Aveva creato un’estensione per Chrome che permetteva di effettuare l’unfollow e di smettere di seguire le pagine e gli utenti che appaiono insistentemente nel feed delle notizie di Facebook: un’idea pensata perchè finalmente, dal suo punto di vista, gli utenti potessero riprendere un uso più “sano” del mezzo. Ma la cosa a Facebook non sembra essere piaciuta neanche un po’, tanto da diffidarlo legalmente, costringere Chrome a rimuovere l’estensione dallo store e bannare definitivamente il programmatore da Instagram e Facebook, con l’invito ulteriore a non fare mai più uso delle loro API.
L’estensione di Chrome Unfollow Everything è stata pertanto rimossa dallo store di Chrome, perchè violava le condizioni d’uso della piattaforma (e sicuramente c’entra qualcosa anche la circostanza di cui sopra). L’estensione permetteva di filtrare in blocco contenuti indesiderati, effettuare unfollow di pagine e amici in gruppo e molte altre funzionalità che a Facebook non interessa, per ovvie ragioni, consentire ai propri utenti. Al tempo stesso, su Reddit ed altri social il software in questione è stato ricaricato e messo online come estensione non ufficiale, suscitando il più classico degli “effetti Streisand“:
Dal canto suo, Louis Barclay dichiara di aver creato quel prodotto per consentire un’esperienza su Facebook più funzionale, anche in termini di prevenzione dalla “Facebook addiction” (una vera e propria dipendenza dovuta allo sfruttamento di meccanismi di gamification, ad esempio, all’interno del feed delle news, quasi come fosse una slot machine).
Barclay era stato anche contattato da un’università svizzera per analizzare il problema in modo sistematico, ma ad un certo punto l’estensione è scomparsa dallo store di Google Chrome: non solo, ma gli account di Barclay sono stati bannati entrambi (sia da Instagram che da Facebook), con la minaccia di azioni legali se avesse osato reiscriversi al social o creare ulteriori applicazioni che interagissero con le loro API.
In un mondo in cui i VIP venivano “favoriti” ad aggirare le regole di Facebook che invece valevano per la maggioranza, e mentre è ancora in corso la polemica per le affermazione della ex dipendente Frances Haugen, c’è da riflettere sull’etica e sull’operato dell’azienda. Non solo, evidentemente, debole coi forti e forte coi deboli, a convenienza, ma specchio di un modo di fare sicuramente evitabile: per dire, se minacci una persona di conseguenze legali dovrebbe essere già abbastanza, ed è tuo potere farlo – ma bannarlo dal tuo social, come se non bastasse, è un’intimidazione che avrebbero dovuto evitare.
Ciò che non vediamo chiaramente, dal nostro punto di vista, è la reale natura di Facebook, che da un lato compie operazioni del genere e dall’altro ci bombarda con notizie di tutt’altra caratura (internet in Africa, ad esempio), e nel frattempo si ritrova perennemente nella bufera per via di questioni legate alla privacy e all’etica. Chiaramente come ogni azienda insegue un utile, ed è chiaro che dia fastidio e sia intollerabile l’idea che un’estensione possa limitare i guadagni, riducendo l’appeal della piattaforma anche per gli inserzionisti.
Al tempo stesso, Facebook dovrà tenere conto del fatto che altri casi del genere potranno uscire fuori in futuro, e che internet non si potrà frenare all’infinito come è stato fatto in questa situazione. Andrebbe trovato un approccio meno aggressivo alla questione, perchè di fatto casi del genere potrebbero anche condizionare la frequenza d’uso della piattaforma, per non parlare del tasso di potenziali disiscrizioni. L’idea che passa è di un’azienda a cui interessa solo che la gente stia incollata al social il più possibile, quali che siano le conseguenze negative a livello anche mentale, se vogliamo.
Sul sito slate.com, tornando al fatto principale, il programmatore ha raccontato estesamente il proprio punto di vista in merito (la traduzione è nostra, ndr):
Se qualcuno costruisse un tool per rendere Facebook meno avvincente, al fine di beneficiare delle caratteristiche positive del social limitando l’esposizione a quelle più negative… come reagirebbe Facebook? Credo di conoscere la risposta, perchà© l’ho fatto e Facebook ha deciso di schiacciare il tool. Quest’estate, infatti, Facebook mi aveva inviato una lettera di diffida minacciando azioni legali. Ha poi disattivato permanentemente i miei account Facebook e Instagram. E mi ha chiesto di accettare di non creare mai più strumenti che interagiscano con Facebook o i suoi altri servizi. Lo strumento che ho creato era un’estensione del browser chiamata Unfollow Everything, la quale consentiva agli utenti di eliminare contenuti indesiderati dal proprio feed di notizie, non seguire più determinati contatti, gruppi e pagine. Il News Feed, come sanno gli utenti di Facebook, è quella pagina infinita che ti saluta quando accedi. àˆ l’hub centrale di Facebook. Ed è anche una delle principali fonti di reddito. […] Il News Feed è la cosa che tiene le persone incollate alla piattaforma per ore e ore, spesso su base giornaliera; senza di essa, il tempo trascorso in rete diminuirebbe notevolmente.
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