Tanti punti quante sono le lettere dell’alfabeto: buona lettura (e buona SEO) a tutti.
- 1) A come anchor-text
- 2) B come Backlink
- 3) C come Contesto
- 4) D come DuckDuckGO
- 5) E come estensioni
- 6) F come fingere
- 7) G come Google
- 8) H come href
- 9) I come Indici di correlazione (e di “qualità “) dei link
- 10) J come Jackpot
- 11) K come Keyword stuffing
- 12) L come lavorare sodo
- 13) M come Misure
- 14) N come nofollow
- 15) O come ottimizzazione locale
- 16) P come PageRank (ma anche come Presunzione)
- 17) Q come SEOQuake
- 18) R come referral
- 19) S come semantica
- 20) T come title (ma anche come tecnico, SEO tecnico)
- 21) U come Unicità
- 22) V come Valutazioni
- 23) W come web-spam
- 24) X come XML (sitemap)
- 25) Y come Yoast
- 26) Z come Zombie
A come anchor-text
Sono costretto a partire da un classico, per cosଠdire: il testo à ncora è l’elemento cardine di moltissime strategie SEO, e la sua difficoltà nel capire come utilizzarlo correttamente è motivo di dubbio per parecchi, ancora oggi. Serve a dare un “orientamento” alle pagine web, è una sorta di “traccia” dei contenuti o, per meglio di dire, l’equivalente di una buona segnaletica stradale. La maggioranza dei siti che ho visitato, e lo dico con la massima tranquillità , continua ad usare nel peggiore dei modi questo meccanismo, senza badare neanche un minimo all’usabilità e fregandosene dell’utente.
B come Backlink
I link verso il nostro sito aiutano una promozione naturale delle pagine, e l’interpretazione che ne darà Google permetterà , nei casi migliori, di arrivare rapidamente nelle prime posizioni. Questo pero’ a patto che ci sia il giusto contesto; altrimenti, è solo tempo perso.
C come Contesto
Mai sottovalutare l’importanza del contesto: se trovate referenze da un sito di grafica tridimensionale ed il vostro sito si occupa di ruspe, potreste pagare molto alto di prezzo di un backlink (anche se ad alto PageRank, vedi lettera P). Il contesto è tutto: solo i siti relazionabili al nostro devono linkarci, e noi dovremmo fare lo stesso verso gli altri. Nella mia esperienza, il 99% dei link non contestuali (cioè non in relazione stretta con l’argomento del sito) erano semplicemente inutili.
D come DuckDuckGO
Non prendiamo sottogamba questa proposta, perchè forse è una delle più concrete degli ultimi anni, in cui molto, troppo si è (s)parlato di motori di ricerca-fuffa. Ho discusso parte delle sue caratteristiche in un paio di articoli a tema, se vi interessa; la sua caratteristica più importante è che non usa fare tracking degli utenti, che è un aspetto (al di là di quello sulla privacy) che ha fuorviato maggiormente i dibattiti in ambito SEO. Il mio suggerimento è quello di tenerlo in considerazione come eventuale fonte di traffico, anche perchè (almeno in Italia) chi ottimizza su questo motore e ne monitora i risultati non è (ancora) sicuramente la maggioranza.
E come estensioni
Troppi SEO incentrano le proprie strategie sulla scrittura massiva di articoli, da spalmare su vari blog e piattaforme (spesso in cambio di favori reciproci o denaro) senza farsi scoprire da Google. Ma siamo davvero sicuri che mettere le scimmie di fronte alle macchine da scrivere sia l’unico modo possibile di fare SEO? Da tempo sono convinto che creare delle estensioni dei nostri contenuti, come ad esempio app, sia una strada poco battuta e decisamente promettente, soprattutto oggi che i tool permettono di modellare allo stesso modo, o quasi, siti, giochi e app. Chiaro, non è da tutti realizzarne, è un costo e va ponderato caso per caso, ma forse è proprio questo che fa la differenza rispetto alla link building a pochi euro al mese che molti sono convinti possa bastare. Meglio capirlo subito che dopo esserli slogati le dita a buttare gi๠500 articoli al mese, no?
F come fingere
La capacità di un SEO si misura, forse, anche nel suo saper fare il finto tonto: no, io? black hat? Account multipli? Domini ri-registrati apposta per ereditare PageRank? Quando mai?
G come Google
Occhio a fare troppo gli anti-Google e a snobbare i risultati di ricerca, anche quando sembrano davvero molto discutibili: l’uso del motore ed il numero di servizi introdotti da Google per i webmaster è in crescita costante, ed è molto difficile stare dietro ad ogni novità . Seguire i blog ufficiali dell’azienda aiuta a tenersi aggiornati sui servizi offerti, che ormai si incentrano parecchio su proposte commerciali e tendono a ridurre gli strumenti di analisi all’accoppiata webmaster Tools / analytics (ed ovviamente, per chi usa la ricerca a pagamento, Adwords).
H come href
I link continuano ad essere importanti, nonostante smentite e conferme – più o meno casuali – e dettate da esigenze di content marketing; senza link, del resto, il web perderebbe gran parte del suo significato. Curate con attenzione sia i link interni del vostro sito (che dovrebbero sempre prediligere l’usabilità su qualsiasi considerazione “strategica” delle anchor text) che quelli esterni (sono quotes, citazioni dall’esterno più o meno spontanee, riferimenti da blog e portali più o meno importanti; portano un flusso informativo sul vostro sito che, quasi certamente, Google terrà in considerazione).
I come Indici di correlazione (e di “qualità “) dei link
Abolite definitivamente gli indici statistici dalle vostre politiche SEO, soprattutto se accompagnate dal termine (pericolosissimo) “correlazione“. àˆ il modo migliore per fuorviare i principianti, illudere i dilettanti, buttare fumo negli occhi ai clienti e fare totale disinformazione sull’argomento. Per inciso, gli indici alternativi al PageRank (anche se sono di Ahrefs, Alexa o di Moz) fanno riferimento ad un set di dati (risultati di ricerca) diverso da quello usato da Google. Questo è un contro-argomento semplice ma che, a mio parere, depone parecchio contro l’uso degli stessi: affidarsi ad indici di rank esterni a Google per fare link building – visto che per questo si fa – è come fare i crash test per la Ford piazzando i manichini in una Peugeot. Rischiate solo di farvi male inutilmente.
J come Jackpot
Certi aspetti della SEO sono diventati, ormai, equivalenti al gioco d’azzardo: ci si può assumere il rischio ed è per certi versi eccitante farlo, ma molti consulenti dovrebbero forse essere più realisti anche a costo di risultare antipatici. Ci sono siti web per cui attualmente è impossibile fare SEO se non per le ottimizzazioni di base, e questo andrebbe detto, se necessario, fin da subito: anche a costo di rinunciare ad un budget, per onestà e per non illudere nessuno.
K come Keyword stuffing
àˆ davvero incredibile come la tecnica attualmente più usata dai SEO moderni non sia altro che keyword stuffing; ho appena inviato un disavow per questo sito, evidentemente preso di mira da spammer ed eventualmente competitor, a tale riguardo. Non mi meraviglia tanto il suo uso per la cosiddetta “negative SEO” (che, a meno che non sia particolarmente brutale, si mitiga quasi sempre con un mesetto o due di lavoro mirato), quanto l’uso presuntuoso che ne fanno molti, specialmente quando lo condiscono un po’ alla buona con la parola semantica.
L come lavorare sodo
Se prima poteva essere un gioco per ragazzi ed adulti, la SEO è diventata tremendamente difficile e richiede impegno, dedizione, flessibilità ed idee nuove. Riciclare all’infinito quanto suggerito dai blog americani (tipo il dilagare di tante inutili infografiche) è ormai segno di scarso spessore del SEO in questione. Come innovare al giorno d’oggi? Creando app, per esempio, ma potrebbero uscire fuori idee ancora migliori nei prossimi mesi.
M come Misure
Ho sempre detto, sia durante corsi di formazione che consulenze dirette ai clienti, che le misure fondamentali della SEO (a parte il ROI) sono poche, ma buone: impressioni, CTR, tasso di click, tasso di conversioni. Sono tutte misure univoche che, per quanto possano essere a volte poco precise, bastano ed avanzano per qualsiasi consulenza e report vogliate generare. Non fosse altro che non dovete inventarvi nulla: basta prelevare quei dati dalla Search Console o da Analytics e presentarli al cliente. Molti SEO ancora hanno un rapporto conflittuale con le misure numeriche, e preferiscono “giocare” con i numeretti senza senso degli indici: mi chiedo perchè.
N come nofollow
Che vi ha fatto di male il nofollow? L’attributo in questione, poveretto, è il più odiato e temuto dai SEO, tanto da rivolgersi speranzoso verso noialtri come una specie di gatto di Shrek. Al di là degli equivoci che ha prodotto (che non si contano), perchè bistrattare cosଠtanto i link nofollow? Il più delle volte la pratica suggerisce che i backlink nofollow sono i più puliti ed “autentici”, senza forzature, proprio perchè (per fama, e per probabilissima realtà ) nessuno li considera in chiave SEO. Dico sempre, per far capire il mio punto di vista, che preferisco 100 link nofollow da forum e blog tematici (che sono comunque traffico e potenzialità per il nostro sito moltiplicate per cento volte) che uno solo “dofollow” di natura dubbia: voi cosa preferite? Sono pur sempre link che portano traffico al sito, e sono di natura quasi sempre contestuale (a differenza delle tipiche fonti di traffico di spam). Se poi preferite giocare di nascosto col PageRank – col rischio di farvi penalizzare – per me va bene uguale, intendiamoci.
O come ottimizzazione locale
L’ottimizzazione del sito in locale (senza nulla togliere a quella eseguita all’esterno del sito target) è la base per partire bene o rimettere in carreggiata la vostra campagna SEO: richiede tempo, competenza e denaro, ma è anche l’attività minimale che tutti i siti web di natura commerciale dovrebbero effettuare. Almeno una volta nella vita, secondo me: a riguardo, come buon punto di partenza, potete leggere la guida all’ottimizzazione di un blog in WordPress.
P come PageRank (ma anche come Presunzione)
Sà¬, siamo stanchi di doverlo scrivere, ma evidentemente troppi (tutti?) sono duri di comprendonio e non riescono a farselo entrare in testa: il PageRank è un indicatore statico, che dice poco o nulla sulla qualità del sito, e che probabilmente viene anche calcolato male dai vari tool. Quello usato da Google (comunque avvenga) resta ignoto anche ai tool, per cui inutile dannarsi l’anima e ragionare solo su questo parametro. àˆ un validissimo indicatore della Presunzione del SEO di turno, per cui ne tengo grande conto (almeno io) per stimare il grado di competenza dei colleghi (dopo anni di lavoro e studio nel settore, credo di poterlo fare senza Presunzione, per inciso). Per maggiori informazioni, e per migliorare il proprio ranking, sarebbe sempre bene sentire un buon consulente.
Q come SEOQuake
Tool gratuito per Firefox, Chrome, Safari e Opera (link) adatto ad effettuare le più comuni analisi del settore, utile prevaltemente a scopo di confronto dei competitor.
R come referral
Se pensate che tutti i referral siano buoni, siete in errore: molti di essi non sono altro che script che producono traffico artificiale, ed è opportuno bloccarli nella maggioranza dei casi. Questo sia per evitare eventuali influenze negative sul ranking, sia per evitare (cosa ancora peggiore) di falsare i vostri Google Analytics. Potete usare delle semplici direttive sul file htaccess per impedire ai bad referral di puntare al vostro sito.
S come semantica
Ne ho parlato tantissime volte sul mio vecchio blog, anche perchè mi interessa da sempre la semantica lato database e app (che è una cosa molto complessa e potenzialmente devastante, in termini positivi), adesso sarebbe ora di dire la verità : la semantica nella SEO è sostanzialmente una cazzata senza capo nè coda, generata da qualche blog SEO popolare e pappagallata a casaccio da tutti gli altri. Tipicamente, infatti, i dati analizzabili in ambito SEO sono limitati da mille vincoli (Google non permette di prelevare i suoi dati per analizzarli a parte, ad esempio), con la semantica di mezzo diventa tutto talmente aleatorio che non vale neanche la pena di parlarne.
T come title (ma anche come tecnico, SEO tecnico)
Creare title accurati per la propria pagina è un aspetto fondamentale e lo sanno tutti (?): sembra facile, ma ci sono delle circostanze che possono rendere estramamente complesso questo aspetto. Anzitutto bisogna liberarsi dall’idea di ingolfare i titoli di parole chiave più o meno utili, e questo è difficile perchè ha un che di “perbenista” agli occhi di chi si sente più esperto. Spessissimo, per quanto sia politicamente scorretto scriverlo, neanche il cliente lo capisce. In secondo luogo, molti theme dei siti sono davvero fatti male, e non permettono di ottimizzare questo parametro come vorremmo. àˆ qui pero’ che esce fuori la figura “tecnica” del SEO, e deve riuscire a superare questo scoglio di ottimizzazione senza perderci troppo tempo, ed avendo la flessibilità di testare almeno un paio di soluzioni diverse ogni volta.
U come Unicità
Il valore aggiunto dei contenuti unici, prima ancora che “di qualità “, andrebbe fortemente rivalutato a prescindere dall’aggiornamento algoritmico annunciato, suggerito o inventato del caso. Io ormai non seguo neanche più gli annunci di Google in merito e cerco “semplicemente” di lavorare sui contenuti di questo come di altri miei siti: e voi?
V come Valutazioni
Prima di qualsiasi azione SEO ci vuole uan valutazione credibile, onesta e coerente del caso in questione: qual’è il modello di business? Come intende pagarvi il cliente? A cosa vuole arrivare? Cosa desidera convertire il vostro cliente (iscrizioni, acquisti online)? Se le risposte sono rispettivamente “boh”, “poi vediamo”, “dove riusciamo ad arrivare” e “non sono molto devoto”, meglio lasciar perdere ogni cosa. Senza offesa, eh.
W come web-spam
Attenzione allo spam da altri siti, e a sottovalutarne l’impatto: potrebbe infatti degradare di molto le prestazioni del vostro sito. Buona parte dello spam, di norma, è generato da script automatici, possiede dei pattern ben precisi e ripetuti su tutte le pagine, ed è quindi piuttosto agevole da identificare (anche manualmente dalla Search Console / Webmaster Tools, per quanto sia un lavoraccio). Eliminare periodicamente lo spam dai risultati di ricerca e metterlo in disavow fa parte delle best practices SEO degli ultimi anni, per quanto sia un po’ “fuori moda” parlarne.
X come XML (sitemap)
Un aspetto immensamente sottovalutato che aiuta ancora adesso Google ad “orientarsi” nei nostri siti: e dire che molti siti non ne hanno neanche una, ancora oggi.
Y come Yoast
Il miglior plugin per la SEO locale del nostro sito in WordPress: contiene tutto quello che serve, anche se i punteggi che assegna ai titoli continuano ancora adesso a mandare fuori strada troppe persone. Serve, serve tantissimo, che il SEO rimanga critico anche nei confronti di plugin “quasi” perfetti come questo.
Z come Zombie
Diventare uno zombie non è mai divertente, ma il rischio di diventarlo è dietro l’angolo: specie se cliccate su blog SEO dal contenuto dubbio e scritto dall’uomo della strada prestato al mestiere.
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