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Come gestire il modello di business della tua idea sul web

Ogni storia degna di questo nome possiede un punto di svolta, un turning point che libera il protagonista dalla pressione e finisce per cambiare il positivo (ma anche in negativo, purchè ci sia un cambio netto) il registro narrativo. Abbiamo parlato delle difficoltà  del lavoro online rispetto alla nostra posizione sociale – troppe persone continuano a pensare che lavorare online non sia un lavoro, e questo finisce per creare disagio -  e rispetto alle troppe idee che potrebbero venirci – il che semplicemente ci farà  perdere tempo senza guadagnare nulla.

Ma arriva il punto di svolta, finalmente, e per raccontarvelo mi ricollego a quanto avevo fatto fino a quel momento:

  1. avevo individuato un seed, un “seme” da cui far germogliare tutto il resto: una tabella di comparazione prezzo, molto semplice ed aggiornata a mano, che avevo pensato di usare per far sapere alle persone che si sarebbero potuti comprare un servizio di hosting di qualità , ad un prezzo spesso più basso di quanto venisse mostrato nelle pubblicità  tipiche del settore;
  2. avevo acquistato il dominio migliorhosting.biz, in quanto la ricerca “miglior hosting” era molto comune e corrispondeva al dominio in questione (si tratta di un EMD o Exact Match Domain, una tecnica usata nella SEO che spesso permette di ricevere traffico anche solo impostando un sito minimale e senza fare link building vera e propria)

Manca un tassello importante: come guadagnare? Che modello di business applicare? Il modello scelto è quello delle pubblicità  online: l’idea è che se fossi riuscito a calamitare traffico di persone interessate a web hosting, avrebbe avuto senso mostrare loro delle pubblicità  che mi avrebbero fatto guadagnare. Il discorso è questo: chi cerca il migliore hosting non fa altro che utilizzare un shortcut, un’abbreviazione comoda e facile da ricordare per comprare un hosting.

Esiste quindi un marcato commercial intent (cioè chi cerca è intenzionato quasi certamente a comprare) in questo genere di ricerca, per cui il modello di business si basa sull’unione tra questa ricerca (la domanda) e le pubblicità  dei singoli web hosting (l’offerta), da sempre quest’ultima in duplice formula: sia pubblicità  contestuali (alla Google Adsense) che pubblicità  vendute direttamente dagli hosting, in quest’ultimo caso attratti dal fatto che possano avere degli spazi web riservati a loro ed in cui sono sicuri di ricevere visite di visitatori interessati a quello che offrono.

Luogo comune: gli incentivi al clic

La maggioranza di chi si crea un sito per guadagnare fa una cosa molto scontata, almeno all’inizio: invita i propri amici e conoscenti a fare clic, perchè tanto a loro non costa nulla, perchè cosଠfacendo questo piccolo favore ad un amico gli permetterai (pensano loro) di esistere e vivere. Ma le cose purtroppo (o per fortuna) non stanno affatto cosà¬: questa pratica è sbagliato sotto qualsiasi punto di vista!

Ragionandoci un attimo viene chiaro capire perchè:

  1. se gli amici cliccano giusto per farvi un favore, quei clic saranno pagati dagli inserzionisti a vuoto, e questo creerà  loro uno svantaggio economico equivalente a buttare soldi dalla finestra;
  2. viene meno il modello di business del sito, secondo il quale lo scopo primario è quello di focalizzare traffico cioè visite di visitatori interessati ai servizi di hosting, non amici o parenti accondiscendenti.

Fermo restando che Adsense e molti altri programmi di affiliazione vietano l’incentivo al clic (ed adesso è anche agevole capire perchè), il modello indicato non funziona: non può funzionare, esattamente per lo stesso motivo per cui se piantiamo dei soldi non cresceranno alberi di soldi.

Morale della favola: il vostro modello di business non deve essere basato per forza sulle pubblicità , ma per guadagnare con un sito dovrete avere qualcosa da offrire ai vostri clienti. Dovrete possedere un buon potenziale in termini di visite, essere ben visti in ottica SEO da Google, fornire agli utenti qualcosa di unico proprio perchè solo cosà¬, alla fine, avrete uno spazio che sarete in grado di monetizzare.

Per saperne di più su come abbia monetizzato questo sito, leggete l’articolo Come guadagnare col tuo sito: il caso Trovalost.it.

Il punto cruciale: gestire il sito ed organizzare un piano editoriale

Il mio modello di business, per quanto visto, è basato quasi esclusivamente su Google e sui motori di ricerca; pertanto è necessario che io dia loro dei contenuti da indicizzare. Quasi certamente, ho pensato da subito, dovrò dare un buon numero di articoli, dovrò scrivere un sacco perchè tutti i miei concorrenti l’hanno fatto, ma anche perchè questo avrebbe aumentato le possibilità  di essere trovato.

Mi serviva pero’ un piano editoriale, cioè capire di cosa avrei dovuto scrivere nel mio sito: FAQ, domande più comuni, tutorial mi erano familiari perchè da sempre lavoravo in questo settore e, da webmaster, sapevo quali potessero essere i tipici problemi nella gestione di un sito presso un hosting e come risolverli. Ecco che ho messo a punto una strategia per cui appunto qualsiasi spunto possa sembrare minimamente utile, e creo progressivamente dei contenuti allenandomi a scrivere nel modo migliore per il target di riferimento (in modo che quei contenuti siano fruibili) e cercando sempre di migliorare l’esistente.

Da sempre uso i promemoria del Mac ma anche un semplice file Word potrà  andare benissimo per voi; prendete sempre appunti durante la giornata e cercate di capire dall’analisi della concorrenza come e cosa scrivere. Ovviamente considerate anche un’altra cosa: non basta più creare delle content farm, delle fabbriche di articoli verticali e a tema, per quanto originali ed utili possano essere. Le fanno un po’ tutti ormai, il settore tende ad essere saturo: ecco perchè (altro punto di svolta importante) avendo fatto il programmatore per molti anni sapevo realizzare delle pagine web che dessero dei servizi utili per i webmaster, oltre che dei classici articoli di approfondimento, confronto e tutorial /FAQ.

Insomma avevo capito che era il contenuto a farla da padrone, in particolare rispetto alle esigenze delle personas “webmaster” che avrebbero visitato il mio portale, e che creare delle app web avrebbe fatto la differenza: per cui ho creato nell’ordine un servizio per cercare domini scaduti (ed un’app Android), uno per fare WHOIS, un cerca prezzi per hosting, una directory di offerte di hosting organizzata per tipo, una FAQ in cui gli utenti possano fare domande (il modello domande-risposte funziona naturalmente molto bene lato SEO), un geolocalizzatore di IP, un motore di ricerca di domain hack, una raccolta di coupon, un form di segnalazione delle offerte, ed i classici Verifica propagazione del DNS, verifica disponibilità  dei domini e DNS Checker.

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