Durante la navigazione su internet i server proxy e i tunnel HTTP sono in grado di rendere accessibile il web in caso di blocchi; questa cosa, ovviamente, non è sempre vista di buon occhio dai publisher di contenuti, che in genere spingono per una serie di limitazioni geografiche sui contenuti stessi. Grazie al proxy tunnelling è possibile, di fatto, aggirare queste limitazioni, sfruttando una tecnologia simile a quella delle VPN.
Tunnel proxy: definizione
Un tunnel proxy rientra nella definizione classica di protocollo di tunneling, ovvero uno standard di comunicazione che fornisce servizi di rete extra. Grazie al tunnelling, ad esempio, possiamo assegnare IP che diversamente non sarebbero disponibili, usare un indirizzo IP di tipo IPv6 su una rete che supporterebbe, di suo, solo IPv4, crittografare la connessione (ed il cosiddetto payload che ne caratterizza i pacchetti) per evitare attacchi man-in-the-middle. Il tunnelling è anche in grado, con le dovute accortezze, di trasmettere su protocolli di rete che non sarebbero supportati, forzando o estendendo il funzionamento standard delle reti TCP/IP.
Esistono in genere due tipi di proxy a supporto di queste tecnologie: i server proxy standard (tunnel proxy, usati per non esporre il proprio indirizzo IP) e reverse proxy (utilizzati per il bilanciamento del carico di un server, l’autenticazione sicura, la crittografia e la cache di un sito o di un server web).
Tunnel proxy nella pratica
Un server proxy è un servizio, free o a pagamento, che offre la possibilità di “mascherare” il proprio IP ed evitare l’intercettazione della comunicazione tra client e server. Questo comporta anche un avanzato livello di crittografia nella connessione, con tecniche di ottimizzazione della banda, cambio IP, DNS velocizzati.
I proxy possono anche essere usati per la privacy per occultare i propri dati durante la navigazione: TOR, ad esempio, è un proxy distribuito su rete criptata, che usa più server per garantire una massima protezione agli utenti che ne fanno uso.
Reverse proxy
Ragionando in modo inverso, un reverse proxy fa da tramite tra più client ed un server, distribuendo al meglio il carico di lavoro ed evitando sovraccarichi. Di fatto, viene usato per comprimere le pagine web, ridurre il carico di lavoro dei file CSS e JS di un sito, distribuire il carico di lavoro delle connessioni (un esempio di uso del reverse proxy in senso esteso è la cosiddetta rete perimetrale, che viene offerta da CloudFlare per velocizzare i tempi di caricamento fungendo da cache esterna, limitando cosଠil numero di hit sul server), ottimizzando sia le metriche tipo GTMetrix che il PageSpeed Insights di Google.
HTTP tunneling nella pratica
Nella pratica, il tunnelling fa uso del metodo CONNECT
ed avvia inizialmente una connessione tra client e server, eventualmente sfruttando HTTPS. In genere viene usata la porta standard 443, anche se non tutti i proxy server la mettono a disposizione.
Il tunneling trasmette i dati della rete privata e le informazioni sul protocollo attraverso la rete pubblica incapsulando i dati volta per volta. Il tunneling HTTP utilizza un protocollo HTTP per trasportare i dati su un protocollo TCP.
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