Che cos’è il Digital Divide
Se la necessità di poter accedere alla rete internet era diventata col tempo una cosa sempre più importante, oggi, l’emergenza coronavirus ci ha mostrato come sia un servizio fondamentale e cosa comporti l’esserne esclusi. Tuttavia, anche se a molti potrà sembrare incredibile, ad oggi non tutti hanno ancora accesso a questa tecnologia.
Il concetto di “digital divide” (divario digitale) si riferisce al crescente divario tra i membri svantaggiati della società : anziani e persone che vivono nelle zone rurali o più povere, che non hanno ancora accesso a internet o che non hanno a disposizione un computer, e chi vive invece in aree urbane, suburbane o più ricche che ne hanno accesso.
Come abbiamo detto, la maggioranza delle persone che non hanno accesso a internet proviene già da realtà povere o sfavorite e ciò crea un circolo vizioso. La risoluzione del “divario digitale†è diventato quindi un problema importante, tale da essere un progetto che rientra nel programma del Governo per la digitalizzazione.
Cosa crea il Digital Divide?
Tra gli effetti più gravi del “divario digitale†vi sono:
- danni economici e sociali
- discriminazione dei diritti di uguaglianza
- disoccupazione
- non poter accedere alle informazioni
ma sono solo alcuni, in un mondo che ormai si muove sempre più online. Basta leggere i dati, in tempo di Covid, che ci mostrano i numeri di tutti quegli alunni che non hanno potuto assistere alle lezioni della didattica a distanza.
Dati sul divario digitale
Secondo l’indicatore DESI 2020 (Digital economy and society index) per lo studio del Digital Divide, l’Italia è all’ultimo posto per la digitalizzazione in Europa. In classifica i primi tre posti sono occupati da Finlandia, Svezia e Danimarca.
In uno studio pubblicato dall’Istat del 2020 le famiglie italiane in possesso di una connessione a banda larga sono il 74,7% e 175 mila famiglie italiane non hanno accesso a Internet, ovvero una percentuale del 24,2% rispetto al totale.
Da rilevare anche il divario digitale tra nord e sud Italia, dove il 30% delle famiglie al sud, che vive in comuni con massimo 2.000 abitanti, non utilizza internet. I dati migliorano se le famiglie sono giovani e con figli piccoli.
In uno studio iniziato durante la prima fase di lockdown, più di 3 milioni di studenti, dai 6 fino ai 17 anni, hanno avuto problemi con la didattica a distanza, sia per assenza di connessione veloce a internet, sia per mancanza di hardware su cui poter seguire le lezioni.
Oltre ai problemi di tipo infrastrutturali, in Italia emergerebbe anche un problema di tipo “educativo†importante, legato a una minima conoscenza del digitale. Quindi bisognerà agire su tutti e due i fronti per colmare le nostre lacune e superare il digital divide in Italia.
Neutralità della rete e digital divide
Sono le differenze socio-economiche a pesare maggiormente sull’esclusione di milioni di persone dalla connessione internet. Per questo molti Stati stanno cominciando ad abbracciare un programma di “neutralità della reteâ€, che permetta libero accesso alla connessione, mantenendo pubbliche le infrastrutture digitali.
Il periodo di pandemia, scandito spesso da giornate online, sta facendo capire come l’assenza di connessione condanni le persone non solo a un doppio isolamento, ma anche all’impossibilità di poter lavorare e preservare la propria salute.
Il diritto a internet garantisce inclusione economica e sociale, su queste basi si sta affermando l’idea che possa diventare un diritto umano fondamentale. Si sta lavorando per inquadrare il concetto di rete al livello giuridico, come struttura che, restando neutrale, permetta l’accesso e lo scambio di dati digitalizzati.
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