Aggiornato il: 14-10-2022 15:26
- 1) Il problema dell’hosting per i siti adult
- 2) Server all’estero: è la soluzione?
- 3) Portali per adulti white-label (senza hosting)
- 4) Termini di servizio: molti hosting non permettono di hostare materiale per adulti
- 5) Non serve per forza un dominio .XXX
- 6) Provider di hosting adult: rivediamoli nel concreto…
Il problema dell’hosting per i siti adult
Per chi gestisce un sito per adulit, ad oggi, c’è un problema che bisogna saper risolvere con destrezza: la maggioranza dei provider di hosting tradizionali non permettono, infatti, contenuti adult, per una varietà di ragioni (prevalentemente tecnologiche, il più delle volte). Vediamo cosa si può fare nel concreto, scegliendo le giuste infrastrutture web e sfruttando il meglio delle tecnologie a disposizione.
Il business adult è come sappiamo uno dei più redditizi del web; se il vostro obiettivo è un hosting per siti per adulti (video, chat, gallerie foto e via dicendo) è necessario fare una serie di importanti considerazioni, che affronteremo in questo articolo. Senza queste, il vostro progetto rischia di diventare un buco nell’acqua.
Server all’estero: è la soluzione?
Sfatiamo una leggenda che mi pare parecchio diffusa sul web: non è vero che sia necessario (o sufficente) hostare i siti per adulti all’estero. Questo è solo un paravento “all’italiana”, in effetti: ricorrere a provider di hosting low cost è una soluzione in svariati ambiti ma in questo, secondo me, no: la tracciabilità di chi realizza un sito adult è sempre legata ad un nome visibile in chiaro, al limite mediante il WHOIS del dominio, per cui attenzione in ogni caso a:
- caricare nel vostro sito soltanto video e foto di cui detenete i diritti, specie se state monetizzando mediante programmi di affiliazione (esistono appositi marketplace per l’acquisto di materiale inedito anche se, per inciso, costano abbastanza);
- fare attenzione a come viene gestita la VPS per evitare sovraccarichi ed errori imprevisti;
- occhio allo spam, che in ambito SEO per l’adult è molto diffuso (queste attività non vanno troppo per il sottile, in queste circostanze).
Molte estensioni di dominio, peraltro, non permettono più di attivare nemmeno la privacy del WHOIS, come ad esempio i .eu da qualche anno lo vietano. A mio avviso, pertanto, è troppo semplicistico pensare di aggirare le leggi italiane semplicemente hostando il sito all’estero, specie per attività che siano risaputamente illegali o borderline. Quindi facciamo massima attenzione a quello che decidiamo fare a livello di pubblicazione dei contenuti, perchè è facile trovarsi nei guai.
Portali per adulti white-label (senza hosting)
Esiste una soluzione “di mezzo”, inoltre, che sembra essere parecchio di moda presso vari webmaster (almeno fino a qualche anno fa), cioè i cosiddetti siti white-label: siti già pronti all’uso e minimamente personalizzabili, per i quali pagate solo un nome di dominio (ad esempio mediante aste online di domini scaduti) e vi associate la white label e siete pronti a partire. C’è pero’ il problema che questo tipo di approccio crea tendenzialmente siti clone tutti identici tra loro, e per questo passibili di penalizzazioni da parte di Google o, più comunemente, del tutto ignorati da esso e dai visitatori.
Ad ogni modo se voleste sperimentare questa soluzione ci sono moltissime whitelabel adult che potete trovare facilmente con Google.
Termini di servizio: molti hosting non permettono di hostare materiale per adulti
Prima di tutto, le TOS (Terms of Service) sono tipicamente restrittive: molti hosting non permettono ai webmaster di utilizzare i propri servizi per siti a luci rosse. Questo avviene per una serie di ragioni legate, più che ad una forma di moralismo o di non voler associare il proprio nome a certi servizi (magari per ragioni etiche o per le leggi dei rispettivi paesi), ad un’uso efficente delle risorse: ospitare su un condiviso un “clone” di tube per adult, per capirci, provoca uno sbilanciamento delle risorse in favore di un’unico sito e richiede, spesso, accorgimenti specifici che hanno un costo extra.
Per questo è fuori questione fare uso di un hosting condiviso, e si come ad esempio ItalianoXXX.com preferiscono in genere scegliere:
- un server dedicato
- una VPS
- un cloud
Molti di questi servizi includono anche la manutenzione del sito e sono infatti chiamati managed, e si pagano tariffe a parte. Esistono comunque vari hosting a costi ragionevoli (come Arvixe) che permettono ai webmaster di ospitare e mantenere siti per adulti a prezzi contenuti e ragionevoli. In genere, comunque, chiedete sempre prima di comprare il servizio se i siti a luci rosse siano ammessi oppure no: è il modo migliore per togliersi ogni dubbio e procedere speditamente.
Non serve per forza un dominio .XXX
Per quanto venga strombazzato dai vari servizi di hosting e dall’ICANN, le estensioni di dominio .XXX non sono prettamente necessarie, nè obbligatorie, per i siti per adulti: di sicuro costano di più (circa 100 euro all’anno solo il dominio) e sono, ovviamente, facilmente riconoscibili dagli utenti da un punto di vista di mercato verticali. Ma ne vale davvero la pena? In fondo, ad oggi, nessuna delle estensioni viene utilizzata strettamente per l’uso per cui era stato concepito: ad esempio non tutti i siti .com sono davvero commerciali, cosଠcome non tutti gli org corrispondono ad un utilizzo commerciale.
Per il vostro sito adult potete pensare di registrare tranquillamente un’estensione generica o geografica che usereste normalmente, ma fate sempre attenzione a verificare le regole di utilizzo delle estensioni, che potrebbero variare di paese in paese e che potrebbero portare alla chiusura del sito.
Provider di hosting adult: rivediamoli nel concreto…
Di solito è consigliabile hostare siti adult solo su dedicati e VPS, e chiedendo sempre prima all’assistenza se sia possibile una cosa del genere per evitare di avere problemi in seguito.
Comunque, per quanto ne so, alcuni hosting di mia conoscenza che permettono l’adult, come vi ho scritto anche prima: Arvixe, per gli altri vi conviene chiedere direttamente ai provider di interesse (ad esempio Keliweb e Supporthost mi avevano riferito informalmente di consentirli, in linea di massima).
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