Desiderio di molti: passare ad un hosting italiano per il fatto che quello attuale, consigliato da qualche blog o da un amico, è in inglese.
Questo ci mette in difficoltà specie nella comunicazione con l’assistenza: vediamo allora di analizzare questo motivo, apparentemente inattaccabile, per volere cambiare hosting. Ho sempre scritto che la qualità di un hosting, al di là di errori nelle scelte dovuti a inesperienza, possiede come “massa critica” un aspetto per me fondamentale, che riguarda il valore dell’assistenza. L’Italia, per quello che riguarda la conoscenza dell’inglese, è al 28° posto a livello mondiale, e la conoscenza della lingua sembra correlata ai cittadini con un reddito più alto. La scarsa familiarità con la lingua potrebbe di fatto tradursi in questi termini, esaltati dal fatto che uno poi, nella gestione del proprio sito web, debba pensare a molte altre cose a livello di contenuti, gestione e strategia commerciale per potersi mettere a studiarlo un po’.
Il valore dell’assistenza tecnica si vede anche in questi aspetti: come si comporterà l’assistenza in caso di problemi al sito? Quest’ultima, in effetti, dovrebbe:
- rispondere rapidamente alle vostre richieste (da poche ore a massimo due o tre giorni dalla richiesta, se fatta via ticket);
- essere esaustivo nelle richieste a carattere tecnico;
- avere la pazienza di spiegarvi come risolvere un certo tipo di problema;
- mostrarsi competente sull’argomento già dal primo contatto pre-acquisto;
- saper illustrare le caratteristiche vincenti del servizio.
La maggioranza dei problemi che ho avuto lato hosting ricalcano questa falsariga, ovvero sono stati ritardi nella gestione, incuria, un po’ di superficialità e a volte operatori non sempre disponibili a dare una mano. Di fatto questo mi ha spinto a migrare molti siti su servizi di VPS da gestire in piena e totale autonomia, senza intervento dell’assistenza tecnica, e compensando con il know how quelle che erano le conoscenze precedenti. Ma questo non si può fare certamente in tutti i casi, per cui è bene affidarsi ad un servizio che possa essere di valore.
Mi rendo conto, mentre la scrivo, che quella lista appare un po’ ideale, in certe realtà in cui lavoriamo, principalmente per imperizia, frenesìa nel voler vendere ad ogni costo o altri motivi simili: dunque dover spiegare le proprie necessità o problemi ad un’assistenza che risponde magari solo per telefono in inglese è francamente scoraggiante. Tuttavia ho notato che, con le dovute eccezioni, gli hosting oltreoceano tendono a rispondere in modo più esaustivo alle vostre richieste.
Voler cambiare hosting perchè scoraggia il fatto di doverci comunicare in inglese, con rispetto parlando per le conoscenze della lingua di ognuno, mi sembra un po’ eccessivo se preso come fattore singolo.
Una cosa non vera, in linea di massima, è che gli hosting web residenti fuori dall’Italia siano per forza più lenti di quelli nostrani.
Leggi anche: lista di hosting italiani, hosting reseller italiani e come trovare l’hosting giusto
Del resto ho avuto modo di testare personalmente hosting come quelli elencati che offrono assistenza via chat, e credo che sia decisamente più semplice “calarsi nella parte” in lingua scritta più di quanto non sia, ad esempio, doverlo fare per forza via telefono (fuso orario e tariffe telefoniche permettendo). Ovviamente, poi, ognuno dovrebbe fare i conti con il proprio tempo ed i propri, inevitabili limiti.
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Vi invito, ovviamente, a contattare i reparti pre-sales direttamente dai loro siti per rendervi conto da soli della loro professionalità, e preferisco non dare indicazioni specifiche in questa sede: le avevo dato in passato, è vero, ma è passato troppo tempo e onestamente l’unico servizio che non ho smesso di usare è stato:
che comunque ad oggi da’ supporto in italiano. Gli altri, volenti o nolenti, ho preferito mollarli. Se non siete troppo pratici con l’inglese, vi suggerisco di preparvi le domande in un documento a parte, di verificarne la correttezza con qualche traduttore automatico o qualche collega/amico più a suo agio.
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