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Abbiamo installato Viber: ecco le nostre impressioni

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Viber è una delle app di messaggistica forse meno popolari tra gli utenti, su cui abbiamo deciso di indagare dopo aver visto i dati di Statista sugli utenti che sono, di per sè, abbastanza curiosi. Il numero di utenti non è numerosissimo, tutt’altro (milioni di utenti, mentre WhatsApp ne ha circa il doppio da tempo), ma la crescita globale è altrettanto evidente, mese dopo mese.

Statistic: Number of unique Viber user IDs from June 2011 to March 2020 (in millions) | Statista
Find more statistics at Statista

Pochi, pertanto, ma fedelissimi e in aumento, tanto che verrebbe da pensare che il (gruppo Rakuten) abbia pensato probabilmente pure il business plan nel medio-lungo periodo, considerando che le alternative non mancano e sicuramente Viber non è tra le app più popolari al mondo. Nonostante tutto, è in qualche un’alternativa a Skype ed Hangout / Meet di Google, che potrebbe avere senso usare in contesti lavorativi specifici oppure, semplicemente, tra amici un po’ più curiosi della media.

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Come le app classiche di messaggistica da WhatsApp e Telegram in poi, è disponibile sia su mobile che su client desktop, tanto che ad oggi è supportato su Android, iOS, iPadOS, WatchOS, Windows Phone (quel che ne rimane), WatchOS, BlackBerry, Symbian OS e anche su Linux, MacOS e Windows. Lo abbiamo provato su uno smartphone Xiaomi, e queste sono le nostre impressioni generali.

Installare Viber

Si può scaricare gratis dal sito ufficiale viber.com

In fase di installazione nessun problema in particolare: la validazione del numero di telefono e dell’email è abbastanza veloce ed intuitiva, molto più della media e considerando le complicazioni che sono introdotte da molte app in fase di iscrizione. Per validare il tuo numero ricevi una chiamata automatizzata da Viber, ma non devi parlare con nessuno: basta rispondere, riaggancia da solo e vi ritroverete con il campo codice OTP già  compilato. Cosa che notavo in fase di installazione, comunque, è il gran numero di permessi che l’app richiede, molti dei quali non sono proprio immediati e l’app, come spesso accade in casi del genere, tende a farti “dire sଠa tutto“. Cosa che devo dire non mi ha esaltato, sul momento, per quanto poi il livello della privacy di Viber sia davvero curabile in ogni minimo dettaglio.

Da sempre Viber insiste sulla sicurezza e riservatezza delle comunicazioni quale tratto distintivo, cosa pero’ difficile da testare in modo indipendente anche (e soprattutto) perchè il codice non è open source bensଠproprietario. Se aprissero il codice sarebbe, senza dubbio, una svolta in tal senso. Al tempo stesso, Viber si dimostra un’app snella, molto veloce, priva di lag tipici di altre applicazioni e dall’interfaccia asciutta (forse troppo) e decisamente essenziale. Anche un principiante dovrebbe poterla usare senza problemi, di fatto, e questo rientra negli aspetti sicuramente positivi.

Viber nasceva nel lontano 2010 per risolvere essenzialmente il problema delle comunicazioni nelle relazioni a distanza: all’epoca, infatti, l’attuale CEO Talmon Marco viveva a New York, mentre la sua fidanzata si trovava ad Hong Kong. Il telefono non era la soluzione più economica, e cosଠvenne inventato il primo prototipo dell’app, che sfrutta la tecnologia VoIP, sulla falsariga di un’app che potesse essere migliore dell’allora utilizzatissimo Skype.

Ad oggi Viber si presenta come un’app molto simile a Telegram o WhatsApp, anche se nel mio campione di contatti è utilizzata da nemmeno il 5% dei contatti complessivi, da quello che capisco. Ovviamente vale solo per la mia rubrica e non fa sicuramente testo, ma è sicuramente un deterrente all’uso, almeno ad oggi ed in mancanza di ulteriori “buone ragioni” per installarlo.

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Privacy di Viber

Quello che dovrebbe essere il punto di forza di Viber non è, in effetti, l’autenticazione a due fattori e la crittografia forte che ormai hanno praticamente tutte le app, ma il fatto che le singole impostazioni siano settabili con pratici bottoni ON/OFF. Se andiamo su Impostazioni di Viber e poi su Privacy, troveremo infatti:

  • il fatto di condividere o meno il proprio Status online
  • il fatto di inviare o meno la notifica di aver visto un messaggio (una feature che trovo inutile e che abolirei da qualsiasi app di messaggistica, in qualche modo: potrei infatti vedere un messaggio e non avere materialmente modo e tempo di rispondere, perchè sono al lavoro oppure sto guidando, per dire)
  • il fatto di mostrare la tua foto a chi non hai in rubrica
  • la condivisione della data di nascita con l’esterno
  • un filtro antispam di Viber
  • la possibilità  di fare videochat P2P, con “scambio” diretto degli indirizzi IP degli utenti
  • la funzione “contatti affidabili” per raggruppare i contatti sicuri
  • la possibilità  di essere aggiunto a gruppi Viber o meno da parte di chiunque o di contatti e basta
  • la lista degli utenti bloccati
  • le chat nascoste (che poi anche proteggere con un PIN)

In una schermata in particolare, poi, vengono messe nero su bianco le informazioni di cui fa uso Viber per poter funzionare, che vanno dalle ads personalizzate (che quindi sfruttano il tracciamento ed i cookie, probabilmente) con annesse metriche di marketing, fino ad arrivare all’uso della geolocalizzazione che può essere approssimativa come più precisa, volendo.

Forse troppe informazioni a cui tanti non faranno caso, per certi versi, ma molto più interessante e chiara rispetto ad altre app analoghe che invece tendono a giocare a nascondino coi dati e con ciò che fanno degli smartphone su cui vengono installati.

Notifiche di Viber

Di default e nella media dei casi tutte le notifiche di Viber erano attive, cosa di cui non mi ero reso conto e che si ricollega a quanto dicevo poco fa. Non il massimo in termini anche di praticità , non solo di privacy, dato il gran numero di notifiche che ci distraggono e consumano batteria inutilmente ogni giorno. Se non altro, anche qui è facile disattivare quello che non si vuole.

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