TikTok nasce dalla multinazionale cinese ByteDance nel settembre 2015, inizialmente con il nome musical.ly e diffusa in seguito come social network dal successo planetario; video brevi, di pochi secondi alla volta, sono alla base del suo successo, uniti a caratteristiche che la rendono oggetto di attenzioni politiche (ad esempio quelle di Donald Trump, ai tempi in cui era presidente degli USA). TikTok è stata oggetto anche di polemiche, divieti d’uso in alcune nazioni (tra cui India e Italia) e di richiami da parte del Garante della Privacy in Italia, per via di un atteggiamento ritenuto ambiguo, in materia, su questo argomento.
Quanto viene usato TikTok nel 2022? I numeri fanno paura, a ben vedere: si parla, ad esempio, di 3 miliardi di download a livello mondiale, 1 miliardo di utenti attivi ogni mese (fonte). Una delle app del 2022 è senza dubbio TikTok, pertanto, ed è interessante notare come il tasso di permanenza degli utenti sull’app sia più alto di quello di qualsiasi altra, dato che l’utente medio apre l’app almeno 8 volte al giorno (75 minuti al giorno in media). Un successo esplosivo se si considera che fino a marzo 2019, almeno in Italia, era sostanzialmente ignota alle generazioni adulte, quanto estremamente popolare, già da allora, tra i più giovani.
Viene a questo punto da chiedersi perchè le persone stiano sempre su TikTok. Qualche esperto di usabilità come Luiza Jarovsky, poi, nota come la UX (User eXperience, intesa come l’insieme di scelte applicative a livello di interfaccia che mettano a proprio agio l’utente) non sia necessariamente all’ordine del giorno su TikTok: ad esempio quando si apre l’app i video che appaiono sono mostrati in uno scroll infinito e, come evidenziato da test che ha effettuato per un mese, non sembra possibile scegliere il video che si vuole vedere, bensì è TikTok ad imporne l’uso. Un livello di personalizzazione molto spinto, senza dubbio, che pero’ mostra un atteggiamento applicativo incentrato sul creare, secondo alcuni, quasi uan forma di dipendenza dall’app. Se non posso scegliere che video vedere ma devo, semplicemente, accettare ciò che mi viene mostrato, è evidente come venga effettuata una forma di profilazione, al limite della manipolazione, su cui bisognerebbe riflettere al netto del successo e senza scomodare dietrologie fantasiose.
Sull’analisi dei contenuti, poi, l’esperta di UX nota come sia dato spazio esclusivamente alla non ordinarietà dei contenuti, dato che l’utente medio ha solo 3 secondi per attrarre l’attenzione con il proprio video breve pena l’essere ignorati. Se si pensa a casi in cui l’app è stata malinterpretata addirittura per delicate diagnosi di tipo psicologico, si capisce come l’aspetto addictive di TikTok debba fare i conti con un uso meno funzionalista e più critico dell’app stessa. Su TikTok, del resto, vanno per la maggiore video non sense, umoristici, irriverenti, audaci, in cui si mostrano capacità ben specifici ed in cui, a ben vedere, l’apparenza istantanea deve essere in grado di fulminare l’utente all’istante, pena l’oblio.
Tanto per non farsi mancare nulla, non mancano i richiami all’app per un uso dubbio e considerati da alcuni non molto rispettosa della privacy: a parte il garante italiano che l’ha attenzionata più volte, negli USA la FCC (Federal Communication Commission) ha proposto addirittura ad Apple e Google di rimuovere l’app dagli store, mentre il CEO di TikTok assicura che l’app non è controllata dal governo cinese come tanto hype negativo ha voluto mettere sul piatto. Perfetto, ma a quel punto sarebbe preferibile un approccio open source, in cui tutti possano sapere cosa succede, l’app possa essere sottoposta a controlli indipendenti da parte di esperti di sicurezza e di UX: tanto, ormai si sa, non è la condivisione di codice il punto alla base del successo dell’app (si spera non si ragioni più, quanto prima, sul paradigma security though obscurity!), e conoscere il codice di tutte le app che usiamo sarebbe, anche se molto idealmente, un qualcosa di estremamente utile e trasparente per chiunque. Cosa che, anche se avvenisse, difficilmente porrebbe un freno alla diffusione planetaria dell’app, che circolerebbe in APK e versioni non ufficiali incoraggiando pratiche come il jailbreak o il root dei dispositivi. Alla base delle polemiche sulla privacy di TikTok ci sono, ad esempio, una scarsa attenzione alla tutela dei minori, una eccessiva facilità con cui i minori di 13 anni sono in grado di iscriversi (cosa che, a ben vedere, dovrebbero poter controllare i genitori); si parla poi di una scarsa trasparenza e chiarezza nelle informazioni che vengono mostrate agli utenti e le impostazioni generali dell’app, come abbiamo visto, non sono sempre a portata di utente e puntano a massimizzare la permanenza sull’app.
C’è da capire come andrà a finire, e se si tratterà di una moda temporanea, ma nel frattempo vale la pena porsi in un’ottica più distaccata e meno addictive. Foto di Nitish Gupta da Pixabay
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