AI Overview è una funzionalità introdotta da Google nel 2024 che mostra una risposta generata da intelligenza artificiale direttamente nella parte superiore della pagina dei risultati di ricerca (la SERP). Di per sè:
- Compare automaticamente per molte query, soprattutto quelle informative o complesse.
- È una risposta discorsiva creata da un modello linguistico (LLM), simile a ChatGPT.
- Include spesso sintesi di fonti web, ma non sempre mostra chiaramente da dove arrivano le informazioni.
- È non disattivabile manualmente: l’utente non può scegliere se vederla o meno.
- Sostituisce o affianca il tradizionale “featured snippet” (il vecchio risultato zero).
Problemi principali:
- Può contenere errori o allucinazioni (informazioni inventate).
- Riduce il traffico verso i siti originali, perché l’utente trova la risposta già nella SERP.
- Crea una falsa percezione di autorevolezza, perché è visivamente più in evidenza.
- Non si può disabilitare, se non – ad oggi – manipolando le query.
La curiosità nel poterlo disabilitare manipolando le query prende spunto da questo post su FB, che mostra una tecnica colorita quanto efficace. In sintesi:
Inserire una parola come ‘fo##uto‘ all’interno di una ricerca su Google impedisce la generazione automatica di un riassunto indesiderato da parte dell’intelligenza artificiale, che altrimenti comparirebbe in cima alla pagina.
Anche se l’esempio può sembrare divertente, il meccanismo che lo sostiene è solido dal punto di vista teorico: l’inserimento del termine “fo##uto” modifica la struttura della query, cambiando la frequenza e il peso delle parole. In pratica, ogni parola aggiunta o rimossa da ciò che scriviamo nella barra di ricerca influisce direttamente sui risultati che otteniamo. Questo trucco è, in sostanza, un piccolo “hack”: una modalità non convenzionale per interagire con Google.
Tra poco vi spiegherò nel dettaglio come metterlo in pratica anche voi — ma prima, serve un’introduzione (e un po’ di contesto storico).
Esempio di quello di cui parliamo:


Senza addentrarci troppo in dettagli tecnici, il principio che regola il funzionamento dei motori di ricerca per quanto riguarda le pagine web si basa su una disciplina chiamata information retrieval. Google analizza e organizza un’enorme quantità di siti, selezionando le pagine più rilevanti di ciascuno per poi mostrarle agli utenti che cercano informazioni su un determinato tema (ovvero, che inseriscono una query). Le pagine che compongono i risultati di Google vengono chiamate, nel linguaggio del settore, SERP — abbreviazione di Search Engine Results Page, cioè “pagina dei risultati del motore di ricerca”. L’ordine in cui appaiono i risultati non è casuale: riflette una combinazione tra la rilevanza del contenuto rispetto alla query e l’effetto che ha la presenza (o assenza) di specifiche parole chiave all’interno della richiesta.
Motori di ricerca e LLM
La situazione si fa più complessa quando all’interno di un motore di ricerca viene integrata un’intelligenza artificiale, più precisamente un Large Language Model (LLM) come ChatGPT, Gemini e simili. I motori di ricerca tradizionali e i modelli linguistici avanzati sono profondamente diversi, sia dal punto di vista tecnico che concettuale. Un motore di ricerca funziona più o meno come una guida turistica esperta: conosce i luoghi, li ha studiati e può indicarvi con precisione dove andare. Un LLM, invece, è più simile a un passante qualunque: potrebbe fornirvi indicazioni corrette, certo, ma anche confondervi con risposte convincenti ma sbagliate.
La guida turistica può commettere errori, ma almeno si basa su informazioni reali. Il passante – nel nostro caso l’IA – può rispondere anche quando non sa, generando contenuti apparentemente plausibili ma inventati, un fenomeno noto come allucinazione algoritmica. Google, pur essendo uno dei motori di ricerca più avanzati al mondo, ha scelto (per ragioni strategiche e commerciali) di dare visibilità prioritaria alla cosiddetta AI Overview: un riquadro in cima alla pagina dei risultati, generato da un LLM, che occupa lo spazio principale “above the fold” – cioè la parte visibile subito, senza bisogno di scorrere. Al momento, non esiste un modo per disattivare questo riquadro né per chiuderlo.
Ed è difficile ignorarlo: quel box cattura inevitabilmente l’attenzione, anche quando si cerca qualcosa di molto specifico.
Come eliminare la AI Overview da Google (almeno per un po’)
Al momento non esiste un’opzione ufficiale per disattivare la AI Overview su Google. Non c’è un bottone, una voce nelle impostazioni o un’estensione approvata che permetta di nascondere in modo permanente quel riquadro generato da un modello di intelligenza artificiale.
Tuttavia, esistono alcune strategie pratiche (o hack) che possono ridurne la presenza o eliminarla caso per caso.
Ecco la riformulazione del tuo testo, con uno stile coerente ai passaggi precedenti e un linguaggio chiaro ma variegato:
Possiamo ora generalizzare la regola emersa all’inizio:
aggiungere una parola “neutra” rispetto al contenuto della query sembra disattivare la generazione automatica dell’AI Overview.
Se, ad esempio, cerchiamo “X”, è sufficiente affiancare a “X” un termine neutro, in modo da inibire la comparsa del box con la risposta generata dall’intelligenza artificiale. Ma quale? Non c’è una regola fissa. Va detto che l’AI Overview tende a disattivarsi anche in presenza di parole volgari o esplicite: i sistemi di filtraggio NSFW (not safe for work) sono molto più restrittivi per un modello linguistico che per un motore di ricerca classico.




Naturalmente non è mia intenzione invitarvi a usare espressioni offensive o inappropriate quando cercate qualcosa online.
Il punto cruciale è comprendere cosa si intenda per “neutra”.
Una parola neutra, in questo contesto, è un termine che non modifica il significato della query, non la deforma né ne altera il senso. È qualcosa che, agli occhi del sistema, rende la frase meno “classificabile”, meno adatta a far scattare i meccanismi automatici dell’intelligenza artificiale che generano lo snippet di risposta.
Trovare esempi validi non è semplice, anche perché non esiste una formula fissa. Il principio, però, è chiaro: inquadrare bene il significato della nostra richiesta (“X”) e accostarvi una parola (“Y”) che sia semanticamente scollegata, ma non tanto da falsare il senso generale.
Ecco alcuni casi testati:
come abbassare il cortisolo→come abbassare il cortisolo mouse✅ Funziona: la IA Overview sparisce.come abbassare il cortisolo→come abbassare il cortisolo culo✅ Funziona, ma… evito valutazioni di stile 🙂come abbassare il cortisolo→come abbassare il cortisolo banana✅ Funziona, ma è ambigua, perché può sembrare che la banana sia una risposta pertinente (e non lo è).
In tutti questi casi, i link organici della SERP restano pressoché identici, ma la risposta automatica dell’IA viene soppressa.
Attenzione, però: si tratta di un hack, non di una regola certa. Non tutti gli esempi funzionano, e Google può cambiare i criteri in qualsiasi momento. Il segreto è individuare il meccanismo e sperimentare molto.
Ad esempio:
come giocare a dama→come giocare a dama cheese❌ Qui la parola neutra (in inglese) non disattiva l’AI Overview, che anzi fornisce una risposta poco precisa e fuori tema.
Come si vede, l’effetto è variabile. A volte basta poco, a volte nulla cambia. La chiave è nel contesto: l’aggiunta deve rompere la prevedibilità della frase, senza snaturarla.













