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  • WebAuthn: il web senza password, a chiave pubblica

    WebAuthn: il web senza password, a chiave pubblica

    Cos’è WebAuthn

    WebAuthn è una API di autenticazione per il web (The Web Authentication API), e si tratta di una specifica voluta dal W3C in compartecipazione con Google, Yahoo!, Microsoft e Mozilla. Essa permette di autenticare gli utenti in modo sicuro senza fare uso di password e costringere gli utenti a ricordarle, sfruttando un meccanismo di validazione del login a chiave pubblica. Si tratta di una tecnologia che è diventata uno standard accettato universamente dal W3C a partire dal 2019, dopo essere stato un semplice draft o bozza per molti in cui, per la verità , in pochi avevano realmente le idee chiare su cosa fosse.

    Come funziona WebAuthn

    Nel sito ufficiale WebAuthn viene definita A better alternative for securing our sensitive information online, ovvero un modo migliore per autenticarsi in modo sicuro sul web: l’uso delle password rimane la forma di login più diffusa su portali di servizi e di prodotti, ad oggi, ma è intrinsecamente debole. Per quanto possa sembrare impensabile di abbandonare l’uso delle password, 4 violazioni informatiche su 5 si basano sulla scoperta, sul furto o sulla diffusione di una password. E questo crea un problema enorme: sia perché una volta che la password è pubblicata non tutti gli utenti pensano subito a cambiarla, ma anche perché la sua diffusione permette spesso più violazioni su vari sistemi, data l’abitudine (pessima) di molti di riciclare la stessa password su più siti.

    WebAuthn nella pratica

    Senza scendere in dettagli troppo tecnici, in sostanza, WebAuthn sostituisce la password con un dispositivo hardware posseduto dall’utente, in grado di fornire internamente (ad esempio mediante bottone e display) una chiave di accesso temporanea che sia imprevedibile dall’esterno e che garantisca che l’utente sia davvero chi dice di essere (clicca sull’immagine per ingrandirla).

    L’alternativa alle password proposta da WebAuthn è decisamente interessante: si basa sulla crittografia a chiave pubblica, ed è stata adottata da sistemi come ad esempio Windows Hello e Apple’s Touch ID. Non richiede, come abbiamo visto, la memorizzazione di chiavi private o password da parte del server, riducendo così l’interesse stesso – da parte di malintenzionati – nel violare interi database con informazioni riservate. La chiave pubblica è alla base, ad esempio, di qualsiasi connessione ad un sito in HTTPS che facciamo ogni giorno via PC o smartphone.

    Esiste anche un sito che ha provato a mettere in pratica lo standard: webauthn.io sta cercando di testare sul campo la web authentication con supporto esplicito a Chrome, Edge e Firefox (i browser più diffusi), con la possibilità  di testare uno standard noto come U2F Token.

    Photo credits by Trscavo at English Wikipedia, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=81123329

  • RFID: specifiche, funzionamento, cos’è e a cosa serve

    RFID: specifiche, funzionamento, cos’è e a cosa serve

    Pensiamo ad un magazzino pieno di pacchi, e poniamo il problema di identificare facilmente ogni singolo oggetto con le proprie caratteristiche in base a ciò che ogni oggetto è. RFID rappresenta la tecnologia utile per l’identificazione in radiofrequenza, e di fatto si basa sull’applicazione di determinati tag (piccoli hardware applicabili molto facilmente e altrettanto leggeri) ad oggetti, cose o animali, ovvero trasponder (XPDR), cioè piccoli dispositivi in grado di rispondere in automatico a determinate frequenze.

    Gli RFID permettono la memorizzazione e l’identificazione univoca delle cose in base alle etichette elettroniche che vengono memorizzate sui singoli tag, avendo quindi la possibilità  di sfruttare un apposito reader o lettore per identificarli dall’esterno.

    I trasponder RFID sono in genere delle dimensioni di pochi centimetri – e sono spessi, il più delle volte, quanto un foglio di carta o cartoncino. L’RFID è una tecnologia per il riconoscimento automatico molto utilizzata nella logistica, nelle catene di distribuzione e per favorire la tracciabilità  e la reperibilità  dei singoli oggetti fisici di un archivio. Si tratta anche di una delle prime applicazioni prototipali dell’IoT (Internet of Things).

    Cos’è RFID e come funziona

    La Radio Frequency Identification (RFID) è una tecnologia di identificazione automatica che utilizza onde radio per leggere e catturare i dati memorizzati in un chip collegato a un’antenna (il “tag”) senza necessità di contatto visivo diretto tra lettore e tag stesso. Un sistema RFID, di per sè, è composto essenzialmente da tre elementi:

    1. Tag (o transponder): un microchip con memoria e un’antenna integrata, capace di immagazzinare un identificativo univoco (e talvolta ulteriori dati).
    2. Lettore (interrogator): dispositivo che genera il campo elettromagnetico e riceve le risposte dei tag.
    3. Middleware/software: gestisce e interpreta i dati ricevuti, integrandoli nei sistemi informativi aziendali.

    Come funziona un tag RFID?

    Il funzionamento dipende dal tipo di tag:

    • Passivo: non ha batteria. Viene alimentato dal campo RF del lettore mediante accoppiamento induttivo (LF/HF) o backscatter (UHF). Quando “sveglia” il tag, questo risponde caricando un breve messaggio con il proprio ID, trasmesso al lettore (RFID JOURNAL).
    • Attivo: dotato di batteria propria, genera un segnale RF autonomo, permettendo range di lettura fino a centinaia di metri.
    • Battery-Assisted Passive (BAP): combina batteria e accoppiamento induttivo; migliora il range e la velocità di lettura rispetto ai passivi, pur mantenendo costi inferiori agli attivi

    Quali frequenze usa RFID?

    I sistemi RFID operano principalmente in tre bande di frequenza, ciascuna con caratteristiche diverse (Pepperl+Fuchs Blog, trace ID):

    BandaFrequenzaRaggio tipicoCaratteristiche
    LF125–134 kHz~10 cmElevata penetrazione in materiali organici, bassa velocità di lettura.
    HF13.56 MHz~10–30 cmStandard ISO/IEC 14443 (Proximity) e ISO/IEC 15693 (Vicinity), buon compromesso tra raggio e velocità.
    UHF860–960 MHz1–12 mMaggiore velocità e raggio, suscettibile a interferenze da liquidi e metalli.

    Normative di riferimento

    • ISO/IEC 14443: definisce le caratteristiche fisiche, la potenza RF e i protocolli per proximity cards a 13.56 MHz (Type A e Type B) con anticollisione e half-duplex a 106 kbit/s (RFID JOURNAL, Wikipedia).
    • ISO/IEC 18000-3: standard HF per item-level identification a 13.56 MHz, con specifiche per physical layer, collision management e protocolli (MODE 1 e MODE 2) (ISO).
    • Famiglia ISO/IEC 18000: copre tutte le bande (parti da 1 a 7), incluso UHF (ISO/IEC 18000-6) e 2.45 GHz (ISO/IEC 18000-4).

    Principali settori e casi d’uso

    1. Gestione della supply chain e logistica
      • Tracciamento pallet e colli su giostre e nastri trasportatori (UHF).
      • Inventario in tempo reale in magazzini automatizzati
    2. Accesso e pagamenti contactless
      • Carte di credito, tessere aziendali e badge di controllo accessi (HF, ISO/IEC 14443).
      • Tecnologia NFC nei dispositivi mobili (variante HF) per pagamenti e pairing rapido
    3. Sanità e farmaceutica
      • Monitoraggio dei farmaci in catena del freddo (BAP per rilevazione temperatura).
      • Tracciabilità dispositivi medici e cartelle paziente in ospedali
    4. Identificazione animali e gestione bestiame
      • Microchip implantabili LF/HF per animali domestici e allevamenti, obbligatori per legge in molti Paesi.
    5. Tessili e lavanderie industriali
      • Tag RFID cuciti sui capi per ottimizzare il ritiro, il lavaggio e la redistribuzione in alberghi e ospedali

    Esempi pratici e domande frequenti

    • “Come funziona un tag RFID?”

      Il lettore invia un’onda RF; il tag la cattura e, grazie all’antenna, si alimenta e risponde codificando il proprio ID nel campo elettromagnetico. Il lettore decodifica la modulazione e trasmette i dati al sistema gestionale
    • “Quali frequenze sono più adatte al mio progetto?”

      Dipende dal raggio di lettura: per brevi distanze (badge, carte), HF; per lunghe distanze (magazzini, container), UHF; per applicazioni in presenza di liquidi o metalli, LF (Pepperl+Fuchs Blog, trace ID).
    • “Quali normative devo rispettare?”

      Oltre agli standard ISO/IEC per la tecnologia, bisogna assicurarsi di operare nelle bande ISM consentite dal regolatore nazionale (es. CEPT in Europa, FCC negli USA) e rispettare le direttive europee RED (2014/53/UE) (Iteh Standards).

    Grazie all’adozione di standard internazionali, all’evoluzione delle prestazioni e alla riduzione dei costi, l’RFID si conferma una tecnologia chiave per l’Industry 4.0, l’Internet of Things e la digitalizzazione dei processi aziendali, garantendo tracciabilità, efficienza operativa e sicurezza dei dati.

  • Mac, centro notifiche: come impedire qualsiasi notifica

    Mac, centro notifiche: come impedire qualsiasi notifica

    Come bloccare il centro notifiche per non avere distrazioni mentre si lavora?

    Come si accede: cliccare sull’icona delle lente di ingrandimento e digitare “Notifiche“.

    Da qui è possibile disattivare le notifiche dei software e controllarle nel minimo dettaglio, per evitare di essere interrotti o distratti dalle finestre di notifica, ad esempio mentre si è occupati a scrivere o fare altro sul Mac. Per disabilitare le notifiche da Skype, per esempio, o da altri software di chat e non solo, si agisce direttamente via sistema operativo da questa sezione: in questo caso ho scelto di essere avvisato soltanto da un suono per ogni messaggio o notifica da Skype.

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  • Come avere Spotify senza pubblicità 

    Come avere Spotify senza pubblicità 

    Negli ultimi anni Spotify è diventato il re quasi incontrastato della musica in streaming: questo sembra dovuto alla singolare formula commerciale che lo offre gratis per tutti gli utenti che ne facciano richiesta, registrandosi al servizio con il proprio account social o indirizzo email, ed in questo caso con funzionalità  limitate e pubblicità  obbligatoria tra un brano e l’altro. Con Spotify è possibile accedere ad un archivio musicale davvero enorme, con tutta la musica di ogni genere (e con l’eccezione di qualche band che non ha accettato di andare su Spotify, di cui o non si trova qualche album o non se ne trova nessuno).

    Spotify: app ufficiale o Spotify web (dal sito)

    A parte questi dettagli, Spotify senza pubblicità  è facile da ottenere: semplicemente, basta sottoscrivere un abbonamento premium. Quando ci registriamo dal sito ufficiale per la prima volta (possiamo farlo da qui con Google, Facebook o un nostro indirizzo email), oppure scarichiamo l’app e poi ci registriamo, avremo Spotify già  pronto all’uso: gli skip saranno pero’ limitati (uno skip si intende la possibilità  di mandare avanti e passare alla traccia successiva), cioè non potremo scorrere le playlist degli album e degli artisti più di 6 volte al giorno. Ci sarà  anche della pubblicità  obbligatoria e casuale, tra un pezzo e l’altro. Per togliere di mezzo queste limitazioni, l’abbonamento premium permette, di fatto, a 9,99€ al mese come prezzo base, di ascoltare musica senza pubblicità , e naturalmente togliendo di mezzo il limite degli skip.

    Spotify: cosa NON fare

    Ci sono anche dei metodi borderline per fare uso di Spotify senza pubblicità , ma non ci sentiamo di consigliarveli. Per la cronaca, potete ad esempio scaricare delle versioni craccate dell’app ufficiale, ma queste app quasi certamente conterranno dei virus che potrebbero infettare il vostro smartphone. Non scaricatale e non fatene uso: meglio Spotify originale con il fastidio della pubblicità  che un’app che comunque non sapete da dove arriva e cosa fa, e probabilmente nemmeno mantiene la promessa di darvi il servizio gratis. Diffidate, in generale, da chi promette Spotify gratis senza pubblicità , perchè se la mettono su questo piano è strano che non vogliano qualcosa in cambio, e potrebbero rubare i vostri dati personali, esporvi a rischio di truffe e via dicendo.

    Rimuovere la pubblicità  su Spotify Web (senza installare virus)

    Se utilizziamo Spotify web, poi, alcuni hanno suggerito di farne uso con la versione free bloccando le pubblicità  con un adblocker: anche qui, ovviamente, non ce la sentiamo di darvi questo suggerimento. Prima di tutto perchè non è corretto nei confronti del modello di business offerto da Spotify, e poi perchè se tutti facessero così alla fine Spotify rischierebbe di chiudere definitivamente. In fondo 9,99€ al mese non sono neanche tantissime, ci sono servizi analoghi che costano anche di più e, insomma, gli adblocker sono un oggetto controverso anche su vari siti web che vivono sui banner e sui contenuti monetizzati.

    C’è anche il problema, inoltre, che fare uso di adblocker sulla versione web di Spotify potrebbe portare, alla lunga, al ban del vostro account, e l’app potrebbe non funzionare in modo adeguato perchè in qualche modo il sito si potrebbe “accorgere” che state facendo i furbi.

    L’unico modo sicuro per avere Spotify senza pubblicità , in soldoni, è quello di sottoscrivere un abbonamento premium.

    Foto di Alexander Shatov su Unsplash

  • Come accedere a ChatGPT senza account

    Come accedere a ChatGPT senza account

    OpenAI da pochissimo ha lanciato una nuova iniziativa che consente agli utenti di accedere a ChatGPT senza la necessità di un account, al fine di ampliare la base degli utilizzatori del suo servizio. Se una volta serviva registrarsi per forza con un’email, adesso non serve più farlo e basta seguire le istruzioni che abbiamo messo in questa guida. Seguitela per scoprire come accedere a ChatGPT ed usarlo senza un account.

    L’idea è rendere ChatGPT accessibile a tutti, senza login. Per accedere, ad oggi, è possibile andare su uno dei seguenti siti web, ed iniziare immediatamente a fare uso di ChatGPT:

    Fino a marzo 2024, per usare ChatGPT gratis, dovevi registrarti. Ma da aprile, in Italia è stato annunciato che sia possibile usarlo senza registrazione. La versione sarà la stessa di quella degli utenti registrati, GPT 3.5. Non dovrebbe essere possibile, in questo modo, salvare o condividere le chat né personalizzarle.

    Devi tenere conto una cosa importante, pero’: la funzionalità è attualmente disponibile solo sul sito web ufficiale dell’applicazione. Devi andare su Gli utenti che utilizzano dispositivi Apple e Android, invece, devono ancora avere un account per accedere al chatbot. Al momento della scrittura di questo articolo non siamo riusciti ad accedere anonimamente a ChatGPT, e questo – considerando il fatto che l’annuncio era stato fatto il 1 aprile – fa pensare ad un pesce d’Aprile gigantesco in cui sono cascati un po’ tutti. Ad oggi, se vai tu ChatGPT.com l’autenticazione viene richiesta!

    Se invece vai su uno di questi siti, che dovrebbero in teoria essere wrapper del servizio originale, puoi farlo:

    Il problema è che non possiamo essere sicuri che sia davvero ChatGPT e non possiamo essere sicuri di dove andranno a finire i dati delle chat. Meglio, in generale, non condividere dati personali di nessun tipo su nessuno di questi servizi!

    Secondo quanto dichiarato dall’azienda, l’aggiornamento è stato introdotto per rispondere alle preoccupazioni relative alla privacy dei dati personali. Consente a coloro che sono riluttanti a condividere informazioni sensibili con l’Intelligenza Artificiale di sperimentare ChatGPT senza dover creare un profilo, permettendo loro di valutare successivamente se desiderano iscriversi. L’obiettivo principale di OpenAI è quello di democratizzare l’accesso agli strumenti basati sull’Intelligenza Artificiale, come ChatGPT, al fine di consentire a un numero sempre maggiore di persone di sperimentare i benefici di questa tecnologia emergente.

    Secondo le statistiche fornite dall’azienda, ad oggi più di 100 milioni di persone provenienti da 185 Paesi diversi utilizzano il chatbot ogni settimana. Non sappiamo, a questo punto, se davvero sia possibile accedere anonimamente, e forse il concetto andrebbe un po’ rivisto da tutti gli utenti e spiegato meglio dall’azienda. (immagine: ChatGPT “visto” dall’intelligenza artificiale generativa di MidJourney)

  • Perchè il dominio non funziona senza WWW. davanti?

    Perchè il dominio non funziona senza WWW. davanti?

    Se stai provando a configurare il tuo sito web, potrebbe capitare la seguente circostanza: il dominio, ad esempio tuosito.it, risponde correttamente quando lo apri come www.tuosito.it, mentre si rifiuta di funzionare come tuosito.it (cioè senza il prefisso www). In generale, in questi casi, il problema potrebbe essere legato ad un record A mancante, o non configurato correttamente, all’interno del tuo pannello di gestione del dominio.

    PS www. nella barra di Google Chrome di default non si vede.

    Configurare correttamente la DNS zone

    La zona del DNS o DNS zone è l’area di gestione del tuo sito adibita alla configurazione di un dominio; nel caso specifico, potresti arrivarci sia direttamente dal cPanel che da Plesk, oppure dal tuo pannello di gestione del sito o seguendo le istruzioni del tuo hosting. In generale, il DNS (acronimo per  Domain Name System) è formalmente quella porzione dello spazio del dominio che può essere gestita da un amministratore, che il più delle volte corrisponde con il responsabile o il webmaster o tecnico del sito web.

    Cosa verificare: record A e CNAME

    Se nello specifico non dovesse funzionare il dominio con www davanti, bisogna verificare:

    1. che esista un record A nella DNS zone con campo valore pari all’indirizzo IP del server del sito, che solitamente ci viene suggerito direttamente dal cPanel o Plesk;
    2. che esiste eventualmente anche un record CNAME con etichetta www e valore tuosito.it.

    In alternativa, è spesso più agevole cambiare o agire sui Name Server del sito web e configurare direttamente il sito e l’hosting mediante questi ultimi. Per maggiori informazioni, potete fare riferimento alla guida come aggiungere il prefisso www ad un dominio.

  • Coupon Amazon: come funzionano

    Coupon Amazon: come funzionano

    Amazon effettivamente consente l’uso di buoni regalo o buoni promozionali durante il processo di pagamento per coprire parte o l’intero importo di un ordine. Questi buoni possono essere utilizzati come forma di pagamento al posto del denaro contante o di altri metodi di pagamento.

    Ecco come puoi utilizzare un buono regalo o un buono promozionale per pagare su Amazon:

    1. Aggiungi prodotti al carrello: Seleziona i prodotti che desideri acquistare e aggiungili al tuo carrello.
    2. Vai al checkout: Una volta che hai selezionato tutti gli articoli desiderati, fai clic sul pulsante “Vai al checkout” o “Procedi al pagamento” per avviare il processo di pagamento.
    3. Scegli il metodo di pagamento: Durante il checkout, verrai guidato a selezionare un metodo di pagamento. Se hai un buono regalo o un buono promozionale, dovresti vedere un’opzione per inserire il codice del buono.
    4. Inserisci il codice del buono: Digita il codice del tuo buono regalo o buono promozionale nell’apposito campo. Assicurati di inserire il codice correttamente.
    5. Applica il buono: Fai clic su “Applica” o “Riscatta” per applicare il buono al tuo ordine. Se il buono è valido e l’importo copre l’intero ordine o parte di esso, vedrai un aggiornamento dell’importo totale dovuto.
    6. Completa l’ordine: Dopo aver applicato con successo il buono, continua con il processo di checkout inserendo le informazioni di pagamento e di spedizione, quindi conferma l’ordine.

    L’importo del buono verrà scalato dall’importo totale dell’ordine. Se l’importo del buono non copre l’intero ordine, dovrai selezionare un altro metodo di pagamento per coprire la differenza.

    Cos’è un coupon Amazon

    Un coupon Amazon è un codice promozionale che ti permette di ottenere uno sconto sul prezzo di un prodotto o servizio acquistato su Amazon. Ecco come funziona:

    1. Ottenere il coupon: I coupon Amazon sono spesso distribuiti attraverso varie promozioni o campagne pubblicitarie. Puoi riceverli direttamente da Amazon o da partner affiliati. Solitamente, i coupon sono costituiti da una serie di caratteri alfanumerici o da un codice QR.
    2. Applicare il coupon: Una volta ottenuto il coupon, vai su Amazon e cerca il prodotto o il servizio su cui intendi utilizzarlo. Assicurati che il prodotto o servizio sia eleggibile per l’uso del coupon, poiché alcuni coupon possono essere validi solo su determinate categorie o prodotti.
    3. Aggiungi il prodotto al carrello: Seleziona il prodotto o il servizio che desideri acquistare e aggiungilo al tuo carrello.
    4. Applica il coupon: Durante il processo di checkout, dovrai applicare il coupon per ottenere lo sconto. In genere, c’è un campo apposito dove inserire il codice promozionale o il coupon. Inserisci il codice o scannerizza il codice QR, quindi fai clic su “Applica” o “Riscatta” per vedere l’importo dello sconto aggiornato nel tuo carrello.
    5. Completa l’ordine: Dopo aver applicato con successo il coupon e verificato l’importo dello sconto nel carrello, procedi con l’ordine. Dovrai inserire le informazioni di pagamento e l’indirizzo di spedizione come di consueto.
    6. Verifica e conferma l’ordine: Prima di confermare l’ordine, assicurati di aver controllato tutte le informazioni, compreso l’importo scontato, per evitare errori.
    7. Ricevi l’ordine: Dopo aver completato l’ordine, Amazon elaborerà la transazione e ti invierà un’e-mail di conferma dell’ordine. Successivamente, riceverai il prodotto o il servizio ordinato all’indirizzo di spedizione specificato.

    È importante notare che i coupon Amazon possono avere termini e condizioni specifici, come una data di scadenza o un importo minimo di spesa per poterli utilizzare. Assicurati di leggere attentamente le informazioni associate al coupon per garantire che sia valido per il tuo acquisto e che lo utilizzi correttamente. (Logo di Amazon.it, immagine: Alcuni diritti sono riservati a Bernard Goldbach)

  • Errore 0x80004005: cos’è e cosa fare

    Errore 0x80004005: cos’è e cosa fare

    L’errore 0x80004005 può essere frustrante proprio perché non dice chiaramente cosa non va. Tuttavia, con pazienza e un minimo di conoscenze tecniche, è quasi sempre risolvibile.

    La chiave è capire quando si presenta e isolare il contesto per applicare la soluzione più adatta. Ecco una guida dettagliata, chiara e senza fonti esterne sull’errore 0x80004005, uno degli errori più fastidiosi e comuni in ambiente Windows.

    Che cos’è l’Errore 0x80004005?

    L’errore 0x80004005 è un errore generico di tipo “non specificato” che può comparire in diverse situazioni su sistemi Windows. A causa della sua natura generica, spesso viene mostrato quando qualcosa va storto ma il sistema non è in grado di identificare o spiegare precisamente il problema.

    Questo errore può manifestarsi in vari contesti:

    • Aggiornamenti di Windows
    • Accesso a condivisioni di rete o unità mappate
    • File compressi (ZIP/RAR)
    • Macchine virtuali (Hyper-V, VirtualBox)
    • Registro di sistema
    • Installazioni di programmi

    Quando si verifica (e perché)

    1. Aggiornamento di Windows

    Spesso durante l’installazione di aggiornamenti, Windows può interrompersi con questo errore. Possibili cause:

    • File di aggiornamento corrotti
    • Servizi di Windows Update bloccati o interrotti
    • Interferenze da antivirus
    • Permessi di sistema alterati

    2. Accesso a condivisioni di rete

    Questo errore appare quando si cerca di accedere a un percorso condiviso in rete:

    • Credenziali non corrette o memorizzate male
    • Problemi di permessi o diritti di accesso
    • Incompatibilità con protocolli SMB (es. disabilitazione di SMB1)

    3. File compressi

    Quando si tenta di estrarre un archivio ZIP o RAR:

    • Il file è danneggiato
    • Il file è criptato e manca la password
    • Mancanza di permessi per scrivere nella destinazione

    4. Macchine Virtuali

    Durante l’avvio o la gestione di macchine virtuali:

    • Mancanza di accesso a file o cartelle di configurazione
    • File di configurazione corrotti
    • Problemi di permessi sul disco virtuale

    ️ Come risolvere l’errore 0x80004005

    ✅ Metodo 1: Riavviare il sistema

    Spesso una semplice operazione può liberare risorse bloccate e correggere problemi temporanei.


    ✅ Metodo 2: Disabilitare o riconfigurare l’antivirus

    Molti software antivirus (specialmente quelli di terze parti) possono interferire con le operazioni del sistema, come aggiornamenti, decompressioni o accessi di rete.

    Cosa fare:

    • Disabilita temporaneamente l’antivirus
    • Prova l’operazione che falliva
    • Se funziona, valuta di cambiare impostazioni o software antivirus

    ✅ Metodo 3: Eseguire lo strumento di risoluzione dei problemi

    Windows include strumenti integrati per verificare e correggere automaticamente problemi comuni:

    • Vai su Impostazioni > Sistema > Risoluzione dei problemi > Altri strumenti di risoluzione
    • Esegui lo strumento per Windows Update o Condivisione di file e cartelle, a seconda del contesto dell’errore

    ✅ Metodo 4: Pulizia dei file temporanei e cache

    1. Apri Pulizia disco (cleanmgr)
    2. Seleziona l’unità (di solito C:)
    3. Spunta tutte le opzioni, in particolare:
      • File temporanei
      • File di sistema
    4. Avvia la pulizia

    ✅ Metodo 5: Riparazione componenti Windows

    Apri il Prompt dei Comandi come amministratore e lancia queste tre operazioni una dopo l’altra:

    sfc /scannow
    

    Poi:

    DISM /Online /Cleanup-Image /CheckHealth
    DISM /Online /Cleanup-Image /ScanHealth
    DISM /Online /Cleanup-Image /RestoreHealth
    

    Questi comandi controllano e riparano eventuali file di sistema corrotti.


    ✅ Metodo 6: Controllare i permessi e le credenziali

    Se l’errore avviene accedendo a una cartella di rete o file:

    • Verifica che l’utente abbia i permessi corretti
    • Cancella eventuali credenziali salvate da:
      • Pannello di Controllo > Gestione credenziali
    • Mappa di nuovo l’unità o accedi usando nome utente/password

    ✅ Metodo 7: Estrarre file ZIP/RAR

    Se si verifica aprendo un file compresso:

    • Prova con un software alternativo come 7-Zip
    • Verifica che il file non sia protetto da password
    • Sposta il file sul desktop e riprova (potrebbero esserci problemi di permessi nella posizione originale)

    ✅ Metodo 8: Virtualizzazione (se usi Hyper-V o VirtualBox)

    • Verifica che i file della macchina virtuale non siano in sola lettura
    • Esegui VirtualBox o Hyper-V come amministratore
    • Controlla la configurazione della macchina virtuale
    • Riattiva Hyper-V se disabilitato

    Ultimo tentativo: Ripristino o reinstallazione

    Se nessuno dei metodi funziona:

    • Ripristina il sistema da un punto precedente (se disponibile)
    • Crea un nuovo profilo utente per testare se il problema è legato all’account
    • Reinstallazione in-place di Windows (senza perdere dati):
      • Scarica lo strumento di installazione di Windows dal sito Microsoft
      • Eseguilo e scegli “Aggiorna il PC mantenendo file e applicazioni”
  • La sfida: è meglio SSH o FTP?

    La sfida: è meglio SSH o FTP?

    Tutti i principali servizi di hosting mettono a disposizione, ormai, sia FTP che SSH per modificare o accedere ai file del proprio sito: ma quale è davvero preferibile tra le due? Vedremo oggi un bel confronto tra le due tecnologie, che hanno diversi punti in comune ed offrono, entrambi, vantaggi e svantaggi di vario genere.

    Diciamo da subito, comunque, che nessuna delle due è migliore in assoluto dell’altra, specie a livello di utilizzo pratico per la gestione di un sito.

    Cosa sono FTP ed SSH

    Si tratta di protocolli di rete specifici per l’accesso ai file: nello specifico, FTP sta per File Transfer Protocol (ovvero, in italiano, protocollo per il trasferimento file), mentre SSH sta per Secure Shell, ovvero shell sicura. FTP (di cui abbiamo parlato per esteso con una guida completa qui) usa una connessione internet di tipo TCP per trasferire i dati e per controllare i trasferimenti e richiede autenticazione del client tramite nome utente e password.

    SSH, invece, è un vero e proprio terminale remoto a distanza, che viaggia protetto da certificato SSL (lo stesso utilizzato per HTTPS) e che permette di fare tutto quello che, da terminale, potremmo fare su un terminale UNIX o Linux, e che coincide di fatto con la versione sicura di FTP, chiamata SFTP (Secure FTP). Quest’ultimo dovrebbe essere utilizzato, ad oggi, per motivi di sicurezza visto che FTP offre una connessione in chiaro, intercettabile dall’esterno (sniffing) se ad esempio usate una wireless non protetta adeguatamente (ad esempio da un locale pubblico).

    Vantaggi di SSH

    Anche se FTP e SSH usano tecnologie molto simili, sono diversi tra loro: SSH permette di effettuare qualsiasi operazione, quindi possiamo lanciare un comando Linux via SSH di qualsiasi tipo, mentre con FTP abbiamo solo un insieme limitato di comandi a disposizione (per intenderci, il più delle volte possiamo solo effettuare il set dei permessi sui file mediante CHMOD).

    Uno dei vantaggi principali di SSH, ad esempio, è quello di poter effettuare la ricerca di testo all’interno di qualsiasi file, come avverrebbe sul nostro computer: ad esempio, se stiamo cercando un frammento di codice nel sito da modificare, basta lanciare una grep. Cosa che in FTP è presente solo come ricerca per nome di file o directory, quindi in questo siamo abbastanza limitati: l’unico modo per aggirare il limite è quello di avere una connessione veloce, scaricare tutti i file del sito, cercare il file da modificare, modificarlo in locale e poi ricaricarlo (upload) sul server: non il massimo, insomma, per effettuare modifiche su un sito live in tempi molto rapidi, ma spesso l’unica vera alternativa se non abbiamo SSH.

    In genere, inoltre, SSH è molto più veloce, a parità  di connessione internet, rispetto ad FTP.

    Vantaggi di FTP

    Dal canto suo, FTP ha dalla sua la semplicità  d’uso, anche grazie alle interfacce grafiche fornite da FileZilla e client simili, cosa che SSH ovviamente non può avere. FTP è l’ideale per modificare o creare file e cartelle al volo, cancellarli rapidamente, effettuare backup al volo, rinominarli ed impostare correttamente permessi sui file che possano essere saltati o si siano corrotti.

    FTP, del resto, è davvero semplice da usare e permette di fare il 90% delle operazioni di manutenzione quotidiana su un sito web.

    Svantaggi di SSH

    Il primo svantaggio di SSH è quello di richiedere conoscenze di medio-alto livello per essere utilizzato – i comandi Linux, quindi, almeno quelli base: ls, mkdir, ecc. Del resto SSH spesso presenta problemi di configurazioni per i principianti, dato che bisogna autenticare la firma digitale dal computer da cui ci si connette (chiave pubblica e privata), e la sua generazione non è uno scherzo se non sappiamo metterci mano. FTP, invece, funziona direttamente con i dati di accesso username, password e host di connessione.

    Scaricare un backup anche parziale via SSH, del resto, è piuttosto complicato da effettuare via linea di comando, e bisogna fare molta pratica prima di arrivare a capire come si faccia.

    Svantaggi di FTP

    In genere, come abbiamo detto, FTP è più lento di SSH e presenta molte meno opzioni; tende a creare problemi in fase di connessione e spesso è difficile comprendere la natura degli errori via FTP – spesso dovuti al ban dell’hosting oppure a firewall e simili. A confronto, sarebbe sempre preferibile usare SSH.

  • Come trasferire un dominio se l’hosting non ti fa cambiare i NS

    Come trasferire un dominio se l’hosting non ti fa cambiare i NS

    Mi è capitato di recente di trasferire un dominio e di dover cambiare hosting, questo perché quello attuale era sotto-dimensionato rispetto ai requisiti del sito. Una cosa che ogni tanto può capitare: non c’è dubbio che la cosa abbia un certo interesse nella realtà  di ogni giorno dei webmaster, e per questo ho già  scritto una guida in merito.

    Il problema: trasferire un sito è volutamente complicato?

    In alcuni casi, pero’, può capitare che l’hosting attuale impedisca di fare la cosa più semplice, cioè aggiornare i record NS e farvi restare col sito da loro – scoraggiando indirettamente il cliente dal farlo (e questo, secondo me, non è troppo corretto), peraltro costringendo l’utente a spendere un extra (circa 10 € nel caso di un dominio .org, ma tant’è) al fine trasferire correttamente il dominio da uno ad un altro registrar.

    Soluzione 1: aggiornare i record NS

    Se mi avessero permesso di cambiare semplicemente NS (Name Server), il processo sarebbe stato del tutto gratuito, per inciso. Si possono cambiare tutti i record DNS tranne, guarda caso, i NS? Per me non è un caso che abbiano fatto questa scelta, e ne ho contati più di uno che si arroga questo presunto diritto.

    E ho anche il sospetto, ma questa cosa andrebbe capita anche in termini di direttive ICANN, che una cosa del genere non sia consentita dalle linee guida. Ovviamente non é un’accusa, ma è solo una possibile analisi di un problema che, ad oggi, complica il workflow di molti webmaster ed imprenditori che abbiano un sito e vogliano, lecitamente (quale che sia il motivo, se valido o meno), cambiare registrar (il registrar è l’azienda che permette di registrare e gestire domini anche senza hosting, per chi non lo sapesse).

    Volevo passare il dominio su NameCheap, nello specifico, e passare l’hosting su DigitalOcean; ed è stata una vera impresa, rispetto a quello che mi aspettavo.

    2 modi per trasferire un dominio su un altro hosting

    In generale, come forse saprete, nel caso di trasferimento di dominio:

    • di solito basta cambiare i NS, e mettere quelli del nuovo hosting: si puntano i NS a quelli del nuovo hosting, ed abbiamo fatto. In questo caso la procedura richiede pochi minuti, ed entro al massimo un paio di giorni il sito sarà  trasferito in automatico (e dopo andrà  riconfigurato, ovviamente);
    • se il registrar/hosting attuale non permette di cambiare il NS (alcuni, in Italia, purtroppo o per loro fortuna lo fanno), l’unica è trasferire il dominio via auth-code (EPP);
    • se si sceglie quest’ultima strada, il registrar attuale non può rallentare in alcun modo questa procedura, che di solito richiede fino a 5 giorni dalla richiesta (più ulteriori 1 o 2 aggiuntivi, a volte su alcune estensioni o TLD per motivi tecnici); il processo è comunque, una volta trasmesso l’auth-code sul nuovo registrar (NameCheap), completamente automatico;
    • il vecchio registrar formalmente potrebbe, secondo le regole ICANN, rifiutare la richiesta ed impedire il trasferimento (ma per ovvie ragioni è improbabile che lo faccia). Ma quel dominio è il mio, oppure è dell’hosting che lo sta ospitando, a questo punto?

    Mi spiace dover andare in polemica ma, per una volta, sento che sia necessario sollevare un problema: e la mia speranza è che gli hosting che usan questa politica restrittiva diventino più flessibili (anche perché, secondo me, il gioco non vale la candela: detta fuori dai denti, non credo che ci guadagnino più di tanto nel lungo periodo, anche se probabilmente, giocando sull’ignoranza e l’imperizia di alcuni webmaster, nel brevissimo periodo forse sì).

    Faccio anche una considerazione finale: secondo me è abbastanza assurdo che un hosting / registrar delegato dall’ICANN impedisca di cambiare i NS. Se è una strategia di marketing, come posso immaginare quale prima ipotesi, non funziona: non trattiene i clienti, che comunque hanno già  pagato (e dovranno pagare di più per cambiare hosting via EPP), saranno incazzati a belva e, alla lunga, quel cliente perderà  completamente il feeling con il proprio hosting.

    A me, almeno, è successo questo, ed evito di citare apertamente il nome dell’hosting provider per evitare polemiche inutili (ciliegina sulla torta: l’assistenza nel fine settimana non lavora,   per cui ho pensato tanto vale trasferirlo, ed il problema è avvenuto venerdì pomeriggio peraltro dopo essere passato ad un piano di hosting superiore al precedente – soldi buttati, temo: se prima il sito era lento e dava continuamente errore, dopo il cambio di hosting semplicemente non funzionava più, database down e HTTPS non funzionante).

    Per cui ho deciso di cambiare e basta, nonostante fossi con loro da anni. E se volete cambiare hosting, qui troverete le classifiche dei migliori per WordPress, Joomla! e tutti gli altri.