Aggiornato il: 07-09-2023 21:11
Il cloud è la tecnologia informatica che sta prendendo progressivamente piede in vari settori dell’IT: la sua implementazione permette alle app e ai siti di mettere a disposizione del cliente svariati servizi, esternalizzando costi e infrastruttura e contrapponendosi al tradizionale approccio on premises (installato localmente come programma dal cliente).
Al di là del suo essere innovativa e su larga scala, si tratta di una tecnologia che ha completamente ridefinito il modo di usufruire di servizi, acquisire informazioni ed effettuare vari generi di attività su internet. Con il cloud, infatti, i servizi diventano a portata di chiunque, e questo sia a livello di applicazioni preconfezionate che di piattaforme di sviluppo per crearne di nuove.
Che cosa vuol dire cloud
Con il termine cloud (dall’inglese nuvola) si fa riferimento ad un modello di erogazione dei servizi in cui internet la fa da padrone, operando a vari livelli per ridurre il “peso” delle infrastrutture e renderle, per l’appunto, più leggere (come una nuvola, in fondo!) e scalabili. Al tempo stesso, nella pratica il cloud ha un risvolto molto concreto, in quanto tende ad eliminare la necessità per l’utente che usa un servizio (PA, gestione documenti, coda di stampa) senza dover installare un software specifico per ogni applicazione, senza doverlo aggiornare e tenere aggiornato, riducendo i costi ed effettuando le operazioni comodamente da casa, sfruttando ad un esempio un semplice browser come Edge o Google Chrome.
Definizione di public cloud
Quando parliamo di cloud pubblico facciamo riferimento ad un network di risorse e servizi pubblico; esso viene, nello specifico, esternalizzato e reso disponibile pubblicamente in varie modalità . I servizi in cloud possono essere, in generale, sia servizi già pronti (ed in questo caso parliamo di SaaS, Software as a Service) che piattaforme per la creazione di servizi (e si parla di PaaS, Platform as a Service): nel caso del cloud pubblico, si parla quasi sempre di Infrastructure as a service (IaaS). Il cloud pubblico è il modello utilizzato, almeno in parte, per l’erogazione dei servizi per la Pubblica Amministrazione (PA), facenti parte ad esempio del cosiddetto Cloud marketplace AgID.
Il cloud privato, per inciso, funziona e viene mantenuto su una rete di infrastruttura hardware del proprietario, e non viene normalmente messo su internet.
Il fatto che si tratti di servizi virtualizzati resi disponibili al pubblico non significa, ovviamente, che il loro costo sia pari a zero, per quanto esistano alcune eccezioni – e tenendo conto del fatto che anche i servizi di cloud pubblico a pagamento potrebbero dare la possibilità di testarli gratuitamente, per un primo periodo. Sulle public cloud l’infrastruttura viene fornita da un provider di servizi specializzato, che la eroga sfruttando internet e fornendone in modo contestuale metodi di accesso, integrazione ed autenticazione ai vari servizi.
Pertanto un public cloud è un insieme di servizi in cloud hosting che viene reso disponibile al pubblico invece di riservare l’infrastruttura stessa solo ad una singola azienda proprietaria (private cloud).
Vantaggi del public cloud
Questo parlare della tecnologia assimilabile al cloud pubblico potrebbe lasciare perplessi alcuni di noi, e per vari motivi: da un lato, infatti, non è scontato individuare che tipo di applicazioni o servizi potrebbero usufruire della tecnologia in esame (vedremo qualche esempio a breve, per questo). Dall’altro, potrebbe non essere chiaro perchè dover utilizzare un servizio in cloud, quando esistono ancora ottimi servizi equivalenti installabili come programmi tradizionali on-premises, come accennato all’inizio.
Anzitutto sfruttando i servizi cloud non è più necessario necessario installare nulla sul computer dell’utente, e ciò consente all’azienda di risparmiare tempo e risorse in questa operazione. Basterà infatti accedere con le opportune credenziali, molto spesso direttamente via browser web, client di posta, ecc. per poter sfruttare tutti i servizi con modalità identiche (o molto simili) a quelle usuali. Pertanto dal punto di vista finanziario i cloud pubblici sono in grado di fornire le migliori economie di scala, perchà© il costo dell’hardware (ma anche della banda, delle risorse e di parte dei software) viene scaricato dal cliente, che paga tipicamente solo per i servizi che decide di usare e per il tempo (o il traffico) che con essi consumerà .
Come se non bastasse, i servizi offerti con questa modalità sono scalabili anche dal punto di vista dei singoli servizi che vengono offerti al cliente, come quantità di RAM da allocare, spazio su disco, processore, IP, banda disponibile, pannelli di controllo, database e posizione geografica del datacenter da cui ci serviremo.
Chi offre cloud pubblici tra le aziende?
Il cloud pubblico è già da tempo diffuso tra gli utilizzatori di internet a tutti i livelli (base, intermedio, avanzato), spesso che questi ultimi neanche se ne siano resi conto. Mi ero ripromesso di rendere concreto questo articolo citando esempi pratici di uso del cloud pubblico anche di grande successo: cito in questa sede il celebre iCloud di Apple, la versatilità delle Google Apps, e anche i popolarissimi Dropbox e Flickr!. Servizi accomunati  spesso dal fornire all’utente capacità di eventuale backup e storage (memorizzazione di foto, documenti e file in genere), ma che poi possono estendersi ad ambiti molto diversi tra loro: backup automatici, programmi gestionali o per la fatturazione e cosଠvia.
In Italia tra i principali attori specializzati nel settore del public cloud troviamo Seeweb, un provider tra i primi (e tra i più innovativi) sul mercato, attivo da molti anni e con SLA del 99,90%: fornisce servizi cloud di ogni genere, in modo da venire incontro alle esigenze più svariate. Il cloud pubblico, a mio parere, è un tipo di servizio che andrà per la maggiore nei prossimi anni, e potrà integrarsi con tecnologie preesistenti a formare il cosiddetto hybrid cloud, sul quale spenderò qualche parola in articoli successivi.

Ingegnere informatico per passione, consulente per necessità, docente di informatica; ho creato Trovalost.it e ho scritto quasi tutti i suoi contenuti. Credits immagini: pexels.com, pixabay.com, wikipedia.org, Midjourney, StarryAI, se non diversamente specificato. Questo sito non contiene necessariamente suggerimenti, pareri o endorsement da parte del proprietario del progetto e/o espressi a titolo personale. Per contatti clicca qui