Google Discover è stato lanciato nel 2019 sul mercato del web, configurandosi come uno degli oggetti forse più interessanti mai promossi dall’azienda. Al tempo stesso, è un “oggetto” ancora poco considerato in ambito promozionale, dato che non esistono veri e propri strumenti per misurarne la portata o controllarlo ad eccezione della sezione omonima della Search Console di Google.
Lo strumento in questione, di fatto, mette davanti al fatto compiuto, cioè registra le visite che sono arrivate sul sito mediante Google Discover, distinte da quelle della ricerca Google per il semplice fatto che non si tratta di ricerche. Per quanto possa sembrare strano, sono visite query-less, senza una query di ricerca di riferimento, arrivano in sostanza sulla base di come l’utente è abituato internamente a usare gli strumenti di Google per leggere notizie e informarsi. Secondo alcuni, peraltro, è probabile che le attività web dell’account Google possano avere un peso in questa selezione di notizie, ma ad oggi non c’è una tendenza chiara e sembra che siano (per definizione, diciamo) risultati difficili da manipolare. Se sono realmente query-less è strano, del resto, che possano essere influenzate da quello che l’utente ha cercato in passato, ma potrebbe anche darsi che le ricerche degli utenti che lasciano attiva questa feature di registrazione costruiscano implicitamente dei trend individuali che poi Google, internamente, si occupa di far corrispondere con i contenuti più adatti.
Pubblicando nel proprio blog argomenti interessanti (di tendenza, accattivanti, senza risposte univoche, molto dibattuti e via dicendo) per gli utenti si riesce a volte a entrare su Discover, per quanto poi le visite siano tipicamente fugaci e non diano la continuità che invece fornisce la ricerca classica. Di seguito, due schermate di Discover dentro Google Search Console relative ad un blog di cinema (lipercubo.it).
Che cos’è Google Discover
Google Discover raccoglie le preferenze interne di uso dei servizi di Google da parte degli utenti, senza riferirsi ad alcuna keyword specifica, come detto. Da non confondersi con Google News, peraltro, che rappresenta un flusso di notizie da quotidiani e testate digitali più o meno accreditate, Google Discover mostra contenuti interessanti ai singoli utenti sulla base di quanto dovrebbero aver cercato in precedenza.
Per stessa definizione di Google:
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Discover mostra agli utenti contenuti correlati ai loro interessi, in base alla loro Attività web e app.
L’aspetto di Google Discover è esemplificato dalla seguente screenshot, che viene mostrata su mobile nei telefoni quando clicchiamo sull’icona apposita: in questo caso mostrerà un flusso di informazioni o feed, cosiddetto tecnicamente, di dati che dovrebbero interessare l’account Google che è stato configurato su quel telefono.
Se un utente è un chirurgo e ha l’hobby della pesca, ad esempio, presumibilmente cercherà notizie su questi due ambiti – che saranno anche quelli mostrati da Discover, per capirci.
A differenza del mondo SEO in cui riusciamo a muoverci con relativa agilità e sulla base di principi più o meno noti, su Google Discover sono più le illazioni e le fantasie, con annesse teorie dell’eventuale complotto, che le analisi concrete in tal senso.
Non mi sembra un caso che su Google Discover (che, lo ribadisco, non va confuso con Google News, per quanto su alcuni telefoni le due cose sembrino coincidere) siano tutti rimasti un po’ “abbottonati”, pervadendolo di un alone di mistero fatto di supercazzole che significano forse poco, richiamando anche il concetto di “qualità” dei contenuti per la SEO.
Dentro la black box di Google Discover
DI fatto si lavora a scatola chiusa, in una black box documentata in modo solo formale e poco tecnico, in cui sappiamo cose del tipo (traggo sempre dalla documentazione ufficiale disponibile al momento):
In quanto feed altamente personalizzato, Discover si adatta direttamente agli interessi degli utenti e mostra i contenuti più pertinenti. I contenuti di Discover vengono aggiornati automaticamente man mano che ne vengono pubblicati di nuovi. Tuttavia, Discover è progettato per mostrare tutti i tipi di contenuti utili disponibili sul Web, non solo quelli appena pubblicati.
Lavorare a scatola chiusa sul web è un must, piaccia o meno: i SEO non possono sapere quasi nulla su come funzioni Google (fanno solo ipotesi credibili), i social media manager hanno lo stesso problema, peggio che peggio per come funzioni il posizionamento su Google News (ad oggi lo stato dell’arte è: fin troppo facile entrare su G News, molto più complesso costruirsi una credibilità e posizionarsi tra le notizie).
Non poteva essere diverso per Google Discover, che ha pubblicato delle norme ufficiali (necessarie, ma non sufficenti) per avere possibilità di entrarci; in breve, queste norme stabiliscono una serie di regolette pratiche da tenere in conto, ma che di per sè non raccontano nulla di troppo specifico.
Sono tutti modi per dire che NON esiste, ad oggi, un “modo” standard per entrare in Google Discover, così come invece ce n’è uno per Google classico e Google News. Ed è molto meglio così, a ben vedere, per quanto si possa dare qualche indicazione indiretta su base induttiva dopo aver letto un po’ di doucmentazione ufficiale.
In prima istanza i contenuti mostrati su Discover si generano in base alle Attività web e app, quindi:
- ricerche precedenti;
- storico dei siti più visitati;
è abbastanza ovvio ritenere che sia più probabile che finiscano dentro Discover i contenuti molto virali, quelli più ricercati (possiamo vederlo da Google Trends, ad esempio), quelli relativi ai siti più popolari (come possiamo vedere da strumenti SEO che misurano la popolarità dei siti e degli annessi contenuti). In questa veste, pertanto, a fare la differenza per entrare in Discover vi è un fattore legato alle scelte editoriali che facciamo per il nostro sito web, da una scelta accurata (in senso di popolarità, non per forza di qualità) può uscire fuori traffico extra che poi, per inciso, vengono misurate e mostrare all’interno della search console del proprio sito.
Un esempio è mostrato di seguito per il sito lipercubo.it, che riprenderemo di seguito:
Ricordiamo poi che, scrive sempre Google nella sua documentazione ufficiale:
Data la sua natura non causale, il traffico proveniente da Discover è meno prevedibile o affidabile rispetto a quello della Ricerca e viene considerato complementare rispetto al traffico di quest’ultima. Il nostro costante impegno per migliorare l’esperienza utente su Discover implica che sui siti possono verificarsi cambiamenti nel traffico non correlati alla qualità o alla frequenza di pubblicazione dei loro contenuti.
Discover non è legato alla qualità, pertanto, e non è nemmeno legato alla frequenza di pubblicazione: due cose importanti da tenere a mente che testimoniano la sua scarsa controllabilità (i fisici e certi informatici direbbero, a riguardo, “non determinismo“).
Come attivare Google Discover
In genere da smartphone è sufficente scorrere a destra lo schermo per vedere una pagina di notizie selezionate personalmente per ognuno, sulla base delle nostre preferenze, da Google. Tali notizie sono divise per gli argomenti che consultiamo più spesso, e sono aggregate / aggiornate automaticamente da Google (con la possibilità di escludere ciò che eventualmente non ci piace o interessa).
Se con la ricerca classica abbiamo la sostanziale concretizzazione della domanda consapevole (cerco X e vedo pagine che parlano di X), in questo caso Discover sembra meno causale e più legato alla domanda latente (ciò che un algoritmo “sa” di noi e potrebbe suggerirci di leggere). Essendo una sorta di discorso indirettamente legato a ciò che abbiamo fatto in precedenza, è chiaro che all’inizio funzionerà maluccio per poi migliorare con l’uso costante dello smartphone.
Google Discover è pertanto un feed altamente personalizzato, Discover si adatta direttamente agli interessi degli utenti e mostra i contenuti più pertinenti. I contenuti di Discover vengono aggiornati automaticamente man mano che ne vengono pubblicati di nuovi. Tuttavia, Discover è progettato per mostrare tutti i tipi di contenuti utili disponibili sul Web, non solo quelli appena pubblicati. (fonte)
Non è quindi possibile attivare esplicitamente Google Discover sul proprio sito lato webmaster, ma solo “incoraggiarne” l’uso da parte di Google.
Regola base: trasparenza e “onestà” dei contenuti
Rimane ovvio che NON si debbano pubblicare contenuti ingannevoli nel proprio blog per avere una qualche speranza di entrare su Discover (per quanto questa regola sia smentita dal mio stesso account Google Discover, dove il clickbait puro trova a volte spazio, stranamente).
Niente clickbait, titoli ben scritti, immagini di grandi dimensioni
Più volte la guida inviata a NON fare clickbait, a NON cercare quell’effetto, scrivere bene i titoli senza degenerare sull’acchiappa-click ed usare immagini di grandi dimensioni che, secondo la guida, hanno maggiori probabilità di generare visite da Discover.
La regola aurea: stare “sul pezzo”
Google invita chiaramente a selezionare ed inserire contenuti allineati agli interessi del momento, che siano validi dal punto di vista dello storytelling o che forniscano una prospettiva unica sull’argomento. Insomma scrivere sugli argomenti suggeriti da Google Trends, essere correttamente aggiornati sugli argomenti, saper scrivere sugli stessi (sapere scrivere è un conto, scrivere per la SEO è spesso solo un’illusione), coinvolgere gli utenti (magari il “coinvolgimento” potrebbe essere un punteggio di Google Analytics, ad esempio).
In breve, per entrare in Google Discover ci richiedono di:
- mantenere una credibilità ed autorevolezza di fondo (se pubblichiamo solo guest post a pagamento è improbabile che potremo mai finire su Google Discover)
- stabilire una linea editoriale solida;
- evitare tassativamente il clickbait;
- usare immagini in alta risoluzione da mettere in evidenza per gli articoli;
- provare a seguire i trend di Google
- scrivere contenuti originali (le ricerche originali sembrerebbero favorite, come mostrato dal caso studio successivo)
- pubblicare pagine web utili ad un settore specifico, per quanto possibile legati all’attualità o ad esigenze reali degli utenti – evitiamo le astrazioni e le auto-celebrazioni aziendalesi.
Un caso studio: lipercubo.it
Da tempo lipercubo.it è un progettino web che gestisco quasi sempre a tempo perso, ma con una certa soddisfazione. Non solo perchè tendo a pubblicarci quasi esclusivamente cose che mi piacciono sinceramente, ma anche su cui leggo molto da libri a tema, sviluppando veri e propri mini-saggi in molti casi (come mi ha fatto notare il mio editore qualche tempo fa, El Doctor Sax).
Chiaramente non voglio invitare nessuno a copiare da me perchè sarebbe controproducente per voi come per il sottoscritto, ma vorrei solo mostrare cosa indicano i dati di Google Discover per questo sito. Negli ultimi 12 mesi da oggi, infatti, hanno finito per generare traffico da Google Discover gli articoli di approfondimento in cui, giusto da un annetto a questa parte, avevo cambiato la politica editoriale per la scrittura dei titoli: sono passato infatti da un freddo schedario di film ad un titolo che anticipasse il contenuto, provasse a cogliere l’essenza dello stesso e – per l’appunto – evitasse di scatenare l’effetto clickbait sia pur “sollecitando” il lettore al click.
Qualche esempio per non rimanere sull’astratto è qui di seguito (clicca per ingrandire l’immagine).
Non solo: il rendimento su Google Discover sembra aver valorizzato i contenuti più approfonditi, per l’appunto i vari pseudo-saggi che mi è capitato di pubblicare, anche se rimane abbastanza misterioso il criterio con cui sono stati selezionati (ho scritto articoli anche di 3000 parole senza che siano mai stati considerati). Alcuni sono semplicemente film recenti di cui hanno parlato tutti al momento dell’uscita nelle sale (Run), altri sono classici che sono andato a stanare negli anfratti più oscuri e che possiedono un sottotesto “pruriginoso” (Mondo cane), altri ancora sono semplici commedie che mi hanno segnalato (Pazzo per lei). Vale anche la pena di notare che sono finito su Google Discover parlando di film sulla psicoanalisi e la psicologia (il film di Zizek, ad esempio), ad esempio, che immagino possa rientrare in argomenti sui quali un professionista usualmente cerca e si tiene sempre aggiornato.
Non voglio che l’esempio sia preso alla lettera e vi invito a non copiarmi passivamente, lo ripeto. Vorrei solo sottolineare che questo è l’unico sito che curo personalmente in cui ho avuto visite da Google Discover, probabilmente sia perchè il sito è minimamente autorevole sia perchè, di fatto, sono “allenato” a farlo e mi piace, soprattutto, farlo. Sulle ragioni precise posso solo fare illazioni e dare indizi, per cui scuserete se non mi dilungo oltre sull’argomento.
Mi auguro di avervi dato comunque qualche dritta utile per sapere come rientrare in Google Discover.
Foto di Clker-Free-Vector-Images da Pixabay
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