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Green Pass falsi: un problema che stiamo (forse) sottovalutando

I casi di cronaca relativi a Green pass falsi sono piuttosto numerosi, almeno stando alle cronache che abbiamo letto nel turbine di notizie che, ogni volta (ci accorgiamo con immenso sconforto, ormai), non sappiamo nemmeno più se siano vere e false. Chiediamoci: quanti sono i Green Pass falsi in Europa? Sono 100, 100.000, nessuno, 17, quanti? Sia chiaro che non vogliamo, in questa sede, discutere del fronte pro oppure no green pass, anche perchè alcuni spunti (solo alcuni) che quel modo di pensare ha offerto al pubblico sarebbero addirittura interessanti i quantomeno da discutere, se non fosse (dettaglio non da poco) che c’è un’emergenza sanitaria in atto e che, detta molto in breve, un virus non dovrebbe diventare un fatto politico, sociale, economico o burocratico. Ci spiace spalancare gli occhi a chi non ci aveva mai pensato, ma un virus non vota, non va in piazza, non si mette a discutere delle nostre convinzioni pro o novax: un virus infetta, non sa fare altro – e qui chiudiamo il discorso per amor di brevità , anche perchè vorremmo parlare dell’argomento del titolo.

Green pass falsi: alla fine, qualcuno ha mai provato a contarli e a vedere quanti siano? Qualcuno lo farà  prima della fine del 2022? Sono una leggenda urbana, una fake news, sono veri, e se lo sono in che misura lo sono? Speriamo di saperlo presto, anche perchè sarebbe interessante calcolarne il numero anche a spanne, e provare a metterlo in relazione con altri dati. Ad esempio con vaccini somministrati e persone che comunque erano positive, cosa scientificamente possibile, certo, ma anche potenzialmente falsata da eventuali false vaccinazioni, che a quanto pare non sono tantissime ma ci sono. Ci incuriosisce, senza polemica (basta polemiche, per carità , è tutto polemica dal 2020 in poi, anche basta) scoprire quanta gente l’abbia “fatta franca” alle istituzioni con un green pass falso e sia riuscito a fare lo stesso col virus (secondo il nostro modesto e spannometrico parere, non molti): saperlo sarebbe un dato scientifico non da poco, che aiuterebbe anche a capire quanto servano i vaccini ad evitare i ricoveri, cosa che la stampa mainstream – per qualche strana, insondabile o incoscia ragione -  tende ad evidenziare quasi sempre con enorme “timidezza”.

Resta il fatto che anche un solo green pass falso è indubbiamente un pericolo per la comunità , immensamente sottovalutato dall’ignoranza (o dall’egoismo, o da un mix di entrambe a volte) da parte di chi se li procura. Inizialmente si era scoperto che si potevano avere Green Pass falsi su Telegram, peraltro (per via di come funziona tecnologicamente un Green Pass) indistinguibili da quelli autentici. Abbiamo poi avuto il caso dei Green pass che erano diffusi in forma “piratata” su eMule, per via alla disattenzione di chi li aveva scaricati e lasciati nella cartella di download del proprio computer. Non sono certamente mancate le persone che hanno sfruttato indebitamente il Green Pass di altre persone, sfruttando e facendo leva sul fatto che molti proprietari erano restii a controllare i Green Pass in modo rigoroso per paura, in molti casi, di perdere clienti, oppure per mere esigenze pratiche (gran numero di persone che va ad un evento, ad esempio).

Come se non bastasse, le cronache recenti hanno raccontato di casi di Green Pass rilasciati a persone a cui non veniva somministrato il vaccino, il tutto per mezzo di arti finti, vaccini buttati via e somministrati per finta, in alcuni casi probabilmente anche dietro pagamento di una fee. Grottesco, farebbe ridere se non facesse piangere, con l’ulteriore paradosso che non puoi nemmeno riferire i casi singoli perchè si sa, potrebbe anche essere una fake news. Il dubbio pero’ rimane: se ci sono green pass, anche solo uno, non autentico, di sicuro non ha senso stare a sindacare sull’efficacia del vaccino, perchè bisognerebbe prima di ogni altra cosa farne un discorso antropologico, culturale e probabilmente, in alcuni casi, psicologico (e non aggiungiamo altre possibilità  sanitarie per rispetto di certi nostro-malgrado simili). Chissà , poi, come racconteranno la nostra storia dal 2020 in poi gli storici del 2100 o del 2300, se ci arriveremo: se c’è una ragione per cui ci piacerebbe una bella macchina del tempo, questa è una di quelle più sostanziali.

Che il Green Pass fosse uno strumento tecnologico da non sottovalutare, del resto, era noto agli esperti anche di sicurezza informatica da molto tempo. Era purtroppo prevedibile che si sopravvalutasse o si desse per buon la loro efficacia, per le stesse ragioni (in piccolo, anche qui sedimentate, inconsce e non per forza, badate bene, frutto di ignoranza) per cui si ritiene che non valga la pena avere un antivirus aggiornato, salvo poi lamentarsi all’ennesimo caso di malware. Mentre scriviamo siamo abbastanza affranti dal constatare le difficoltà  nel far capire a tutti l’importanza della campagna vaccinale, e che il Green pass non è uno strumento che si dovrebbe pensare di aggirare o falsificare per non creare un pericolo agli altri ed ai propri cari, primariamente. E ci viene anche da scrivere che, in tutta franchezza, sebbene il vaccino non sia certo un siero dell’immortalità  o non garantisca la salute eterna, è uno strumento prezioso che andrebbe utilizzato con criterio e responsabilità , ricordando che somministrarlo a se stessi contribuisce a creare un mondo più vivibile e con meno restrizioni di quello che siamo tutti, senza eccezioni, costretti a vivere oggi.

Chiaro, può darsi che l’emergenza Green pass falsi finisca per essere una fake news (e ci guardiamo bene dall’alimentare allarmismo: ne abbiamo abbastanza anche di quello) o una ipotesi di complotto labile come quelle che abbiamo sempre biasimato: ma per una volta, visto che c’è la tecnologia di mezzo e conosciamo, anche in altri ambiti, il suo uso quotidiano ed il suoi limiti, consentiteci di essere “complottisti” sono in questo frangente. Una maggiore coscienza del problema del resto è quella che ha portato – da neanche un mese, alla fine – a rendere invalidabili Green Pass che prima erano semplicemente a scadenza, a prescindere dallo stato di salute dei singoli. Un assurdo che forse si poteva evitare se si fosse stati più attenti a non considerare le persone come persone vere, con psicologie complesse e comportamenti imprevedibili, e non (come forse una certa mentalità  eccessivamente positivista o burocratizzata ha portato a fare) semplici particelle di un esperimento in laboratorio.

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