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Microsoft sta per includere ChatGPT dentro Bing

Da quando si parla pubblicamente di ChatGPT, il chatbot artificiale in grado di rispondere in modo realistico e con linguaggio naturale alle domande che gli poniamo discorsivamente, ci si chiede tra le altre cose se questo sistema possa addirittura rimpiazzare Google. La domanda ha senso ma ad oggi, per quanto ne sappiamo, è malposta: ChatGPT accede ad un database di informazioni che è fermo al 2021 e non può, per quanto afferma lei stessa, accedere ad internet. OpenAI, la società di riferimento che ha creato ChatGPT (tra le altre cose), appare sulle scene nel 2015 su iniziativa di Elon Musk e Sam Altman, con un investimento iniziale di 1 miliardo di dollari, con un ulteriore miliardo di investimenti proveniente da Microsoft e Matthew Brown Companies. La capacità del chatbot di fornire qualsiasi cosa, da ricette di cucina a frammenti di codice funzionante e saggi scolastici ben scritti, lo ha posto definitivamente sotto i riflettori ponendo nel dibattito pubblico, come mai prima di allora (probabilmente), la questione etica e morale annessa alla nuova tecnologia IT.

Era inevitabile che il suo funzionamento fosse travisato, ed è un po’ quello che tanta stampa generalista ha finito per fare: ancorati alle narrazioni apocalittiche anni 80 da un lato, e ad una cultura scientifica un po’ semplicistica o naive, quasi tutti si sono affrettati ad elencare i difetti ed i pericoli insiti in sistemi come ChatGPT, da chatbot avanzato a potenziale conquistatore dell’universo. E se filosofi accelerazionisti come Nick Land si sono spinti a prefigurare un futuro senza esseri umani e con sole intelligenze artificiali auto-sufficenti, ciò rimane più una speculazione intellettuale che una possibilità realistica: quantomeno, secondo noi, in un mondo in cui troppi ancora faticano ad inviare correttamente una mail o a distinguerla da una PEC. Il mese scorso, peraltro, l’amministratore delegato di OpenAI Sam Altman ha dichiarato in un tweet su ChatGPT che è “un errore fare affidamento su di esso per qualsiasi cosa importante“.

Microsoft (l’azienda fondata da Bill Gates che ha creato Windows e Bing, tra gli altri) si starebbe preparando (secondo un articolo appena pubblicato su Bloomberg) ad aggiungere il chatbot ChatGPT al suo motore di ricerca Bing. L’idea sembra essere legata sia alla possibilità di rivaleggiare in modo più sostanziale con Google che, di fatto, potenziare il suo reparto ricerca e sviluppo, da sempre attento alle novità ed estremamente attivo.

L’idea dovrebbe essere che un motore di ricerca più orientato al linguaggio naturale, che si rivolge all’utente come lo farebbe un essere umano durante un comune dialogo, anche se non ha voluto fornire ulteriori dettagli e la roadmap di un’eventuale operazione del genere rimane ignota ai più. Per come la vediamo, e per quello che vale, è possibile che la cosa rimanga una possibilità o che venga sperimentata molto a lungo, prima di vedere un risultato – oppure è altrettanto probabile che sia solo una mossa di marketing.

OpenAI Logo

L’azienda di Redmond potrebbe lanciare la funzione aggiuntiva di integrazione ChatGPT+Bing anche quest’anno, in teoria, ma è altrettanto plausibile che sia lanciata in via sperimentale per un gruppo ristretto di utenti. Bloomberg scrive che non è la prima notizia in questo ambito e che anzi, al contrario, Microsoft si sta interessando a sistemi come ChatGPT da diversi mesi.

ChatGPT può diventare un motore di ricerca e demolire il monopolio di Google? Difficile rispondere, ma viene da scrivere che il suo sistema di funzionamento rimanga, al netto delle suggestioni pop, abbastanza diverso da quello di un motore di ricerca. Anche perchè si tratta di un sistema biased ovvero “viziato” dal funzionamento e dal “comportamento” che i suoi creatori gli hanno imposto (una differenza di rilievo, tanto per fare un esempio concreto: se chiediamo come fabbricare un’arma, come effettuare posizioni del kamasutra o come compiere gesti potenzialmente pericolosi ChatGPT si “rifiuta” di rispondere, mentre un motore di ricerca tecnicamente risponde sempre e comunque, salvo caso particolari).

Foto di copertina: un robot che genera frasi dalla bocca, StarryAI

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