Lavorando per task (usando Asana, ad esempio) può essere utile per snellire i carichi di lavoro e, come ho spiegato nell’articolo precedente, serve essenzialmente a mantenere il controllo del flusso di lavoro (e secondo alcune accezioni, fare in modo che si possa controllare il lavoro svolto dai dipendenti e collaboratori “dall’alto”, per cosଠdire). Se quest’ultimo inciso ha fatto sollevare in passato più di un sopracciglio è dovuto al fatto che, per come la si possa rigirare, lavorare mediante task è difficile: molti addirittura ne soffrono, ed è su di loro che vorrei provare, per un attimo ad indagare.
Perchè i task non piacciono
Se qualche collaboratore soffre i task e la loro “imposizione”, sarebbe opportuno capirne i motivi che lo spingono a dirlo: in genere, ciò dipende dal fatto che lo avvertono come una cosa di troppo, che allunga i tempi di lavorazione e questo vale soprattutto per gli operativi, che devono svolgere varie attività nelle loro giornate. Molte volte ho sentito l’obiezione che i task siano una perdita di tempo per chi, invece, vorrebbe “solo” lavorare, come se fosse possibile scindere gli ambiti e come se sul luogo di lavoro non si dovesse collaborare.
L’ottica collaborativa è generalmente difficile da far passare, e questo avviene soprattutto, nella mia piccola esperienza, qualora sussista una insoddisfazione di fondo – ad esempio per questioni di retribuzione, considerata implicitamente troppo bassa rispetto a quello che va fatto. In moltissimi casi la persona a cui non piacciono i task sviluppa un atteggiamento passivo-aggressivo, della serie che tende ad eseguire i compiti senza commentare, salvo poi perdersi (o far finta di farlo) in fase di consegna, diventando vago quando si arriva al dunque e via dicendo. Se i task portino a questo di per sè, francamente non so dirlo e non ne sarei cosଠsicuro: è certo, al contrario, che se devono diventare motivo di cruccio possono rivelarsi strumenti altamente improduttivi.
Non conosco una ricetta per rendere accettabili i task, ma sono abbastanza sicuro che si debbano usare solo con le persone giuste e predisposte a farne uso. Diversamente diventano un qualcosa che non sarà mai perfettamente capito, specie da chi non possegga una formazione prettamente scientifica e non sappia coglierne il vero quid. Che non è – a mio umile avviso – tracciare il proprio lavoro perchè dall’altra parte il capo possa darti una pacca sulla spalla: anzi, è importante che non si faccia passare questa idea. Può essere utile formare le persone sull’uso dei task e, progressivamente, introdurli in ambito lavorativo: richiede tempo e pazienza, ma alla lunga potrebbe pagare molto di più come setting generale.
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