apparecchiature industriali, riducendo così i costi di manutenzione e sostituzione.
    3. Aumento della Produttività: Un ambiente di lavoro privo di vibrazioni e rumori eccessivi favorisce la concentrazione e l’efficienza dei lavoratori, contribuendo così a migliorare la produttività complessiva.
    4. Conformità Normativa: Gli antivibranti industriali aiutano le aziende a rispettare le normative sulla sicurezza e a mantenere standard elevati in materia di ambiente di lavoro.

    Come scegliere i componenti migliori

    Quando si selezionano antivibranti industriali per un’applicazione specifica, è importante considerare diversi fattori, tra cui il peso dell’attrezzatura, il tipo di vibrazioni generate e l’ambiente circostante. Affidarsi ad aziende esperte può aiutare a determinare la soluzione migliore per le esigenze specifiche di un’azienda. In questo settore esistono aziende leader, come Homberger Soluzioni Industriali, che da più di cento anni opera nella distribuzione nel settore industriale, e fa della vendita di componenti industriali di alta qualità il principale core aziendale. Per Homberger gli antivibranti sono proprio uno dei prodotti ritenuti chiave nell’industria moderna.

    Conclusioni

    Gli antivibranti industriali svolgono un ruolo cruciale nel garantire un ambiente di lavoro sicuro e produttivo. Riducendo l’impatto delle vibrazioni, questi dispositivi contribuiscono a proteggere la salute dei lavoratori e prolungare la durata delle attrezzature industriali. Le aziende che investono in antivibranti industriali non solo migliorano la sicurezza e la produttività sul luogo di lavoro, ma anche riducono i costi legati a guasti e sostituzioni di apparecchiature. In conclusione, gli antivibranti industriali sono una soluzione vincente per creare un ambiente di lavoro ottimale in cui i lavoratori possono prosperare e le aziende possono raggiungere il massimo della loro efficienza operativa.

    Foto di u_oly6hcjdky da Pixabay

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    Modelli CV in Word da scaricare

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  • Consigli pratici per nomadi digitali per lavorare in sicurezza ovunque

    Consigli pratici per nomadi digitali per lavorare in sicurezza ovunque

    Con quell’allettante prospettiva di potersi guadagnare da vivere mentre si viaggia, lo stile di vita da nomadi digitali fa gola a molti e si sta diffondendo a un ritmo molto sostenuto. Mollare tutto e lavorare ovunque nel mondo, pura fantascienza fino a non molti anni fa, oggi è una solida e concreta realtà in grado di offrire vantaggi inestimabili.

    Sempre più professionisti, specialmente nel settore digitale e dell’AI, come copywriter freelance, digital marketer, sviluppatori web e AI programmer, stanno cogliendo al volo le straordinarie opportunità offerte dal lavoro da remoto.

    Ma se da un lato la libertà di lavorare viaggiando è senz’altro allettante, dall’altro porta con sé una serie di sfide e criticità, da meeting da incastrare tra fusi orari diversi ai rischi legati alla cybersicurezza. Ecco qualche consiglio pratico per organizzarsi al meglio.

    Quali sono i rischi del lavoro da remoto?

    Senza le giuste misure di sicurezza, chi lavora completamente da remoto si espone a una serie di rischi. Le reti Wi-Fi pubbliche, innanzitutto, possono rivelarsi poco sicure. I dati trasmessi attraverso questo tipo di reti messe a disposizione da esercizi commerciali, aeroporti e spazi di coworking possono essere facilmente intercettati da hacker e pirati informatici.

    Chi lavora da remoto è altresì più esposto a frodi informatiche e raggiri via email, SMS e app di messaggistica. I cybercriminali sono molto abili nel mascherare comunicazioni mendaci e ingannare i malcapitati al fine di diffondere virus e malware e carpire credenziali di accesso, password, coordinate bancarie e informazioni riservate.

    In assenza di adeguate misure di sicurezza, i dati possono essere intercettati da soggetti terzi non autorizzati. Salvaguardare le informazioni sensibili, senza sacrificare produttività ed efficienza, è fondamentale per un nomade digitale. Con qualche accorgimento e gli strumenti giusti, è possibile lavorare da remoto in tutta tranquillità, ovunque ci si trovi. Ecco qualche consiglio pratico.

    Usare una VPN (Virtual Private Network)

    Una VPN crittografa la connessione internet, scongiurando il rischio che i tuoi dati vengano intercettati dagli hacker. Nello specifico, instradando il traffico attraverso un server sicuro, una VPN protegge la tua attività online e garantisce alti livelli di sicurezza e privacy. Per chi lavora da remoto, usare una VPN è un utile accorgimento che consente di aggiungere un livello extra di tutela e protezione, soprattutto quando si accede dal proprio computer personale ai sistemi aziendali.

    Nella scelta del server VPN e, di conseguenza, del provider è opportuno considerare l’area in cui si prevede di operare. Per esempio, una buona VPN in Spagna con server situati nella penisola iberica consente di navigare in tutta sicurezza, nascondendo la posizione geografica, tutelando la propria privacy e mettendo al sicuro sia i dati di lavoro che le attività personali online.

    Usare password forti e uniche

    Creare password complesse e diverse per ogni account è uno dei modi più efficaci per scongiurare il rischio di attacchi informatici e accessi illegittimi. Se temi di dimenticarle, puoi ricorrere ad appositi password manager messi a punto proprio per generare e custodire le tue credenziali.

    Attivare l’autenticazione a due fattori

    Con l’autenticazione a due fattori, per accedere a determinati siti o software oltre alla password ti verrà richiesto un codice di verifica inviato di solito via SMS o email.  

    Non cliccare su link sospetti

    Gli attacchi di phishing sono ancora molto diffusi. Diffida dalle email di mittenti sconosciuti, soprattutto se contengono link sospetti o richieste di fornire dati riservati, come il numero della carta di credito e le coordinate bancarie. Gmail e Outlook filtrano automaticamente la posta indesiderata, ma, in ogni caso, non aprire allegati o cliccare su link dalla dubbia provenienza.

    Eseguire regolarmente il backup dei dati

    Fare regolarmente il backup è un’abitudine che, nella sua semplicità, può rivelarsi provvidenziale. In caso di attacchi informatici o malfunzionamenti del dispositivo, avrai sempre una copia dei tuoi file più importanti.

    Avvalersi della crittografia

    Proteggi dati sensibili e comunicazioni private con la crittografia. Oggi molti strumenti e servizi offrono apposite soluzioni per crittografare i dati e tenerli al sicuro, impedendo che vengano condivisi con soggetti terzi non autorizzati.

    Installare un antivirus

    Un buon antivirus e antimalware aggiunge un ulteriore livello di protezione durante il lavoro da remoto. Scegli software affidabili e ricordati di eseguire scansioni con regolarità.

    Sicurezza prima di tutto anche nella scelta dell’alloggio

    Quando scegli dove soggiornare, considera sempre questi aspetti per lavorare in sicurezza:

    • connessione internet stabile e veloce, di vitale importanza per i nomadi digitali che lavorano da remoto;
    • spazio di lavoro dedicato: assicurati che nella struttura/appartamento in cui soggiornerai ci sia un ambiente tranquillo con una scrivania e una sedia ergonomica;
    • illuminazione adeguata: la luce naturale è da preferire, ma se lavori al mattino presto o di sera, assicurati di poter contare su una buona illuminazione artificiale.

    Quando possibile, è consigliabile evitare gli alloggi al piano terra. Oltre alla scocciatura di essere visti da chiunque passi davanti alla finestra, affittare una stanza o un appartamento al pianterreno espone al rischio di subire furti ed effrazioni, dal momento che le attrezzature tecnologiche potrebbero essere in bella vista.

  • Carta “Dedicata a te” 2024 inizia il 9 settembre 2024

    Carta “Dedicata a te” 2024 inizia il 9 settembre 2024

    Carta “Dedicata a te” 2024: Tutto Pronto per l’Attivazione del Bonus da 500 Euro

    Ci siamo quasi: mancano pochi giorni all’attivazione della carta “Dedicata a te”, una social card pensata per sostenere le famiglie in difficoltà economica, permettendo loro di acquistare beni e prodotti di prima necessità. A partire da lunedì 9 settembre 2024 inizierà la distribuzione delle nuove carte ai beneficiari del contributo economico.

    Per chi ha già usufruito della misura lo scorso anno e continua a rispettare i requisiti, non sarà necessario richiedere una nuova carta: basterà attendere la ricarica dell’importo sulla stessa prepagata. Rispetto all’edizione precedente, la carta prepagata 2024 presenta alcune novità: l’importo è stato aumentato e l’elenco dei prodotti acquistabili si è ampliato.

    Vediamo quindi nel dettaglio quali sono i requisiti necessari per ottenere il bonus spesa, come avviene l’assegnazione del beneficio, chi è escluso, i tempi da rispettare, e, soprattutto, cosa si può acquistare con la carta e cosa invece è escluso.

    Cosa si può comprare con la social card dedicata a te

    Il provvedimento del 2024 conferma la possibilità di acquistare con la carta “Dedicata a te” tutti i prodotti alimentari già inclusi lo scorso anno. Tra questi, troviamo carni suine, bovine, avicole, ovine, caprine e cunicole; pescato fresco; latte e derivati; uova; oli d’oliva e di semi; caffè, tè e camomilla; prodotti da forno come pane, pasticceria e biscotti; pasta; cereali come riso, orzo, farro, avena, malto e mais; farine; ortaggi freschi e lavorati; pomodori pelati e conserve; legumi; semi e frutti oleosi; frutta di ogni tipo; alimenti per bambini, compreso il latte di formula; lieviti naturali; miele; zuccheri; cacao in polvere; cioccolato; acque minerali; aceto di vino.

    Oltre a questi prodotti, la social card di quest’anno include nuove categorie di beni alimentari. Tra le aggiunte troviamo i prodotti a denominazione di origine protetta (DOP) e indicazione geografica protetta (IGP), gli ortaggi e i prodotti da forno surgelati, come la pizza, nonché lo scatolame, che comprende tonno e carne in scatola. Un’altra novità del 2024 è la possibilità di utilizzare la carta per rifornimenti di carburante e per l’acquisto di abbonamenti al trasporto pubblico locale (TPL).

    La carta acquisti “Dedicata a te” 2024, finanziata quest’anno con un budget di 600 milioni di euro, offrirà un contributo di 500 euro per ogni nucleo familiare. Secondo quanto annunciato dal Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, circa 1.330.000 famiglie potranno beneficiare di questa misura, a patto di avere un reddito Isee annuo inferiore ai 15mila euro. Per essere inclusi nella graduatoria dell’INPS, è inoltre necessario essere iscritti all’anagrafe comunale della popolazione residente. È importante notare che la carta acquisti non è disponibile per tutti. Sono infatti esclusi coloro che già percepiscono altri sussidi economici, come l’assegno di inclusione (Adi) o assegni di disoccupazione come la Naspi e l’indennità sociale di disoccupazione per i collaboratori Dis-coll. Inoltre, se un solo componente del nucleo familiare beneficia di un aiuto pubblico, l’intera famiglia non avrà accesso alla carta acquisti.

    Parole chiave: carta acquisti 500 euro

  • Come calcolare la regressione lineare in Excel

    Come calcolare la regressione lineare in Excel

    La regressione lineare è un metodo statistico utilizzato per analizzare la relazione tra due o più variabili. In particolare, la regressione lineare semplice si concentra sulla relazione tra due variabili, una variabile indipendente (X) e una variabile dipendente (Y), e cerca di stabilire una relazione lineare tra di esse. La sua formula generale è:

    Y=aX+b

    Dove:

    • Y è la variabile dipendente che stai cercando di spiegare o prevedere.
    • X è la variabile indipendente che utilizzi per spiegare o prevedere Y.
    • a è il coefficiente di regressione (la pendenza della retta di regressione).
    • b è l’intercetta della retta di regressione.

    Ecco un esempio facile per illustrare la regressione lineare:

    Supponiamo di essere interessati a capire come il numero di ore studiate influisca sulle votazioni degli studenti. Abbiamo raccolto dati da alcuni studenti in cui abbiamo registrato il numero di ore di studio (X) e i voti ottenuti (Y) per ognuno di essi.

    Ecco i dati:

    Ore di Studio (X) Voti (Y)
    1 60
    2 70
    3 75
    4 80
    5 85

    Ora vogliamo utilizzare la regressione lineare per vedere se c’è una relazione tra il numero di ore di studio e i voti ottenuti.

    1. Calcoliamo la media di X e Y:
      • Media di X (ore di studio): (1 + 2 + 3 + 4 + 5) / 5 = 3
      • Media di Y (voti): (60 + 70 + 75 + 80 + 85) / 5 = 74
    2. Calcoliamo la pendenza (a) e l’intercetta (b) della retta di regressione:a=∑((Xi−Xˉ)(Yi−Yˉ))∑((Xi−Xˉ)2)b=Yˉ−aXˉ
      • Calcoliamo a: a=(1−3)(60−74)+(2−3)(70−74)+(3−3)(75−74)+(4−3)(80−74)+(5−3)(85−74)(1−3)2+(2−3)2+(3−3)2+(4−3)2+(5−3)2 a=−28−8+1+6+224=−74=−1.75
      • Calcoliamo b: b=74−(−1.75)(3)=79.25
    3. Ora abbiamo la nostra equazione di regressione lineare: Y=−1.75X+79.25

    Questo significa che per ogni aumento di una unità nelle ore di studio (X), ci aspettiamo una diminuzione di 1.75 punti nei voti (Y). L’intercetta (79.25) rappresenta il punteggio previsto quando il numero di ore di studio è zero, il che potrebbe non avere un significato pratico in questo contesto.

    Usando questa equazione, puoi fare previsioni sui voti degli studenti in base alle ore di studio. Ad esempio, se uno studente studia 2 ore (X = 2), la previsione per il voto (Y) sarebbe:

    Y=−1.75(2)+79.25=76.75

    Quindi, previamo che lo studente otterrebbe circa 76.75 punti. Questo è solo un esempio molto semplice di regressione lineare; nelle applicazioni reali, i dati possono essere più complessi e richiedere un’analisi più approfondita.

    Come calcolare la regressione in Excel

    Per effettuare una regressione lineare in Excel, puoi seguire questi passaggi che adesso andremo a dettagliare:

    1. Prepara i dati: Assicurati di avere i dati necessari per eseguire la regressione lineare. Dovrai avere almeno due colonne di dati: una per la variabile indipendente (X) e una per la variabile dipendente (Y).
    2. Apri Excel: Avvia Microsoft Excel e apri il foglio di lavoro in cui desideri eseguire la regressione lineare.
    3. Inserisci i dati: Inserisci i dati nelle colonne appropriate. Ad esempio, se stai cercando di determinare come una variabile (Y) dipende da un’altra variabile (X), inserisci i dati di X in una colonna e i dati di Y in un’altra colonna.
    4. Calcola la regressione: Ora, dovrai calcolare la regressione lineare. Puoi farlo in diversi modi, ma uno dei modi più comuni è utilizzare la funzione “Analisi dati” o “Analisi strumenti” (ToolPak) in Excel. Segui questi passaggi:a. Vai su “File” e seleziona “Opzioni”. b. Nella finestra delle opzioni, seleziona “Aggiungi-ins” o “Add-Ins”. c. Seleziona “Analisi dati” o “Strumenti per analisi” e fai clic su “OK” per attivare questa funzione.
    5. Seleziona la funzione di regressione: Ora che hai attivato l’analisi dati, vai nella scheda “Dati” (o in una scheda simile) e cerca l’opzione “Analisi dati” o “Strumenti per analisi”. Seleziona questa opzione.
    6. Seleziona “Regressione lineare”: Nell’elenco delle opzioni dell’analisi dati, trova e seleziona “Regressione” o “Regressione lineare” (potrebbe variare leggermente a seconda della versione di Excel).
    7. Configura i parametri: Nella finestra di configurazione della regressione, inserisci le informazioni necessarie. Specifica la colonna dei dati X e la colonna dei dati Y. Puoi anche selezionare altre opzioni come l’intervallo di confidenza desiderato, se necessario.
    8. Visualizza i risultati: Dopo aver configurato i parametri, fai clic su “OK” o “Calcola” per eseguire la regressione lineare. Excel calcolerà i coefficienti della retta di regressione, il coefficiente di determinazione (R²) e altri risultati statistici.
    9. Grafico: Puoi anche creare un grafico a dispersione dei dati e sovrapporre la retta di regressione per visualizzare graficamente il modello.
    10. Interpreta i risultati: Ora puoi interpretare i risultati della regressione lineare per determinare la relazione tra le variabili e quanto bene il modello si adatta ai dati.

    Nel seguito, tieni conto che la posizione delle opzioni e i dettagli esatti possono variare leggermente in base alla versione di Excel che stai utilizzando.

    Procedura calcolo regressione lineare Excel passo-passo

    Calcolare una regressione in Excel passo dopo passo può richiedere diversi passaggi. Inizieremo con un esempio e seguirò i passaggi dettagliati utilizzando Microsoft Excel. Supponiamo che tu abbia raccolto dati su due variabili, ad esempio il tempo trascorso a studiare (variabile indipendente X) e i risultati dei test (variabile dipendente Y), e vuoi eseguire una regressione per determinare la relazione tra queste due variabili.

    Passo 1: Preparazione dei dati

    Inserisci i tuoi dati in un foglio di lavoro Excel. Supponiamo che i dati siano inseriti come segue (suggerimento: metti la prima riga in grassetto per migliorare la leggibilità):

    Tempo di Studio (X) Risultati del Test (Y)
    1 60
    2 70
    3 75
    4 80
    5 85

    Passo 2: Calcolo delle medie

    Calcola la media delle variabili X e Y:

    • Media di X (Tempo di Studio): =MEDIA(A2:A6) (inseriscila in una cella, ad esempio B7)
    • Media di Y (Risultati del Test): =MEDIA(B2:B6) (inseriscila in una cella, ad esempio B8)

    Passo 3: Calcolo dei coefficienti di regressione

    Per calcolare i coefficienti di regressione (a e b) utilizziamo le formule seguenti:

    • Calcolo di a:
      • =COVARIANZA.P(A2:A6,B2:B6)/VAR.P(A2:A6) (inseriscila in una cella, ad esempio B9)
    • Calcolo di b:
      • =B8 - B9*B7 (inseriscila in una cella, ad esempio B10)

    Passo 4: Costruzione dell’equazione di regressione

    Ora che hai ottenuto i coefficienti di regressione, puoi costruire l’equazione di regressione lineare:

    Y=aX+b

    In una cella, ad esempio B11, inserisci l’equazione utilizzando i valori dei coefficienti a e b che hai calcolato, cioè l’equazione lineare appena vista:

    =B9*A2 + B10

    Passo 5: Creazione del grafico di regressione

    Per visualizzare graficamente la regressione, puoi creare un grafico a dispersione dei tuoi dati e sovrapporre la linea di regressione. Ecco come farlo:

    1. Seleziona i dati (X e Y) nel tuo foglio di lavoro.
    2. Vai nella scheda “Inserisci” di Excel e seleziona “Scatter Plot” o “Diagramma a dispersione“.
    3. Dovrebbe apparire un grafico a dispersione. Per aggiungere la linea di regressione:
      • Fai clic con il tasto destro su uno dei punti dati nel grafico.
      • Seleziona “Aggiungi linea di tendenza” o “Trendline” dal menu.
      • Nella finestra di opzioni, scegli “Lineare” come tipo di linea di tendenza.
      • Puoi anche visualizzare l’equazione della retta e il coefficiente R² nel grafico se selezioni queste opzioni.

    Il tuo grafico dovrebbe ora mostrare la retta di regressione lineare sovrapposta ai dati a dispersione.

    Passo 6: Interpretare i risultati

    Ora puoi interpretare i risultati della regressione. L’equazione Y = aX + b ti permette di fare previsioni basate sui dati di X e di comprendere la relazione tra le due variabili. Ad esempio, puoi utilizzare l’equazione per prevedere i risultati dei test in base alle ore di studio. La pendenza (a) indica quanto influisce il tempo di studio sui risultati dei test, mentre l’intercetta (b) rappresenta il punteggio previsto quando il tempo di studio è zero, il che può non avere un significato pratico in questo contesto.

    In questo esempio, puoi concludere che un aumento di una unità nel tempo di studio (X) è associato a un aumento di a punti nei risultati dei test (Y).

  • Elettrodomestici Guasti? Ecco la soluzione per trovare subito un tecnico specializzato

    Elettrodomestici Guasti? Ecco la soluzione per trovare subito un tecnico specializzato

    Gli elettrodomestici sono fondamentali per la gestione efficiente della casa. Tuttavia, quando si guastano, possono creare notevoli disagi. La soluzione migliore è trovare un tecnico specializzato che possa riparare rapidamente il problema. Questo articolo ti guiderà su come individuare il giusto professionista per risolvere i guasti dei tuoi elettrodomestici.

    Identificare il problema del tuo elettrodomestico

    Prima di contattare un tecnico, è utile fare una diagnosi preliminare del problema. Questo può aiutarti a comunicare meglio con il professionista e a capire se il guasto è qualcosa che puoi risolvere da solo.

    Controlli di base

    Verifica che l’elettrodomestico sia correttamente collegato alla presa elettrica e che non ci siano problemi con l’alimentazione. Spesso, ciò che sembra un guasto può essere semplicemente un cavo allentato o una presa difettosa.

    Consultare il manuale d’uso

    Il manuale d’uso può fornire suggerimenti utili per risolvere problemi comuni. Molti produttori includono una sezione di risoluzione dei problemi che può aiutarti a identificare e correggere piccoli guasti.

    Quando chiamare un tecnico

    Se dopo aver effettuato i controlli di base il problema persiste, è il momento di chiamare un tecnico specializzato. Un professionista qualificato può diagnosticare e riparare guasti più complessi, garantendo che il tuo elettrodomestico torni a funzionare correttamente.

    Marche trattate dai tecnici specializzati a Genova

    Il centro di assistenza elettrodomestici di Genova offre supporto per una vasta gamma di marchi, assicurando riparazioni con pezzi di ricambio originali e di alta qualità. Ecco alcune delle principali marche trattate:

    • Electrolux: Azienda svedese rinomata per la produzione di elettrodomestici innovativi e di alta qualità.
    • Samsung: Leader globale nella tecnologia, offre una vasta gamma di elettrodomestici all’avanguardia.
    • LG: Conosciuta per i suoi prodotti tecnologicamente avanzati e affidabili.
    • Bosch: Marchio tedesco sinonimo di qualità e durata nel tempo.
    • Siemens: Fornisce elettrodomestici con soluzioni innovative e design elegante.
    • Miele: Azienda tedesca che offre elettrodomestici di lusso e prestazioni superiori.
    • Candy: Marchio italiano noto per i suoi elettrodomestici funzionali e convenienti.
    • Hoover: Specializzata in prodotti per la pulizia della casa e altri elettrodomestici.
    • Indesit: Offre elettrodomestici pratici e accessibili per la casa.
    • Zanussi: Marchio italiano con una lunga storia di innovazione nel settore degli elettrodomestici.
    • Hotpoint-Ariston: Conosciuta per la sua ampia gamma di elettrodomestici affidabili e di qualità.
    • Whirlpool: Leader mondiale nella produzione di elettrodomestici di alta qualità.

    Servizi offerti dai tecnici specializzati

    I tecnici specializzati a Genova non si limitano alla riparazione di elettrodomestici, ma offrono una gamma completa di servizi per soddisfare ogni esigenza.

    Manutenzione preventiva

    La manutenzione preventiva è fondamentale per prolungare la vita degli elettrodomestici e prevenire guasti improvvisi. I tecnici locali offrono servizi di controllo e manutenzione periodica per garantire il corretto funzionamento dei dispositivi.

    Consulenza tecnica

    Oltre alla riparazione, l’assistenza locale fornisce consulenza tecnica per aiutare i clienti a scegliere i prodotti più adatti alle loro esigenze e a utilizzarli in modo ottimale.

    Sostituzione pezzi di ricambio

    Quando un elettrodomestico necessita di pezzi di ricambio, è fondamentale utilizzare componenti originali per garantire la qualità e la durata della riparazione. Il centro di assistenza di Genova fornisce solo ricambi certificati dai produttori.

    Interventi a domicilio

    Per la massima comodità dei clienti, i tecnici locali effettuano interventi a domicilio, riducendo al minimo i disagi e risolvendo i problemi direttamente presso la residenza del cliente.

    Conclusioni

    Quando un elettrodomestico si guasta, sapere come trovare subito un tecnico specializzato è fondamentale per ridurre i disagi. Il centro di assistenza elettrodomestici offre servizi completi e professionali per assicurare che i tuoi dispositivi tornino a funzionare al meglio. Con tecnici esperti e ricambi originali, puoi contare su un’assistenza di alta qualità per tutti i tuoi elettrodomestici.

    Foto di cottonbro studio: https://www.pexels.com/it-it/foto/uomo-in-maglietta-bianca-che-lava-i-vestiti-5901622/

  • Le Riviste di Interior Design più Interessanti secondo l’Accademia Italiana Designer

    Le Riviste di Interior Design più Interessanti secondo l’Accademia Italiana Designer

    L’interior design è un campo in continua evoluzione che riflette non solo l’arte e l’estetica, ma anche l’ergonomia, la funzionalità e i cambiamenti socio-culturali. Con la crescente popolarità di questo settore, l’Accademia Italiana Designer riconosce l’importanza di mantenere i professionisti e gli appassionati aggiornati sulle ultime tendenze e innovazioni. Di conseguenza, l’Accademia segnala le seguenti riviste come indispensabili per chiunque sia interessato a questa affascinante disciplina.

    Interiorissimi

    Rivista di cultura internazionale, Interiorissimi.it è punto di riferimento in cui trovare tutte le novità e le ultime tendenze sul mondo dell’architettura, del design, dell’interior design, del car design, dell’arte e dei professionisti di settore. Media partner di eventi come Go International, organizzato da Aice, l’Associazione Italiana Commercio Estero affiliata a Confcommercio, che rappresenta le imprese coinvolte nell’import ed esportazione con eventi fieristici e nella partecipazione di aziende italiane a fiere internazionali, ha una forte vocazione per l’import export del Made in Italy.

    Domus

    Pubblicata per la prima volta nel 1928, Domus è una delle riviste di architettura e design più antiche e rispettate al mondo. Con una forte inclinazione verso l’innovazione e la creatività, la rivista si è sempre distinta per la sua approfondita copertura dei temi più rilevanti nell’interior design. Essendo una pubblicazione italiana, Domus offre una prospettiva unica sul design mediterraneo e contemporaneo.

    Elle Decor

    Elle Decor non è solo una rivista di moda; è anche una fonte affidabile per l’interior design. Con edizioni in diversi paesi, offre un quadro globale delle tendenze emergenti. La rivista è conosciuta per la sua eccellenza nel presentare le idee in modo visivamente accattivante, e non manca mai di ispirare i suoi lettori attraverso progetti di design sofisticati e innovativi.

    Architectural Digest

    Focalizzata sull’architettura e il design d’interni, Architectural Digest è una pubblicazione mensile che esplora una varietà di stili, da quelli tradizionali a quelli più moderni e avanguardistici. È un must per chi vuole rimanere aggiornato su tutto, dai dettagli architettonici agli arredi e alle decorazioni.

    Wallpaper*

    Per chi è alla ricerca di idee fresche e innovative, Wallpaper* è la rivista da seguire. Oltre all’interior design, la rivista tratta anche di arte, architettura e lifestyle. La sua copertura globale offre un’ampia panoramica delle tendenze emergenti, spesso con un tocco di eccentricità.

    Interni Magazine

    Focalizzata sul design italiano, Interni è una rivista che offre un ampio spettro di contenuti, dalla progettazione di spazi pubblici alle residenze private. La rivista è conosciuta per i suoi articoli dettagliati e le interviste con designer di fama mondiale.

    Casa Vogue

    Una sottosezione della famosa rivista di moda Vogue, Casa Vogue è un vero e proprio gioiello per gli amanti del design. Mette in luce non solo gli interni più belli e sofisticati, ma anche gli oggetti e i mobili che li completano. Una rivista ideale per chi ama il lusso e l’eleganza nel design d’interni.

    Frame

    Se siete interessati al design commerciale, Frame è la rivista che fa per voi. Si concentra sul design di ristoranti, uffici, hotel e negozi, offrendo una ricca varietà di casi studio e analisi.

    In un’epoca in cui l’informazione è a portata di mano, le riviste rimangono una risorsa preziosa per la profondità e la qualità del loro contenuto. Le pubblicazioni citate rappresentano la crème de la crème nel campo dell’interior design e sono altamente raccomandate dall’Accademia Italiana del Design. Sia che siate professionisti del settore o semplici appassionati, queste riviste vi forniranno ispirazione, conoscenza e, soprattutto, una comprensione più profonda dell’arte e della scienza dell’interior design.

    L’Importanza delle Riviste di Interior Design per il “Made in Italy”

    Il “Made in Italy” è un marchio di eccellenza riconosciuto in tutto il mondo, sinonimo di qualità, artigianato e design sofisticato. In Italia, l’arte del bello e della funzionalità si riflette in vari settori, dall’alta moda ai prodotti alimentari di qualità e, naturalmente, al design d’interni. Le riviste di interior design giocano un ruolo cruciale nel mantenere e ampliare la reputazione del design italiano a livello globale.

    Vetrina Globale

    Le riviste di interior design rappresentano una vetrina globale per i designer italiani e le loro creazioni. Pubblicazioni come Domus o Interni Magazine non solo evidenziano i talenti nazionali, ma danno anche loro la possibilità di raggiungere un pubblico internazionale, contribuendo a mantenere vivo l’interesse per il design italiano.

    Educazione e Formazione

    Le riviste sono spesso utilizzate come materiale didattico nelle scuole di design e nelle università. Offrono una visione dettagliata delle tendenze attuali, dei materiali in uso e delle nuove tecnologie, arricchendo la formazione dei futuri designer. Questo è particolarmente vero per riviste di calibro internazionale, dove il “Made in Italy” è spesso presentato come un caso di studio di eccellenza nel design.

    Networking e Collaborazione

    Le interviste, i profili e gli articoli di approfondimento presenti sulle riviste possono portare alla luce nuovi talenti e creare opportunità di networking. Collaborazioni tra designer, architetti e produttori possono nascere da un singolo articolo che colpisce l’immaginazione di lettori influenti.

    Benchmark di Qualità

    La presenza costante di design italiani su riviste rispettate stabilisce un benchmark di qualità e innovazione. Questo elevato standard di eccellenza spinge l’intera industria a migliorare, conservando la reputazione del “Made in Italy” come simbolo di qualità superiore nel design d’interni.

    Promozione dell’Artigianato

    Le riviste spesso presentano storie sul tradizionale artigianato italiano, dalla lavorazione del legno alla ceramica, sottolineando l’abilità e la dedizione che entrano nella creazione di ogni pezzo. Questo tipo di copertura aiuta a mantenere viva la tradizione artigianale italiana, incoraggiando una nuova generazione di artigiani e designer a perseguire queste preziose abilità.

    Stile e Identità Culturali

    Le riviste di interior design aiutano a definire e a comunicare l’identità culturale del design italiano. Esse esplorano il modo in cui il design interagisce con la storia, la geografia e il modo di vivere italiano, contribuendo a costruire e mantenere un’identità distintiva che è ammirata in tutto il mondo.

    Le riviste di interior design non sono solo un veicolo per la bellezza e l’ispirazione; sono un pilastro fondamentale per il mantenimento e la crescita del “Made in Italy” nel campo del design d’interni. Offrono una piattaforma per l’innovazione, l’educazione, e la collaborazione, sostenendo l’eccellenza e l’influenza del design italiano su scala globale.