A sentir parlare di “effetto Batman” uno potrebbe sorridere e pensare ad una follia, un’idea disturbante, spaventosa o per meglio dire quasi comica. Eppure si tratta di un effetto psicologico ben noto: certo, è conosciuto con un nome un po’ diverso, ma esiste davvero. Tutto nasce, almeno a livello divulgativo, da quando Beyoncè ha raccontato di ricorrere ad un alter ego, Sasha Fierce, un personaggio fictional quanto efficace che la aiutava a performare al meglio sul palco.
Una specie di “super-eroina nella realtà ” che le ha consentito di prendere maggiormente le distanze da sè stessa, evitando l’eccessiva personalizzazione o l’effetto autoreferenziale / autoriferito che ci porta, in molti casi, ad attribuirci colpe non nostre per qualsiasi problema della vita di ogni giorno. Una teoria psicologica affascinante, a cui ovviamente bisognerà ricorrere con il massimo controllo e cura: la stessa cantante americana ha poi ammesso di aver eliminato quell’ego per evitare, alla lunga, per evitare l’effetto deleterio di necessitare, quasi a vita, di quella figura per poter vivere serenamente.
Cosa che Batman, in effetti, non sempre riusciva a fare – ma sono, come dire, dettagli.
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In termini generali si tratta di questo pensare a te stesso come a un’entità separata, staccata e indipendente, può essere in grado di ridurre l’ansia, procurandoti eventuali ulteriori vantaggi per la sicurezza e determinazione personale. Questo è, secondo alcuni psicologi che ne sostengono l’efficacia, l’effetto Batman.
Sebbene l’incarnazione di un personaggio immaginario possa sembrare un capriccio da pop star, una nuova ricerca suggerisce che potrebbero esserci dei reali benefici psicologici nell’usare una strategia del genere. L’adozione di un alter ego è una forma estrema di “auto-distanziamento”, che implica fare un passo indietro dai nostri sentimenti immediati per permetterci di vedere una situazione in modo più spassionato.
La tecnica viene anche detta auto-distanziamento, e secondo la docente di psicologia Rachel White “ci fornisce più spazio per pensare razionalmente alla situazione“, frenando l’incombere dell’ansia, migliorando l’auto-controllo ed aumentando la perserveranza all’interno di compiti quotidiani particolarmente impegnativi.
Esiste anche un esperimento interessante a supporto di questa tesi: ai partecipanti è stato chiesto di pensare a un evento impegnativo da svolgersi in futuro, come un esame importante, ma con due modalità differenti. Un primo gruppo è stato posto in una condizione immersiva, immaginando di essere all’interno dell’evento e di viverlo in prima persona; il secondo, al contrario, doveva immaginare di essere “da lontano”, come una mosca nella stanza dell’esame poggiata sul muro. Le differenze di rendimento erano evidenti, con coloro che adottavano il punto di vista distanziante molto meno ansiosi per l’evento, rispetto a quello “immersivo”. Tale auto-distanziamento ha pure avuto il vantaggio di incoraggiare migliorati sentimenti di auto-efficacia, la sensazione di poter affrontare la situazione in modo pro-attivo e la capacità di raggiungere il proprio obiettivo. Le ricerche in materia sono state eseguite da Ethan Kross, docente di psicologia presso l’Università del Michigan, ha insistito sul fatto che anche piccoli cambiamenti di prospettiva possono aiutare le persone ad acquisire un migliorato controllo delle proprie emozioni. Photo by Hello I’m Nik on UnsplashÂ
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