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Un utente Twitter ha comprato un prison laptop solo per crackarlo

Da qualche ora sta spopolando su Twitter/X l’utente zephray_wenting, che in un momento di nerdismo puro ha deciso di acquistare un singolare laptop eBay, denominato “prison laptop”, con il semplice e deliberato scopo di provare a farne il jailbreak (ovvero togliere qualsiasi tipo di protezione al suo interno). In tutto questo sarà implicita la motivazione che l’ha spinto a farlo, ovvero promuovere una cultura informatica free e open source.

Per impostazione predefinita, un laptop nella variante prison (prison laptop, letteralmente un computer imprigionato) non possiede un sistema operativo. Basterebbe installarne uno, penserete voi, ma i costruttori di questo laptop artigianale si sono scatenati: l’hanno progettato come un computer docked, ovvero non separabile nelle sue componenti, dotato di processore Intel Celeron N3450 a 2,2 GHz, ovviamente non aggiornabile e privo di spazio di archiviazione,  distribuito per scopi educational (per chi fosse interessato) dalla originalissima Justice Tech Solutions.

Da quello che riferisce l’utente, che ha dettagliato il procedimento sul proprio blog, non era possibile effettuare il cambio del BIOS all’avvio perché ogni volta che viene meno l’alimentazione si ripristina in automatico, e di USB manco a parlarne. L’unica cosa che è possibile fare è inserire una password, non comunicata al compratore ovviamente: ed è qui che inizia una sorta di originale “caccia al tesoro” informatica.

Le operazioni che sono state effettuate nell’ordine sono state quindi quella di dumpare la password in esadecimale, criptata all’interno della RAM. La cosa più semplice che si può fare in questi casi è quella di eliminarla fisicamente con il tasto CANC, ma la difficoltà che viene presentata in termini di hardware e che lo spegnimento resetta in automatico il BIOS allo stato iniziale. Motivo per cui, come si diceva poco fa, la password deve essere inserita per forza, e già questo scoraggerebbe molti hacker in erba. L’unica possibilità è quella di imporre al BIOS di far partire un sistema operativo da un disco esterno, ma anche qui ci si scontra con un ulteriore problema: il sistema operativo infatti viene caricato soltanto da alcuni dispositivi HDD in whitelist, per cui non va bene collegare un disco qualsiasi. A quel punto l’unica possibilità è quella di creare un ponte elettrico sulla porta USB (ovviamente montata in modo artigianale sulla scheda madre) e avviare una versione di Linux portable. Per far funzionare il disco, inoltre, è stato effettuata una modifica a livello assemblare sulla procedura di riconoscimento del disco stesso, in collaborazione con un altro utente.

Superato qualche altro piccolo ostacolo di configurazione il PC laptop era finalmente pronto all’uso, e tra le altre cose è stata installata una mod del videogioco classico Doom. L’impresa è tra le notizie più lette nel settore delle ultime ore e, per come è andata, non c’è da meravigliarsene.

(fonte per testo e immagini)

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