Le operazioni di redirect dei domini rischiano di rendere complessa la gestione del nostro sito; basta poco, a volte, per sbagliarsi, e per rendere l’indirizzo del sito perfettamente inservibile. In questa guida vedremo come orientarsi meglio e come effettuare rapidamente un’operazione che è, in generale, abbastanza semplice da eseguire.
Per risolvere il problema in questione il più delle volte bisogna:
inserire un record CNAME all’interno della configurazione delle zone DNS del tuo dominio.
Come configurare il CNAME del tuo sito per www
Come prima cosa dovrete accedere al pannello di gestione del dominio; per farlo, è necessario accedere ad esempio al cPanel del vostro sito web, ed in particolare la gestione delle DNS Zone: il pannello di gestione semplificata del DNS, in particolare, dovrebbe bastare allo scopo. Se non trovate i record di tipo CNAME tra quelli da aggiungere, basterà aggiungere un record CNAME:
chiave = * oppure @ (a seconda del pannello uno dei due valori dovrebbe essere quello valido)
valore = nome del vostro sito senza www (ad esempio miosito.it)
Il tuo sito è quasi pronto, e ti senti “sul pezzo” perchè non vedi l’ora di mostrarlo al mondo intero: che sia un blog, un e-commerce o un classico “sito vetrina”, di sicuro ti starai chiedendo come fare a metterlo online, a renderlo visibile. Se finora potresti aver lavorato su una copia in locale o privata, magari visibile solo a te ed ai tuoi collaboratori, quello che devi fare come passo successivo non è altro se non registrare un dominio. In primo luogo, per fare questo, devi verificare che sia disponibile per la registrazione e non sia, in altri termini, stato preso da altri. Già qui pero’ ti stai perdendo perchè non sai bene come fare, giusto? Nessun problema: in questa guida vedremo come registrare un dominio nelle varie opportunità che ti verranno offerte tipicamente in questi casi, sfruttando i più comuni servizi per effettuare queste operazioni.
Vedremo infatti, passo-passo, come registrare un dominio con Google, in modo gratuito, con SupportHost, Aruba, Keliweb, in modo anonimo e senza eventuale hosting associato.
Registrare un dominio su Google
Puoi registrare il tuo dominio direttamente grazie al servizio offerto da Google, che ti offre l’opportunità di registrare numerose estensioni (l’estensione è la parte del dominio dopo l’ultimo punto: per esempio, l’estensione di pippo.it è .it, l’estensione di blog.sito.com è .com).
Le estensioni disponibili sono molto numerose ed hanno prezzi che possono andare in media dai 12€ / anno fino alle 50€ / anno, a seconda dei casi:
dominio con estensione .it: 12€ / anno
dominio con estensione .net: 12€ / anno
dominio con estensione .com: 12€ / anno
dominio con estensione .org: 12€ / anno
dominio con estensione .club: 13€ / anno
dominio con estensione .online: 29€ / anno
dominio con estensione .tech: 38€ / anno
…
Per registrare un dominio su Google, in definitiva, devi andare nel sito ufficiale di Google Domains, ed entrare nel sito dopo aver fatto login con il tuo account Gmail oppure Google Suite.
Registrare un dominio gratis
La possibilità di registrare domini gratis è reale, ma vale soltanto per alcune tipologie di domini: l’esempio classico di registrazione di un dominio senza pagare nulla è legata ai domini .TK, che si possono registrare dal registrar ufficiale DOT.TK e che si basano su alcune semplici regolette:
si possono registrare gratis;
vanno rinnovati manualmente almeno una volta all’anno;
quando ne registriamo uno, dobbiamo assicurarsi di selezionare 12 mesi;
possiamo scegliere un dominio del tipo tuonome.tk tra quelli rimasti liberi;
il dominio è gratis a vita, ad oggi, ma deve essere rinnovato altrimenti scade e lo perdiamo.
Non ci sentiamo di consigliare una scelta del genere per un’azienda, ma per un sitarello più modesto, amatoriale o di altro genere è un’idea che può essere ovviamente presa in considerazione.
Se, invece, hai bisogno anche di un hosting, puoi trovare un pacchetto hosting condiviso (con dominio incluso nel prezzo per tutti i rinnovi) a meno di 40€ all’anno.
Registrare un dominio su Aruba
Rivolgersi ad un servizio di hosting come Aruba è spesso la soluzione più veloce, perchè permette di acquistare il dominio che volete e di associarvi, eventualmente, uno spazio web fatto da FTP, MySQL e hosting Linux.
Nella pagina di registrazione domini di Aruba trovate una casella di ricerca in cui inserirete il vostro nome di dominio, verificherete che sia effettivamente libero e procederete alla registrazione poco dopo, sfruttando una procedura guidata molto semplice ed intuitiva. Per il primo anno di registrazione, in genere, i domini si possono registrare per la prima volta ad un prezzo molto bassi, da 0,99€ fino a 3,99€ / anno, per poi tornare ai prezzi standard dei domini (vedi listino di Google Domains qui sopra) dal secondo anno in poi.
Registrare un dominio su Keliweb
Potete anche dare uso dell’hosting Keliweb per registrare il vostro dominio, anche qui associandolo ad un hosting e con una spesa media di 10-20€ all’anno solo per il dominio e 60-100€ / anno per dominio + hosting. Keliweb è una realtà consolidata nell’ambito dell’hosting italiano, con un datacenter di proprietà e svariate soluzioni di hosting per WordPress, e-commerce, certificati SSL personalizzati e molto altro ancora.
Se hai voglia di registrare un dominio devi tenere conto di una cosa: i dati del registrante saranno disponibili pubblicamente ed interrogabili mediante un database apposito, detto WHOIS (servizio online che su richiesta dice all’utente chi è, who is, la persona o l’azienda che l’ha registrato). Questo vale per tutti i registrar e hosting, che in genere devono essere molto trasparenti a riguardo.
Ma per tutelare la privacy del registrante esiste la possibilità per registrare un dominio in anonimo, che poi consiste nell’utilizzare alcuni registrare come internet.bs o Dynadot, che permettono di abilitare la privacy WHOIS del dominio in modo tale che non si veda, mediante WHOIS, chi l’ha registrato. In questi casi registriamo quindi dei domini anonimi, cosa che (in modo un po’ borderline, in effetti, che non vi consigliamo di fare in nessun caso) alcuni fanno anche utilizzando anagrafiche finte con nomi, cognomi ed indirizzi inventati. Diciamo che questo mondo è affetto ancora adesso da una forte forma di deregulation, che lo rende abbastanza una giungla, se vogliamo, in cui è fin troppo facile fare registrazioni anonime di domini. Di fatto, comunque, i principali servizi che permettono di farlo sono quelli che abbiamo citato qui sopra.
Registrare un dominio senza hosting
Possono capitare delle situazioni intermedie in cui, di fatto, possiedi già un servizio di hosting, ad esempio un hosting che già contiene file e database o un server in colocation privato, e a questo punto desideri solo disporre di un dominio per far puntare i DNS dello stesso agli IP della tua macchina. In questo caso devi rivolgerti ad un registrar di domini, che è un servizio che permette di registrare solo i domini senza hosting annesso: un esempio di questi servizi sono ad esempio NameCheap e Dynadot (dove in genere risparmi qualcosina, ma non puoi sempre registrare qualsiasi estensione: ad esempio i .it non li puoi registrare, con loro), ma puoi fare la stessa cosa anche sul famoso Aruba oppure su Tophost (dove invece puoi registrare anche domini .it).
In questo caso, te lo ricordiamo, registrerai solo il nome di dominio
tuosito.com
senza avere un hosting o uno spazio con database e file per il tuo sito, quindi avrai a disposizione solo un pannellino per la gestione del DNS, dei record A, CNAME ecc. e per fare i rinnovi anno per anno del tuo dominio. Il cambio del registrar, per la cronaca, può essere effettuato sfruttando una particolare procedura che si basa sul passaggio dell’AUTH CODE, cioè un codice segreto di trasferimento del dominio che può essere generato sempre dallo stesso pannello di controllo del registrar.
Nella pratica, comunque, è bene tenere presente che:
hosting e dominio sono due cose separate;
molto spesso i servizi di hosting le vendono contemporaneamente;
possono avere la stessa data di scadenza, oppure no;
in genere è più comodo avere sia hosting che dominio presso lo stesso gestore, anche se nulla vieta in genere di avere il registrar da una parte e l’hosting dall’altra;
alcuni servizi di hosting non permettono per policy di gestire hosting da una parte e dominio dall’altra, quindi informatevi bene prima di procedere.
Come Registrare un Dominio: Guida Passo Dopo Passo
Registrare un dominio è il primo passo per creare una presenza online, sia che tu voglia aprire un sito web personale, un blog o un’attività online. Seguire una procedura chiara e corretta ti permetterà di ottenere un dominio adatto alle tue esigenze e di configurarlo nel modo giusto.
Di seguito trovi un percorso dettagliato che ti guiderà dalla scelta del dominio fino alla sua attivazione e gestione.
1. Scelta del Nome di Dominio
Il nome di dominio è il tuo indirizzo online, quindi sceglierlo con attenzione è fondamentale.
Ecco alcuni consigli per trovare un nome efficace:
✅ Semplice e Facile da Ricordare → Evita nomi troppo lunghi o complessi. Un dominio breve e chiaro è più facile da digitare e memorizzare.
✅ Evita Caratteri Speciali e Trattini → Se possibile, evita numeri o segni come “-”, che potrebbero generare confusione.
✅ Usa Parole Chiave → Se il tuo sito è legato a un settore specifico, prova a includere parole chiave pertinenti. Ad esempio, un negozio di scarpe potrebbe scegliere “miglioriscarpe.it”.
✅ Verifica la Disponibilità del Nome sui Social Media → Se hai in mente di creare anche una presenza social, assicurati che il nome scelto sia disponibile anche su piattaforme come Facebook, Instagram e Twitter.
✅ Scegli l’Estensione Giusta (TLD) → L’estensione (come .com, .it, .net) può influenzare la percezione del tuo sito.
.com → Perfetto per siti internazionali e commerciali .it → Ideale per attività italiane o rivolte a un pubblico italiano .net → Spesso usato per progetti legati alla tecnologia e al networking .org → Adatto per organizzazioni e associazioni senza scopo di lucro
Se il dominio che vuoi è già occupato, prova alternative creative, aggiungendo parole chiave o varianti. Ad esempio, se “pizzeriaroma.it” è già preso, potresti provare “pizzeriaromacentro.it”.
2. Controllo della Disponibilità del Dominio
Una volta scelto il nome, è necessario verificare se è disponibile.
Basta inserire il nome desiderato nella barra di ricerca e il sistema ti dirà se è disponibile o meno. Se il dominio è già registrato da qualcun altro, potrebbero comparire suggerimenti alternativi.
3. Scegliere un Registrar
Una volta trovato un dominio disponibile, devi registrarlo attraverso un registrar, ovvero un’azienda autorizzata a vendere domini.
I registrar offrono diversi servizi oltre alla semplice registrazione, come:
Gestione DNS (per collegare il dominio a un sito web)
Privacy Whois (per proteggere i tuoi dati personali)
Hosting (spazio web per il sito)
Email personalizzate (@iltuodominio.it)
Alcuni registrar noti sono quelli che abbiamo citato in questo articolo.
Consiglio: Confronta i prezzi e verifica eventuali offerte per il primo anno. Alcuni registrar offrono sconti iniziali, ma poi il rinnovo può essere più costoso.
4. Registrazione del Dominio
Ora che hai scelto il registrar, puoi procedere con la registrazione.
Passaggi Tipici:
1️⃣ Crea un account sul sito del registrar.
2️⃣ Inserisci il nome di dominio scelto e seleziona il periodo di registrazione (di solito da 1 a 10 anni).
3️⃣ Compila i dati del proprietario del dominio, come nome, cognome, email e indirizzo.
4️⃣ Aggiungi eventuali servizi opzionali, come la protezione della privacy (per nascondere i tuoi dati nel database pubblico WHOIS).
5️⃣ Effettua il pagamento con carta di credito, PayPal o bonifico bancario.
6️⃣ Ricevi la conferma via email e attiva il dominio se richiesto (alcuni registrar chiedono di confermare l’email).
⏳ Quanto tempo ci vuole?
Di solito, la registrazione è immediata, ma potrebbero essere necessarie fino a 48 ore perché il dominio sia visibile in tutto il mondo.
5. Configurazione del Dominio
Dopo la registrazione, devi configurare il dominio affinché punti al tuo sito web.
Gestione DNS
Nel pannello del registrar troverai una sezione “Gestione DNS”, dove puoi:
✅ Impostare un hosting → Se hai già un server per il sito, dovrai inserire i suoi Name Server.
✅ Collegare il dominio a un servizio di email personalizzato.
✅ Configurare i record DNS per puntare il dominio a una piattaforma di terze parti (come WordPress, Shopify, ecc.).
Configurare HTTPS (SSL)
Se il tuo registrar offre un certificato SSL gratuito, attivalo subito per garantire che il tuo sito utilizzi HTTPS e sia più sicuro per i visitatori.
6. Rinnovo e Manutenzione
Un dominio ha sempre una scadenza, di solito annuale, e non è prorogabile. Dobbiamo ricordarci di rinnovare per tempo, per evitare di pagare penali per mancato o tardivo rinnovo.
⏳ Cosa succede se non lo rinnovo?
Se il dominio scade, potrebbe entrare in un periodo di “grace period” (recuperabile pagando una penale), e poi tornare disponibile per chiunque.
Consigli per non perderlo:
✅ Attiva il rinnovo automatico per evitare di dimenticare la scadenza.
✅ Aggiorna i tuoi dati di contatto nel registrar, così riceverai notifiche di scadenza.
Registrare un dominio è un processo relativamente semplice, ma è importante seguire i passi giusti per evitare errori. Fatti seguire da un consulente, se pensi di non saperne abbastanza.
Riassunto dei passaggi:
✅ Scegli un nome di dominio efficace
✅ Controlla se è disponibile
✅ Scegli un registrar affidabile
✅ Completa la registrazione con i tuoi dati
✅ Configura DNS e SSL per collegarlo al sito
✅ Attiva il rinnovo automatico per non perderlo
Ora sei pronto a lanciare la tua presenza online!
Nell’uso comune un dominio è il nome su internet di un sito, come potrebbe esserlo trovalost.it oppure google.it. Ad un nome di dominio (dominio internet, a volte identificato erroneamente come TLD – che invece rappresenta solo la sua estensione: .it, ad esempio) corrisponde un indirizzo univoco o indirizzo IP, che permette ai vari visitatori interessati di accedere alla risorsa, per cui registrare un dominio è il primo passo da compiere se siamo interessati ad aprire un nostro sito web.
Dove è possibile effettuare la registrazione di un servizio del genere? Le possibilità non sono poche, e faremo qualche breve premessa prima di procedere oltre (se siete già abbastanza esperti potete saltare il prossimo paragrafo).
Registrare un dominio mediante un registrar
Per registrare un dominio basterebbe rivolgersi ad uno dei tantissimi registrar: si tratta di aziende che permettono di registrare domini a privati ed aziende, in alcuni casi senza offrire alcun servizio di hosting (che quindi poi dovrete comprare a parte). Ad esempio partiremmo da questa lista, andremmo da uno qualsiasi di quelli indicati qui, e potremmo registrare il nostro dominio in pochi passi (ammesso che le sue politiche ci permettano di farlo e che, soprattutto, il nome da noi scelto sia libero).
Hosting e dominio è consigliabile che abbiano lo stesso gestore
Nella pratica, quindi, è bene ricordare che hosting e dominio sono due cose separate, anche se spesso vengono vendute assieme e che, soprattutto se siamo principianti, è consigliabile affidare sia hosting che dominio allo stesso gestore di servizio (che sarà a sua volta hosting condiviso, dedicato, cloud, VPS, …). Nulla vieta, comunque, di acquistare solo un dominio senza hosting o solo un hosting senza dominio ed associarli liberamente in seguito, ad esempio mediante la procedura di passaggio dettata dall’auth code.
Registrare un dominio mediante hosting
La seconda opzione per registrare il vostro dominio è leggermente più immediata e sicuramente più diffusa della precedente. In realtà , infatti, all’atto pratico è molto più pratico rivolgersi ad un servizio di hosting, che comunque fornirà un pannello di amministrazione del dominio e, soprattutto, ci darà uno spazio web in cui allocare il nostro sito.
Eccovi l’elenco aggiornato dei principali hosting a cui potreste rivolgervi. Se volete registrare un dominio basta andare su uno dei servizi indicati, aprire la scheda descrittiva, cliccare sul sito ufficiale a fondo pagina ed inserire il nome del vostro dominio seguendo, poi, la procedura guidata. I principali servizi italiani per registrare un dominio (con o senza hosting incluso), sono i seguenti:
SupportHost
Tophost
Keliweb
SiteGround
Aruba
NameCheap
Se preferite una procedura guidata, poi, potete sfruttare il servizio di verifica disponibilità di un dominio proposto su Trovalost: quando trovate un dominio libero, vi verranno proposti direttamente i riferimenti per registrarlo al miglior prezzo.
Quanto costa un dominio web? In genere un dominio costa una decina di euro all’anno, ma poi dipende sempre dall’estensione. Estensioni diverse hanno costi diversi, ce ne sono alcune i cui domini costano anche 100€ all’anno, ad esempio.
Il dominio ha un costo, l’hosting ne ha un altro: quando si mette online un sito web un dominio ha un costo a parte rispetto all’hosting web ed all’eventuale realizzazione dello stesso.
Quanto costa un dominio?
In breve:
Normalmente il costo del solo dominio parte da 10 € / anno e può arrivare, per i nuovi TLD, anche a 100€.
Il costo di un dominio, come ad esempio tuonome.it, non deve mai essere confuso con il costo dell’hosting o del server, e tantomeno con quello del sito (il lavoro necessario per realizzarlo): tale costo, infatti, è tipicamente periodico, e si paga una volta all’anno.
Quando si compra un dominio, in effetti, paghiamo all’ente che gestisce i domini su internet (ad esempio il NIC per i domini con estensione .it) una quota annuale per il “noleggio” di quel nome. Questa è la cosa più importante, ad oggi, da tenere in considerazione sull’argomento.
Il prezzo di un dominio può variare molto in base all’estensione (i .it possono costare ad esempio più dei .info, anche se poi gli hosting fanno spesso delle offerte e degli sconti sul primo acquisto): di solito trovate un dominio .it a poche decine di euro all’anno, ma se ad es. vi procurare questo dominio su aste online o mediante una cessione da privato o azienda il costo del dominio, per il primo anno, potrebbe anche essere di centinaia o migliaia di euro.
A seconda del TLD o estensione di dominio che andrete a scegliere, potrete avere in generale un costo differente, ad esempio se ve lo siete procurato presso un’asta di domini.
Riassumendo, quindi:
il costo di un dominio è diverso da quello del sito o dell’hosting;
è un costo periodico (si paga ogni anno);
varia in base all’estensione del dominio, secondo politiche di prezzo variabili (dalle 10 alle 100 euro all’anno, per intenderci) a volte difficili da definire a priori.
In questa tabella puoi vedere i costi di hosting e dominio di SupportHost, l’hosting che utilizziamo e consigliamo.
9,84€ / anno (+ IVA) (o gratis con hosting WordPress)
Quanto costa un hosting?
Qui il discorso è un pochino più complicato, per la verità , ma ne parleremo in modo semplice e comprensibile.
In breve:
Normalmente il costo del solo hosting parte da 50 € / anno (hosting low cost) e può arrivare, per i nuovi TLD, anche a migliaia di euro all’anno in base alla qualità ed ai servizi che chiedete (condivisi, dedicati, SSL, SSH, ecc.)
Vi siete mai chiesti cosa determini il prezzo di un hosting web? In effetti la domanda è intrigante, e bisogna tenere presente che, di solito, non esistono esplicite voci di costo: si paga direttamente il servizio a pacchetti personalizzabili. Questo in parte chiarisce perchè possiedono determinati prezzi, anche se poi molto dipende dalla politica di marketing dell’hosting in questione e, naturalmente, dalla tecnologia per cui facciamo richiesta.
La prima domanda da porci?
Porci? Sì, e non facciamo certo riferimento ai maiali! 😀
Stabilire quanto si voglia spendere per un servizio di hosting è il primo passo per mettersi in testa che, per quanto non possa sempre sembrare così, la spesa per l’hosting è un vero e proprio investimento nel medio-lungo periodo. Aiuterà il vostro servizio a funzionare al meglio e a valorizzare la business continuity del vostro sito, sia esso un blog o un e-commerce. E non sempre vale il discorso che più si spende, meglio è: in molti casi le spese contenute (parliamo di circa un centinaio di euro all’anno, in media) sono più che adeguate per un sito che magari è solo in crescita e non riceve carichi di visite eccessivi.
Gli hosting non sempre sono chiari… 🙁
In certi casi, le voci che si pagano sui servizi di hosting sono oscure, poco chiare e soprattutto poco comprensibili per l’utente non specialista: in questo caso potrebbe esservi utile leggere questo articolo e capirci qualcosa in più. Non sempre è chiaro perchè un hosting ad esempio possa costare 20 euro all’anno (come Tophost) ed un altro possa arrivare a costare 5 o 6 volte tanto (come nel caso di SiteGround): questo perchè a costi diversi si hanno servizi diversi.
Per quanto infatti il servizio di base sia sempre quello, ovvero basato su:
spazio web di almeno 1 GB;
server con sistema operativo Linux o Windows;
database MySQL, con eventuale supporto a PHPMyAdmin;
server Apache o NGINX;
servizi come cPanel o Plesk (pannello di controllo);
linguaggio ASP, PHP o quello che vi serve per il vostro sito.
le cose cambiano, in base al prezzo, anche in termini di qualità , opzioni e opportunità del servizio offerto.
Ma quali sono, a conti fatti, sono i parametri che fanno variare il prezzo? Vediamone alcuni.
Come valutare il prezzo di un hosting?
Supporto alle estensioni di dominio
Non tutti i servizi di hosting permettono di registrare qualsiasi estensione di dominio: ad esempio Dynadot fa prezzi ottimi per i soli domini, ma non permette di registrare domini con estensione .it – che potrete registrare su qualsiasi altro servizio di hosting. Anche questo finisce per fare la differenza, in fin dei conti: e non solo per un fatto di opportunità , ma anche perché i domini non hanno tutti lo stesso costo, per cui il prezzo base è quello di una registrazione da zero (poche decine di euro all’anno, in media), mentre prezzi più alti possono capitare se il registrar aumenta i prezzi di alcune estensioni, oppure se state pagando qualche penale per un rinnovo tardivo di un dominio.
Tipo di server
Possono esistere vari tipi di server: senza scendere in dettagli che rischierebbero di diventare poco comprensibili ai più, diciamo che ci sono server dedicati (che sono macchine fisiche dedicate ad un singolo sito web o servizio, e a nessun altro) che costano qualcosa tipo 60 € al mese, e server condivisi o virtuali, che sono macchine server emulate via software e che costano ovviamente molto meno (fino a 10-12 volte di meno dei dedicati medi, che sono in genere macchine molto “pompate”).
Servizio managed … o no?
I servizi managed sono quelli con assistenza dedicata, e determinano un aumento del costo medio di un dominio: in genere sono i pacchetti più costosi, ma almeno avrete a disposizione un tecnico dedicato tutto per voi. Diverse sono le cose nel caso di servizi non managed, in questo caso ovviamente potrete fare richiesta di assistenza ma il tutto avverrà con modalità differenti. Se un servizio managed potrebbe rientrare nel merito di un problema con un sito anche fatto da altri, ad esempio, l’assistenza classica inclusa nei servizi di hosting come SiteGround cercherà di risolvere le difficoltà da un punto di vista, per così dire, più generico (ma non per questo meno efficace, il più delle volte). Il debug del sito, se non dovesse funzionare, raramente sarà a carico dell’hosting, per quella che è la mia esperienza in merito, almeno.
Ovviamente il tutto dipende caso per caso, in base all’hosting che avrete scelto.
La memoria RAM
La memoria RAM fa la differenza in termini di prezzo, soprattutto se acquistate hosting con offerte scalabili in termini di RAM disponibile: più ne allocate, più pagherete ogni mese, più prestazioni avrete. In genere WordPress ha bisogno di circa 40 MB di spazio sulla RAM, a regime, ma può avere richieste maggiori nel caso di configurazioni particolari come, ad esempio, quelle basate su memcached. In genere, pero’, questa differenza si avverte ed è impostabile dall’utente solo sugli hosting con risorse scalabili, tra cui le VPS occupano un posto di rilievo.
LA CPU
Inutile sottolineare che la CPU determina la velocità del sito in primissima istanza: se usate una VPS (anche qui) in base a quante CPU allocate (siano esse effettivamente presenti come hardware, oppure vCPU ovvero virtuali) pagherete sempre in proporzione. Questa differenza, anche in questo caso, non si avverte con i piani di hosting condiviso, che invece allocano una CPU standard e tendono a condividere questa come altre risorse hardware anche con altri siti web.
Il pannello di controllo
In genere qui la scelta è tra due pannelli di controllo: ad un qualsiasi servizio di hosting che voglia mettere a disposizione Plesk, ad esempio, il costo arriva fino a circa 40$ / mese, mentre un pannello come cPanel costa fino a 45$. Una differenza che sembra di poco conto, ma che – su larga scala e se il criterio dei prezzi non è influenzato da altri fattori – potrebbe determinare costi più bassi per gli utenti che prendono hosting con Plesk. Questo, ovviamente, rimane valido soltanto nella teoria, visto che nella pratica possono intervenire altre voci di costo.
Tipi di hosting e prezzi
Diciamo quindi che esistono quattro tipi base di hosting e quattro relative fasce di prezzo, cioè un prezzo medio che caratterizza ognuno di essi. Abbiamo in genere 4 tipi di hosting, ovvero:
hosting condiviso;
hosting cloud;
hosting VPS;
hosting dedicato.
Prima di tutto è necessario capire cosa cambia da uno all’altro; per ogni tipologia di offerta troverete la descrizione ed il prezzo medio annuale.
Nota: per saperne di più sugli hosting veramente di qualità , dai uno sguardo a quest’altra guida, che parla dell’hosting del barbiere di Siviglia: di qualità 🙂
Dicevamo: cosa cambia tra un servizio di hosting e l’altro?
hosting condiviso – è il tipo di hosting web più diffuso e più comune tra gli utenti: in pratica è un servizio che fornisce FTP, banda, spazio web, solitamente un database di piccole dimensioni ed il supporto a PHP o ASP. Si tratta dell’hosting utilizzato solitamente dai blog e dai siti di medie-piccole dimensioni, con un numero di visitatori non troppo alto e abbastanza facile da configurare e gestire. Solitamente si riesce a comprare un hosting di questo tipo con una spesa media di 60 €, fino ad un massimo di 100 € se ne prendete uno particolarmente “attrezzato”. Quello che si paga in questa prima circostanza è legato all’allocazione di un servizio virtuale per i clienti, in cui ognuno possiede il proprio spazio indipendente. Uno degli esempi più popolari di hosting condiviso sono quelli di Tophost, ad esempio.
hosting cloud – siamo ad un livello di qualità leggermente più alto, o meglio: gli hosting condivisi riescono a servire egregiamente la maggioranza dei siti web, ma in certi casi è necessario scalare le risorse al meglio. Se ci sono molti visitatori sul vostro sito, il server potrebbe non reggere ed in questi casi può essere utile il cloud. Questo tipo di hosting permette di allocare a vostro piacere RAM, CPU e dimensione dello spazio web su un numero stabilito da voi. Solitamente si riesce a comprare un cloud con una spesa media di circa 100 € all’anno, anche qualcosa in più se decidete di prendere un server più “pompato”. Quello che si paga in questo secondo caso è legato anche all’allocazione di un servizio virtuale per i clienti, in cui ognuno possiede il proprio spazio indipendente – anche se siamo a livelli di gestione e complessità più alti.
hosting VPS – il VPS è una configurazione di hosting che si avvicina molto a quella di massimo valore, cioè il dedicato che vedremo tra un attimo. Con un VPS avrete la possibilità di allocare una macchina virtuale, ovvero un sistema operativo tutto per voi, controllabile “a distanza” mediante SSH o desktop remoto. In questi casi potrete non solo gestire un sito ordinario ma anche configurarne i servizi in background, oltre alla possibilità di allocare precisamente RAM, spazio web ecc. In questo terzo caso paghiamo l’allocazione e la possibilità di gestire a distanza un sistema operativo Windows o Linux per i nostri servizi e siti web. La spesa è molto variabile in questo caso, ma secondo i dati di questo sito siamo su poco meno di 200 € / anno. Un esempio di VPS italiana è quella fornita da Keliweb.
hosting dedicato – Un server dedicato è utile se avete necessità di gestire nel minimo dettaglio la vostra macchina, quindi disponendo non di una macchina virtuale come nel caso precedente bensì di un server fisicamente tutto vostro. In questo caso i costi aumentano di parecchio, rispetto al caso precedente (si spendono sulle 300 € all’anno, in media), ma le prestazioni saranno di livello massimo. Semplificando, potremmo dire che in questo caso stiamo pagando il noleggio della macchina fisica presso l’hosting.
Se guardate nella nostra homepage troverete che per ogni tipo di hosting viene mostrato il costo medio che andreste a spenderci in un anno, e potrete visionare le offerte disponibili nel dettaglio. Ricordatevi infine che il costo di un hosting è una cosa diversa dal costo di un sito web e dal costo di un dominio.
Nel processo di registrazione o trasferimento di un dominio possono emergere numerosi codici di errore e condizioni di blocco che ne interrompono l’operazione. Di seguito viene presentata una guida pratica con i principali messaggi EPP definiti da ICANN e gli esiti più comuni riscontrati presso i provider, per aiutarti a individuare rapidamente la causa del problema e risolverla. Ecco un elenco ancora più puntuale dei codici di errore e dei messaggi che potresti incontrare quando una registrazione o un trasferimento di dominio fallisce, con riferimenti alle specifiche ICANN (EPP) e ad alcuni errori tipici riscontrati sui provider (GoDaddy, NoamWeb e via dicendo).
Con queste informazioni potrai diagnosticare con precisione perché una registrazione o un trasferimento non va a buon fine e intervenire sulla causa specifica.
1. Codici di risposta EPP (ICANN)
Questi codici numerici sono restituiti dal registry nel protocollo EPP (Extensible Provisioning Protocol) quando una richiesta al server fallisce.
Codice
Messaggio
Significato
2003
Required parameter missing
Manca un parametro obbligatorio nella richiesta (es. nome dominio o AuthInfo). (Wikipedia)
2004
Parameter value range error
Il valore di un parametro è fuori dai limiti consentiti (es. lunghezza del nome, TLD non valido). (Wikipedia)
2005
Parameter value syntax error
La sintassi del parametro non rispetta il formato (es. caratteri non ammessi). (Wikipedia)
2202
Invalid authorization information
AuthInfo (AuthCode) non valido o scaduto per il trasferimento. (Wikipedia)
2302
Object exists
Il dominio richiesto esiste già (non disponibile per nuova registrazione). (Wikipedia)
2303
Object does not exist
Il dominio non esiste nel registry (impossibile operazioni di update/transfer). (Wikipedia)
2304
Object status prohibits operation
Lo stato corrente del dominio (es. clientTransferProhibited) impedisce l’operazione richiesta. (Wikipedia)
2306
Parameter value policy error
Violazione di policy (es. marchio registrato, stringa in blacklist). (Wikipedia)
2400
Command failed
Errore generico del server; può nascondere problemi interni o time-out. (Wikipedia)
2. Codici di stato dominio (EPP Status Codes, ICANN)
I “status” non sono errori in senso stretto, ma indicano condizioni che vietano modifiche, trasferimenti o richiedono azioni specifiche:
Status
Descrizione
addPeriod
Grace period subito dopo la registrazione.
pendingCreate
Richiesta di creazione in corso.
pendingDelete
Dominio in fase di cancellazione (redemption period, poi rimosso).
redemptionPeriod
Dominio scaduto e in riscatto: non disponibile finché non termina il periodo di 30 giorni.
clientTransferProhibited
Registro blocca i trasferimenti: occorre sbloccare il dominio presso il registrar. (icann.org)
clientUpdateProhibited
Registro blocca gli aggiornamenti (es. nameserver): va rimosso il divieto dal registrar. (icann.org)
clientHold
Registrar ha sospeso il dominio (WHOIS on-hold): i servizi DNS non risolvono il nome.
serverHold
Registry ha rimosso il dominio dalla zona DNS (spesso per dispute legali o documentazione mancante).
serverTransferProhibited
Il registry stesso blocca il trasferimento (Registry-Lock).
serverRenewProhibited
Registry blocca il rinnovo (es. dispute, cancellazione imminente).
3. Errori specifici lato provider (es. GoDaddy)
3.1 INVALIDDOMAIN (GoDaddy SSL)
Cause tipiche che scatenano l’errore INVALIDDOMAIN:
TLD non valido o non riconosciuto
Caratteri non consentiti (spazi speciali, caratteri zero-width)
I record DNS (detti a volte “zone del DNS” o “registrazione DNS“) ricorrono spesso nella configurazione di un sito web, in particolare per la configurazione del nome di dominio di un qualsiasi sito. Grazie ad essi, infatti, è possibile far “puntare” il sito ad uno specifico IP, ad esempio quello del proprio servizio di hosting, e stabilire ulteriori “regole” di puntamento e redirezionamento, sfruttando servizi web di vario genere anche per i servizi di posta elettronica. Il loro uso ha generato, negli anni, una notevole confusione, anche per colpa di guide un po’ confuse sull’argomento e spesso tradotte male o in automatico.
Immagine tratta da https://www.cloudflare.com/it-it/learning/dns/glossary/dns-root-server/
DNS e record DNS
Per fare chiarezza, è bene partire dalla definizione di DNS, ovvero il Domain Name System, un algoritmo distribuito su tutta la rete mondiale che vi sta consentendo, ad esempio, di visualizzare questa guida di trovalost.it. Senza entrare troppo nel dettaglio, infatti, il DNS è organizzato come una gerarchia in cui gioca un ruolo chiave il DNS root server, cioè il server al culmine (top) della stessa che distribuisce il controllo delle varie estensioni (.ORG, .NET, ecc.). Quando si parla di distribuire il controllo si fa riferimento al fatto di poter gestire tutti i domini con qualsiasi estensione, quindi avremo – a livello organizzativo, diciamo – un gestore unico dei domini .com, uno dei domini .com e così via. A seconda dei casi, possono essere aziende private, noprofit o enti statali a gestire ogni estensione: per esempio i domini .IT sono gestiti storicamente dal NIC.
Esiste a questo punto un complicato meccanismo di delega: il root server da’ il controllo per ogni singola estensione esistente (ce ne sono quasi 2000 disponibili, ad oggi), ogni registrar prende accordi con i gestori di ogni estensione e questo si traduce, ad esempio, nel fatto che non tutti gli hosting permettono di registrare qualsiasi estensione. Noi utenti, dall’esterno, semplicemente dobbiamo rivolgerci al servizio corretto per poter registrare il dominio che vogliamo.
Quando andiamo a configurare i record DNS, che spesso nel cPanel sono identificati come zone del DNS o DNS zone, dobbiamo sfrttare alcuni tipo di zone specifici a seconda di quello che dobbiamo fare. Non tutti i registrar o gli hosting mettono a disposizione qualsiasi zona, purtroppo, e per quello che riguarda la completezza del servizio probabilmente l’unico a fornire qualsiasi tipo di record DNS è il DNS di CloudFlare.
Vediamo quindi nel dettaglio il funzionamento di tutti i record DNS più importanti con cui potreste avere a che fare.
Record A
In questa schermata, tratta dal DNS di Cloudflare, si vede come il record A di un dominio .com (oscurati i dettagli per privacy) puntino ad un indirizzo IP che inizia con 178.62, ha il TTL configurato in automatico ed è proxato per motivi di sicurezza.
È uno dei record più diffusi e importanti, e forse dall’uso pratico più comprensibile: serve a far corrispondere un nome ad un indirizzo IP. In pratica il record A associa il dominio ad uno o più indirizzi IP del server di hosting dove quel sito sta funzionando, e senza questo in pratica il sito non si vedrebbe proprio. Questo avviene, in genere, mediante la configurazione di una coppia di valori, che sono i seguenti:
Name / Nome: il nome del dominio (senza www davanti) o del sottodominio, ad esempio trovalost.it
Content / Valore: l’indirizzo IP a cui deve puntare il nome indicato
Esistono poi un parametro detto TTL (Time To Live) che influisce sui tempi di propagazione del DNS, e che solitamente è standard (può essere impostato su AUTO oppure su 3600 s, ad esempio), e in alcuni casi il record può essere gestito via DNS proxy, facendo quindi in modo di nascondere a query esterne l’effettivo IP che è stato configurato per ogni singola zona. Questo può essere utile, in alcuni casi, per limitare l’incidenza di eventuali attacchi informatici come ad esempio i DDoS.
Possono esistere più record A per lo stesso dominio, a patto che facciano riferimento a sottodomini diversi. Gli indirizzi IP in questo caso devono essere di tipo IPv4.
Record AAAA
Funzionano come i record A ed hanno funzioni analoghe, solo che permettono di impostare indirizzi IP in esadecimale di tipo IPv6.
Record CNAME
È un altro record DNS con il quale si può giostrare spesso, e può servire ad una causa molto utile e richiesta: configurare il sito per il sottodominio www in modo che possa puntare al sito in canonical domain senza redirect non convenzionali e senza duplicazioni del dominio stesso. Mediante CNAM possiamo associare un sottodominio del dominio principale a farlo puntare ad una destinazione specifica, che deve essere sempre un (sotto)dominio.
Quindi, ad esempio, come ho fatto qui, posso impostare un CNAME per andare da www.nomesito.com a nomesito.com, senza che gli utenti o Google lo vedano (o rischino di vederlo) come due siti diversi (vedi qui la guida per i redirect da www a senza www, e viceversa). A seconda dei pannelli può cambiare l’operatività del CNAME: ad esempio, in alcuni casi bisogna inserire @ come name, in altri *, in altri ancora bisogna lasciare uno spazio vuoto senza inserire nulla oppure, ancora, va inserito per intero www.nomesito.com.
Record MX
Questo è il record DNS pensato per configurare le caselle di posta del dominio: qui le indicazioni vi verranno fornite dal gestore del mail server, ed è bene attenersi alle loro regole. Questo record può anche non essere utilizzato (se non usate le mail con dominio, ovviamente) ed il sito funzionerà lo stesso.
In alcuni casi il dominio destinazione del record va impostato come mail.nomesito.com, in altri casi dipende dall’hosting.
Si noti come questo sia un record a priorità , ovvero in cui indicate la priorità cui cui considerare ogni singola riga di impostazioni (possono essercene più di una a priorità 10, 20 o 30, come potete vedere anche nella riga corrispondente a MX qui in basso).
Record NS
Sono i record DNS del Name Server, che servono a stabilire chi gestisce il DNS: ad esempio se volete fare in modo che sia Cloudflare a gestirvi il dominio, dovrete usare i suoi name server ed attendere che si propaghino (in media ci vuole qualche ora di tempo per farlo). Perdere il controllo del record NS significa perdere la possibilità di configurarlo, ed è la prima cosa da verificare per poter effettuare il resto delle operazioni qui descritte.
In genere i valori dei record DNS di tipo NS sono nel formato di dominio:
ns1.nameserver.org
ns2.nameserver.org
…
anche se non c’è una regola fissa, questa è la convenzione più utilizzata. Per verificare la configurazione di un record NS, potete usare il tool visuale del nostro sito.
Qui sono stati configurati 3 record NS, per il fatto che se non ne funzionasse uno, andrebbe in automatico (fallback) quello successivo, e così via al fine di garantire massima efficenza al sistema.
Record TXT
Indicano uno o più coppie di chiave/valore di tipo testo, e sono destinati agli usi più svariati, tra cui quello di validazione di un dominio (non crittografata, ma tant’è). Sono record estremamente importanti, ad esempio, per configurare un dominio nella Search Console di Google.
Per verificare la configurazione di un record PTR, potete usare il tool del nostro sito oppure il comando dig di Linux.
Record PTR
A torto, per mancanza di tempo o per pigrizia spesso non vengono utilizzati: in realtà servirebbero per garantire una maggiore autenticità nell’invio della posta e ridurre l’incidenza dello spam negli invii delle caselle di posta configurate via MX. PTR serve ad associare, al contrario di AAAA e di A, un IP ad un dominio, e possono essere usati dai filtri antispam della posta come segnale “positivo” che non si tratta di spam. Metodo, per inciso, tutt’altro che infallibile.
Per verificare la configurazione di un record PTR, potete usare il comando dig di Linux.
Record SPF
Simile al precedente, introduce una sorta di “firma” nel record DNS per limitare l’incidenza dello spam. Metodo, anche qui, tutt’altro che infallibile al 100%.
EPP è una sigla che sta per Extensible Provisioning Protocol, o anche codici di stato dei domini: essi hanno lo scopo di rappresentare in modo sintetico lo status attuale di un certo dominio, e rappresentano in modo molto preciso la sua situazione in termini di registrazione.
I codici di stato dei domini sono delle stringhe alfanumeriche che forniscono informazioni sullo stato attuale di un dominio registrato. Questi codici possono essere utilizzati per verificare se un dominio è libero per la registrazione, se è attivo o sospeso, se è in fase di trasferimento o se è soggetto ad altre restrizioni.
Codice di stato EPP vs. codice EPP
Su questo sito abbiamo avuto modo di parlare dei codici EPP, che sono tuttavia una cosa diversa: si chiamano in quel caso auth-code o trasfer-secret, e a livello pratico sono le chiavi di sblocco necessarie per trasferire un dominio da un hosting all’altro. Quelli di cui parleremo in questa sede sono, invece, i vari codici di risposta, generati sia su client che su server, che vengono inclusi nelle richieste di WHOIS di un dominio con estensione qualsiasi.
Per non fare confusione, quelli di cui parleremo qui sono “codici di stato” EPP, non “codici EPP” (che sono, invece, i codici di trasferimento dei domini da un hosting all’altro).
I vari status di dominio
A livello intuitivo chiunque abbia mai registrato un dominio potrebbe pensare che esistano due soli status:
“dominio libero“, cioè disponibile per la registrazione
“dominio occupato“, cioè già registrato da qualcun altro
In realtà le cose sono più complicate di così: anche se potrebbe sembrare che un semplice status acceso (libero) / spento (occupato) sia sufficente, l’ICANN ne ha previsti molti di più – proprio perchè aveva necessità di rappresentare più di una situazione diversa, con varie situazioni di status intermedi (e spesso molto poco intuitivi). La registrazione e gestione delle registrazioni è infatti complicata da una serie di fattori di disturbo (spam, truffe online, tentativi di appropriarsi di domini altrui ecc.) e da un contesto come quello del web che è spesso poco affidabile.
La diversificazione degli stati si realizza, in questo ambito, per esempio quando si avvicina la data di scadenza di un dominio: ci sono degli status di dominio specifici di determinate e ben precise situazioni intermedie, che possono fare riferimento alla sequenza di varie possibilità di recuperare quel dominio, prima di perderlo per sempre e di rimetterlo sul mercato, oppure all’asta. Esistono anche degli status, ad esempio, che indicano la possibilità di bloccare il rinnovo di un dominio, per quanto in molti casi siano situazioni che potevano succedere più in passato che al giorno d’oggi.
Molti status di domini, per la cronaca, sono difficili da inquadrare se non nel contesto di situazioni specifiche in cui capitano, ed andrebbero sempre, ovviamente, contestualizzati.
EPP Status Code
RDAP Status Mapping
Cosa significa
Cosa devo fare
addPeriod
add period
Questo periodo di tolleranza viene fornito dopo la registrazione iniziale di un nome di dominio. Se il registrar cancella il nome di dominio durante questo periodo, il registro può fornire credito al registrar per il costo della registrazione.
Questo è uno stato informativo impostato per i primi giorni della registrazione del tuo dominio. Non ci sono problemi con il tuo nome di dominio.
autoRenewPeriod
auto renew period
Questo periodo di tolleranza viene fornito dopo la scadenza del periodo di registrazione di un nome di dominio e viene esteso (rinnovato) automaticamente dal registro. Se il registrar elimina il nome di dominio durante questo periodo, il registro fornisce un credito al registrar per il costo del rinnovo.
Si tratta di uno stato informativo impostato per un periodo di tempo limitato dopo il rinnovo automatico del dominio da parte del registro. Se non si desidera più mantenerlo (ad esempio, pagare la tassa di rinnovo), è necessario contattare immediatamente il registrar per discutere delle opzioni disponibili.
inactive
inactive
This status code indicates that delegation information (name servers) has not been associated with your domain. Your domain is not activated in the DNS and will not resolve.
If your domain has remained in this status for several days, you may want to contact your registrar to request information about the delay in processing. If the TLD requires documentation to be provided for registration, you may need to provide the required documentation.
ok
active
This is the standard status for a domain, meaning it has no pending operations or prohibitions.
Asking your registrar to enact status restrictions, like clientTransferProhibited, clientDeleteProhibited, and clientUpdateProhibited, can help to prevent unauthorized transfers, deletions, or updates to your domain.
pendingCreate
pending create
This status code indicates that a request to create your domain has been received and is being processed.
If the TLD is on a special registration period (e.g. sunrise), this may indicate that the domain name will be allocated at the end of such period. If the TLD is not on a special registration period and you are NOT the listed Registrant, you should contact your registrar immediately to resolve the issue.
pendingDelete
pending delete
This status code may be mixed with redemptionPeriod or pendingRestore. In such case, depending on the status (i.e. redemptionPeriod or pendingRestore) set in the domain name, the corresponding description presented above applies. If this status is not combined with the redemptionPeriod or pendingRestore status, the pendingDelete status code indicates that your domain has been in redemptionPeriod status for 30 days and you have not restored it within that 30-day period. Your domain will remain in this status for several days, after which time your domain will be purged and dropped from the registry database. Once deletion occurs, the domain is available for re-registration in accordance with the registry’s policies.
If you want to keep your domain name, you must immediately contact your registrar to discuss what options are available.
pendingRenew
pending renew
This status code indicates that a request to renew your domain has been received and is being processed.
If you did not request to renew your domain and do not want to keep it (i.e., pay the renewal fee) anymore, you should contact your registrar immediately to discuss what options are available.
pendingRestore
pending restore
This status code indicates that your registrar has asked the registry to restore your domain that was in redemptionPeriod status. Your registry will hold the domain in this status while waiting for your registrar to provide required restoration documentation. If your registrar fails to provide documentation to the registry operator within a set time period to confirm the restoration request, the domain will revert to redemptionPeriod status.
Watch your domain’s status codes within this frequently defined seven day period to ensure that your registrar has submitted the correct restoration documentation within the time window. If this period ended and your domain has reverted back to a redemptionPeriod status, contact your registrar to resolve whatever issues that may have halted the delivery of your domain’s required restoration documentation.
pendingTransfer
pending transfer
This status code indicates that a request to transfer your domain to a new registrar has been received and is being processed.
If you did not request to transfer your domain, you should contact your registrar immediately to request that they deny the transfer request on your behalf.
pendingUpdate
pending update
This status code indicates that a request to update your domain has been received and is being processed.
If you did not request to update your domain, you should contact your registrar immediately to resolve the issue.
redemptionPeriod
redemption period
This status code indicates that your registrar has asked the registry to delete your domain. Your domain will be held in this status for 30 days. After five calendar days following the end of the redemptionPeriod, your domain is purged from the registry database and becomes available for registration.
If you want to keep your domain, you must immediately contact your registrar to resolve whatever issues resulted in your registrar requesting that your domain be deleted, which resulted in the redemptionPeriod status for your domain. Once any outstanding issues are resolved and the appropriate fee has been paid, your registrar should restore the domain on your behalf.
renewPeriod
renew period
This grace period is provided after a domain name registration period is explicitly extended (renewed) by the registrar. If the registrar deletes the domain name during this period, the registry provides a credit to the registrar for the cost of the renewal.
This is an informative status set for a limited period or your domain’s renewal by your registrar. If you did not request to renew your domain and do not want to keep it (i.e., pay the renewal fee) anymore, you should contact your registrar immediately to discuss what options are available.
serverDeleteProhibited
server delete prohibited
This status code prevents your domain from being deleted. It is an uncommon status that is usually enacted during legal disputes, at your request, or when a redemptionPeriod status is in place.
This status may indicate an issue with your domain that needs resolution. If so, you should contact your registrar to request more information and to resolve the issue. If your domain does not have any issues, and you simply want to delete it, you must first contact your registrar and request that they work with the Registry Operator to remove this status code. Alternatively, some Registry Operators offer a Registry Lock Service that allows registrants, through their registrars to set this status as an extra protection against unauthorized deletions. Removing this status can take longer than it does for clientDeleteProhibited because your registrar has to forward your request to your domain’s registry and wait for them to lift the restriction.
serverHold
server hold
This status code is set by your domain’s Registry Operator. Your domain is not activated in the DNS.
If you provided delegation information (name servers), this status may indicate an issue with your domain that needs resolution. If so, you should contact your registrar to request more information. If your domain does not have any issues, but you need it to resolve in the DNS, you must first contact your registrar in order to provide the necessary delegation information.
serverRenewProhibited
server renew prohibited
This status code indicates your domain’s Registry Operator will not allow your registrar to renew your domain. It is an uncommon status that is usually enacted during legal disputes or when your domain is subject to deletion.
Often, this status indicates an issue with your domain that needs to be addressed promptly. You should contact your registrar to request more information and resolve the issue. If your domain does not have any issues, and you simply want to renew it, you must first contact your registrar and request that they work with the Registry Operator to remove this status code. This process can take longer than it does for clientRenewProhibited because your registrar has to forward your request to your domain’s registry and wait for them to lift the restriction.
serverTransferProhibited
server transfer prohibited
This status code prevents your domain from being transferred from your current registrar to another. It is an uncommon status that is usually enacted during legal or other disputes, at your request, or when a redemptionPeriod status is in place.
This status may indicate an issue with your domain that needs to be addressed promptly. You should contact your registrar to request more information and resolve the issue. If your domain does not have any issues, and you simply want to transfer it to another registrar, you must first contact your registrar and request that they work with the Registry Operator to remove this status code. Alternatively, some Registry Operators offer a Registry Lock Service that allows registrants, through their registrars to set this status as an extra protection against unauthorized transfers. Removing this status can take longer than it does for clientTransferProhibited because your registrar has to forward your request to your domain’s registry and wait for them to lift the restriction.
serverUpdateProhibited
server update prohibited
This status code locks your domain preventing it from being updated. It is an uncommon status that is usually enacted during legal disputes, at your request, or when a redemptionPeriod status is in place.
This status may indicate an issue with your domain that needs resolution. If so, you should contact your registrar for more information or to resolve the issue. If your domain does not have any issues, and you simply want to update it, you must first contact your registrar and request that they work with the Registry Operator to remove this status code. Alternatively, some Registry Operators offer a Registry Lock Service that allows registrants, through their registrars to set this status as an extra protection against unauthorized updates. Removing this status can take longer than it does for clientUpdateProhibited because your registrar has to forward your request to your domain’s registry and wait for them to lift the restriction.
transferPeriod
transfer period
This grace period is provided after the successful transfer of a domain name from one registrar to another. If the new registrar deletes the domain name during this period, the registry provides a credit to the registrar for the cost of the transfer.
This is an informative status set for a limited period or your domain’s transfer to a new registrar. If you did not request to transfer your domain, you should contact your original registrar.
Quali sono i principali codici di stato
Esistono diversi codici di stato dei domini, ognuno con un significato specifico. Alcuni dei codici di stato più comuni includono:
ACTIVE: Il dominio è attivo e funzionante.
PENDING: Il dominio è in attesa di attivazione o di un’altra azione.
TRANSFER: Il dominio è in fase di trasferimento a un altro registrar.
SUSPENDED: Il dominio è sospeso e non è funzionante.
FAILED: Si è verificato un errore durante la registrazione o il trasferimento del dominio.
RENEWED: Il dominio è stato rinnovato e rimane attivo.
EXPIRED: Il dominio è scaduto e non è più funzionante.
Oltre ai codici di stato standard, alcuni registrar possono utilizzare anche codici di stato personalizzati per fornire informazioni aggiuntive.
Come trovare lo stato di un dominio:
Puoi trovare lo stato di un dominio utilizzando uno strumento Whois online. Il Whois è un database pubblico che contiene informazioni sui domini registrati.
Per utilizzare uno strumento Whois, basta inserire il nome di dominio che ti interessa e cliccare sul pulsante “Cerca”. I risultati della ricerca includeranno lo stato del dominio, il registrar del dominio, il titolare del dominio e altre informazioni.
Informazioni importanti:
I codici di stato dei domini possono cambiare nel tempo. Per le informazioni più recenti, consultare il sito web del tuo registrar o il database Whois.
Alcuni codici di stato possono avere implicazioni legali o finanziarie. Se non sei sicuro del significato di un codice di stato, contatta il tuo registrar per assistenza.
Quali codici di stato bisogna utilizzare sul proprio dominio?
In genere è opportuno settare OK come status oppure, come spesso accade, utilizzare uno status di blocco per evitare che il dominio ci venga sottratto. Non è una situazione che si verifica troppo spesso, ma in certi casi può essere in effetti molto utile impostare alcuni codici di stato per proteggere la registrazione del proprio dominio da frodi ed eventuali abusi.
In alcuni casi, ad esempio, dopo aver acquistato dei domini mi è capitato di ricevere email che proponevano servizi aggiuntivi sui domini appena acquistati. Bisogna accertarsi che si tratti di richieste lecite ed effettivamente utili, in questi casi, perchè il rischio è quello di perdere il controllo del dominio appena acquistato o farselo sottrarre.
Per impedire o comunque limitare queste situazioni, direttamente dal pannello di controllo del vostro dominio o hosting potete impostare status di questi tipi.
In genere comunque non è per forza necessario agire in questa direzione, e basta fare un po’ di attenzione alle truffe via email e, in generale, a quello che si clicca. Se non siete troppo esperti è sconsigliato impostare da soli questi status, perchè rischiate di crearvi da soli più problemi che altro.
Dove si usano i codici di stato EPP nella pratica
In genere è importante che chi registra un dominio – quindi i webmaster, in molti casi pratici – capiscano alla perfezione il significato di ogni status di dominio, perchè ciò, in molti casi, aiuta a capire cosa non va quando il sito non funziona più, ad esempio. L’utilità dei codici di stato è legata esattamente a questo genere di circostanze, e conoscerli bene (e salvarseli nei bookmark, ad esempio) è utile all’occorrenza.
In genere le informazioni su un dominio sono interrogabili in tempo reale da un database pubblico, cioè quello del WHOIS. Sul nostro sito offriamo da tempo un servizio del genere, che serve proprio a conoscere la situazione attuale del dominio, il nome del registrante (se disponibile) e così via.
Il WHOIS si può fare da qui, per qualsiasi dominio:
WHOIS rapido di un dominio
e nella risposta che otterrete troverete dei codici di stato o EPP all’interno.
Note sui codici di stato
Si ricorda che:
l’hosting è chi gestisce il server del sito
il registrar (che può coincidere o meno con l’hosting) è colui che gestisce il dominio e ci permette di configurarlo come desideriamo
il registry, invece, è l’autorità massima per la registrazione dei domini in un certo TLD o estensione, e stabilisce le regole in assoluto, risolvendo eventuali controversie ed incosistenze.
Tutti i codici di stato di un dominio
Ecco tutti i codici di stato EPP in una tabella ricercabile, adatta al mobile e in italiano. Le tabelle sono divise in due così come proposte sul sito dell’ICANN.
Questa è quella dei codici lato server.
Codice di stato del dominio
Informazioni utili
Cosa fare / Suggerimenti
addPeriod
Significa che il dominio è appena stato registrato.
Generalmente questo status non comporta alcun tipo di problema.
autoRenewPeriod
Significa che il dominio si trova in un periodo di autorinnovo, cioè è nella finestra temporale del grace period (il periodo massimo di tolleranza, a partire dalla data di scadenza, entro cui l’ultimo proprietario può rinnovare e riprenderne il controllo). In questo caso il rinnovo sarà automatico e verrà esteso in automatico da registry. Tuttavia se il registrar dovesse cancellare il dominio in questo periodo, secondo l’ICANN dovrà restituire il costo del rinnovo.
Significa che il dominio si rinnova in automatico, ed è generalmente possibile attivare anche un pagamento ricorrente per facilitare il compito. Questo garantisce maggiormente che il dominio non si perda nel tempo. In genere, il registry è in grado su richiesta del proprietario di aggiungere o rimuovere tale status.
inactive
Significa che non c’è un name server attivo associato al dominio, che quindi non potrà essere risolto sul DNS per funzionare in modo corretto.
Questo status può rappresentare varie situazioni ed è opportuno chiedere al registry di cosa si tratti, nello specifico. In certi casi può essere necessario inviare documentazione a supporto della richiesta, per ripristinare il funzionamento del dominio.
ok
Si tratta dello status standard per un dominio, che sta funzionando correttamente senza alcuna situazione pendente o in sospeso / in corso.
Per quanto sia uno status standard, è possibile fare richiesta per bloccare il dominio e proteggerlo da eventuali abusi, impostando via registry stati bloccanti come clientTransferProhibited, clientDeleteProhibited, e clientUpdateProhibited. In questa situazione il dominio potrebbe essere soggetto a frodi, trasferimenti illeciti ed altro genere di attacchi informatici.
pendingCreate
Significa che è appena stata inoltrata una richiesta di registrazione del dominio in questione.
Se il TLD è nuovo e si trova nel periodo di sunrise, potrebbe essere registrato al suo termine. Diversamente, se il dominio non è una registrazione speciale e non sei un registrant accreditato (e lo status persiste), potrebbe esserci un’anomalia da dover risolvere.
pendingDelete
Significa che il dominio sta per essere cancellato, e può mostrarsi in combinazione con altri status. Se appare assieme a pendingRestore o redemptionPeriod, saranno questi ultimi ad avere la precedenza come significato. Diversamente, se pendingDelete appare senza alcun altro status associato, significa che il dominio non è stato rinnovato entro il grace period (la massima finestra temporale entro cui si può provare a rinnovare come vecchio proprietario), potrebbe rimanere in questo stato per altri giorni ancora, non utilizzabile. Dopo la cancellazione definitiva il dominio sarà messo nuovamente sul mercato.
Se hai dimenticato di rinnovare il dominio e non vuoi perderlo, in questo caso devi rivolgerti al tuo hosting o registrar e, a seconda dei casi, valutare le opzioni disponibili. In certi casi il recupero del dominio potrebbe avere dei costi aggiuntivi.
pendingRenew
Significa che la richiesta di rinnovo è stata ricevuta ed è in corso di attivazione.
Se il dominio non ti interessa, devi chiedere di modificare questo status al tuo registrar. Diversamente, se sei in fase di rinnovo devi aspettare.
pendingRestore
Si tratta dello status successivo ad un redemptionPeriod, e durerà fin quando non sarà fatto quanto richiesto dal registry per sbloccare il dominio.
Tieni d’occhio questo status durante il periodo di ripristino del dominio: può essere utile per monitorare che tutto vada nel verso giusto durante un rinnovo o una riassegnazione, ad esempio. Si tratta di uno stato intermedio che può cambiare in ok oppure tornare a redemptionPeriod in caso di problemi. Il registrar dovrebbe essere in grado, ad ogni modo, di risolvere la maggioranza dei problemi in merito.
pendingTransfer
Significa che c’è una richiesta di trasferimento da un register all’altro in pending, cioè in corso.
Se hai richiesto il cambio di register è tutto ok, diversamente contatta il tuo register per chiarimenti.
pendingUpdate
Il dominio ha ricevuto una richiesta di modifica ed è in corso di aggiornamento.
Se hai richiesto il cambio di anagrafica dei dati del tuo dominio è tutto ok, diversamente contatta il tuo register per chiarimenti.
redemptionperiod
Se vedi questi status, il dominio rimarrà in “pausa” per 30 giorni, in attesa di un rinnovo, a partire dalla data di scadenza. Altri 5 giorni ed il dominio tornerà nuovamente sul mercato, pronto ad essere registrato nuovamente.
Se non vi interessa più il dominio, non dovrete fare nulla. Se invece avete intenzione di recuperarlo o stavate per perderlo per via di un mancato rinnovo, sarà necessario contattare il register, effettuare il pagamento del rinnovo e richiedere la riassegnazione entro 35 giorni dalla scadenza, se possibile.
renewPeriod
Significa che il grace period, cioè il massimo numero di giorni dalla scadenza in cui è possibile rinnovarlo (tipicamente 30 giorni), è stato esteso dal registar.
Non dovrebbe essere necessario fare nulla, ma se dovete aggiornare il dominio è il momento di farlo, prima possibile.
serverdeleteprohibited
Serve ad impedire che il dominio possa essere cancellato inavvertitamente o mediante truffe. Può essere dovuto ad un problema legato ad esempio ad una controversia legale in corso.
Problema generico che potrebbe avere varie cause. Contattare il registrar per maggiori info. Se il dominio deve essere cancellato devi richiedere al registrar di rimuovere lo status. Lo status è gestito dal registry per cui il registrar potrebbe non riuscire a farlo nei tempi desiderati, per cause indipendenti dalla loro specifica volontà.
serverHold
Significa che il dominio non possiede un DNS associato e non può funzionare.
Dovrebbe essere necessario indicare le delegation information sui name server da utilizzare, che probabilmente non sono stati impostati. Chiedere al registry per maggiori informazioni.
serverrenewprohibited
Il dominio è bloccato in termini di possibilità di rinnovo del dominio, ad esempio perché è in corso una cancellazione o per problemi di natura legale.
Contattare il registrar per informazioni specifiche.
servertransferprohibited
Il dominio è bloccato in termini di possibilità di aggiornamento da un registrar all’altro, ad esempio perché è in corso un trasferimento o per problemi di natura legale.
Problema generico che potrebbe avere varie cause. Contattare il registrar per maggiori info. Se il dominio deve essere cancellato devi richiedere al registrar di rimuovere lo status. Lo status è gestito dal registry per cui il registrar potrebbe non riuscire a farlo nei tempi desiderati, per cause indipendenti dalla loro specifica volontà.
serverupdateprohibited
Il dominio è bloccato in termini di possibilità di aggiornamento, ad esempio perché è in corso un trasferimento o per problemi di natura legale.
Problema generico che potrebbe avere varie cause. Contattare il registrar per maggiori info. Se il dominio deve essere cancellato devi richiedere al registrar di rimuovere lo status. Lo status è gestito dal registry per cui il registrar potrebbe non riuscire a farlo nei tempi desiderati, per cause indipendenti dalla loro specifica volontà.
transferperiod
Significa che la richiesta di trasferimento da un registrar all’altro è andata a buon fine. I costi di trasferimento possono essere, nel frattempo, stati addebitati.
Lo status è temporaneo ed è normale nel caso in cui abbiate cambiato register. Diversamente, è necessario avvisare il register vecchio dell’anomalia (ed eventualmente anche il nuovo).
Questa invece è dei codici lato client.
Codice di stato del dominio
Informazioni utili
Cosa fare / Suggerimenti
clientDeleteProhibited
Questo status indica che il registry che gestisce il dominio impedisce qualsiasi operazione di tentata cancellazione del dominio.
Se il dominio restituisce uno status del genere, sigifica che è attiva una misura di protezione anti-frode atta ad evitare cancellazioni accidentali o maliziose del dominio. Il codice può essere rimosso su richiesta dal registry, ovviamente solo dal proprietario del dominio.
clientHold
Questo status rappresenta una situazione in cui il dominio non è associato ad un DNS, per cui non può essere risolto (cioè non funziona o non è visibile).
Motivi classici di questo status sono legati a mancati pagamenti o morosità, cause legali, oppure dominio in corso di cancellazione. Tipicamente in questi casi il proprietario del dominio dovrebbe rivolgersi al register dello stesso per cercare di risolvere il problema. In alcuni casi è una situazione anomala di errore tecnico, che potrebbe risolversi rivolgendosi al register e chiedendo di annullare questo status.
clientrenewprohibited
Significa che il register non accetterà richieste di rinnovo del dominio in questione, che quindi durerà fino alla scadenza prestabilita.
Motivi tipici di questo status sono mancati pagamenti o morosità, cause legali contro il dominio ed i suoi titolari, oppure dominio in corso di cancellazione. In caso di semplice errore tecnico, inoltre, può essere possibile richiedere al registrer di rimuovere lo status per procedere normalmente al rinnovo.
clienttransferprohibited
Significa che il register non accetterà richieste di cambio o passaggio ad un altro registrer. La misura è generalmente protettiva, al fine di evitare che qualcuno possa prendere possesso del dominio indebitamente.
In caso sia stato impostato per errore, il proprietario del dominio può chiedere la rimozione dello stato al registry.
clientupdateprohibited
Significa che qualsiasi richiesta di aggiornamento del dominio, a qualsiasi livello, sarà rigettata. Anche in questo caso, la misura è tipicamente protettiva, al fine di evitare che qualcuno possa prendere possesso del dominio indebitamente.
In caso sia stato impostato per errore, il proprietario del dominio può chiedere la rimozione dello stato al registry.
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Meta Description: Scopri come scegliere il TLD giusto (.com, .org, .net, .edu, .gov, .mil, .int, .arpa) per il tuo sito web e migliorare il posizionamento SEO, la credibilità e il branding online.
Introduzione
Nel mondo digitale di oggi, la scelta dell’estensione di dominio – o Top-Level Domain (TLD) – è molto più che una semplice questione estetica. Il TLD non solo identifica il tipo di attività o istituzione, ma può anche influenzare la percezione degli utenti e, indirettamente, il posizionamento sui motori di ricerca. In questo articolo, analizziamo le principali estensioni di dominio (.com, .org, .net, .edu, .gov, .mil, .int, .arpa) e ti offriamo una guida SEO oriented per aiutarti a scegliere quella più adatta alle tue esigenze.
Cosa Sono i TLD?
I TLD sono le ultime lettere di un indirizzo web, come .com o .org, e rappresentano la categoria o il paese d’origine del sito. La scelta del TLD può comunicare professionalità, affidabilità e specificità del settore. Per esempio, .edu è riservato agli istituti educativi, mentre .gov identifica siti governativi.
Con una scelta ponderata e una strategia SEO ben definita, il TLD diventerà un prezioso alleato per il successo del tuo business online.
Quando parliamo di nomi di dominio, è importante distinguere tra:
Il gestore dell’estensione (Registry): Questa entità è responsabile della gestione tecnica e amministrativa dell’intera estensione (ad esempio, .it o .com). Il gestore definisce le regole per la registrazione, mantiene il database centrale dei nomi di dominio e assicura la sicurezza e la stabilità del sistema. Ad esempio, per il dominio .it, il gestore è il Registro.it, che cura le politiche e l’infrastruttura tecnica necessaria al funzionamento del ccTLD.
Chi vende il dominio (Registrar): I registrar sono le aziende accreditate che offrono i nomi di dominio al pubblico. Si occupano delle transazioni commerciali, dell’assistenza clienti e della gestione quotidiana delle registrazioni per gli utenti finali. I registrar operano in conformità con le regole stabilite dal gestore dell’estensione, ma il loro ruolo è di mettere a disposizione un’interfaccia commerciale e di supporto per chi desidera registrare un dominio.
In sintesi, il gestore stabilisce e mantiene il “sistema” della specifica estensione, mentre il registrar è il punto di contatto attraverso cui gli utenti finali acquistano e gestiscono il proprio nome di dominio. Questi ruoli, pur essendo complementari, non coincidono e rappresentano due livelli distinti nella catena di gestione dei domini.
Le Principali Estensioni di Dominio e il Loro Impatto
.com – Il Re dei Dominî Commerciali
Descrizione: Utilizzato principalmente per attività commerciali e aziende.
Vantaggi SEO: È la scelta più riconosciuta a livello globale e trasmette professionalità. La familiarità degli utenti può portare a tassi di clic più elevati.
Quando sceglierlo: Se il tuo business ha un target internazionale o desideri un dominio facile da ricordare.
.org – L’Estensione per le Organizzazioni
Descrizione: Originariamente destinato alle organizzazioni non profit, oggi viene usato anche da comunità e progetti collaborativi.
Vantaggi SEO: Comunica affidabilità e impegno sociale, ideale per ONG e associazioni.
Quando sceglierlo: Per enti no-profit, comunità online o progetti socialmente orientati.
.net – L’Estensione delle Reti
Descrizione: Inizialmente creata per le aziende nel settore delle reti e delle telecomunicazioni.
Vantaggi SEO: Pur non avendo un impatto diretto sul ranking, è riconosciuta e apprezzata nel settore tecnologico.
Quando sceglierlo: Se il tuo business opera nel settore IT o se il .com desiderato è già occupato.
.edu – Il Simbolo dell’Istruzione
Descrizione: Riservato agli istituti educativi accreditati.
Vantaggi SEO: Rafforza l’autorità del sito nel campo dell’istruzione e della ricerca.
Quando sceglierlo: Esclusivamente per scuole, università e istituzioni educative.
.gov – Il Marchio della Governamentalità
Descrizione: Utilizzato da enti governativi statunitensi.
Vantaggi SEO: Aumenta la fiducia degli utenti grazie al suo uso esclusivo da parte di istituzioni ufficiali.
Quando sceglierlo: Solo per siti governativi.
.mil – L’Estensione Militare
Descrizione: Riservata alle istituzioni militari degli Stati Uniti.
Vantaggi SEO: Simboleggia sicurezza e affidabilità in contesti militari e di difesa.
Quando sceglierlo: Esclusivamente per enti militari.
.int – Per le Organizzazioni Internazionali
Descrizione: Dedicato alle organizzazioni internazionali stabilite da trattati.
Vantaggi SEO: Garantisce autorevolezza e un riconoscimento a livello globale.
Quando sceglierlo: Per enti e organizzazioni che operano a livello internazionale.
.arpa – L’Infrastruttura di Internet
Descrizione: Utilizzato per scopi tecnici e infrastrutturali.
Vantaggi SEO: Meno orientato al marketing, è fondamentale per la stabilità e la gestione tecnica della rete.
Quando sceglierlo: Per applicazioni tecniche e infrastrutturali.
Estensioni di Dominio Popolari in Italia
Oltre ai TLD globali, in Italia esistono delle estensioni specifiche che conferiscono un’identità locale e una maggiore rilevanza nel mercato nazionale.
.it – Il Dominio Nazionale per l’Italia
Descrizione: È il country code top-level domain (ccTLD) ufficiale per l’Italia.
Vantaggi SEO: Favorisce il posizionamento nelle ricerche locali e trasmette immediatamente un’immagine di italianità, aumentando la fiducia degli utenti italiani.
Quando sceglierlo: Ideale per aziende, professionisti e blog che si rivolgono a un pubblico nazionale.
.com.it – L’Alternativa Commerciale Locale
Descrizione: Combina la riconoscibilità del .com con l’identità italiana, offrendo un dominio duale.
Vantaggi SEO: Rende evidente la natura commerciale del sito e, al contempo, il legame con il territorio italiano.
Quando sceglierlo: Ottimo per imprese che desiderano comunicare professionalità internazionale mantenendo un’identità locale.
.org.it – Per le Organizzazioni Italiane
Descrizione: Versione locale dell’estensione .org, riservata alle organizzazioni e associazioni.
Vantaggi SEO: Contribuisce a costruire un’immagine di affidabilità e impegno sociale all’interno del contesto italiano.
Quando sceglierlo: Consigliato per ONG, enti di beneficenza e progetti sociali operanti in Italia.
.net.it – Per i Settori Tecnologici e di Rete
Descrizione: La controparte italiana del .net, pensata per aziende e professionisti nel settore IT e delle telecomunicazioni.
Vantaggi SEO: Aiuta a rafforzare la credibilità nel mondo digitale e tecnologico, migliorando il riconoscimento presso un pubblico specifico.
Quando sceglierlo: Ideale se operi nel settore della tecnologia e desideri enfatizzare l’aspetto locale della tua attività.
.gov.it – L’Estensione Istituzionale
Descrizione: Riservato agli enti e alle istituzioni governative italiane.
Vantaggi SEO: Garantisce autorevolezza e ufficialità, aumentando la fiducia degli utenti e confermando l’identità istituzionale.
Quando sceglierlo: Utilizzabile esclusivamente da enti pubblici e istituzioni governative italiane.
Come Influisce il TLD sul SEO
Anche se Google ha dichiarato che il TLD di per sé non è un fattore diretto di ranking, la scelta dell’estensione giusta può migliorare il tasso di clic (CTR) e la percezione del brand. Un TLD appropriato trasmette fiducia e professionalità, fattori che possono influenzare positivamente il comportamento degli utenti e, indirettamente, il posizionamento sui motori di ricerca.
Consigli SEO:
Coerenza: Assicurati che il TLD scelto sia in linea con la tua attività e il messaggio che vuoi trasmettere.
Localizzazione: Per il targeting geografico, considera l’uso di TLD nazionali (ccTLD) se il tuo pubblico è principalmente locale.
Branding: Un TLD facile da ricordare e pertinente al settore può migliorare il riconoscimento del brand e la fiducia degli utenti.
La scelta del TLD è un elemento strategico che va oltre la semplice estensione del tuo dominio. Selezionare il giusto TLD – sia esso .com, .org, .net, .edu, .gov, .mil, .int o .arpa – può contribuire a rafforzare la tua presenza online, migliorare la percezione del brand e supportare le tue strategie SEO. Valuta attentamente le esigenze del tuo business, il target di riferimento e la rilevanza del TLD per creare un sito web che non solo sia accattivante, ma anche ottimizzato per i motori di ricerca.
Parliamo di: TLD, estensione di dominio, SEO, .com, .org, .net, branding online, posizionamento nei motori di ricerca, scelta dominio, fiducia utenti, marketing digitale.
Scegliere un hosting per un server Minecraft nel 2025 non è un compito banale. Dietro l’apparente semplicità di “far girare un server” si nasconde una fitta rete di decisioni tecniche, valutazioni economiche, e consapevolezza su cosa comporti davvero gestire un mondo multiplayer stabile e fluido. Questo articolo si propone come guida onesta, approfondita e tecnica per nerd appassionati, sysadmin in erba, e chiunque voglia fare sul serio.
Fai scelte consapevoli!
Non esiste un hosting perfetto per tutti. Ma esiste quello giusto per le tue esigenze, se sai cosa cercare. Minecraft, se preso sul serio, richiede competenze da mini-sysadmin, e non è un gioco da improvvisare.
Prenditi tempo per testare, confrontare, leggere forum e recensioni indipendenti. La qualità dell’hosting incide direttamente sul divertimento, sulla community e sulla longevità del tuo server. E se puoi, fai sempre backup prima di qualsiasi cambiamento.
1. Capire ciò che si vuole davvero fare
✅ Domande preliminari fondamentali:
Quanti giocatori si collegano regolarmente?
Si gioca in vanilla o con mod/plugin? Quante e quali?
Vuoi un mondo persistente, una lobby PvP, un server Skyblock, o qualcosa di custom?
Quanto spesso si faranno backup?
Chi gestisce tecnicamente il server? Sai usare SSH?
Le risposte a queste domande guideranno ogni scelta successiva.
2. Tipologie di hosting disponibili
Shared Hosting
Offre uno spazio su un server condiviso. Economico, spesso con pannello semplificato (es. Multicraft), ma condividi CPU e RAM con altri clienti. Non è adatto a server complessi o modded.
VPS (Virtual Private Server)
Hai un ambiente virtuale isolato con risorse garantite. Ottimo compromesso tra potenza e prezzo. Puoi installare Java, Forge, modpack e avere pieno accesso root. Serve competenza tecnica.
Dedicated Server
Un’intera macchina fisica dedicata a te. Massima libertà e prestazioni, ma anche la scelta più costosa e impegnativa. Utile per community sopra i 50 utenti o server multipli.
Hosting Minecraft gestito (Managed)
Offrono interfacce semplificate, installazione automatica di modpack, backup automatici. Spesso sono VPS mascherati con interfaccia user-friendly.
3. Specifiche tecniche da considerare seriamente
CPU
Minecraft è single-thread dependent: conta la velocità di un singolo core, più che il numero di core. Priorità a CPU come AMD Ryzen 7/9, Intel i9 serie K, o Xeon moderni con clock elevato (>3.5GHz). Evita vecchi Xeon E5 a bassa frequenza.
RAM
Vanilla: 1–2 GB per 5–10 player
Modpack leggeri (es. Valhelsia): 4–6 GB
Modpack pesanti (All the Mods, RLCraft): 8–16 GB
Grandi community: 16–64 GB
Evita host che offrono “RAM burst” o “fino a” una certa quantità: serve RAM dedicata.
Storage
Obbligatorio: SSD NVMe.
Evita assolutamente HDD o anche SSD SATA condivisi. Minecraft effettua molte letture/scritture durante il gioco, e lo storage influisce sulla stabilità dei chunk.
Banda e rete
Minimo 1 Gbps simmetrico
Banda illimitata o almeno 5TB mensili
Ping < 60 ms per l’Italia, preferibile server in Europa Centrale
Virtualizzazione
Preferibile KVM o VMWare (isolamento completo). OpenVZ o LXC spesso implica risorse condivise e performance inaffidabili.
4. Servizi extra (che spesso fanno la differenza)
Protezione DDoS
Fondamentale. Un server senza protezione può essere buttato giù facilmente. Alcuni host offrono protezione DDoS L7 per Minecraft specifica.
Backup automatici
Deve esserci la possibilità di fare backup automatici, giornalieri o settimanali, e ripristinarli facilmente.
Console e accesso file
Accesso FTP/SFTP per gestire mod, config, plugin
Console web con output server live e possibilità di inviare comandi
Meglio ancora: accesso SSH se VPS/dedicato
Snapshot & restore
La possibilità di “freezare” lo stato del server e ripristinarlo è utilissima in caso di aggiornamenti o errori gravi.
5. Software: cosa gira sul server?
Vanilla: semplice, leggero, nessuna mod
Spigot / Paper / Purpur: ottimizzazioni server-side, compatibili con plugin
Forge / Fabric: per mod client e server
Mohist / Magma / Arclight: server ibridi con mod + plugin (ma meno stabili)
GeyserMC: permette di connettere player Bedrock su server Java
Scegli il tipo giusto per evitare incompatibilità e crash.
6. Supporto tecnico & documentazione
Un supporto 24/7 è utile, ma deve essere competente. Chiedi al supporto:
Sanno cosa è Spark o EssentialsX?
Possono aiutare con Forge o crash log?
Controlla anche che abbiano una buona wiki/knowledge base, forum o Discord.
7. Termini di servizio & trasparenza
Cosa verificare:
Uptime garantito (minimo 99.9%)
Rimborso: è disponibile entro 24-72h se non soddisfatti?
Divieto di certi plugin o mod (es. auto-clicker, X-Ray plugin, plugin mining intensive)?
Limiti nascosti su CPU o IO (es. throttling dopo X ore)?
8. Budget: quanto devi spendere DAVVERO
Hosting Minecraft “gestito” (shared VPS)
2 GB RAM: 4–7 €/mese
4 GB RAM: 8–12 €/mese
8 GB RAM: 14–25 €/mese
VPS puro (es. Hetzner, Contabo, OVH)
4 vCPU / 8 GB RAM / 160 GB SSD: 12–18 €/mese
Pro: scalabile, puoi usarlo per altro
Contro: devi configurare tutto da zero (Linux, Java, firewall)
Dedicated server
Ryzen 9 / i9, 64 GB RAM, 1TB NVMe: 80–120 €/mese
Pro: potenza illimitata, più server insieme
Contro: costi, manutenzione, sicurezza da gestire
Ricorda: prezzi troppo bassi = overselling e prestazioni scarse.
9. Test pratici da eseguire
/spark o /timings per analizzare TPS (Ticks Per Second)
Usa LagGoggles o VisualVM per profiling e leak di memoria
Testa TPS sotto carico (20+ player o simulazione di mob e redstone)
Prova a salvare e ripristinare backup
Un host serio deve reggere questi test senza lag visibile o crash.
10. Provider consigliati (con riserva e test)
BisectHosting: interfaccia semplice, buoni prezzi, supporto ok
Apex Hosting: molto marketing, ma usabile per server vanilla/modded piccoli
Sparked Host / PebbleHost: VPS Minecraft ben bilanciati
Hetzner / Contabo: ottimi VPS non dedicati a Minecraft, serve configurazione manuale
Evita host che non specificano le CPU o che vendono “slot illimitati” senza dire la RAM o i limiti.
Devi configurare HTTPS sul tuo sito e non sai come fare? Se stai cercando certificati SSL gratis, troverai un po’ di informazioni in merito per chiarirti le idee.
Nota: se vuoi registrare solo un dominio gratis (senza hosting), leggi qui
HTTPS serve a proteggere la connessione del tuo sito da eventuali intrusioni, virus e malware esterni, impedendo che ad esempio le password del tuo sito vengano spiate o rilevate dall’esterno. Inoltre è molto utile per evitare che i browser più recenti come Firefox e Chrome non visualizzino in modo corretto il tuo sito, evitando il fastidioso avviso per cui il sito non viene considerato sicuro.
In sostanza, questo:
HTTPS e siti di e-commerce
In effetti SSL è una necessità ad esempio per i siti di e-commerce, perchè garantisce:
protezione dei dati sensibili (i pagamenti online mediante digitazione diretta dei dati sulla carta, ad esempio);
certificato di “autenticità “, ottenibile a vari livelli, del tuo dominio, sottodominio, azienda o business.
HTTPS, blog e siti in genere
Contrariamente a quanto si legge in rete, hanno bisogno di SSL anche i blog ed i siti di ogni tipo, non solo gli ecommerce, senza contare il fatto che HTTPS è considerato in modo ufficiale da Google come fattore di ranking, quindi è considerato come punteggio positivo per un buon posizionamento sul motore. Lato SEO, quindi, HTTPS possiede la sua importanza, per quanto comunque sia un fattore da bilanciare e considerare assieme a moltissimi altri.
Avere HTTPS su un blog protegge la connessione da app spiòne, ed impedisce che la password che digitate nelle credenziali di accesso al sito venga letta da terzi.
HTTPS e tipi di certificati: OV, EV, DV, WDV, gratis
Esistono in generale cinque tipologie di certificati SSL:
certificati di tipo Organization Validated
certificati di tipo Extended Validated
certificati di tipo Domain Validated;
certificati di tipo Wildcard Domain Validated;
certificati gratuiti, ottenibili ad esempio mediante CloudFlare.
Quello che cambia tra ognuno è il tipo di “firma” e di protezione che sono in grado di garantire. Nel primo caso, ad esempio (certificati OV) sarà necessario non solo certificare il dominio ma anche l’azienda (Organization) che lo registra, mediante l’invio di apposita documentazione cartacea. I siti più grossi di vendita online utilizzano questo tipo di registrazione, giusto dietro al secondo tipo di SSL che è ancora più sicura e, di conseguenza, costoso (EV). Nel terzo caso (certificati DV o Domain Validated) il certificato serve a fornire un livello basilare di validazione, su un singolo dominio a nostra scelta, tipicamente da parte di autorità certificate (terze parti). Il quinto tipo di certificato è una novità assoluta in ambito certificati SSL, e rappresenta un’opzione gratis e sicura per chiunque volesse utilizzare SSL sul proprio sito web senza spendere nulla, il più delle volte con la possibilità di auto-rinnovarlo ogni 90 giorni.
Dopo aver proceduto all’acquisto di un certificato si effettua infatti una verifica sul dominio su cui è necessario attivare il servizio (via email, telefono o altri metodi), ed il servizio è tipicamente molto economico proprio perchè quasi interamente automatizzato. Non sono previste EV e High-Assurance Validation, che garantiscono un maggiore controllo ed evitano attività fraudolente. Nel quarto caso SSL viene estesa non solo al dominio – ma anche a tutti i sottodomini, e le modalità sono analoghe al caso precedente.
Per saperne ancora di più leggi anche le 14 domande più comuni su SSL.
Requisiti di hosting per certificati SSL
Fino a qualche tempo fa per installare SSL su un sito web era necessario che il sito avesse delle infrastrutture di hosting di livello molto alto: quindi, ad esempio, la possibilità di accedere al sito web mediante SSH o terminale di comando, e la capacità di un sistemista che effettuasse sia l’installazione che la manutenzione periodica. Oggi è tutto più semplice ed automatizzato, per fortuna. Comunque a livello di architettura, un certificato gratuito o di tipo OV, EV richiede un hosting ordinario come quelli condivisi, per cui non ci sono requisiti specifici in tal senso; al contrario, uno di livello superiore come i DV o WDV richiedono quasi sempre la presenza di un server dedicato su cui installare i vari servizi.
Internet deve il proprio funzionamento sui DNS pubblici, che sono dei servizi distribuiti in grado di fornire connettività e risoluzione degli indirizzi internet stessi. Tutto il traffico internet passa per i vari DNS che sono disponibili, che possono essere messi a disposizione dai provider di connettività oppure da aziende come Google o CloudFlare (che pero’ hanno caratteristiche diverse tra loro, all’atto pratico).
Il primo passaggio di quasi tutte le connessioni su Internet è una query DNS, pertanto: un client, come ad esempio il tuo smartphone, in genere sfrutta un server DNS fornito dalla rete Wi-Fi o cellulare a cui siamo connessi. E come effettua questo passaggio? Il client chiede a questo server DNS di convertire un nome di dominio, come www.google.com, in un indirizzo IP, come ad esempio (IPv6) 2607: f8b0: 5002: 80e :: 2004. Una volta che il client ha l’indirizzo IP, può connettersi alla destinazione prevista e siamo tutti contenti perchè, a quel punto, siamo connessi.
Molti di questi servizi, tuttavia, sono soliti tracciare tutto quello che viene effettuato dai loro utenti, senza fare uso di terze parti che ne garantiscano la protezione e senza supporto alla crittografia. Se alcuni DNS lavorano prevalentemente con una connessione in chiaro, ce ne sono altri che sfruttano la connettività protetta da HTTP detta DoT e DoH.
Quando digiti un URL nel tuo browser, per capirci, e lo fai via smartphone, il tuo telefono si connetterà ad un DNS che hai impostato oppure ad un di default: questo si comporterà come una sorta di rubrica, sostituendo il nome che hai digitato (sitoesempio.com) con un indirizzo IP fisico o virtuale corrispondente (esempio: 123.343.212.123). Questa connessione è in genere non crittografata, quindi è potenzialmente leggibile ed intercettabile dall’esterno. Al di là dell’essere paranoici o meno, questo è importante da sapere perchè potremmo, in teoria, essere dirottati a nostra insaputa verso un IP fake, che potrebbe essere quello di un sito di spam o di phishing.
Cosa sono i DNS privati
Per venire incontro a questa esigenza, sono state create due tecnologie molto simili tra di loro che evitano l’insorgere di questa circostanza: tali tecnologie sono il DNS over HTTPS (in sigla DoH) ed il DNS over TLS (DoT), che differiscono dal DNS standard proprio perchè la connessione tra client (telefono) e server DNS è crittografata, pertanto meno esposta a rischi di quel genere.
Per DNS privati si può intendere, pertanto, alcuni particolari DNS con supporto alla crittografia.
Come funziona DoT
Un po’ come succede per HTTPS, DNS su TLS sfrutta il protocollo TLS per stabilire un canale sicuro per il server rispetto al client. Una volta stabilito il canale protetto, le query e le risposte DNS non possono essere lette o modificate da nessun altro che potrebbe monitorare la connessione.
Cosa cambia tra DoT (DNS over TLS) e DoH (DNS over HTTPS)
I due protocolli sono simili, ma non uguali: la differenza tra i due protocolli di DNS protetto da HTTPS è più che altro tecnica, perchè DoT lavora sulla porta 853 mentre DoH usa la porta standard per HTTPS (443).
DNS privati su Siteground
In genere i DNS privati hanno anche un secondo significato specifico, ed è legato alla definizione ed all’uso dei cosiddetti Name Server (NS), i server che stabiliscono la risoluzione di un sito web in termini di record A, CNAME e così via. I DNS Privati non sono altro che name server che si mostrano come sottodomini del nome del dominio di riferimento, quindi in pratica invece di avere (per il sito pippo.it):
ns1.nameserver.com
ns2.nameserver.com
un DNS privato sarà semplicemente di questo tipo:
ns1.pippo.it
ns2.pippo.it
In genere i servizi di DNS privato vengono venduti da alcuni provider di servizio e si possono rivendere a propria volta (reseller), mentre a livello amministrativo il tutto verrà gestito da chi l’ha erogato, che fornirà all’utente anche un’interfaccia di amministrazione dello stesso. I servizi di questo tipo includono ad esempio la gestione del DNS dei domini, DNS primari e secondari, DNS statico e dinamico, gestione ed impostazione del TTL e così via.
DNS privati su Android 9
Dalla versione Android 9 in poi è disponibile l’uso di DNS con tecnologia DoT, che è possibile impostare direttamente dal proprio telefono. Dalla versione Android P Developer Preview in poi è incluso il supporto integrato per DNS su TLS.
Gli utenti possono inserire un nome host specifico, pertanto, se vogliono usare un DNS privato. Android invia quindi tutte le query DNS su un canale protetto a questo server o contrassegna la rete come “Nessun accesso a Internet” se non riesce a raggiungere il server. Dalla versione Android P in poi il supporto per DNS su TLS è automatico e già integrato. In futuro, speriamo che tutti i sistemi operativi includano trasporti sicuri per DNS, per fornire una migliore protezione e privacy a tutti gli utenti su ogni nuova connessione.
DNS privati CloudFlare su Android (dalla versione 9 in poi)
Per abilitare i DNS privati di cloudFlare sul tuo dispositivo:
Vai a Impostazioni → Rete e Internet → Avanzate → DNS privato.
Seleziona l’opzione Nome host del provider DNS privato.
Inserisci 1dot1dot1dot1.cloudflare-dns.com e premi Salva.
Visita 1.1.1.1/help (o 1.0.0.1/help) per verificare che “Utilizzo di DNS su TLS (DoT)” sia visualizzato con l’opzione “Sì” spuntata
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