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  • Alternativa a Keliweb: quale hosting scegliere per il tuo sito WordPress

    Alternativa a Keliweb: quale hosting scegliere per il tuo sito WordPress

    Stai valutando Keliweb come hosting per il tuo sito, ma hai dei dubbi? Qui trovi il confronto tra l’offerta hosting di Keliweb e quelle di altri hosting che offrono assistenza e servizi per siti in Italia. Magari questo confronto ti aiuterà a trovare un’alternativa più completa o più adatta al tuo sito.

    Tra i servizi alternativi a Keliweb, vale la pena menzionare SupportHost. Si tratta di un’azienda di hosting che offre supporto in italiano e ha datacenter in Europa (Germania) e USA (l’opzione Europa è senza dubbio da preferire se ti rivolgi a un pubblico in prevalenza italiano).

    Su SupportHost è possibile trovare opzioni di hosting economiche partendo dai piani condivisi, per arrivare a piani cloud e server dedicati con opzione gestita.

    Per confrontare i servizi di SupportHost e Keliweb abbiamo analizzato la loro offerta per i piani hosting WordPress, mentre per una panoramica più completa puoi riferirti alla nostra recensione dei servizi di SupportHost.

    Keliweb e SupportHost a confronto: creazione di un sito WordPress

    Entrambi i provider offrono opzioni gestite per WordPress, ma in cosa consistono? In genere la gestione di un sito WordPress offerta dagli hosting si riferisce all’attivazione degli aggiornamenti di:

    • plugin
    • core (aggiornamenti regolari di WordPress).

    La principale differenza tra i piani WordPress gestito di Keliweb e quelli di SupportHost è che Keliweb include gli aggiornamenti, mentre SupportHost ti permette di scegliere se attivarli o meno, dandoti quindi la possibilità di scegliere.

    Politica di backup

    Per quanto i backup dell’hosting non ti tengano completamente al sicuro (tutti gli hosting suggeriscono di utilizzare anche altri metodi di backup addizionali, soprattutto ad esempio quando si tratta di ecommerce che possono rischiare di perdere centinaia di ordini in poche ore), è importante valutare il tipo di backup automatici inclusi.

    Da questo punto di vista l’offerta per WordPress di SupportHost e Keliweb è differente.

    SupportHost effettua backup giornalieri conservati 30 giorni. In pratica ogni giorno puoi recuperare un backup degli ultimi 30 giorni precedenti. La stessa politica di backup si applica a tutti i piani.

    Su Keliweb, invece, hai i backup conservati per un numero variabile di giorni in base al piano. I backup giornalieri vengono tenuti 3 giorni con il piano più economico (stiamo parlando di 69,90€ all’anno) e per avere una conservazione di 28 giorni serve un piano Corporate (349,90€ all’anno).

    Garanzia di rimborso

    Quando decidi di attivare un nuovo hosting o passare a un nuovo fornitore, vale la pena controllare sempre i termini di servizio.

    Per quanto riguarda la garanzia SupportHost offre una garanzia di 30 giorni per il rimborso (escluso il costo del dominio che dopo essere stato registrato non si può rimborsare).

    Keliweb offre invece 15 giorni di rimborso, sempre esclusi i costi di registrazione del dominio.

    Dominio gratuito, staging e funzionalità IA

    Dominio gratuito: si o no?

    Come già saprai, il costo del sito non è solo il piano hosting, ma c’è da considerare anche il dominio.

    SupportHost è uno dei pochi provider ad offrire il dominio incluso nel piano hosting per tutti i rinnovi: questo vuol dire in pratica che il costo totale che andrai a pagare è quello che vedi e resterà così anche al rinnovo. Ovviamente non tutte le estensioni di dominio sono incluse, ma se vai sui classici .com o .it (controllare pure tutte le estensioni sul loro sito), allora sei a cavallo!

    Keliweb, come la maggior parte dei provider, si limita a includere il costo del dominio solo per il 1° anno per queste estensioni: .IT, .COM, .EU, .ORG, .NET.

    Tienine conto al rinnovo, un dominio .it costerà ad esempio 9,90€ all’anno che si sommeranno al costo del piano.

    Staging per lavorare al sito senza problemi

    Per quanto riguarda lo staging SupportHost ha una marcia in più: la funzione di staging è disponibile su tutti i piani. Non c’è overselling che ti fa preferire un piano rispetto all’altro per avere questa funzione.

    Lo staging si crea facilmente con Softaculous e non ci sono limiti al numero di staging che puoi creare.

    Keliweb adotta un approccio differente: il piano WP Start non ti consente di fare uno staging, mentre per gli altri è limitato a 1, 2 o 5 staging. Una limitazione che ti forza a scegliere un piano più costoso se vuoi beneficiare della creazione di un ambiente di test.

    Funzionalità AI

    Di recente diversi provider stanno integrando degli assistenti IA. Keliweb è tra questi e offre un AI Site assistant che permette di creare testi e immagini e personalizzare lo stile grafico del sito, funzione inclusa in tutti i piani WP gestiti.

    Hosting green

    Se hai a cuore il fatto che il tuo prossimo hosting sia green, con SupportHost sei sulla strada giusta.

    I datacenter da loro utilizzati sono alimentati solo da fonti rinnovabili, inoltre adottano altre politiche green tra cui la scelta di hardware efficiente (per minori consumi), l’assenza di una sede fisica (meno consumi per il trasporto verso gli uffici), e la partnership con OneTreePlanted con donazioni ricorrenti.

    Supporthost e Keliweb: prezzi a confronto

    Ora che abbiamo confrontato varie caratteristiche, siamo arrivati al momento clou: è ora di parlare di prezzi.

    In questa tabella abbiamo riassunto le caratteristiche e i prezzi del piano starter, cioè quello di base o più economico, dei due provider.

    CaratteristicaKeliweb: WP Start Gestito SupportHost: WordPress 1
    Spazio Web20 GB NVMe15 GB NVMe
    Conservazione Backup3 giorni30 giorni
    Dominio GratuitoSolo 1° annoGratuito per sempre con piano annuale
    Staging
    Funzioni IAAI Site Assistant incluso
    Hosting Green
    Prezzo69,90€ / anno (IVA esclusa)38€ /anno (IVA esclusa)
    Pagina webVai all’hosting WordPress KeliwebVai all’hosting WordPress SupportHost

    Avvertenza: i prezzi indicati in tabella si riferiscono ai prezzi consultati attualmente e non includono eventuali offerte (o potrebbero variare nel tempo). Ti conviene fare sempre riferimento ai singoli siti per il prezzo attuale.

    Altre alternative a Keliweb

    Tra i servizi alternativi a Keliweb, ci sono anche altri provider che potrebbero fare al caso tuo. Abbiamo selezionato alcune offerte che puoi confrontare e valutare.

    Criteri di selezione: abbiamo confrontato provider per fascia di prezzo similare a Keliweb e con opzioni specifiche per WordPress.

    Hostingvirtuale

    Per quanto riguarda l’offerta per WordPress, Keliweb offre un servizio gestito, mentre Hostingvirtuale si limita alla sola installazione di WordPress e non ha funzioni IA.

    L’offerta di Hostingvirtuale è un po’ meno dettagliata non indicando dettagli per quanto riguarda: staging, conservazione dei backup o clausole per il rimborso. Per un servizio basilare, potresti considerarlo se hai bisogno di poco spazio (5GB) e vuoi risparmiare rispetto a Keliweb (HostingVirtuale piano WordPress a 49€ / anno contro i 69,90€ di Keliweb).

    Tophost

    Tophost ha da anni la fama di essere uno degli hosting se non l’hosting più economico in circolazione. Se ti interessa l’offerta al prezzo più basso (come prezzo regolare), puoi valutarlo.

    Per i piani WordPress, Tophost non prevede l’installazione: c’è un sistema per l’installazione facilitata, ma non avrai WordPress già pronto con l’attivazione del piano. Anche in questo caso mancano funzioni presenti in Keliweb e in SupportHost (che resta l’alternativa più valida tra queste proposte): staging, backup automatici.

    Dal punto di vista dei prezzi, Tophost include anche nella sua offerta il dominio, quindi dal punto di vista del budget puoi considerarlo un’opzione per risparmiare, anche se non specifica quali siano i domini inclusi nella promozione. Il piano WordPress costa 32,99€ all’anno.

    Qual è l’offerta a prezzo più basso rispetto a Keliweb?

    L’offerta più economica per un piano WordPress è quella di Tophost a 32,99€ / anno (IVA esclusa).

    Qual è la migliore alternativa per rapporto qualità prezzo?

    Per le opzioni offerte tra cui conservazione dei backup, dominio incluso, gestione aggiornamenti e staging, SupportHost è l’alternativa migliore per qualità, a un prezzo ragionevole. I piani partono da 38€ all’anno, poco più del piano extra economico di Tophost.

    Come funziona il passaggio da un hosting all’altro?

    È facile fare confusione e pensare che la migrazione del sito sia difficile.

    In realtà se cambi hosting, puoi scegliere se trasferire tu il sito e richiedere il trasferimento del dominio o chiedere al nuovo provider (quello verso cui stai migrando) di fare tutto per te.

    In questa seconda opzione, devi capire se la migrazione richiede un costo aggiuntivo oppure è inclusa (sì, è bene pensare anche alla questione economica). SupportHost in genere offre il trasferimento del sito, ma potrebbero esserci casi speciali se vuoi trasferire più siti web. La cosa migliore da fare è contattarli per valutare la tua situazione specifica spiegando quali e quanti siti vuoi spostare. La stessa cosa vale per qualsiasi provider verso cui vuoi spostarti.

  • Recensione SupportHost

    Recensione SupportHost

    Se si cerca su Google hosting con supporto dopo i risultati sponsorizzati la prima voce che compare è SupportHost: hosting veloce e facile. Hosting sicuro.

    A tal proposito oggi faremo una recensione di SupportHost, azienda di hosting fondata dall’italiano Ivan Messina, ha sede in Estonia e da più di dieci anni opera nel settore dell’hosting. Il suo obiettivo è la soddisfazione del cliente offrendo un supporto sempre presente.

    Cosa offre SupportHost?

    Sulla homepage si osservano diversi servizi hosting categorizzati in base alla tipologia e al CMS che si intende usare. C’è una vasta scelta e si parte da soluzioni base fino a soluzioni più specifiche come server dedicati o VPS.

    È possibile anche poter effettuare cambi di piano pagando esclusivamente la differenza di prezzo.

    Vediamo da più vicino i piani e i servizi offerti da SupportHost.

    Servizi e funzionalità offerte

    Su tutti i piani sono disponibili diversi servizi e funzionalità gratuite come:

    • Trasferimento gratuito del sito
    • Certificato SSL
    • MX Secondario
    • Inode Illimitato
    • Dominio gratuito
    • Accesso SSH
    • WP-CLI
    • Repository Git
    • Python, Perl e CGI
    • Softaculous
    • cPanel
    • Protezione da virus con Immunify360 e ClamAv.

    Tutte le funzioni sopracitate sono gratuite. Puoi anche aggiungere servizi extra a pagamento come un IP dedicato oppure richiedere il trasferimento delle email e l’attivazione di Cloudflare che è comunque compatibile e che puoi scegliere di impostare in autonomia.

    Piani hosting

    Ecco una visione generale dei piani di hosting proposti da SupportHost, dai piani più economici come gli Hosting condivisi alle soluzioni più complesse e di nicchia come server dedicati e VPS cloud. Inoltre, conviene ricordare che su tutti i piani è disponibile l’MX secondario, ovvero, un server di posta di riserva. Qualora il server principale non funzioni si potranno comunque ricevere le mail.

    Hosting condivisi

    Sono le soluzioni più comuni presenti su tutti i siti che offrono servizi di hosting. Permettono di avviare siti web che non richiedono molte risorse come blog, landing page e siti vetrina con un modesto afflusso di visitatori. Sono sconsigliati, invece, nel momento in cui si vuole avviare un’attività di e-commerce e usare un CMS pesante come Magento.

    Sono presenti 4 diverse tipologie di piano ognuna con risorse differenti.

    I prezzi esposti sono esenti da iva, sarà necessario dunque aggiungere il 22% di iva per gli utenti italiani, ed è possibile acquistare una sottoscrizione per due o tre anni risparmiando rispettivamente il 10% e il 15%.

    SupportHost offre anche, ad un prezzo superiore, hosting condivisi LiteSpeed, le risorse sono uguali a quelle degli hosting condivisi tradizionali ma si ottengono i benefici di avere un web server più performante come LiteSpeed.

    Per quanto riguarda i prezzi:

    • i piani hosting condivisi partono da 38€
    • i piani con LiteSpeed da 49€.

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    Hosting WordPress

    SupportHost, offre, come già detto, hosting con CMS già preinstallati. Nel caso si volesse usare WordPress per il proprio sito web è possibile scegliere tra i 4 piani messi a disposizione, che vanno dai 38€ annui fino a 169€ annui (iva esclusa) e che sono tra i migliori piani di hosting WordPress disponibili al momento sul mercato.

    In questo caso ogni piano è stato personalizzato in modo da offrire la migliore esperienza con WordPress. Si parte infatti dal piano WordPress 1 che si presta per un sito semplice con poche visite, fino ad arrivare al piano WordPress 4 che offre molte risorse e la possibilità di ospitare domini diversi sullo stesso server.

    Nel dettaglio, l’offerta dei piani WordPress è meno lineare rispetto ai piani semplici e molto più improntata sulle necessità dell’acquirente in termini di prestazioni nel momento in cui si utilizza WordPress.

    Infatti, mentre i piani WordPress 1 e WordPress 2 equivalgono in termini di costi e risorse ai piani Condiviso 1 e Condiviso 2, e differiscono esclusivamente per la presenza di WordPress preinstallato. I piani WordPress 3 e WordPress 4, invece, sono soluzioni personalizzate per garantire un servizio scalabile per un sito WordPress in continua crescita.

    Sul piano WordPress 3 le risorse restano invariate rispetto al piano WordPress 2 ma è presente LiteSpeed come server web. Mentre, sul piano WordPress 4 oltre alla presenza di LiteSpeed è possibile ospitare più domini, e quindi avere più siti web sullo stesso server.

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    Ti basta utilizzare lo sconto sul sito di SupportHost durante il checkout.

    Server Dedicati

    Oltre ad offrire spazi web condivisi, SupportHost offre anche la possibilità di ottenere l’accesso a server dedicati con soluzioni Managed e Unmanaged. In questo modo, si avrà a disposizione una macchina connessa alla rete con risorse esclusive per i compiti più svariati, dall’hosting web fino alla creazione di server per ospitare sessioni di gioco online.

    La scelta è molto ampia potendo scegliere diverse combinazioni di CPU, RAM e dischi sia SSD sia HDD. Inoltre, è possibile scegliere anche il datacenter tra Germania e Finlandia.

    I costi in questo caso sono molto più alti rispetto ai piani hosting tradizionali, ma si tratta di soluzioni di nicchia per utenti che hanno particolari esigenze.

    Si parte da 60,60 € al mese a cui si aggiungono 48,75 € per l’installazione, per ottenere una macchina con:

    • CPU: AMD Ryzen 5 3600 Hexa-Core “Matisse” (Zen2)
    • RAM: 64 GB DDR4 RAM
    • HDD: 2 x 2 TB SATA 6 Gb/s HDD 7200 rpm (RAID 1)
    • Ubicazione: Finlandia

    A cui si aggiungono prezzi extra per l’installazione dei pannelli di gestione, servizi di MX secondari, servizi backup e così via.

    Altre soluzioni hosting

    Tra le altre soluzioni hosting offerte da SupportHost figurano gli Hosting Semidedicati, le VPS Cloud e gli Hosting Reseller.

    Hosting semidedicati

    Gli hosting semidedicati sono una via di mezzo tra una soluzione condivisa ed un server dedicato. Offrono più risorse, LiteSpeed come web server, e la possibilità di ospitare più domini e non ci deve preoccupare della gestione del server come avviene per i server dedicati.

    Ovviamente viste le risorse offerte i costi aumentano, si parte da 169 €/anno senza iva per il piano Semidedicato 1 fino a 869€/anno per il piano Semidedicato 4. Quest’ultimo piano offre 16 GB di RAM, 200 GB di spazio su dischi SSD e 100 MB/s IO.

    VPS Cloud

    Questa tipologia di servizio offre delle VPS che possono essere gestite o non gestite, si avranno alcuni vantaggi dei server dedicati ad un costo contenuto.

    I costi tra le VPS managed e le VPS unmanaged sono nettamente differenti. Infatti, servizio non gestito ha un costo iniziale di 15,99 €/mese senza iva per il servizio Cloud 0 UnManaged fino a 130,99 €/mese per il servizio Cloud 4 Managed.

    Anche nei piani non gestiti sono inclusi i backup automatici e la possibilità di creare degli snapshot dell’intera macchina in maniera gratuita.

    Hosting Reseller

    Sono presenti anche piani di hosting reseller (anche in versione LiteSpeed), qualora si volesse avviare un’attività propria di hosting, con SupportHost è possibile avviare un’attività reseller e gestire i propri clienti usando cPanel e WHM.

    Quanto è chiaro SupportHost?

    Uno dei problemi quanto si cerca un servizio di hosting nel marasma del web è la chiarezza nelle informazioni fornite. Prezzi stranamente bassi a condizioni strane, informazioni parziali o errate e così via.

    Questo carenza di informazioni può portare a preferire servizi poco trasparenti e pessimi in favore della convenienza.

    In questo caso abbiamo spulciato il sito di SupportHost per capire quanto è trasparente con i suoi clienti, soffermandoci su alcuni punti fondamentali come:

    • chiarezza del prezzo
    • risorse offerte
    • politica di rimborso
    • informazioni aggiuntive.

    Tutti i prezzi sono esposti esenti da iva, la dicitura che l’IVA si applica ai residenti UE è presente solo nel footer. Sarebbe stato meglio, almeno, apporre un asterisco affianco al prezzo per indurre il cliente a capire che il prezzo non è quello finale.

    Sulle pagine dei prodotti sono presenti molti dettagli riguardo le risorse offerte, inoltre viene fornita anche una stima, in base al piano, dei visitatori che il sito potrà supportare.

    Sempre nelle pagine prodotto sono presenti delle dettagliate FAQ che offrono informazioni sulla politica di rimborso che opta per una formula soddisfatti o rimborsati per 30 giorni. Inoltre, offrono un periodo di prova gratuito di 14 giorni.

    La procedura per usufruire del rimborso è indicata nei termini di servizio e si effettua mediante ticket nell’area clienti, e specifica che non verranno rimborsarsi alcuni costi, come i costi di registrazione del dominio.

    Trattandosi di un servizio che fa del supporto il suo punto di forza, sottolineano nelle loro pagine che rispondono alle richieste entro 1/2 ore dall’invio del ticket. Spulciando nei termini di servizio all’Art. 9 sono molto chiari sulle condizioni relative ai ticket di assistenza e garantiscono anche un rimborso laddove vengano superati i tempi di attesa garantiti.

    Dalla nostra esperienza con il servizio, i tempi di risposta sono rapidi. In base alle ultime richieste aperte abbiamo avuto questi tempi di attesa:

    • inferiori a 2 – 3 ore durante orari serali (post ore 19.00) e nel weekend (ad esempio di sabato pomeriggio);
    • circa 10 – 25 minuti durante i giorni lavorativi (metà settimana nella fascia oraria 13-14).

    Cosa ne pensano gli utenti di SupportHost?

    Prima di mostrare il nostro parere su SupportHost abbiamo deciso di riportare anche il parere degli utenti lasciato sulle varie piattaforme che raccolgono recensioni, in particolare abbiamo controllato le recensioni di Trustpilot ed HostAdvice.

    Su entrambi gli aggregatori di recensioni degli utenti, le recensioni sono molto positive garantendo una votazione di 4.9 su 5 in entrambe le piattaforme e con oltre 1.000 recensioni all’attivo.

    I punti chiave su cui gli utenti sono soddisfatti sono:

    • supporto rapido ed esaustivo
    • semplicità del servizio
    • migrazione veloce

    Tra le recensioni a una stella, in una l’utente si lamenta dei prezzi dei servizi, nell’altra l’utente non sa dove scaricare la fattura e scrive una recensione invece di contattare il supporto.

    Presto pubblicheremo anche i risultati dei test reali svolti su un piano Hosting di SupportHost.

  • I migliori hosting WordPress

    I migliori hosting WordPress

    Scegliere il giusto hosting per il tuo sito WordPress è un passo cruciale per garantire sicurezza, performance e tranquillità nel lungo termine. In questo panorama, SupportHost, Serverplan e Shellrent spiccano per offerta e affidabilità, ciascuno con caratteristiche peculiari che rispondono a esigenze diverse.

    In questo articolo andremo a sintetizzare le specifiche principali di ogni provider confrontandoli per spazio web, caselle mail, gestione del dominio, strategie di backup e, naturalmente, costi.

    Hosting per WordPress a confronto

    Abbiamo deciso di mettere a confronto alcuni dei migliori hosting per WordPress. Ognuno dei provider che vedremo offre diverse opzioni per chi vuole creare un sito con WordPress. I piani sono strutturati in livelli con risorse crescenti.

    ProviderPianoSpazioCaselle mailDominioBackupPrezzi (IVA esclusa)
    SupportHostWordPress 115 GB SSD NVMeillimitate1 dominio gratis per sempregiornalieri (mantenuti 30 giorni)€ 38 / anno
    SupportHostWordPress 240 GB SSD NVMeillimitate1 dominio gratis per sempregiornalieri (mantenuti 30 giorni)€ 65 / anno
    SupportHostWordPress 340 GB SSD NVMeillimitate1 dominio gratis per sempregiornalieri (mantenuti 30 giorni)€ 76 / anno
    SupportHostWordPress 460 GB SSD NVMeillimitate1 dominio gratis per sempregiornalieri (mantenuti 30 giorni)€ 169 / anno
    ServerplanStarterkit5 GB SSD NVMe5 account1 dominio gratis per sempregiornalieri (mantenuti 30 giorni)€ 26 / anno
    ServerplanStartup WordPress20 GB SSD NVMe50 account1 dominio gratis per sempregiornalieri (mantenuti 30 giorni)€ 76 / anno
    ServerplanEnterprise WordPress100 GB SSD NVMe100 account1 dominio gratis per sempregiornalieri (mantenuti 30 giorni)€ 142 / anno
    ServerplanEnterprise Plus WordPress200 GB SSD NVMe100 account1 dominio gratis per sempregiornalieri (mantenuti 30 giorni)€ 230 / anno
    ShellrentLinux Basicillimitato5 da 1 GBincluso 1° annosettimanali€ 22,99 / anno
    ShellrentLinux Standardillimitato30 da 1 GBincluso 1° annosettimanali€ 39,99 / anno
    ShellrentLinux Businessillimitato SSDillimitate da 1 GBincluso 1° annosettimanali€ 79,99 / anno
    ShellrentLinux Enterpriseillimitato SSDillimitate da 5 GBincluso 1° annosettimanali € 169,99 / anno

    Andiamo a vedere i dettagli delle diverse offerte.

    Hosting SupportHost: i piani per WordPress

    SupportHost propone quattro piani WordPress studiati per chi cerca semplicità e risorse scalabili. Il piano di base mette a disposizione 15 GB di storage SSD NVMe e poi si arriva fino a 60 GB nel profilo più avanzato. Tutti i piani includono caselle email illimitate e il dominio è gratuito per sempre. Il backup è eseguito quotidianamente e conservato per 30 giorni, offrendo una solida protezione contro perdite accidentali.

    I prezzi variano da 38 € annui per il piano entry-level a 169 € per il piano WordPress 4 (che consente anche di ospitare più siti web), confermando un’offerta molto accessibile per chi vuole un servizio gestito e pronto all’uso.

    È interessante anche notare come con una leggera differenza di prezzo si può optare per un piano con LiteSpeed (al posto di Apache) per avere performance migliori: in particolare se confrontiamo i piani WordPress 2 (con Apache) e WordPress 3 (con LiteSpeed), conviene sicuramente di più la scelta con LiteSpeed integrata per una decina di euro di differenza all’anno tra i due piani. Per saperne di più, leggi anche la recensione di SupportHost.

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    Hosting Serverplan: i piani per WordPress

    Serverplan si presenta con quattro soluzioni WordPress caratterizzate da storage SSD NVMe che parte da 5 GB (leggermente risicati anche per un sito basilare) fino a 200 GB nei pacchetti più completi. Le caselle email sono limitate, da 5 fino a 100 account, un dettaglio da considerare se la tua attività dipende fortemente da comunicazioni via posta elettronica. Il dominio è incluso gratis per sempre, ma con la sola scelta tra .it e .eu, mentre con SupportHost puoi scegliere tra una decina di estensioni compreso il tld .com.

    Tutti i piani di Serverplan includono backup giornalieri. Il piano base è molto limitato, oltre ad avere poco spazio (solo 5 GB) e la possibilità di creare un solo database, è anche un piano WordPress senza WordPress preinstallato e senza staging.

    I prezzi partono da 26 € + IVA all’anno e arrivano fino a 230 € + IVA per l’offerta di punta (Enterprise Plus).

    Hosting Shellrent: i piani per WordPress

    Shellrent adotta un approccio leggermente diverso, con piani che offrono spazio illimitato su dischi SSD fin dal livello più basso e caselle email dimensionate per fascia: da 5 account da 1 GB fino a account senza limiti di numero e con 5 GB ciascuno per i piani più elevati.

    Da notare che in questo caso non ci sono estensioni gratuite per sempre: il dominio è incluso solo per il primo anno (certe estensioni), poi richiede un costo aggiuntivo (per farti un’idea di costi attualmente il rinnovo di un dominio .it è 9,99€).

    Le politiche di backup sono settimanali su tutti i piani, mentre per avere backup giornalieri bisogna acquistare un servizio addizionale che parte da 11,99€ all’anno. Questo è uno svantaggio non da poco perché in genere la frequenza ideale è proprio su base giornaliera.

    Il piano Linux Basic ha sì il vantaggio di non avere limiti di spazio, ma ha altri limiti come: la versione PHP non è modificabile, non si possono creare sottodomini, si può avere un solo database.

    I prezzi oscillano da 22,99 € + IVA a 169,99 € + IVA annui.

    Qual è la scelta ottimale per WordPress?

    Confrontando gli aspetti principali, emergono pro e contro per ogni provider. Sul fronte dello spazio, Shellrent si distingue per la capacità illimitata, ideale per siti molto grandi o che gestiscono file multimediali pesanti. Di contro, però, il piano Basic, più economico è molto limitato e il dominio è incluso solo per il primo anno.

    Serverplan offre un buon equilibrio tra storage e costi se si esclude il piano più piccolo Starterkit che non include l’installazione di WordPress e potrebbe quindi essere una noia aggiuntiva per chi è alle prime armi. Vanno anche considerate le limitazioni sul numero di caselle email per chi richiede molti account aziendali.

    SupportHost, invece, abbina spazio adeguato fin dal piano base, email senza limiti e un dominio gratuito finché si rinnova il piano hosting, il tutto corredato da backup giornalieri mantenuti per un mese.

    Da notare che i piani di Shellrent, anche quelli più avanzati, hanno solo backup su base settimanale. Il vero vantaggio qui sta nello spazio illimitato.

    Se hai un budget contenuto, potresti orientarti sul piano base. In questo caso l’opzione migliore è un WordPress 1 di SupportHost perché include caratteristiche che nei piani base di Serverplan e Shellrent mancano:

    • WordPress pre-installato (non presente su Serverplan)
    • dominio incluso per sempre (non incluso in Shellrent)
    • backup giornalieri (non presenti su Shellrent)
    • staging.

    Se vuoi un servizio completo di tutte le caratteristiche, SupportHost può essere la scelta migliore. Serverplan rimane un’ottima alternativa nei piani più avanzati (ma con costo maggiore), mentre Shellrent è indicato per chi necessita di storage illimitato, anche se potrebbe costare di più volendo aggiungere i backup giornalieri.

  • Cos’è Polaris, il framework che velocizza i tempi di caricamento delle pagine web

    Cos’è Polaris, il framework che velocizza i tempi di caricamento delle pagine web

    La lentezza del web durante il caricamento delle pagine è spesso realmente frustrante per l’utente medio: è noto che, a lungo termine, ciò comporti uno scarso rientro del sito, una potenziale perdita di visite (oltre che di guadagni) ed un incremento della percentuale di abbandono da parte degli utenti. Se è vero che la tecnologia è molto cresciuta anche solo negli ultimi anni non basta, in linea di massima, allargare la banda o potenziare i singoli host: in linea di massima, infatti, la velocità  di caricamento delle pagine dipende da un insieme di fattori lungo, complesso e dalla complicata interazione tra loro.

    Un esempio pratico di uso di Polaris potrebbe essere in un sito e-commerce. Immagina una pagina prodotto che carica immagini, script e video. Senza Polaris, il browser farebbe numerose richieste separate per ciascuna risorsa, aumentando i tempi di caricamento. Con Polaris, tutte queste risorse vengono aggregate e gestite in modo più efficiente, riducendo il numero di richieste HTTP e accelerando il tempo di caricamento della pagina, anche su connessioni più lente o dispositivi mobili.

    Questo approccio migliora notevolmente l’esperienza dell’utente finale.

    Il problema di ciò che viene percepita come “lentezza” di alcune pagine è legato ai ritardi intrinseci delle trasmissioni di rete che alla struttura stessa del formato HTML, che impedisce ai browser di capire dall’inizio la struttura delle dipendenze della pagina, costringendo l’utente medio ad attendere fin troppi “giri” e prelievi di dati. In questo scenario, i ricercatori del MIT hanno osservato una forte dipendenza della lentezza non tanto dalla banda quanto dai ripetuti e comulativi delay della rete, ed hanno sviluppato – stando ad un comunicato pubblicato ad inizio marzo – un sistema (nome in codice Polaris) in grado nominalmente di ridurre del 34% il tempo di caricamento delle pagine.

    Non si tratterebbe di una delle solite post-ottimizzazioni che siamo abituati a fare sui nostri siti (una su tutte: la compressione dei dati con moduli tipo mod_gzip), bensì quello che prova a ridurre Polaris è legato alla sovrapposizione (overlap, si scrive nell’originale) del caricamento degli “oggetti” che sono richiesti alla pagina: parliamo di video, file JS, CSS, HTML e così via. Le varie chiamate HTTP (che ci hanno sempre insegnato a ridurre al massimo) sarebbero accorpate da Polaris seguendo un criterio generale, applicabile alla più grande varietà  possibile di siti web. E sempre a proposito di ottimizzazioni, i ricercatori hanno spinto soprattutto sulla possibilità  di minimizzare il numero di chiamate richieste per visualizzare la pagina.

    Ravi Netravali (il PhD che si sta occupando della questione, tra gli altri) fa riferimento all’ottimizzazione del parametro RTT (Round Trip Time), ovvero il tempo complessivamente richiesto per inviare un generico segnale e ricevere una risposta. Considerando che si spendono 100 millisecondi qualora una rete mobile provi a connettersi per prelevare una porzione di dati per il browser – senza contare i successivi “giri” che portano ad un ritardo cumulativo –   minimizzare il numero di Round Trip sembra poter velocizzare concretamente il tempo di attesa per l’utente.

    Polaris effettua questa operazione tracciando automaticamente le interazioni tra gli oggetti, ponendole in una struttura detta “grafo delle dipendenze” che funge in qualche modo da “mappa” per velocizzare il caricamento delle risorse e trovare la strada più breve fino ad esse. Sebbene esista già  un qualcosa del genere nei browser più moderni, Polaris permette di farlo via Javascript, che sia i browser che i siti ottimizzati dovranno rispettivamente implementare, ed a breve sarà  disponibile come software open source sia per le reti mobile ad alto delay che semplicemente per quelle con poca banda a disposizione (fonte).

  • Gestione di account reseller: uso base di WHM

    Gestione di account reseller: uso base di WHM

    Un account reseller di hosting permette al webmaster di diventare imprenditore e di gestire più spazi web come preferisce, allocando le risorse hardware e software per altrettanti siti (da rivendere ad altri, o da gestire per conto di clienti, da usare per progetti personali ecc.). Il tutto, solitamente, offrendo il servizio ad un prezzo libero e senza vincoli con l’hosting, per l’appunto facendo da rivenditore dei servizi o reseller.

    I servizi di oggi, ormai, permettono di offrire istanze di cPanel con pochi e semplici click, e questo vale sia per i dedicati che per le più costose cloud. Ovviamente si sarà  soggetti alle medesime condizioni dell’hosting ospitante, quindi fate attenzione a trovare un servizio coerente con la vostra scelta specifica. Bluehost offre, ad esempio, un account reseller a 19.95$ al mese (circa 16 euro al mese) con:

    • 100GB di spazio su disco (arrivano fino a 500GB per account)
    • 15Mbps di velocità  di banda (fino a 35 Mbps)
    • account illimitati

    Si tratta della classica circostanza in cui si presenta il tanto deprecato overselling di risorse, una tecnica di marketing che tende ad offrire più di quanto effettivamente si disponga: è evidente, infatti, che dal punto di vista tecnologico esiste comunque un limite al numero di account installabili (e quindi di vostri potenziali clienti), e tutto sta nella correttezza e nella trasparenza di chi ci vende il servizio. Sarebbe auspicabile dunque che il nostro servizio metta ben in chiaro questi aspetti dall’inizio, in modo da far capire al cliente per cosa si sta pagando e via dicendo.

    Più credenziali di accesso

    Non appena avrete a disposizione la mail di attivazione del servizio di reselling, di fatto, dovrete gestire una molteplicità  di account: il primo, di solito, è quello a cui ricorrerete in casi estremi (crash di sistema, riconfigurazione di Apache / MySql o altro), e vi permette di:

    • visualizzare / modificare i servizi attivi;
    • eseguire reboot di sistema;
    • reinstallare software;
    • effettuare un boot di recupero;
    • visualizzare i dettagli del proprio account;
    • visualizzare lo storico dei pagamenti effettuati.

    Solitamente servizi così di base sono inclusi nel prezzo, quantomeno nella mia esperienza recente è stato così ma per sicurezza accertatevene prima di acquistare.

    WHM (WebHost Manager): gestisce i vari account cPanel

    Solitamente sul vostro IP dedicato il servizio di gestione dei vari account cPanel (WHM) dovrebbe essere disponibile sulla porta 2087: dopo aver inserito il vostro username assegnato e la password comparirà  una schermata come quella presentata nell’immagine. L’interfaccia è veramente molto grande, nella versione su cui sto lavorando sono 28 voci principali che permettono di gestire i diversi aspetti globali del vostro server dedicato. Inoltre c’è da aggiungere che l’accesso a phpMyAdmin – sotto “SQL Services” – solitamente non permette di vedere o modificare i singoli database degli utenti, giustamente, perchè il primo passo che dobbiamo eseguire è quello di avviare una nuova installazione di cPanel per il nostro sito.

    Assumendo quindi di avere già  il primo cliente, andiamo direttamente sotto:

    • Account Functions e poi Create a New Account

    A questo punto dovremo indicare i seguenti dati:

    • nome del dominio;
    • username (quella che userà  l’utente di cPanel);
    • password;
    • email a cui notificare i dati di accesso.

    L’unico suggerimento da tenere presente, in questo caso, è quello di utilizzare le password generate casualmente per evitare rischi per la sicurezza. Dopo aver confermato ci verrà  offerto un log che specificherà  le operazioni svolte, e poi vedremo gli account cPanel creati all’interno di un’apposita lista sotto “Account Information” -> “List Accounts“. Ricordo che la configurazione del dominio può avvenire sotto due modalità  differenti:

    • tramite record A / CNAME;
    • tramite nameserver.

    Queste sono le informazioni di base che dovrebbero essere sufficenti per iniziare: in caso abbiate domande specifiche i commenti sono a vostra disposizione.

    Nota. Ricordo che il menù di WHM (Web Host Manager) di cPanel permette in generale di gestire:

    • Server Configuration
    • Support
    • Networking Setup
    • Security Center
    • Server Contacts
    • Resellers
    • Service Configuration
    • Locales
    • Backup
    • Cluster/Remote Access
    • System Reboot
    • Server Status
    • Account Information
    • Account Functions
    • Multi Account Functions
    • FrontPage
    • Transfers
    • Themes
    • Packages
    • DNS Functions
    • SQL Services
    • IP Functions
    • Software
    • Email
    • System Health
    • cPanel
    • SSL/TLS
    • Restart Services

     

  • Alcune cose poco chiare dei servizi di hosting (secondo me)

    Alcune cose poco chiare dei servizi di hosting (secondo me)

    Non sempre le offerte sono chiare, in ambito di web hosting, e non sempre si da’ la giusta importanza all’aspetto legato alla sicurezza informatica. A volte si tende a comunicare male col cliente, e ci possono essere una serie di difficoltà  legate alla configurazione che non saprete risolvere da soli. Se avete avuto un problema col vostro hosting, pertanto, in questo articolo troverete quasi certamente il vostro caso e saprete direttamente cosa fare. Quando si ha a che fare con un servizio del genere, infatti – soprattutto se non siamo del settore e se stiamo provando a fare i blogger, a gestire il nostro sito o a configurare il nostro DNS per la prima volta – potrebbero capitare degli spiacevoli ed imprevedibili inconvenienti. Dobbiamo sempre tenere conto di queste potenziali difficoltà  nella gestione degli hosting, ma è importante che questo non ci condizioni e non diventi un limite per le nostre attività .

    I problemi sono fatti per essere risolti, e nel caso dei problemi di hosting di cui parleremo qui non c’è davvero eccezione. La cosa essenziale è avere le idee chiare documentandosi per bene, cercando di affrontare le cose con pazienza e sfruttando l’eventuale assistenza del nostro web hosting. Ecco i più importanti 7 punti da tenere in considerazione, i problemi che ne possono derivare e come affrontarli nel migliore dei modi.

    1. I servizi realmente disponibili (e come chiamarli) – C’è molta poca uniformità  nelle offerte di web hosting: piani sostanzialmente simili tra loro vengono chiamati in modo diverso, come avviene nel caso dell’hosting Joomla! che è pur sempre un hosting PHP + MySQL + Apache. Spesso il gusto e la necessità  di fare marketing creano una certa confusione negli utenti, e questo vale soprattutto nel caso di diciture come “banda illimitata” o “spazio web illimitato“: di fatto non esistono, nessuno dei due, e sarebbe ora che ce ne accorgessimo tutti.
    2. La sicurezza dei nostri dati – Molto spesso si tende a sottovalutare l’importanza della sicurezza, sia in termini di accortezze dei webmaster che di programmazione delle componenti dei siti: l’utente medio non sempre può prendere provvedimenti, ma se non altro deve sapere che il problema esiste. La sicurezza informatica per gli hosting è ancora sottovalutata dagli utilizzatori / clienti del servizio ma in certi casi, purtroppo, addirittura dai provider stessi, che la considerano cosa di poco conto (e questo vale soprattutto sui servizi low-cost, in effetti). Il problema è sentito, tra l’altro, anche in ambito cloud hosting, ma si estende a qualsiasi tipologia di hosting: ricordiamoci di proteggere il nostro sito con appositi plugin, e attenzione a non perdere o lasciare incustodite le credenziali di accesso di FTP e database, e soprattutto le chiavi di accesso al nostro pannello di amministrazione dell’hosting e/o del DNS. Se avete avuto problemi con la sicurezza del vostro sito, è possibile sia che dobbiate cambiare password sia che dobbiate passare ad un hosting meno economico (e più “attrezzato” in tal senso).
    3. La privacy dei nostri dati – La quantità  di informazioni riservate presenti nei siti web non sempre è evidente: i siti sono pensati per essere pubblici, in genere, ma a pensarci bene ci sono dati che vanno protetti al massimo. Le credenziali di accesso (username e password), ma anche le anagrafiche degli utenti, eventuali sezioni private oppure a pagamento e così via. Insomma, anche se non lo si direbbe a prima vista, esistono dati riservati (come le credenziali di accesso) che andrebbero sempre protetti, mentre le password vanno scelte con cura e cambiate periodicamente. La privacy è il classico aspetto dei nostri dati che si tende a trascurare, salvo poi scoprire che quei dati sono scoperti, sono stati rivenduti a terzi oppure sono stati usati per furti d’identità .
    4. Il sovraccarico dei server – Non c’è dubbio che a tutti piaccia avere il massimo dei servizi, il top delle prestazioni e la possibilità  di scalare i servizi dell’hosting a piacere: banda illimitata, traffico illimitato e prestazioni senza limiti sono spesso pubblicizzate dai servizi di hosting. Questo mito della mancanza di limiti va ridimensionato con urgenza, anzitutto; subito dopo dobbiamo sapere che sovraccaricare il proprio sito web di plugin inutili, di componenti che consumano inutilmente memoria (sovraccarico spazio web e memoria RAM), di log mai consultati o che non vengono mai cancellati (sovraccarico di spazio) è un problema ancora comune. Bisognerebbe, in questo caso, cercare di bilanciare le risorse e valutare di dimensionare l’hosting nel miglior modo possibile.
    5. Trovare l’hosting più adeguato per noi – Non sempre il migliore (considerato tale da altri, o in seguito ad una ricerca su Google) è davvero la scelta giusta: giocano il proprio ruolo una serie di fattori ulteriori, alcuni dei quali poco ovvi, che possono contribuire al tutto. Ognuno possiede le proprie esigenze ed aspettative: molti hosting non sanno ancora oggi rapportarsi coi clienti, e questo crea delle problematiche non da poco a lungo andare. Per molti di noi il massimo è avere assistenza (spesso non ne danno affatto) ed averla pure in italiano, seguono come fattori di valutazione l’uso di cPanel o Plesk (o altri equivalenti), la velocità  del servizio e l’eventuale possibilità  di espandere il proprio piano di hosting in seguito.
    6. Cattiva comunicazione con l’assistenza -Capire con chi abbiamo a che fare è fondamentale per valutare meglio come sarà  ben delineato il nostro lavoro sul web. Aprire ticket sbagliati o fuorvianti, descrivere male il proprio problema, tendere a dare sempre la colpa al servizio per i propri errori sono tutti errori sostanzialmente da evitare, in favore di una mentalità  più collaborativa ai fini dello svolgimento del vostro progetto web. La scelta dell’hosting, in effetti, passa anche da una buona comunicazione con il servizio di assistenza, telefonando oppure aprendo ticket per sciogliere ogni dubbio, specie se specifico rispetto alla nostra applicazione.
  • Che cos’è il Vehicle -To-Everything

    Che cos’è il Vehicle -To-Everything

    La tecnologia Vehicle-to-everything (in sigla V2X, V per Vehicle, 2 per To, X per everything) descrive la comunicazione wireless (senza fili) tra un veicolo e qualsiasi altro dispositivo che possa influenzare o essere influenzato dal veicolo stesso. A volte chiamato C-V2X, è un sistema di comunicazione veicolare destinato a migliorare la sicurezza stradale e l’efficienza del traffico riducendo l’inquinamento e, se possibile, risparmiando energia.

    L’industria automobilistica e delle comunicazioni, insieme al governo degli Stati Uniti,[1], all’Unione Europea[2] e alla Corea del Sud stanno cercando di promuovere attivamente da anni sia V2X e C-V2X come tecnologie potenzialmente salvavita oltre che in grado di ridurre l’inquinamento e avere un impatto ambientale positivo. Il Dipartimento dei trasporti degli Stati Uniti ha affermato che le tecnologie V2X offrono vantaggi significativi in ​​termini di sicurezza dei trasporti e mobilità, sottolineandone l’uso virtuoso, mentre l’ente NHTSA stima una riduzione minima degli incidenti stradali del 13% se fosse implementato un sistema V2V, con il risultato di 439.000 incidenti in meno all’anno.

    Adozione del V2X

    La tecnologia V2X è già utilizzata in Europa e Cina.

    Funzionamento V2X: gli standard

    Esistono due standard per le comunicazioni V2X dedicate a seconda della tecnologia wireless sottostante utilizzata: (1) basata su WLAN e (2) basata su cellulare. V2X incorpora anche vari tipi di comunicazione più specifici tra cui Vehicle-to-Device (V2D) (Bluetooth / WiFi-Direct, ad es. CarPlay di Apple e Android Auto di Google), Vehicle-to-Grid (V2G) (scambio di informazioni con la rete smart), Vehicle-to-Building (V2B), noto anche come Vehicle-to-Home (V2H), e poi da veicolo a carico (V2L), Vehicle-to-Network (V2N), Vehicle-to-Cloud (V2C), Vehicle-to-Infrastructure (V2I),e anche da veicolo a pedone (V2P) e da veicolo a veicolo, Vehicle-to-Vehicle (V2V).

    Le comunicazioni avvengono in tempo reale e scomportano uno scambio continuo di dati di vario genere,

    Attraverso la sua comunicazione istantanea, V2X consentendo così l’adozione di nuove politiche di sicurezza stradale come avviso di collisione anteriore, avviso cambio corsia, avviso luce freno elettrica di emergenza, assistenza al movimento degli incroci, veicolo di emergenza in avvicinamento e lavori stradali.

    A livello pratico, lo standard si basa su 802.11p (DSRC).

    802.11p (DSRC)

    La comunicazione V2X classica utilizza la tecnologia WLAN e funziona direttamente tra veicoli (V2V) e veicoli e infrastrutture di traffico (V2I), che formano una rete veicolare ad hoc poiché due trasmettitori V2X si trovano ciascuno nel raggio d’azione dell’altro. Pertanto non richiede alcuna infrastruttura di comunicazione per consentire ai veicoli di comunicare, il che è fondamentale per garantire la sicurezza in aree remote o poco sviluppate. La WLAN è particolarmente adatta per la comunicazione V2X grazie alla sua bassa latenza. Trasmette messaggi noti come messaggi di sensibilizzazione cooperativa (CAM) o messaggio di sicurezza di base (BSM) e messaggi di notifica ambientale decentralizzata (DENM). Altri messaggi relativi all’infrastruttura stradale sono Signal Phase and Timing Message (SPAT), In Vehicle Information Message (IVI) e Service Request Message (SRM). Il volume di dati di questi messaggi è molto basso. La tecnologia radio fa parte della famiglia di standard WLAN IEEE 802.11 ed è conosciuta negli Stati Uniti come Wireless Access in Vehicular Environments (WAVE) e in Europa come ITS-G5.[14] Per integrare la modalità di comunicazione diretta, i veicoli possono essere equipaggiati con le tradizionali tecnologie di comunicazione cellulare, che supportano servizi basati su V2N. Questa estensione con V2N è stata realizzata in Europa sotto l’egida della piattaforma C-ITS[15] con sistemi cellulari e sistemi di trasmissione (TMC/DAB+).

     

    Foto: By Hans-J. Brehm – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=87250207

  • Cosa sono i name server di un DNS e come funzionano

    Cosa sono i name server di un DNS e come funzionano

    L’uso dei Name Server rientra nella gestiona dei Domain Name System (DNS), il sistema decentralizzato utilizzato per tradurre nomi di dominio facili da ricordare (trovalost.it) in indirizzi IP (123.456.789.123) e viceversa. La localizzazione e la gestione dei DNS, in questo ambito, permette di essere utilizzata e gestita grazie al funzionamento di questa tecnologia, che nel Name Server vive una parte molto importante.

    Internet mantiene infatti due spazi dei nomi principali: la gerarchia dei nomi di dominio e il sistema che include i vari indirizzi IP. In questo ambito il DNS (Domain Name System) si occupa di mantenere lo spazio dei nomi di dominio e fornisce servizi di traduzione o risolzuione tra questi spazi dei nomi, mentre i vari server dei nomi Internet implementano il Domain Name System. La gestione del Domain Name System è demandata a livello più alto alla famosa Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (ICANN), che la delega in modo gerarchico in base alle varie estensioni di dominio.

    Esempio di uso dei name server

    Facciamo un esempio pratico: quando digiti nel browser un indirizzo alfanumerico come “trovalost.it” (un sito a caso 🙂 ), il tuo dispositivo sta interrogando il DNS mediante una query (una “domanda”), cioè deve “capire” quale indirizzo IP numerico debba contattare per mostrare il contenuto del sito in questione.

    Il server dei nomi di dominio è pertanto responsabile della conservazione e dell’emissione dei record du informazioni sui nomi di dominio e degli indirizzi IP corrispondenti (cosiddette “zone DNS“) nonché della fornitura delle informazioni mediante DNS.

    Definizione name server

    Un name server è un software che opera a livello di network in grado di fornire risposte alle query, o richieste di risoluzione, che arrivino da vari client. In sostanza si occupa di “tradurre” in modo significativo le richieste di visualizzazione di una pagina web o di un servizio web in modo tale che si possa mostrare il contenuto delle pagine stesse. Per farlo, il name server si appoggia a vari protocolli tra cui, ad esempio, HTTPS per una connessione sicura e autentificata.

    In sostanza il name server rappresenta la parte server del servizio, più ampio, dei DNS.

    Root name server: cosa significa

    Un root nameserver è un server DNS alla base della risoluzione dei nomi riguardanti il namespace del dominio principale (che viene detto anche root). Esso reindirizza le richieste relative ad ogni dominio di primo livello (top-level domain, TLD, ovvero le estensioni .org) ai nameserver propri di quel TLD.

    Secondo il funzionamento del DNS, infatti, se richiedo di aprire ad un browser:

    www.trovalost.it

    come prima cosa verrà  interrogato il DNS relativo all’estensione (.it), poi sarà  fatto un lookup del nome e poi, in terza fase, l’eventuale WWW. La “lettura” di ogni query, in sostanza, avverrà  sempre da destra a sinistra, ovvero dal primo livello (TLD, .it) in poi (secondo cioè .trovalost.it, terzo .www.trovalost.it ed eventuali altri, se presenti)

    Funzionamento del name server nel dettaglio

    I server dei nomi nella cache sono spesso anche server dei nomi ricorsivi: eseguono cioè tutti i passaggi necessari per rispondere a qualsiasi query DNS che ricevono. Per fare ciò, il server dei nomi interroga a turno ciascun server dei nomi autorevole, a partire dalla zona root DNS.

    Continua poi fino a raggiungere il server autorevole per la zona che contiene il nome di dominio richiesto, e risolve la richiesta oppure, se c’è qualche problema, restituisce un errore. Quel server fornisce la risposta alla domanda, o dice definitivamente che non è possibile rispondere, e il risolutore di cache restituisce quindi questa risposta al client che ha posto la domanda.

    Differenza tra record NS e name server

    Un name server si occupa della parte server del DNS e non deve essere confuso con il singolo record NS, che invece rappresenta una coppia di campi del tipo:

    ns1.dominio.it

    ns2.dominio.it

    che è in grado, quindi, di stabilire che la gestione del DNS avvenga ad esempio da parte del name server del dominio.it. Un esempio pratico potrebbe essere, ad esempio, demandare la gestione del DNS a Cloudflare, che genera dinamicamente vari record NS che andiamo ad impostare nel nostro dominio e poi, tramite interfaccia web di Cloudflare, possiamo gestire tutti i campi o record del DNS come A, AAAA, CNAME per il dominio, MX per la posta, TXT per i campi aggiuntivi e così via

    Authoritative answer: cosa vuol dire

    A name server indicates that its response is authoritative by setting the Authoritative Answer (AA) bit in the response to a query on a name for which it is authoritative. Name servers providing answers for which they are not authoritative (for example, name servers for parent zones) do not set the AA bit

    Authoritative name server: cosa vuol dire

    Un authoritative name server è un server dei nomi che si occupa di gestire tutte le risposte alle query poste sui nomi in una zona. Un server del genere, in altri termini, restituisce e gestisce le risposte di risoluzione dei vari nomi di dominio; i server dei nomi possono anche essere configurati per fornire risposte autentificate alle query in determinate zone, appoggiandosi per questioni di efficenza, eventualmente, ad un caching name server.

    Caching name server (DNS cache)

    I server dei nomi nella cache (detti anche cache DNS) memorizzano i risultati delle query DNS per un periodo di tempo prestabilito (TTL, time-to-live) di ciascun record di nomi di dominio. Le cache DNS servono a migliorare l’efficienza del DNS riducendo il traffico su Internet e riducendo, soprattutto, il carico sui nae server, in particolare quelli dei nomi di root. Poiché possono rispondere alle domande più rapidamente, miglioreranno anche le prestazioni delle applicazioni degli utenti finali che utilizzano il DNS.

    Recursive query (recdns)

    La ricorsione entra in gioco qualora un server dei nomi non sia in grado di rispondere a una query, ad esempio perché non contiene una voce per l’host nella sua cache DNS (il dominio, in pratica, non esiste o non è ben configurato). Un server che fornisca query ricorsive è noto anche come DNS ricorsivo, a volte abbreviato come recdns.

  • La sfida: è meglio SSH o FTP?

    La sfida: è meglio SSH o FTP?

    Tutti i principali servizi di hosting mettono a disposizione, ormai, sia FTP che SSH per modificare o accedere ai file del proprio sito: ma quale è davvero preferibile tra le due? Vedremo oggi un bel confronto tra le due tecnologie, che hanno diversi punti in comune ed offrono, entrambi, vantaggi e svantaggi di vario genere.

    Diciamo da subito, comunque, che nessuna delle due è migliore in assoluto dell’altra, specie a livello di utilizzo pratico per la gestione di un sito.

    Cosa sono FTP ed SSH

    Si tratta di protocolli di rete specifici per l’accesso ai file: nello specifico, FTP sta per File Transfer Protocol (ovvero, in italiano, protocollo per il trasferimento file), mentre SSH sta per Secure Shell, ovvero shell sicura. FTP (di cui abbiamo parlato per esteso con una guida completa qui) usa una connessione internet di tipo TCP per trasferire i dati e per controllare i trasferimenti e richiede autenticazione del client tramite nome utente e password.

    SSH, invece, è un vero e proprio terminale remoto a distanza, che viaggia protetto da certificato SSL (lo stesso utilizzato per HTTPS) e che permette di fare tutto quello che, da terminale, potremmo fare su un terminale UNIX o Linux, e che coincide di fatto con la versione sicura di FTP, chiamata SFTP (Secure FTP). Quest’ultimo dovrebbe essere utilizzato, ad oggi, per motivi di sicurezza visto che FTP offre una connessione in chiaro, intercettabile dall’esterno (sniffing) se ad esempio usate una wireless non protetta adeguatamente (ad esempio da un locale pubblico).

    Vantaggi di SSH

    Anche se FTP e SSH usano tecnologie molto simili, sono diversi tra loro: SSH permette di effettuare qualsiasi operazione, quindi possiamo lanciare un comando Linux via SSH di qualsiasi tipo, mentre con FTP abbiamo solo un insieme limitato di comandi a disposizione (per intenderci, il più delle volte possiamo solo effettuare il set dei permessi sui file mediante CHMOD).

    Uno dei vantaggi principali di SSH, ad esempio, è quello di poter effettuare la ricerca di testo all’interno di qualsiasi file, come avverrebbe sul nostro computer: ad esempio, se stiamo cercando un frammento di codice nel sito da modificare, basta lanciare una grep. Cosa che in FTP è presente solo come ricerca per nome di file o directory, quindi in questo siamo abbastanza limitati: l’unico modo per aggirare il limite è quello di avere una connessione veloce, scaricare tutti i file del sito, cercare il file da modificare, modificarlo in locale e poi ricaricarlo (upload) sul server: non il massimo, insomma, per effettuare modifiche su un sito live in tempi molto rapidi, ma spesso l’unica vera alternativa se non abbiamo SSH.

    In genere, inoltre, SSH è molto più veloce, a parità  di connessione internet, rispetto ad FTP.

    Vantaggi di FTP

    Dal canto suo, FTP ha dalla sua la semplicità  d’uso, anche grazie alle interfacce grafiche fornite da FileZilla e client simili, cosa che SSH ovviamente non può avere. FTP è l’ideale per modificare o creare file e cartelle al volo, cancellarli rapidamente, effettuare backup al volo, rinominarli ed impostare correttamente permessi sui file che possano essere saltati o si siano corrotti.

    FTP, del resto, è davvero semplice da usare e permette di fare il 90% delle operazioni di manutenzione quotidiana su un sito web.

    Svantaggi di SSH

    Il primo svantaggio di SSH è quello di richiedere conoscenze di medio-alto livello per essere utilizzato – i comandi Linux, quindi, almeno quelli base: ls, mkdir, ecc. Del resto SSH spesso presenta problemi di configurazioni per i principianti, dato che bisogna autenticare la firma digitale dal computer da cui ci si connette (chiave pubblica e privata), e la sua generazione non è uno scherzo se non sappiamo metterci mano. FTP, invece, funziona direttamente con i dati di accesso username, password e host di connessione.

    Scaricare un backup anche parziale via SSH, del resto, è piuttosto complicato da effettuare via linea di comando, e bisogna fare molta pratica prima di arrivare a capire come si faccia.

    Svantaggi di FTP

    In genere, come abbiamo detto, FTP è più lento di SSH e presenta molte meno opzioni; tende a creare problemi in fase di connessione e spesso è difficile comprendere la natura degli errori via FTP – spesso dovuti al ban dell’hosting oppure a firewall e simili. A confronto, sarebbe sempre preferibile usare SSH.

  • Come trasferire un dominio se l’hosting non ti fa cambiare i NS

    Come trasferire un dominio se l’hosting non ti fa cambiare i NS

    Mi è capitato di recente di trasferire un dominio e di dover cambiare hosting, questo perché quello attuale era sotto-dimensionato rispetto ai requisiti del sito. Una cosa che ogni tanto può capitare: non c’è dubbio che la cosa abbia un certo interesse nella realtà  di ogni giorno dei webmaster, e per questo ho già  scritto una guida in merito.

    Il problema: trasferire un sito è volutamente complicato?

    In alcuni casi, pero’, può capitare che l’hosting attuale impedisca di fare la cosa più semplice, cioè aggiornare i record NS e farvi restare col sito da loro – scoraggiando indirettamente il cliente dal farlo (e questo, secondo me, non è troppo corretto), peraltro costringendo l’utente a spendere un extra (circa 10 € nel caso di un dominio .org, ma tant’è) al fine trasferire correttamente il dominio da uno ad un altro registrar.

    Soluzione 1: aggiornare i record NS

    Se mi avessero permesso di cambiare semplicemente NS (Name Server), il processo sarebbe stato del tutto gratuito, per inciso. Si possono cambiare tutti i record DNS tranne, guarda caso, i NS? Per me non è un caso che abbiano fatto questa scelta, e ne ho contati più di uno che si arroga questo presunto diritto.

    E ho anche il sospetto, ma questa cosa andrebbe capita anche in termini di direttive ICANN, che una cosa del genere non sia consentita dalle linee guida. Ovviamente non é un’accusa, ma è solo una possibile analisi di un problema che, ad oggi, complica il workflow di molti webmaster ed imprenditori che abbiano un sito e vogliano, lecitamente (quale che sia il motivo, se valido o meno), cambiare registrar (il registrar è l’azienda che permette di registrare e gestire domini anche senza hosting, per chi non lo sapesse).

    Volevo passare il dominio su NameCheap, nello specifico, e passare l’hosting su DigitalOcean; ed è stata una vera impresa, rispetto a quello che mi aspettavo.

    2 modi per trasferire un dominio su un altro hosting

    In generale, come forse saprete, nel caso di trasferimento di dominio:

    • di solito basta cambiare i NS, e mettere quelli del nuovo hosting: si puntano i NS a quelli del nuovo hosting, ed abbiamo fatto. In questo caso la procedura richiede pochi minuti, ed entro al massimo un paio di giorni il sito sarà  trasferito in automatico (e dopo andrà  riconfigurato, ovviamente);
    • se il registrar/hosting attuale non permette di cambiare il NS (alcuni, in Italia, purtroppo o per loro fortuna lo fanno), l’unica è trasferire il dominio via auth-code (EPP);
    • se si sceglie quest’ultima strada, il registrar attuale non può rallentare in alcun modo questa procedura, che di solito richiede fino a 5 giorni dalla richiesta (più ulteriori 1 o 2 aggiuntivi, a volte su alcune estensioni o TLD per motivi tecnici); il processo è comunque, una volta trasmesso l’auth-code sul nuovo registrar (NameCheap), completamente automatico;
    • il vecchio registrar formalmente potrebbe, secondo le regole ICANN, rifiutare la richiesta ed impedire il trasferimento (ma per ovvie ragioni è improbabile che lo faccia). Ma quel dominio è il mio, oppure è dell’hosting che lo sta ospitando, a questo punto?

    Mi spiace dover andare in polemica ma, per una volta, sento che sia necessario sollevare un problema: e la mia speranza è che gli hosting che usan questa politica restrittiva diventino più flessibili (anche perché, secondo me, il gioco non vale la candela: detta fuori dai denti, non credo che ci guadagnino più di tanto nel lungo periodo, anche se probabilmente, giocando sull’ignoranza e l’imperizia di alcuni webmaster, nel brevissimo periodo forse sì).

    Faccio anche una considerazione finale: secondo me è abbastanza assurdo che un hosting / registrar delegato dall’ICANN impedisca di cambiare i NS. Se è una strategia di marketing, come posso immaginare quale prima ipotesi, non funziona: non trattiene i clienti, che comunque hanno già  pagato (e dovranno pagare di più per cambiare hosting via EPP), saranno incazzati a belva e, alla lunga, quel cliente perderà  completamente il feeling con il proprio hosting.

    A me, almeno, è successo questo, ed evito di citare apertamente il nome dell’hosting provider per evitare polemiche inutili (ciliegina sulla torta: l’assistenza nel fine settimana non lavora,   per cui ho pensato tanto vale trasferirlo, ed il problema è avvenuto venerdì pomeriggio peraltro dopo essere passato ad un piano di hosting superiore al precedente – soldi buttati, temo: se prima il sito era lento e dava continuamente errore, dopo il cambio di hosting semplicemente non funzionava più, database down e HTTPS non funzionante).

    Per cui ho deciso di cambiare e basta, nonostante fossi con loro da anni. E se volete cambiare hosting, qui troverete le classifiche dei migliori per WordPress, Joomla! e tutti gli altri.