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Come realizzare siti web multilingua: tradurre un sito

In questo articolo parlerò di come gestire siti multilingua, e di quali siano le difficoltà  a cui si può andare incontro nel realizzarli. L’idea da cui partirò consiste nel fatto di avere già  una base di sito web in italiano, e di volerlo pertanto estendere partendo da una base di pagine già  realizzate e, se possibile, ottimizzate. Premetto che è difficile riassumere tutto quello che c’è da sapere in un singolo articolo, perchè le variabili in gioco sono davvero tante ed è per questo che mi permetto di aggiungere una cosa: gestire un sito multilingua è un lavoro da (veri) professionisti. Tante sono le variabili in gioco, i possibili scenari, le opportunità  offerte dalla tecnologie che diventa davvero complesso rispondere a tutte le domande in modo esaustivo.

Requisiti sito multilingua (lato SEO e non solo)

Un buon modo per iniziare potrebbe essere: perchè vuoi un sito multilingua? Risposta scontata:

per allargare la mia clientela

(e fare tanti soldini in più sul mercato internazionale), una prima cosa da tenere in considerazione, secondo me, è che un sito multilingua è un impegno considerevole. Molto, molto più di un sito in una lingua sola (se non ho ancora creato la versione inglese di trovalost, per inciso, è proprio perchè ci sono due considerazioni importanti: far tradurre professionalmente tutti gli articoli, cosa che ad oggi non riesco a permettermi, e gestire un carico di lavoro sullo stesso che sarebbe almeno doppio, se non triplo o quadruplo). Farlo per buttarlo lଠe poi chi s’è visto, non vale la pena: va curato, gestito, aggiornato come se fosse un sito separato, a parte. Ed è importante quindi tenerlo separato dalla versione italiana, tradurlo per intero e curarlo nei dettagli in modo tale che Google e gli utenti possano capire davvero di che cosa tratta, in più lingue.

Quando si gestisce un sito web multilingua – per semplicità  pensate ad un blog in italiano ed in inglese, ma il discorso potrebbe estendersi ad i lingue differenti – i principali problemi da affrontare sono almeno due:

  • pianificare la corrispodenza tra contenuti in italiano e nelle altre lingue: questa corrispondenza potrebbe, in generale, non essere automatizzabile e non per forza uno ad uno, senza contare le eccezioni (es. le parole in inglese che non si traducono, gli inglesismi insomma)
  • ogni pagina, sia in italiano che in inglese, deve essere mantenuta distinta dalle altre, ovvero deve avere un URL univoco oppure, in alternativa, un tag href=”lang” ben impostato.

Plugin WordPress per il multilingua

Un buon approccio per partire a realizzare un sito multilingua consiste nel procurarsi un plugin apposito per crearlo: ne esistono alcuni, sia a pagamento che gratuiti, davvero ottimi e con caratteristiche avanzatissime: tutto sta nelle esigenze e soprattutto, direi, nelle disponibilità  del momento. Bisogna tenere conto, pero’, che dovremo comunque seguire le pratiche di buona programmazione e che, a differenza di casi analoghi, non riusciremo quasi mai a fare tutto via plugin.

I plugin per effettuare questo genere di upgrade non sono pochi: alcuni esempi possono essere WPML (per WordPress) Internationalization e Falang (per Joomla!), ma in genere le scelte non sono sicuramente poche. Vanno pero’ valutate con grande attenzione, in linea di massima con il seguente criterio: se non siete programmatori PHP / WordPress con un minimo di esperienza, vi conviene optare per soluzioni come WPML anche se a pagamento, vista la complessità  del tema da un punto di vista più generale possibile. Su WordPress, poi, buone alternative sono Polylang e anche la possibilità  di creare un multi-sito in WordPress.

Attenzione che se andate ad installare sul vostro sito plugin e/o componenti aggiuntivi come e cosଠvia,  il numero di pagine su cui lavorare andrà  a raddoppiare: un sito multilingua è un vero e proprio costo di gestione e dovrebbe essere considerato apertamente. Sembra una banalità , ma vi garantisco che aiuta moltissimo tenere subito conto di questo aspetto in fase di progettazione del sito.

Se pensate di tradurre da soli il vostro sito, di fatto, oppure (meglio ancora) di ricorrere all’aiuto di un traduttore professionista, potreste pensare di sfruttare uno dei seguenti plugin di estensione:

In alternativa esiste la via più facile di tutte: usare un plugin che traduca in automatico con Google Translate tipo questi (sconsigliato per varie ragioni, in effetti). Questa via lato SEO, peraltro, non mi sembra troppo consigliabile, mentre l’approccio senza plugin (esiste anche quello come terza via) permette di installare un sito WordPress come multi-sito, ed usare ogni singolo sito come WP in una lingua diversa. Facile e veloce da impostare diciamo, ma poi dovrete tradurre daccapo e a parte ogni singola sezione o articolo di ognuno.

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Tenete sempre conto, comunque, che i CMS più diffusi dispongono di un supporto nativo al multilingua, ma questo vale solitamente per le parti di testo interne o quelle “tecniche”, ad esempio quelle del backend (ovvero la sezione amministrativa), non per i contenuti che andrete ad inserire voi. I plugin danno delle funzioni, degli hook e delle possibilità  extra che permettono ad esempio di tradurre i singoli “pezzettini” del sito, incluse le etichette e le varie parti di sito che ci fanno regolarmente impazzire, ogni volta.

Funzioni di traduzione base WP

In WordPress, per la cronaca, si possono tradurre i “pezzi” del sito mediante le funzioni:

_e(“stringa”,”dizionario”)

oppure

_(“stringa”,”dizionario”)

che mostrano il corrispondente (e, nel secondo caso, estraggono come stringa) termine in lingua corrente della “stringa.

Per sapere in che lingua ci troviamo sulla pagina corrente, basta interrogare la funzione:

$curLang = substr(get_bloginfo( ‘language’ ), 0, 2);

A cosa serve mantenere separati gli URL italiano/inglese?

Si diceva di URL univoci qualche riga fa: quando penso a questo mi riferisco a cose tipo miosito.com/qualcosa accoppiato con miosito.com/en/something, tanto per dire, oppure (se volete far splendere le vostre capacità  di configurare un DNS) en.miosito.com/something il che è equivalente al caso precedente. Questa logica sdoppiata deve essere un punto di riferimento per il vostro sito per evitare che, tanto per dire, un utente in inglese arrivi sulla pagina in italiano o non sappia come tradurre quella pagina.

In realtà  si può anche utilizzare un meccanismo di “mascheramento” e compressione degli URL, del tipo miosito.com/qualcosa e miosito.com/something, ma questo secondo me può arrecare parecchia confusione sia al (povero) webmaster che ai (poveri) visitatori, che faranno fatica a capire la struttura del vostro sito. Meglio, quindi, che in prima istanza si mantengano italiano ed inglese staccati (pagine distinte e con parametri dinamici tipo ?lang=en annessi, se possibile) e ben distinguibili (en nell’URL, che è la traduzione SEO-friendly dei parametri appena citati).

Come mantenere le lingue separate (URL distinti)

Quando si gestisce un sito web multilingua – per semplicità  pensate ad un blog in italiano ed in inglese, ma il discorso potrebbe estendersi ad altre lingue come francese, tedesco, spagnolo e cosଠvia – i principali problemi da affrontare sono due:

  • anzitutto dovrete decidere una corrispondenza uno ad uno tra contenuti in italiano (quindi articoli del blog, elementi del menu, pagine,  widget e cosଠvia) e contenuti tradotti;
  • ogni pagina, sia in italiano che in inglese, dovrebbe essere mantenuta separata, ovvero dovrebbe possedere un URL univoco.

Considerate quindi che ogni lingua, in genere, vale come lavoro a parte dal punto di vista editoriale, per cui è opportuno quasi considerarla come un sito a parte realizzato da zero. Potrebbe infatti sembrare che il lavoro sia di poco conto, ma per un sito multi-lingua è raramente cosà¬, per cui è molto importante partire bene e sapere sempre dove andremo a parare.

Parametro URL per indicare la lingua

Dal punto di vista SEO, molte indicazioni utili sono riportate sulla pagina di Google dedicata ai siti multiregionali e multilingue, che vi suggerisco di leggere successivamente. Il suggerimento di massima resta quello di fare in modo, ad esempio con qTranslate-X, di separare gli URL per lingua, ad esempio (passando il parametro lang):

miosito.com/prova?lang=it

miosito.com/prova?lang=en

miosito.com/prova?lang=es

oppure, ancora (sfruttando una struttura gerarchica “a livelli”):

miosito.com/it/prova

miosito.com/it/prova

miosito.com/it/prova

oppure, anche (usando i sottodomini, vedi anche come configurare un DNS):

it.miosito.com/prova

en.miosito.com/prova

es. miosito.com/prova

Da un punto di vista SEO troverete molte chiacchiere – è giusto chiamarle col loro nome, credo – sulla scelta migliore delle tre: per Google, nella mia esperienza, cambia poco o nulla, non esiste la struttura “migliore” o che possa garantire alcunchè, con l’unica eccezione della prima di essere poco SEO-friendly (ma nella pratica ancora si usa, è facile da implementare e senza neanche eccessivi intoppi a volte).

qTranslate-X

qTranslate-X è – a mio personale parere – una delle scelte migliori per tradurre il vostro sito in WordPress: di fatto permette di tradurre in modo molto semplice le pagine, sfruttando nell’editor una sintassi apposita e permettendovi di caricare ciò che volete senza stravolgervi l’esistenza.

Potrete infatti editare le singole lingue mediante appositi bottoni (italiano, inglese, ecc.), oppure utilizzare la sintassi per tag seguente:

[:it]testo in italiano[:][:en]text in english[:][:xxx]testo in altra lingua[:]…

in pratica andando a delimitare le varie lingue con il tag di apertura [:codice_lingua] e quello, universale, di chiusura [:].

Alternative a qtranslate

Le alternative più quotate sono ad oggi le seguenti.

Loco Translate

WPGlobus

WPML

WeGlot

Polylang

Cosa non fare (in generale) sui siti multilingua

Eviterei di utilizzare soluzioni come quelle proposte dai widget di Google Translate e simili: in primis, affidare la traduzione ad un traduttore automatico è da pigri e produce inevitabilmente testi di scarsa qualità , oltre a provocare una serie di problematiche non da poco. Resta anche difficile tornare indietro dopo una scelta del genere per cui è meglio usare traduzioni manuali: qTranslate per WordPress ci viene in aiuto anche in questo caso, del resto, facendo in modo di lasciare eventualmente non tradotte le frasi che non sapete o non avete il tempo di tradurre, dandovi l’ulteriore possibilità  di non mostrarle affatto, in lingua.

Anzitutto eviterei di utilizzare soluzioni come quelle, secondo me scellerate, proposte dai widget di Google Translate e simili: a parte che affidare la traduzione ad un traduttore automatico è da pigri e produce testi di scarsa qualità , oltre a provocare una serie di problematiche non da poco (tipo: non è possibile controllare adeguatamente i contenuti tradotti e farli indicizzare a dovere). Del resto i siti in white label soffrono di problematiche di questo genere: molti webmaster tendono a ricopiare i contenuti “grezzamente” di quei siti, tipicamente dating e siti per adulti, provocando una massa di spam nei risultati di ricerca ricopiati, mal tradotti e quindi incomprensibili che giova a pochissimi e rischia di far crollare il business non appena Google se ne accorgerà .

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Giusto per aggiungerne un’altra, è anche una pessima idea tradurre le pagine con translate e copia-incollarle, perchè il testo che ne risulta sarà  di bassa qualità  e, da alcuni esperimenti sul campo, sembra che si tratti di quei casi in cui Google non ritiene di dover indicizzare quel contenuto. Attenzione, quindi, a sottovalutare l’importanza di un traduttore professionista: ha un costo, chiaramente, ma credo anche sia finito il tempo in cui ci si improvvisava esperti del web e ci mettevamo a fare qualsiasi cosa senza saperla fare.

Cosa fare

Bisogna chiarire subito un aspetto: per fare in modo che il sito riconosca la provenienza del visitatore, ci sono dei meccanismi interni ai linguaggi server side che vanno a fare un po’ di check.

Regole generali per creare un sito web multilingua sono, quindi:

  1. creare una struttura URL apposita, ed evitare tassativamente sovrapposizioni tra lingue diverse nella stessa pagina;
  2. usare un plugin di buona qualità  e, se necessario, integrare il tutto con un dizionario per tradurre i termini singoli (vi servirà  quasi certamente, anche se non sembra);
  3. assicurarsi che le pagine in lingua siano attive e raggiungibili da qualsiasi parte del sito;
  4. stabilire con cura se sia, o meno, il caso di provare a riconoscere l’utente in base alla nazionalità  (non sempre è una buona idea farlo);
  5. farsi sempre tradurre i testi da un professionista, se possibile.

Le modalità  con cui il tutto avviene nella pratica sono impossibili da descrivere nel dettaglio, anche perchè possono variare di molto a seconda dei casi, per cui vi lascio analizzare singolarmente ogni CMS per capire al meglio come procedere nel vostro caso. Non c’è nulla di meglio che la pratica in questi casi, e di una cosa sono sicuro: un sito multilingua è un qualcosa di professionale che non tutti riusciranno a fare al meglio, ma che sarà  qualificante per la vostra attività  di webmaster e per il vostro cliente.

Nello specifico, bisogna sapere che è possibile determinare dinamicamente la lingua del visitatore, per quanto ciò avvenga con una certa approssimazione in alcuni casi:

  1. si può controllare un certo campo nel browser che sta utilizzando;
  2. si può fare un check dell’indirizzo IP per tentare di geolocalizzarlo;
  3. ci si può basare su un cookie in modo che nelle visite successive il sito “sappia” che lingua desidera l’utente.

Le modalità  con cui questo avviene nella pratica possono variare di parecchio a seconda dei casi, per cui vi lascio analizzare singolarmente ogni CMS per capire al meglio come procedere nel vostro caso. Non c’è nulla di meglio che la pratica in questi casi, e di una cosa sono sicuro: un sito multilingua è un qualcosa di professionale che non tutti riusciranno a fare al meglio, ma che è fortemente qualificante per la vostra attività  di webmaster.

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