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Chi ha veramente inventato Facebook: storia dei fratelli Winklevoss

La storia dell’informatica, per quanto scienza relativamente recente, è piena di casi di furti di idee o “scopiazzamenti” più o meno autorizzati di progetti altrui. Anche la nascita di Facebook, il più famoso social network del mondo, nasconde un lato oscuro sulla sua genesi.

Geni dell’informatica, o furbi impenitenti?

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Se pensiamo a tutti i principali protagonisti dell’esplosione dell’informatica negli ultimi 50-60 anni e ne andiamo a sondare in profondità  la loro storia, scopriremo che quasi sempre, dietro alle intuizioni che li hanno resi celebri e ricchi, c’è qualche “personaggio secondario” che ha ispirato le loro innovazioni o, addirittura, le ha create di sana pianta, vedendosele poi sfuggire di mano grazie all’arguzia (in senso sia positivo che negativo) dei loro compagni in affari che se ne sono appropriati per intero, lasciando ai soci raggirati il classico pugno di mosche in mano.

Ecco quindi scoprire che se all’interno della Apple il socio “famoso” e dotato di senso per gli affare era Steve Jobs, l’altro socio della compagnia, quello che effettivamente creava i dispositivi informatici prodotti dall’azienda (i primi personal computer, per capirci) era il tutt’ora semi sconosciuto Steve Wozniak che della fortuna commerciale della Apple ha visto solo le briciole. Un po’ meglio è andata a Paul Allen, socio fondatore della Microsoft insieme a Bill Gates che, pur restando sempre azionista di primo piano dell’azienda, con il tempo è diventato una figura defilata e secondaria rispetto a Gates che, nell’immaginario collettivo, passa per essere l’unico e solo padre del gigante dell’informatica.

In ordine di notorietà , sul gradino più basso del podio dell’informatica, troviamo il padre di Facebook, Mark Zuckerberg, e anche dietro alla nascita del più popolare social network del mondo, con oltre due miliardi di utenti, non è cosଠfacile capire se è veramente a lui che bisogna attribuirne la paternità .

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Foto di Gerd Altmann da Pixabay

La controversa nascita di Facebook

La storia di Facebook nasce nei primi mesi del 2004 quando all’interno del campus dell’Università  di Harvard un giovane programmatore – Mark Zuckerberg, appunto – insieme ad alcuni colleghi stava progettando il software che avrebbe poi dato vita al social network che oggi conosciamo tutti.

Il problema è che, da quanto appurato negli anni seguenti da ricostruzioni legali e giornalistiche, Zuckerberg non stava lavarando in proprio, bensଠera alle dipendenze di altri studenti – i gemelli Cameron e Tyler Winklevoss e Divya Narenda – che avevano avuto l’idea di mettere online un sito chiamato HarvardConnection.com il quale era pensato, appunto, come un social network per la condivisione di foto e dati degli studenti dell’Università  di Harvard. Zuckerberg, dopo un po’, si defilò dal progetto appaltatogli e mise online il suo social, l’ormai celeberrimo Facebook.

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Tyler e Cameron Winklevoss, foto da Wikipedia – TechCrunch, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons

I gemelli Winklevoss, ovviamente, sentendosi plagiati dal collega, nel 2008 intentarono causa contro il titolare di Facebook chiedendo un risarcimento di 600 milioni di dollari. Il giudice riconobbe le ragioni dei due fratelli ma accordò loro un indennizzo di “soli” 65 milioni di dollari, cifra enorme ma che è comunque una bazzecola rispetto al valore commerciale raggiunto da Facebook.

I fratelli Winklevoss dopo Facebook

Nonostante la cifra accordatagli dal giudice fosse poco più di un decimo di quella richiesta, i gemelli Winklevoss – che nel frattempo erano diventati campioni di canottaggio con la nazionale statunitense – pensarono ad un modo per reinvestire parte del patrimonio vinto nella causa legale contro Facebook e, come accadutogli quando erano ancora studenti universitari, anche in questa fase dimostrarono di vederci lungo con gli affari e con lo sviluppo della tecnologia e, nel 2013, decisero di investire circa 11 milioni di dollari nell’acquisto di bitcoin.

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Foto di VIN JD da Pixabay

All’epoca la moneta elettronica era ancora poco diffusa e l’importo da loro impegnato gli garantଠl’acquisto di circa 100 mila criptovalute, grosso modo l’1% della moneta virtuale in circolazione, al prezzo di 120 dollari per singolo bitcoin.

Ebbene, con la supervalutazione ottenuta negli ultimi tempi dai bitcoin l’investimento iniziale di 11 milioni di dollari ha consentito ai Winklevoss di ottenere guadagni di oltre il 10 mila per cento su ogni singola moneta elettronica posseduta rendendoli, in breve tempo, miliardari. Per gestire il patrimonio e la loro posizione dominante nel mercato delle criptovalute, i gemelli Winklevoss hanno dato vita all’agenzia Gemini (nel dare nomi alle aziende non hanno evidentemente la stessa fantasia dimostrata per gli affari) che si occupa, appunto, di gestione e scambio di criptovalute.

Nel 2019, avviene un piccolo ma importante colpo di scena. Dopo aver fatto causa a Zuckerberg ottenendo il risarcimento di cui abbiamo parlato poco fa, lo stesso patron di Facebook si è rivolto all’agenzia Gemini dei Winklevoss per ottenere consulenze in merito al lancio della Facecoin (poi rinominata Libra) la moneta elettronica con cui, nelle intenzioni di Zuckerberg, dovrebbero avvenire le transazioni economiche sul social network più famoso del mondo. In realtà , la moneta elettronica di Facebook è stata accolta con freddezza dai mercati e, entro il 2021, è previsto un completo restiling dell’operazione commerciale e dovrebbe vedere la luce la Facebook Coin Diem, una nuova moneta legata al social.

Di certo, dopo la parziale vittoria  in tribunale (“parziale” rispetto al valore raggiunto negli anni da Facebook, non tanto per la cifra comunque enorme di 65 milioni di dollari intascata dai Winklevoss) per i due ex canottieri e studenti di Harvard, il fatto che l’acerrimo nemico di un tempo abbia chiesto la loro consulenza finanziaria per il nuovo business da lanciare sul mercato, probabilmente rappresenta la vera vittoria morale che cercavano.

Nel film The Social Network di David Fincher che narra le vicende della nascita e del successo di Zuckemberg e di Facebook, sono presenti anche i fratelli Winklevoss interpretati entrambi (in maniera piuttosto grottesca, per la verità ) da Armie Hammer.

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